(28/5/2019) – Complimenti a Simone Pagenaudche domenica ha vinto la 500 Miglia di Indianapolis ed è entrato di diritto nella storia della mitica maratona dell’Indiana ma anche dell’automobilismo. Un privilegio unico, già toccato a due mostri sacri come Emerson Fittipaldi e Mario Andretti che quest’anno celebrano l’anniversario della loro vittoria, rispettivamente, 30 e 50 anni fa
FITTIPALDI 30 ANNI FA – Proprio il 28 maggio, ma di 30 anni fa – era il 1989 – Fittipaldi consolidò la sua classe e grandezza vincendo la 500 Miglia sulla Penske del team Patrick Racing dopo un duello all’ultimo sorpasso e all’ultima “sportellata” con Al Unser Junior. Tra l’altro, il campione brasiliano fu il primo straniero ad aggiudicarsi la prestigiosa gara dall’affermazione di Graham Hill nel 1966 ed inoltre, altro particolare piuttosto interessante, il primo a mettere in saccoccia il previsto montepremi da un milione di dollari! Emerson era sbarcato nel 1984 nella CART americana dopo la delusione dell’operazione Copersucar in Formula 1 – 5 anni infruttuosi – ma da bi-campione del mondo (1972 e 1974) ritenne di avere ancora qualcosa da dire nel mondo delle corse e l’esperienza a stelle e strisce lo confermò. Proprio nel 1989, infatti, si laureò campione della categoria e divenne definitivamente idolo delle folle americane.
ANDRETTI 50 ANNI FA – Il 30 maggio 1969, 50 anni fa, invece, fu Mario Andretti a coronare un sogno da bambino. L’italo-americano, profugo istriano, già rookie of the year 1965, si impose nella leggendaria competizione al volante della Brawner Hawk – Ford STP arancione di Andy Granatelli, dando alla sua carriera già avviata un formidabile boost che l’avrebbe portato fino alla agognata F1 e al titolo mondiale. Quella domenica, ma per la verità per tutta la fase di avvicinamento alla 500 Miglia, Mario fu decisissimo e in pista ebbe la meglio sull’avversario principe e cioè quel AJ Foyt alla ricerca della quarta affermazione! Non solo: nel corso delle prove libere fu vittima di un brutto incidente che gli causò anche delle bruciature ma soprattutto mise ko la monoposto. Ebbene, Mario si qualificò in prima fila con un’auto di scorta e portò a termine la gara in testa per 116 dei 200 giri in programma! Per lui, per quell’impresa che gli ha cambiato la vita, è stato predisposto un apposito