(28/9/2019) – Come prevedibile, anche a Sochi la Ferrari è molto competitiva. Può vincere il Gran Premio di Russia, Vettel o Leclerc che sia. Certo, Verstappen e la Red Bull possono costituire un problema e la Mercedes è pronta a tornare sul podio, ma il Cavallino c’è, la SF 90 ha risposto più che positivamente alle evoluzioni post-agostane messe in campo da Binotto & C. A questo punto la domanda – chi l’avrebbe mai detto, solo 50 giorni fa? – è: visto che la matematica concede ancora delle chances alla Ferrari è il caso di puntare su uno dei due suoi piloti per l’assalto finale al titolo? Impresa ardua, non c’è che dire ma l’appetito vien mangiando e poi…mai dire mai! Dunque, la classifica attuale vede Hamilton in testa con 296 punti seguito dal compagno di squadra Bottas a 231 (-65) e quindi dal duo Leclerc – Verstappen con 200 punjti (-96) e infine Vettel a 194 (- 102). Compreso il Gran Premio di Russia di domani, ci sono da disputare ancora 6 gare: Sochi, Gp Giappone (17 ottobre), Gp Messico (27 ottobre), Gp USA (3 novembre), Gp Brasile 17 novembre) e Gp Abu Dhabi (1 dicembre). 150 punti a disposizione per chi vince. Va da sé che la Ferrari dovrebbe, appunto, vincere a tutto spiano e, quanto meno, la Mercedes incappare in giornate tipo quella di Singapore. Non proprio prevedibile ma nemmeno da escludere e poi le circostanze potrebbero fare il resto, a partire dal meteo di Sochi che annuncia molta variabilità. Appare indispensabile, in ogni caso, privilegiare uno dei due piloti in questo rush finale che tutti speriamo avvincente. Ora, Leclerc è lanciatissimo e carico come una centrale nucleare e in più, sia pur di 4 punti, è davanti a Vettel che, a sua volta, ha dimostrato intatta concretezza da Campione quando le circostanze lo impongono. Che fare, caro Binotto?
A Marina Bay il giovane monegasco rampante si è molto lamentato per la strategia che ha consentito a Vettel di sopravanzarlo e poi di vincere. Poi ha chiesto scusa per lo sfogo e – qualità molto importante in un giovane come lui – farà tesoro dell’esperienza, ma resta l’interrogativo: conviene tentare il tutto per tutto e concedere il massimo delle attenzioni allo scatenato talento ex FDA? La regola Ferrari (di Enzo Ferrari) è arci-nota: prima di tutti viene la Scuderia. I piloti passano, la Ferrari rimane. Già, ma ricordo una seconda aurea regola Ferrari (di Enzo Ferrari): il secondo è il primo dei perdenti. La storia di Maranello è densa di situazioni ambigue e di rammarico per titoli sfumati a causa di “non decisioni” o di eccessiva “politica”: dalla delusione di Regazzoni nel 1974 ai dissidi Lauda-Reutemann ad inizio 1977, dalla celebre crisi Villenueve-Pironi del 1982 al muro-contro-muro Prost-Mansell nel 1990, fino ai lamenti di Irvine nel 1999 e di Barrichello negli anni 2000, entrambi schiacciati dalla personalità di Kaiser Schumacher, nonché del buon Felipe Massa alle prese con il debordante Alonso. Molti, troppi casi da “zero tituli”, direbbe Mourinho. Meglio fare diversamente?