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GIORNO DEL RICORDO, A SEREGNO MARIO ANDRETTI SU UN MANIFESTO

La famiglia Andretti (foto tratta da istrianet.org)

(10/2/2021) – A Seregno, in occasione della ricorrenza del Giorno del Ricordo in memoria dei massacri delle foibe e dell’esodo delle popolazioni italiane di Istria, Fiume e della Dalmazia dopo il 1947, c’è anche un manifesto dedicato a Mario Andretti. Il Comune della provincia di Monza Brianza ha infatti predisposto una serie di manifesti incentrati sulla testimonianza di alcuni personaggi legati alle vicende dell’esilio giuliano-dalmata: oltre al campione automobilistico nato a Montona, ci sono anche quelli di Nino Benvenuti, Enzo Bettiza, Sergio Endrigo, Sergio Marchionne, Ottavio Missoni, Fulvio Tomizza, Alida Valli. 

ANDRETTI…A SEREGNO – I manifesti saranno oggetto di una mostra visibile dalle vetrate de l’Auditorium di piazza Risorgimento e inoltre vengono divulgati tramite i canali social del Comune di Seregno. Come noto, anche la famiglia Andretti subì le conseguenze geo-politiche dell’immediato dopoguerra che in quella parte d’Italia significò subire le truppe titine con tutte le note nefaste conseguenze. Da lì, l’esodo verso il campo profughi di Lucca e infine l’emigrazione oltre Oceano, negli Stati Uniti, per raggiungere uno zio che viveva a Nazareth. Le prime gare e poi l’esplosione di uno dei più grandi talenti di tutti i tempi del motorismo. Che è rimasto sempre legato alla sua terra, alle sue radici…

Sotto, un post del 2018 che rievocava il comune destino con un altro “big” dell’auto, Sergio Marchionne

https://motor-chicche.blogspot.com/2018/07/il-filo-istriano-che-lega-marchionne-e-mario-andretti.html

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QUASI FERRARISTI, IL MIO LIBRO F1 SUI PILOTI CHE NON HANNO CORONATO IL SOGNO


(8/2/2021) – E’ disponibile nelle librerie e sul web il mio nuovo libro “Quasi ferraristi – Storie di piloti ad un passo dal Mito” (Ultra Sport, pagg. 160 – 15,50). Ci sono molte pubblicazioni dedicate ai piloti che hanno corso per la Ferrari in Formula 1 e per questo hanno visto accrescere la loro popolarità. Io ho pensato invece di dedicare un libro a quei piloti che sono andati molto vicini dal coronare il sogno di approdare a Maranello ma che non sono riusciti nell’impresa, per tanti svariati e a volta incredibili motivi. Ho preso in esame i casi di 19 piloti (di cui nove italiani) – da Senna a Nannini, da Fittipaldi a Giacomelli, da Perez addirittura a Valentino Rossi – che tra contratti o opzioni già firmati, offerte concrete, profferte pressanti e situazioni possibiliste possono davvero dire di aver nutrito la fondata speranza di vestire l’ambita tuta rossa ma hanno poi vissuto un amaro epilogo.

QUELLI CHE…QUASI PILOTI FERRARI – Chi sono questi “sfortunati” protagonisti? Ayrton Senna e Riccardo Patrese, James Hunt, Stirling Moss, Robert Kubica, Alessandro Nannini, Emerson Fittipaldi e e Ronnie Peterson, Pier Luigi Martini, Eddie Cheever, Elio De Angelis, Bruno Giacomelli, Nico Hulkenberg, Sergio Perez, Jean Pierre Jarier, Andrea Montermini, Valentino Rossi, Fabrizio Giovanardi e Tino Brambilla (le accoppiate segnalano vicende intrecciate). Ovviamente non ho la pretesa di narrare tutte le trattative che non si sono tradotte in assunzione: sono innumerevoli, spesso circondate da coltri impenetrabili di segretezza, mai confermate o accertate fino in fondo o nei loro effettivi risvolti. Ma quelle citate fanno capire quanto sia incessante e delicato l’incedere dei tentativi per bruciare la concorrenza ed assicurarsi il meglio sulla piazza o, da parte dei piloti stessi, per accaparrarsi un posto al…sole di Maranello. La Ferrari, per esempio, ha corteggiato campionissimi come Ayrton Senna e Moss, ha seriamente preso in considerazione opzioni del calibro di Fittipaldi, Peterson, Patrese e Kubica, ha presentato una precisa offerta a James Hunt, Jarier e Nico Hulkenberg, ha cominciato a cullare giovani come Cheever, De Angelis, Giacomelli, Perez, ha fornito una precisa chance a fulgidi talenti come Nannini e Martini. Nelle mire di Maranello è finito anche Valentino Rossi, a lungo protagonista di test al volante di una Rossa e veramente tentato dall’emulare le gesta di Surtees, unico ad essersi affermato anche con le quattro ruote. La speranza, sempre l’ultima a morire, ha accompagnato anche piloti collaudatori come Montermini e Giovanardi, foss’anche per una sola gara come d’altronde accaduto nel 1969 a Tino Brambilla, primo a portare vittoriosamente al traguardo una Dino in F2, che dopo le prove rinunciò a mettere a curriculum la disputa del Gran Premio d’Italia, diviso tra i postumi di una brutta caduta in moto e la volontà di non sfigurare nella “sua” Monza al volante di una monoposto davvero poco competitiva.

