(22/11/2018) – La notizia del ritorno in F1 di Robert Kubica è una buona notizia. Per molti motivi. Innanzi tutto per Robert stesso che ha dedicato la sua vita ai motori. Poi per la Williams 2019 che, francamente, non poteva affidarsi ancora a due piloti a corto di esperienza e che ha colmato quindi un vuoto. Infine per il Circus della F1 che ritrova non solo un pilota di solido talento ma anche un personaggio umano, simpatico, amato dagli appassionati, seguito da tantissimi fans personali. Salutiamo quindi con piena soddisfazione questa decisione del team inglese e del pilota polacco che, si badi bene, ha rinunciato a far parte della Scuderia Ferrari declinando l’offerta di prendere il posto di Kvyat e Giovinazzi al simulatore. Un diniego non da poco, per un amante della Rossa come Kubica che, prima dell’incidente, era davanti al portone principale d’ingresso a Maranello richiuso dal destino… Vicino, il 7 dicembre, a compiere 34 anni ha scelto di fare quello che sente di poter ancora fare, e fare bene: il pilota della massima formula. Nel corso del 2018, vissuto in veste di fremente terzo pilota Williams, ha almeno avuto il tempo e relativa tranquillità per valutare le sue condizioni, ponderare le sue risposte a tutti i livelli, ricalibrare la sua gestualità al volante di una moderna monoposto F1. Alla fine ha avuto la risposta che cercava: “Capisco che probabilmente a questo ritorno non avrebbe creduto nessuno e probabilmente sono stato il solo a non arrendersi mai, ma se non fossi in grado di pilotare in maniera competitiva non sarei qui. Negli ultimi 16 mesi ho visto che sono in grado di riuscirci”.
Dopo l’incidente al rally ronde di Andora, il 6 febbraio 2011, e il grave infortunio al braccio destro molti, al posto suo, non avrebbero avuto la forza di reagire. Intendiamoci, probabilmente anche lui deve aver passato momenti in cui l’idea di alzare bandiera bianca deve essergli balenata per la testa. Ma l’affetto della famiglia e dei tifosi, unito alla sua forza interiore, hanno avuto la meglio. Il percorso, lungo e bellissimo, iniziato all’età di 4 anni con i kart non poteva essere interrotto senza una nuova chance. Una sfida personale, prima ancora che sportiva. Ricca di insidie, certamente, ma non per questo da schivare. E’ stato protagonista sia di momenti indimenticabili in pista – vedi la prima vittoria Canada 2008 ma anche Monza 2006 – di brutti incidenti, si è cimentato con coraggio nei rally, si è riavvicinato con umiltà alle piste, senza nascondere dubbi e debolezze, ma infine il sacro fuoco della F1 si è ravvivato. Non si era affatto spento, anzi covava possente nelle sue più intime pieghe. Kubica sa essere duro in pista, non può essere altrimenti, ma possiede e conserva un’anima buona, genuina. Bellissime infatti le parole con le quali ha autocelebrato questo incredibile ritorno: “Spero di essere da esempio per il team e di poter guidare la rinascita. Non vedo l’ora di tornare a correre. Questo ritorno in F1 resterà come uno dei più grandi traguardi della mia vita”.