(15/7/2019) – Ok, è stato un Gran Premio di Gran Bretagna F1 bello, spettacolare, appassionante. Merito soprattutto di due manici come Leclerc e Verstappen. A Silverstone, però, i risultati finali sono sempre gli stessi: dominio Mercedes, Hamilton al top (80 vittorie) e, purtroppo, Ferrari dietro ed errori di Sebastian Vettel. Quest’ultimo aspetto sta diventando davvero eccessivo: c’è poco da fare, il tedesco del Cavallino sembra patire i duelli ravvicinati che nell’economia del campionato stanno pesando tantissimo. Ora, non è il caso di mettere in piedi un impietoso processo ma, più semplicemente, ricorrere alle statistiche per cercare di dare un senso ai tanti punti persi a causa di mistakes veniali e grossolani. L’ultimo, la colposa tamponata a Verstappen che gli è costata almeno il quarto posto, ma anche tutto il can-can del Canada è venuto fuori a causa di un suo dritto sotto pressione di Hamilton. E’ inoltre facile tornare all’anno scorso, vedi errori da Monza in poi, per arrivare alla conclusione di sopra: Seb non riesce ad essere freddo in caso di corpo-a-corpo, soffre le distanze ravvicinate.
In più, e qui sta il problema della Ferrari, sembra sempre giù di corda e l’attuale momento ricalca l’atteggiamento che tenne nell’anno dell’esplosione di Ricciardo con lui in Red Bull. Questa volta è il giovane Leclerc ad oscurare, sia in prova che in gara, il suo blasone ed è evidente il mal di pancia che ciò provoca. L’ho già sottolineato altre volte: chi lo conosce bene – Horner e Marko – ha sempre detto: “Per fare bene Seb ha bisogno che tutto giri a dovere”. Le cose, però, non vanno così. Le stagioni che si susseguono alla Ferrari sono contrassegnate da tanti problemi – ieri si è evidenziata la prematura usura degli pneumatici ma anche il motore Honda ha raggiunto la potenza del 6 cilindri Ferrari – la Mercedes sforna monoposto migliori e inoltre la morte di Marchionne e l’avvicendamento Binotto-Arrivabene nato, ricordiamolo, da vedute organizzative completamente diverse tra i due, non hanno mai reso completamente sereno il cielo di Maranello. Le voci ricorrenti di un prossimo ritiro di Vettel, che ha un altro anno di contratto con la Rossa , non aiutano ma l’ipotesi “Rosberg” – addio a sorpresa – non è così peregrino soprattutto se Leclerc continuerà a relegarlo dietro.
I GIOVANI LEONI DELLA F1 – Detto questo, Hamilton è arrivato a quota 80 e “vede” il titolo numero 6 ma soprattutto la concreta possibilità di eguagliare il record di King Michael Schumacher (7). A Silverstone si parla di fortuna per la Safety Car che ha agevolato la sua sosta ai box e indubbiamente è ciò che è avvenuto ma la sua forza risiede dentro di sé. Nessuno la possiede come lui. Bottas ce la sta mettendo tutta ma ancora non raggiunge gli alti livelli richiesti per vincere una simile sfida. Nico Rosberg dovette letteralmente esaurirsi per trovare quella carica interiore supplementare per battere The Hammer. La speranza sono i giovani leoni della F1 ai quali, però, necessita ancora di un po’ di tempo. Leclerc sta decisamente decollando, Verstappen è già da tempo una certezza, Norris arriva, a Sainz manca poco per elevarsi a top driver. Certo, non tutti loro dispongono di monoposto competitive ma, almeno, sono in grado di assicurare spettacolo, adrenalina, futuro ad una F1 che ha riscoperto il gusto delle battaglie. Manca l’apporto di un non più giovanissimo Ricciardo ma appena anche la Renault risolverà i suoi problemi, l’australiano garantirà ulteriore show. Il GP d’Austria, con le polemiche conseguenti, ha segnato una svolta dal punto di vista dell’interpretazione delle regole di ingaggio e penalizzare solo il deliberato dolo, come si è visto, regala tanto scoppiettante entusiasmo e seguito in più al Circus (fermo restando che l’aver appaltato il risultato di alcune gare non alle regole ma alla diversa sensibilità dei commissari è qualcosa che non sta né in cielo né in terra).