Insomma, tante ricostruzioni, curiosità, aneddoti. Storie di ambizioni frustrate, di parole tradite, di contratti stracciati, di illusioni e disillusioni, di fondati auspici e di rapporti naufragati al limite dell’incredibile. A voi, se volete, scoprire quelli più intriganti e appassionanti o immaginare ciò che taluni binomi irrealizzati avrebbero significato per la storia della Ferrari e della Formula 1. 

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ELECTRIC DAYS DIGITAL, GUIDA ALL’ACQUISTO DELL’AUTO ELETTRICA

(7/2/2021) – Se ne parla tanto, ed ecco allora un modo per il consumatore di essere guidato all’acquisto dell’auto elettrica: gli Electric Days Digital,il primo grande evento sulla sostenibilità e sulla mobilità elettrica che utilizza una piattaforma. Un nuovo format online che prevede 31 appuntamenti in calendario, tra dibattiti, incontri, inchieste e video guide e che sarà in diretta online da domani 8 al 12 febbraio e on demand sul sito www.electricdays.it, con la partecipazione di oltre 50 relatori, tra esperti di settore, addetti ai lavori, istituzioni e vertici dell’industria automotive italiana e internazionale. A dare il via all’evento virtuale, sarà la video-presentazione dei risultati dell’Electric Report (8 febbraio),un sondaggio effettuato in 50 città per misurare il tasso di informazione degli italiani sul tema della mobilità elettrica e per capire quali sono i limiti che i consumatori avvertono per la diffusione delle nuove tecnologie.

Sarà poi la volta degli Electric Talk (9 febbraio),dodici incontri con i protagonisti del mondo automotive, che si confronteranno sulle opportunità e le criticità della straordinaria transizione in atto nel mondo dell’auto. Tra i temi di approfondimento, lo scenario nazionale e mondiale delle auto elettriche, le prospettive dell’industria alla luce del Recovery plan, la logistica, le infrastrutture e la sostenibilità ambientale.   Gli Electric Choice (10 febbraio) sono video guide che illustreranno al pubblico i vantaggi e i limiti delle diverse tecnologie: mild hybrid, full hybrid, plug-in o elettrico puro. Il tutto alternato da Chat, chiacchierate più informali su temi come il restomod, le community e il boom delle elettriche su YouTube. Gli Electric Meet Lifestyle (11 febbraio) punteranno i riflettori sulle esperienze di mobilità elettrificata e sullo stile di vita eco-compatibile attraverso i Meet, interviste cioè con ospiti d’eccezione che porteranno la propria visione individuale della sostenibilità. Con gli Electric Meet Environment (12 febbraio) si chiude l’evento digitale. In questo caso i Meet sono focalizzati sull’ambiente e sull’energia, seguendo il punto di vista dei protagonisti di settore, di chi fa ricerca e di chi progetta le smart cities del futuro. 

Gli Electric Days Digital sono organizzati e promossi da Motorsport Network (Motor1.com, InsideEVs.it) in collaborazione con Condé Nast Italia (Wired, Vanity Fair, GQ) e con il patrocinio dell’assessorato alla Città in Movimento di Roma Capitale e del ministero dell’Ambiente. Partecipano all’evento BMW, Bosch, Citroën, Ds Automobiles, Fiat, Ford, FPT, Honda, Hyundai, Lexus, Jaguar, Jeep, Land Rover, LeasePlan, Mazda, Mercedes-Benz, Opel, Peugeot, Renault, Suzuki, Toyota e Volkswagen Veicoli Commerciali. Oltre ai partner istituzionali ANFIA, UNRAE e Motus-E, interverranno ai talk anche Flash Battery, Seri Industrial, Texa e TUC.technology. Citynews, LifeGate, Lonely Planet, Skuola.net e Vaia sono i media partner.

