(13/11/2018) – ALBORETO-FERRARI, 30 YEARS AGO LAST GP TOGETHER. Gran Premio d’Australia, 13 novembre 1988: 30 anni fa ultima gara del campionato mondiale di F1 appena vinto per la prima volta da Ayrton Senna su Mc Laren ma anche ultima gara di Michele Alboreto con la Ferrari. Per lui, un mesto ritiro immediato dopo una collisione allo start con la Dallara della Scuderia Italia di Alex Caffi che sancì l’addio alla Scuderia dei sogni. Un rapporto bellissimo, di vero amore quello tra il Cavallino e il pilota milanese al quale il Drake pensò da subito, dopo la tragica scomparsa di Gilles Villeneuve. L’accordo verbale non potè essere ratificato per problemi contrattuali del pilota allora alla Tyrrell ma appena libero, dal 1984, Michele tornò a far parlare italiano la Ferrari, 11 anni dopo Merzario. Tra grandi giornate, speranze e delusioni, come spesso accade, ecco che un amore così grande si trasforma però in sofferenza e distacco, con tanto di strascico polemico.
Dopo la prima vittoria con la Rossa al Gp del Belgio 1984, al titolo mondiale Alboreto ci andò vicino nel 1985, secondo dietro solo la potente e più affidabile Mc Laren-TAG Porsche di Prost. Da allora, stagioni avare di soddisfazioni, dense di guai tecnici, incomprensioni, nervosismo, inutili contrapposizioni. Prima la “grana” delle turbine KKK oppure Garrett, poi l’avvento a Maranello di John Barnard che piegò, abbastanza inspiegabilmente, le esigenze del team unicamente verso quelle dell’altro pilota Berger. Le voci sempre più ricorrenti dell’ingaggio per il 1989 di Nigel Mansell e soprattutto la morte di Enzo Ferrari fecero diventare le crepe ormai evidenti tra l’italiano e la Ferrari autentici crepacci. Fu quasi commovente l’ultimo acuto al Gran Premio d’Italia immediatamente successivo allo choc della perdita del Fondatore della Scuderia, con Alboreto in orgogliosa rimonta e alla fine secondo dietro il compagno di squadra. Ma ormai si era ai titoli di coda con la parola fine, in grassetto, già inserita. Alboreto tornò alla Tyrrell e poi, a stagione in corso, alla Lola Larrousse, quindi Arrows, Footwork, Scuderia Italia e infine Minardi. Ma la magia del connubio tutto italiano ai massimi livelli della F1 era ormai svanita.