Io sono un ferrarista. E in quanto ferrarista sono sempre, costantemente incazzato come una bestia. Prendo a prestito, con una variazione, il tormentone di Gioele Dix a Zelig per esemplificare lo stato d’animo di uno che ha visto svanire per il Cavallino un altro mondiale piloti e costruttori. E sono, rispettivamente, cinque e quattro anni che questi allori non vengono riportati a Maranello. Con un Alonso universalmente riconosciuto come il campionissimo del Circus! Schumacher ci mise cinque anni per conquistare l’iride con la Rossa che a sua volta veniva da un digiuno di quattro lustri più uno. Numeri indigeribili e assolutamente irripetibili! Ma per l’asturiano è il terzo anno che il titolo sfuma e, ahimè, quei diavolastri della Red Bull di energia, è proprio il caso di dire, ne hanno ancora. La vedo male, ho bisogno di conforto. Provo a sentire cosa dice Arturo Merzario, che ferrarista è pure lui, vede più avanti di me (nel 1977 fu il primo a capire che Carlos Pace sulla Brabham Alfa perse il GP di Argentina per un calo fisico mentre era in testa) e sicuramente avrà parole di speranza e fiducia. L’avessi mai fatto. “E’ andata come doveva andare – comincia serafico – e Vettel non ha rubato nulla, bisogna essere realisti”. Ma come, Arturo: Fernando è stato spedito fuori pista in due gare! “E allora? Anche Vettel ha rotto in due Gran Premi ma la sostanziale differenza è che si trovava in testa. A Spa e in Giappone nessuno può dire come sarebbe andata a finire per Alonso se fosse rimasto in pista dopo la prima curva”. Già barcollante, tento un’ulteriore sortita: certo che però la F2012 è nata male e abbiamo dovuto rincorrere. Anche qui vengo immediatamente placcato senza pietà: “Macchè, la macchina era ok. Piuttosto: siamo certi che Alonso abbia fatto tutto quello che poteva? Secondo me non sempre si è dimostrato all’altezza e non è stata affatto la sua miglior stagione, come si sta dicendo. Non lo so, può essere che sia appagato. Pensate alla storia di Rossi alla Ducati e meditate, gente, meditate”. Ormai cianotico, riesco solo a balbettare. E Arturo infierisce: “Nelle ultime gare decisive, per esempio, l’impegno non è stato pari a quello di Massa che infatti gli è stato sovente davanti”. Il mio ultimo rantolo: e la nostra galleria del vento non adeguata? “Non c’entra niente, quando va male ci si arrampica su tutto. Anche ai tempi di Ferrari si andava alla galleria della Matra in Francia perché si diceva era specializzata nel settore aero-spaziale”. Ma allora, come finisce qui? “Oggi la F.1 è molto complessa e necessita di cambiamenti costanti. Il fatto è che quelli della Red Bull hanno Newey. Non c’è che dire, è il suo momento. Tocca accontentarsi”. Per carità, qualcuno gli faccia un’offertona.
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