 

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KUBICA, 10 ANNI FA L’INCIDENTE AL RALLY DI ANDORA (E ADDIO FERRARI)

(6/2/2011) – E così sono trascorsi già 10 anni dall’incidente al rally Ronde di Andora che ha cambiato la vita e la carriera di Robert Kubica. Era il 6 febbraio 2011 e mentre il forte pilota polacco partecipava alla gara italiana aveva già in tasca il contratto firmato con la Ferrari per vestire la tuta rossa a partire dal 2012. Il crash: un fatale guard-rail gli devastò il corpo e non permise più l’avverarsi del sogno del ragazzo di Cracovia con il mito del Cavallino nel cuore. Per questa malaugurata concatenazione, ho dedicato un capitolo del mio libro “Quasi Ferraristi” (Ultra Sport) proprio a Kubica, arrivato davvero ad un passo dalle soglie di Maranello ma bloccato da un destino avverso.

L’INCIDENTE DI KUBICA, L’ADDIO AL CONTRATTO FERRARINel 2011 Kubica era pilota Renault o meglio di quel che rimaneva del team che aveva portato Fernando Alonso alle vittorie mondiali del 2005 e 2006. Dopo la cessione nel 2010 del 75% della proprietà alla Genii Capital di Geard Lopez, da quell’anno la scuderia venne iscritta come Lotus Renault GP per via della sponsorizzazione Lotus. Monoposto interessante, progettata da James Allison, presentata il 31 gennaio in occasione dei test collettivi di Valencia. Robert appariva particolarmente gongolante: pensava al futuro perché sapeva di avere già in tasca il contratto che lo avrebbe legato a partire dal 2012 all’amatissima Ferrari. Il primo gran premio stagionale era in programma il 27 marzo 2011 a Melbourne, in Australia, e così Kubica pensò di rispondere positivamente all’invito degli amici italiani di cimentarsi ad inizio febbraio nel rally ligure, in provincia di Savona. Un’ultima occasione per divertirsi su strada perché una volta a Maranello non sarebbero state più concesse distrazioni extra-F1. Il crudele destino era però in agguato dopo cinque chilometri della prima prova speciale affrontata al volante di una Skoda Fabia in equipaggio con Jacub Gerber. Una sbandata, il guard-rail che va incredibilmente a infilarsi nell’abitacolo, i gravi traumi e le fratture; illeso il navigatore. Operato d’urgenza a Pietra Ligure, fu in particolare il braccio destro, quasi reciso di netto, a preoccupare ma il lungo intervento evitò il peggio anche se la riabilitazione apparve da subito complicata. Il resto è storia di dolore, sacrifici, abnegazione, ma anche di miracoloso ritorno prima con i rally (nel 2013 si laureò campione WRC-2) e poi, dopo un test a Budapest, in F1 in veste di terzo pilota Williams, scuderia della quale divenne titolare nel 2019 per approdare infine all’Alfa Romeo Racing di nuovo come pilota di riserva. Nel 2021, dopo l’esperienza alla 24 Ore di Daytona, ha dichiarato di volersi dedicare quasi esclusivamente alla F1 ma dopo il DTM non gli dispiacerebbe cimentarsi nel Mondiale Endurance. Intanto è ambasciatore del marchio Alfa Romeo in Polonia e proprio a Varsavia sarò presentata, il prossimo 22 febbraio, la nuova monoposto con il Biscione sulla carrozzeria.

KUBICA-FERRARI – Kubica era stato molto, molto vicino alla Ferrari già a metà 2009. A Maranello pensarono a lui per sostituire Felipe Massa rimasto vittima del noto e pazzesco incidente durante le prove del GP d’Ungheria, quando una molla persa dalla Brown GP del connazionale Barrichello impattò sul suo casco provocandogli un grave trauma cranico. Ma in quel momento l’offerta era solo per i restanti gran premi della stagione e il polacco preferì la sicurezza del contratto Renault. Le strade erano però destinate ad incontrarsi e infatti nell’inverno di un anno dopo il sodalizio venne siglato con buon anticipo: dal 2012, salutato Massa, Kubica avrebbe fatto coppia ferrarista con l’amico Alonso. Una bella squadra, non trovate? Ma, come raccontato, non si è mai formata. 

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KART, PARTNERSHIP SPARCO – WSK PROMOTION

(4/2/2021) – Sparco, da sempre nel settorekart, annuncia una partnership pluriennale con WSK Promotion, Il nuovo accordo prevede la fornitura di un kit completo di abbigliamento e di accessori Sparco a tutto il personale impegnato nei maggiori circuiti italiani (Lonato, Adria, La Conca e Sarno), che ospiteranno gli eventi kart, tra cui la Champions Cup, Super Master Series, l’Euro Series e Final Cup, e nel mondo racing, come il Campionato Italiano Formula 4 powered by Abarth. Ogni kit sarà composto da una giacca in softshell a manica lunga, gilet smanicato, felpa, camicia, polo, t-shirt, pantalone lungo, scarpe, cappellino, borsone, zainetto. Inoltre, la WSK Station e le hospitality, allestite per ogni evento da WSK, verranno arredate con le sedute ufficio Sparco personalizzate.

Anche i circuiti karting verranno allestiti con l’iconico blu di Sparco, che accompagnerà i campioni anche sul podio. L’impegno pluriennale siglato con WSK va ad incrementare importanti iniziative rivolte a team e campioni emergenti. Tra queste vale la pena annoverare la partnership appena sottoscritta tra Sparco e babyRace Driver Academy, team kart capitanato da oltre dieci anni da Sandro Lorandi e da sempre “cantera” e rampa di lancio dei più grandi kartisti. Grazie a questo accordo, babyRace gareggerà, dalla stagione 2021 in avanti, nei principali campionati internazionali accompagnato dall’abbigliamento tecnico kart frutto dell’expertise maturata negli anni da Sparco con i grandi team del kart. Inoltre, per il decimo anno consecutivo, la storica CRG conferma la partnership con Sparco, consolidando così il legame con l’azienda di Volpiano nella quale continua a riporre la propria fiducia affidandogli la progettazione di prodotti tecnici studiati ad hoc dalle esigenze dei propri piloti. Fiducia accordata anche da un altro team molto importante, Energy Corse, che negli ultimi anni ha intensificato il proprio rapporto con Sparco. L’importante partnership infatti, è motivo di crescita per entrambe le realtà che condividono l’obiettivo comune di accompagnare la crescita del team e dei talentuosi piloti emergenti.

Un ultimo esempio di attenzione nei confronti delle grandi promesse è rappresentato dalla partnership di Sparco con il pilota giamaicano Alex Powell, classe 2007, al quale verrà fornito tutto l’equipaggiamento tecnico necessario a partire dalla tuta kart stampata Prime KS-10, le scarpe K-Skid ed i guanti Arrow Kart.

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FABRIZIO GIOVANARDI: 20 ANNI FA ERO PILOTA FERRARI A VAIRANO

(1/2/2021) – Il tempo passa ma certe sensazioni non passano mai: esattamente 20 anni fa, febbraio 2001, Fabrizio Giovanardi era in quel di Vairano, pista privata di collaudi, per toccare con…piede un sogno: la Ferrari! Campionissimo delle vetture Turismo, alfiere incontrastato dell’Alfa Romeo, il pilota di Sassuolo ricevette a sorpresa una convocazione dai vertici di Maranello per effettuare importanti test aerodinamici in sostituzione del collaudatore ufficiale Luca Badoer, rimasto vittima per fortuna senza serie conseguenze di un pauroso fuori pista nel corso di un test a Barcellona. Lo interpello per sentire cosa è rimasto di quella giornata che rievoco nel mio libro “Quasi ferraristi” (Ultra Sport) appena pubblicato.

Allora Fabrizio, come cominciò quell’esperienza in rosso?

Il dott. Bartoletti dell’Alfa Romeo mi avvisò che dalla Ferrari volevano parlare con me. Entrai in contatto telefonico con l’attuale capo della F1, Stefano Domenicali, che mi invitò a sostenere dei test con la Ferrari. 

Ti chiedesti come arrivarono a te?

Beh, io avevo appena vinto il Campionato Europeo Turismo e in quanto pilota Alfa Romeo in qualche modo facevo parte della famiglia: forse avranno pensato di farmi, diciamo così, un regalo, o forse per una concatenazione di situazioni ma ad esser sincero non saprei bene.

Parlami delle sensazioni provate nel mondo Ferrari che “esploravi” per la prima volta

Che dirti, la Ferrari è sempre la Ferrari. Cominciai a girare con la F1-2000 che aveva appena vinto il campionato del mondo dopo 21 anni di digiuno e a seguirmi c’era l’ingegner Allison, oggi in Mercedes. Il mio compito era di fare su e giù per i rettilinei per saggiare alcune soluzioni aerodinamiche ma ad ogni modo mi sentivo dentro un sogno. Sentire il suono di quel motore portato al limite era comunque già sufficiente…

Da quanto tempo non salivi su una monoposto? Come trovasti la F1 degli anni 2000?

Avevo guidato l’ultima volta una F3000 nel 1991, io le chiamo monoposto analogiche. Trovai la F1 completamente diversa, molto tecnologica, ma per questo più “facile” da guidare. Cioè, con tutti quei pulsanti, l’elettronica, l’utilizzo di metalli preziosi, la sua leggerezza, era una cosa fuori dal normale ma con una certa semplicità di utilizzo, quasi una play station!

E la possibilità che quel sogno ferrarista divenisse qualcosa di più?

Tutti i piloti vogliono andare in F1. Io sapevo che non c’erano molte possibilità di un prosieguo ma dissi tra me e me: vediamo. Sai, io sono di Sassuolo, a pochi chilometri da Maranello, sono ferrarista solo per l’aria che respiro. Ma all’epoca c’erano Schumacher, Barrichello e inoltre Badoer era il loro collaudatore storico. Per diventare pilota Ferrari occorre una concatenazione di eventi particolari: per me finì lì.

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PARLA MICK SCHUMACHER: “SONO PRONTO”

(29/1/2020) – Mick Schumacher è tornato questa mattina a Fiorano al volante della Ferrari SF71H del 2018. Il tedesco, figlio del sette volte campione del mondo Michael e quest’anno in Formula 1 con l’Haas F1 Team, ha completato un’altra cinquantina di giri del circuito di Fiorano portando a termine il programma messo a punto con gli ingegneri di Maranello. Mick, attesissimo all’esordio, nello scorso mese di dicembre ha rilasciato un’intervista che è stata inclusa nel volume Racing Activities che è appena stato pubblicato e che la Scuderia Ferrari ha diffuso: eccola.

Che anno è stato per te il 2020?

La gente che lavora nelle corse tende a vivere nel futuro e a non guardare mai indietro: lo stesso vale per me. È un fatto di mentalità, perché in un ambiente così competitivo si cerca sempre di pensare a cosa si può ottenere in più e a come fare meglio. Forse però in questo caso si può fare un’eccezione e non soltanto per ragioni personali. La pandemia ha toccato profondamente la vita di ognuno di noi e ha creato a tante persone dei problemi molto seri. Per questo qualche volta mi sembra quasi ingiusto essere felice per quello che il 2020 mi ha dato perché, ad essere onesti, è stato il miglior anno nella mia vita sportiva, quello in cui il sogno che avevo sin da bambino è diventato realtà. Ora posso dire di essere pronto per la Formula 1 (continua)

Eppure a un certo punto sembrava che il 2020 potesse essere un anno senza corse.

Vero, all’inizio della pandemia, quando in tanti Paesi c’era un lockdown quasi totale, lo sport non era, giustamente, una priorità. Temevo che la mia seconda stagione in Formula 2 sarebbe stata rinviata di un anno e, con essa, il mio sogno di arrivare in Formula 1. Poi abbiamo iniziato a gareggiare in Austria, anche se il via del campionato è stato terribile per me: ho fatto due volte lo stesso errore, con il risultato di raccogliere pochissimi punti nelle prime due tappe.

Qual è stato il momento decisivo della stagione?

Non ce n’è stato nessuno in particolare. La realtà è che dopo quel brutto inizio non ci siamo persi d’animo perché sapevamo di aver lavorato bene con Prema, la mia squadra: non abbiamo mai perso la fiducia di poter vincere e così è stato. Siamo rimasti concentrati e uniti, lavorando duramente per recuperare, passo dopo passo. Impegno, fiducia in noi stessi, lavoro di squadra e divertimento: questi gli elementi che ci hanno permesso di risalire la classifica e, alla fine, di vincere il titolo, grazie soprattutto alla costanza di risultati.

Quanto è stato gratificante essere stato scelto per correre con Haas F1 Team nel 2021?

È stato importante vedere che l’approccio e i risultati che abbiamo avuto siano stati così ricompensati e posso soltanto ringraziare la Ferrari Driver Academy per avermi dimostrato fiducia, tanto da prendere questa decisione prima ancora che si arrivasse alle fasi decisive del campionato. Per me è stato importante poter avere il supporto della FDA, poter guidare delle vetture di Formula 1, parlare con persone di grandissima esperienza o, semplicemente, sentirmi come in una famiglia.

La conquista del titolo è stata la conclusione perfetta di una stagione così particolare.

Anche se sapevo che avrei corso in Formula 1, volevo assolutamente conquistare il titolo: è normale, no? Se corri, vuoi vincere. Non ho mai perso la fiducia di poterci riuscire. Anche se le ultime gare non sono andate come avremmo voluto, desideravo con tutte le mie forze essere campione: per me e per la squadra. Quando ho tagliato il traguardo dell’ultima gara, in tutta sincerità non ero del tutto certo che ce l’avevamo fatta e una parte di me non osava festeggiare: probabilmente sono stati i momenti più intensi della mia carriera, tanto che, quando sono arrivato al parco chiuso e ho visto la mia squadra gioire, ho avuto bisogno di qualche momento per realizzare cosa fosse successo.

Archiviato il 2020 con il tuo secondo titolo, c’è da pensare alla nuova stagione.

Sembra passato già tanto tempo da quel giorno, soprattutto perché non vedo l’ora che inizi la nuova stagione, di essere sulla griglia di partenza della mia prima gara insieme ai migliori piloti del mondo. Fino ad allora cercherò di godermi ogni istante e di dare il massimo per arrivare preparato a quel momento: poi, quando i semafori si accederanno, sarà un momento molto emozionante.

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LA SPAGNA GIOISCE PER SAINZ FERRARISTA E PIANGE ADRIAN CAMPOS

(28/1/2021) – Carlos Sainz stamattina è di nuovo impegnato a Fiorano al volante della Ferrari SF71H con la quale ieri ha ufficialmente iniziato la sua avventura a Maranello. Una nuova giornata intensa, sulla quale pesa però la notizia triste e improvvisa della morte di Adrian Campos che lo scorso 17 giugno aveva compiuto 60 anni (vedi post). 


https://motor-chicche.blogspot.com/2020/06/adrian-campos-60-anni-F1.html


Carlos dovrà comunque concentrarsi dopo gli oltre cento giri effettuati, prima vera interrelazione con i tecnici, ingegneri e meccanici che diventeranno il suo mondo.Il madrileno è il quinto pilota spagnolo a far parte della Scuderia. Prima di lui Fernando Alonso, che ha gareggiato per cinque stagioni disputando 96 Gran Premi e vincendone 11, e il nobiluomo Alfonso de Portago, che con la Ferrari ha corso 5 GP ottenendo un secondo posto nel Gran Premio di Gran Bretagna del 1956. Al loro fianco anche due collaudatori: Pedro de la Rosa e Marc Gené, ancora legato al Cavallino Rampante come ambassador e tutor per i piloti degli esclusivi Programmi XX e F1 Clienti. Il test ha avuto vasta eco in Spagna.

IL TEST SUI QUOTIDIANI SPORTIVI SPAGNOLI – Vediamo infatti come hanno titolato in prima pagina i maggiori quotidiani sportivi iberici che quest’anno potranno raccontare le gesta del nuovo ferrarista quanto quelle di Fernando Alonso al rientro:

MARCA: Carlos: E’ stata una giornata che non dimenticherò mai quando ho visto la mia macchina con il numero 55

MUNDO DEPORTIVO: Carlos Sainz, so cosa si prova a guidare una Ferrari

AS: Carlos gira in rosso. Il pilota spagnolo completa con successo il suo primo giorno di test con la Ferrari del 2018


LE PRIME SENSAZIONI DI CARLOS – Ieri, ad assistere ai primi giri di Carlos, oltre a un buon numero di tifosi e giornalisti presenti sul cavalcavia della strada che porta a Maranello – è comparso anche uno striscione con scritto “Vamos Carlos!” –, c’erano il padre, il celebre rallysta Carlos Sainz senior, il compagno di squadra Charles Leclerc e il Direttore della Ferrari Driver Academy, Marco Matassa, che con lo spagnolo ha lavorato a stretto contatto per tre anni ai tempi della Scuderia Toro Rosso, squadra nella quale Sainz ha militato dal 2015 al 2017. Ma ecco le sue parole: “Credo che non dimenticherò mai la giornata. La sveglia è suonata all’alba perché avevamo delle riunioni molto presto prima di cominciare a girare. Quando sono arrivato in pista e ho visto la Ferrari con il mio numero 55 mi sono molto emozionato lo stesso è accaduto durante il primo giro.

Poi abbiamo iniziato il lavoro e devo dire che sono molto soddisfatto, perché siamo riusciti a completare il programma e per me è stato possibile familiarizzare con tutto: dai tecnici ai meccanici, dal volante alle procedure che sono ovviamente un po’ diverse rispetto alle vetture che ho guidato sin qui.
È stato molto bello poter avere a fianco mio padre in un momento così importante per me e per aver reso possibile tutto questo ringrazio Mattia, Laurent e tutta la Ferrari. Sono molto contento, meglio di così non potevamo cominciare.

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ANDREA MONTERMINI: VI RACCONTO LA MIA PRIMA VOLTA CON LA FERRARI A FIORANO

(26/1/2021) – Carlos Sainz come Andrea Montermini. In che senso? Per entrambi la prima volta su una Ferrari, a Fiorano, ha il comune denominatore del mese: gennaio, il mese della ripartenza. Sullo storico circuito privato della Scuderia di Maranello, il nuovo pilota spagnolo del Cavallino proverà l’iniziale ebbrezza di essere al volante di una Rossa domani 27 gennaio (e poi il 28); l’emiliano Montermini cominciò la sua avventura di pilota collaudatore il 24 gennaio 1991, trent’anni fa.  Andò poi molto, molto vicino a condurre in gara la Ferrari ma, come vedremo, gli eventi preclusero questa ghiotta opportunità che rimase unica. Montermini è tra i protagonisti del mio libro “Quasi ferraristi” (Ultra Sport) in uscita il 28 gennaio (mese che vale anche per me…). Intanto abbiamo fatto una chiacchierata.

Allora Andrea, come entrasti nell’orbita Ferrari?

Nell’estate 1990 avevo fatto un test a Monza con la Dallara della Scuderia Italia e fui messo sotto contratto come pilota collaudatore. Poi nel mese di novembre mi contattò Cesare Fiorio, allora Direttore Sportivo, che mi propose la possibilità di lavorare in Ferrari. Che dire, io toccai il cielo con un dito! Mi disse che avrebbero trovato loro un accordo con la Scuderia Italia e così fu, passai in prestito a Maranello, ferrarista di fatto. 

Dimmi del tuo approccio al mondo e ai metodi Ferrari

Guarda, dopo il contatto che ti ho detto trascorsero settimane fin troppo tranquille, tanto che fui assalito da qualche dubbio, finché lessi la notizia sul Televideo. Allora era proprio vero! 

Un incarico di grande responsabilità dato che avresti avuto a che fare con soluzioni mai viste prima

Era la Ferrari con il cambio al volante, una vera novità che destava in un certo senso terrore per quelli come me abituati al cambio sequenziale o ad H, insomma con la leva. Prost stesso diceva che non era facile abituarsi, né a quel tempo esistevano i simulatori. Ma io trovai il modo per arrivare preparato da questo punto di vista.

Come?

Senti un po’: io abitavo a Roteglia e in una sala giochi c’era un macchinario dedicato alla Formula 1. Il volante aveva le palette per cambiare marce: passai ore e ore lì a impratichirmi! Un vero allenamento che tra l’altro mi fece rendere conto di quanto fosse molto più facile del previsto! Un simulatore degli anni ’90!

Poi finalmente in pista, a Fiorano, che ricordo hai del primo giro da ferrarista?

Fui convocato per il test 24 ore prima, ma si trattava di una sessione dedicata a me, per farmi prendere confidenza. La notte precedente comunque non chiusi occhio. Pieno inverno, pianura padana: un freddo atomico, massimo un paio di gradi. L’ingegnere di pista era Gianfranco Fantuzzi, un amico, che mi spedì in pista senza prima aver usato le termocoperte per gli pneumatici. “Sono gomme usate”, mi disse. Allora salii in macchina, felice e reverente per quel Cavallino che campeggiava al centro del volante, al quale davo del Lei. Inserii progressivamente le marce, grip zero, ma alla prima staccata invece della quarta misi la sesta! Feci un giro e mi fermai. 

E’ stato solo il primo chilometro dei 13mila che poi hai complessivamente percorso, testando di tutto e di più

Sì, siamo passati presto a provare traction control e molto altro. La maggior parte del tempo è stato dedicato allo sviluppo delle sospensioni attive che per Fiorio erano il futuro della F1. Sono stato anche al Mugello e a Imola al volante della terza Ferrari, insieme a Prost e Alesi, durante i test collettivi. Peccato che quel giorno piovve e si potè fare poco. Nel mese di giugno a Fiorano portai per la prima volta in pista la 643 a muso alto. Un lavoro gratificante, con la possibilità tra l’altro di imparare molto da un mostro sacro come Prost. 

Peccato che l’ambiente Ferrari, all’epoca, visse un momento di grave tensione sfociato nell’addio di Cesare Fiorio

Fiorio voleva vincere e per riuscirci capì che doveva avvalersi di Senna. Ma il tentativo di arrivare al brasiliano creò astio con Prost. Tra le conseguenze, poi, anche lo stop al programma sospensioni attive. Prost non ne era entusiasta, forse aveva un atteggiamento di chiusura mentale o non si fidava, ma dovette adattarsi anche perchè io facevo segnare tempi migliori. In un test a Imola, presenti solo io e Damon Hill su Williams, ce la giocammo sul filo dei centesimi. Erano progetti diversi ma eravamo in linea. Poi loro hanno dominato nel 1992 con la Ferrari che invece aveva abbandonato quella strada. Il perché non lo so: al tempo c’era l’ingegner Lombardi, forse qualcuno ha ritenuto non fosse il futuro.

In tutto questo caos hai “corso il rischio” di debuttare con la Ferrari!

Sì, mi chiamarono a Barcellona per il Gran Premio olimpico al Montmelo. Avevano deciso di sostituire Prost e io mi preparai, ero già pronto per le verifiche. Poi vidi che il mio nome era sparito dalla carrozzeria e capii che l’opportunità era sfumata. Con Prost la rottura arrivò successivamente e l’occasione si ripropose ma per me era impossibile raggiungere l’Australia in tempo utile e subentrò Morbidelli, che tra l’altro fu molto bravo. (Leggi intervista del 2014: https://motor-chicche.blogspot.com/2014/05/montermini-50-anni-in-pista-da-campione.html  )

Poi arrivò Montezemolo, nessuna chance per te?

A Maranello cambiò un po’ tutto e poi io avevo le mie mire, non volevo fare solo collaudi, io volevo correre e ho fatto la mia strada. 

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HAPPY BIRTHDAY, LUCA BADOER 50 ANNI, DOPO LA FERRARI E’ IL MOMENTO DEL FIGLIO BRANDO



(25/1/2021) – Oggi Luca Badoer compie 50 anni, buon compleanno! La classica età per un bilancio sostanziale anche delle proprie performances nel mondo del motorsport. Il pilota di Montebelluna si è certamente guadagnato meritato rispetto per la vittoria in Formula 3000 nel 1992 e per gli anni di indefessa attività in veste di collaudatore della Ferrari dal 1998 al 2010. E’ stato parte integrante – va sottolineato –  della leggendaria striscia vincente del Cavallino con Michael Schumacher. Nello stesso tempo, esiste e persiste il rammarico per le chances perdute proprio nella massima formula. 

Luca Badoer con il figlio Brando, kartista in carriera

LA CARRIERA, QUANTE OCCASIONI MANCATE – Beh, arriviamo subito al nocciolo. Per effetto di alcune scelte e di una determinata congiuntura, le cose non sono andate proprio bene e il fatto che il trevigiano risulti il pilota con più gran premi alle spalle senza aver conseguito punti iridati ne è chiara evidenza. Il talento c’era. Sui kart si è distinto subito e in F3 ha conquistato diverse vittorie, per poi affermarsi nel campionato intercontinentale di F3000 al volante della Reynard della Crypton Engineering al termine di un lungo duello con Andrea Montermini (in quella stagione c’erano anche Barrichello, Coulthard, Panis). Allora per il campione della serie che aveva preso il posto della F2 era scontato il passaggio in F1. Badoer poteva andare alla Tyrrell ma prevalse il sentimento tricolore e si accasò alla Scuderia Italia. Errore: la debole Lola del team bresciano non permise alcun exploit (neanche al compagno di squadra Alboreto) e l’anno successivo tentò l’esperimento della fusione con la Minardi, con Luca in panchina. Esperienza non fruttifera tanto che le squadre ripresero le proprie strade con Badoer ufficiale Minardi 1996 ma per poco, visto che per poter andare avanti la scuderia di Faenza dovette far posto a Pedro Lamy, con Luca riparato alla Forti Corse, anche qui senza gioie. Una, poteva prendersela sempre con la Minardi nel 1999, gran premio d’Europa al Nurburgring, ma il motore in fumo gli impedì di cogliere un bel quarto posto. Una vera disdetta, tanto che perfino il mite e composto Badoer scagliò lontano il volante, per poi abbandonarsi a cocenti lacrime di delusione.

L’ESPERIENZA FERRARI – Ma ovviamente è stata l’esperienza in Ferrari ad aver avuto peso nella carriera di Badoer. E’ stato Jean Todt a chiamarlo a Maranello dal 1998. Chilometri e chilometri di test (compreso un brutto spavento a Barcellona nel 2001, fuori pista a oltre 230 Km/h) ma già nel 1999 ebbe una concreta possibilità di subentrare ad uno dei piloti titolari: è l’anno del famoso incidente di Schumacher a Silverstone. Il tedesco, gamba rotta, dovette ovviamente assentarsi e a tutti parve naturale mettere al suo posto il buon Luca mentre la corsa al titolo passava nelle mani di Eddie Irvine. Il Presidente Montezemolo, però, gli diede una delusione pescando dal mazzo la carta Mika Salo e affermando di averlo escluso a priori per non sottoporlo alla prevedibile pressione. Magari avrebbe dovuto prima parlarne con lui… L’occasione, comunque, si presentò di nuovo nel 2009, dopo l’incredibile incidente che in Ungheria tolse di scena Felipe Massa, operato alla testa per la collisione con una molla persa dal retrotreno della Brown di Barrichello. Credo che Badoer abbia ancora gli incubi: a Valencia, GP d’Europa, e in Belgio il pilota veneto si accorse sulla sua pelle quanto la rarefazione dei test e la sofisticazione delle monoposto avevano minato le sue sicurezze e la sua bravura.  Costantemente nelle retrovie, impacciato e confuso, fu gioco forza sostituirlo a partire da Monza con il neo-reclutato Fisichella. Per la verità anche il romano penò non poco con la F60 e anche lui, sebbene più in palla, non portò punti alla causa rossa. La debacle non è stata più assorbita, né sportivamente né, forse, umanamente tanto che nel 2010 le strade si sono separate, con Luca dedito alla famiglia e oggi alla carriera del figlio Brando, 14 anni, kartista, nuova grande speranza tricolore. Badoer, sia chiaro, è parte della famiglia Ferrari e il suo apporto, oltre alle sue qualità umane, vengono riconosciute da tutti. E’ uno dei pochissimi, inoltre, ad avere facoltà di incontrare l’amico Michael Schumacher. Grazie Luca per quello che hai dato e per come lo hai dato: con abnegazione, serietà e compostezza.