(31/10/2019) – Sono passati 20 anni: era il 31 ottobre 1999 quando Greg Moore trovò la morte in un violentissimo incidente nel corso della gara CART sull’ovale di Fontana, in California. Il pilota americano di New Westminster aveva solo 24 anni e vantava già cinque vittorie e altrettante pole positions nel massimo campionato a stelle e strisce. Un week end davvero segnato per lui: cominciò con una caduta nel paddock mentre girava in motorino. L’ok a gareggiare gli venne dato solo previa apposizione di un tutore alla mano destra. Partito ultimo per non aver disputato le qualifiche, Moore iniziò una bella rimonta ma al nono giro il fattaccio nello stesso punto in cui poco prima era volato fuori pista Hearn senza conseguenze.
Per Greg, invece, la dinamica fu fatale: perso il controllo, a oltre 300 km/h, la monoposto cominciò a sollevarsi sull’erba bagnata fino ad impattare tremendamente sul muretto interno di cemento praticamente in posizione parallela alla barriera. Il pilota, straziato all’interno dell’abitacolo, dopo una serie infinita di cappottamenti e la vettura spezzata in due tronconi, riportò danni ferali alla testa e alle ossa del collo e a nulla valsero gli immediati soccorsi e il trasporto all’ospedale. Era il secondo incidente mortale in quel 1999 americano, dopo il decesso di Rodriguez a Laguna Seca. Moore era un talento: a 18 anni si impose quale pilota più giovane ad aver vinto una corsa Indy Light, categoria che nel 1995 dominò letteralmente. L’esordio in CART a 20 anni con il team Player’s Forsythe Racing e nel 1996 contese il titolo di Rookie of the year ad Alex Zanardi col quale iniziò una competizione anche off-track a tratti aspra. Nel 2000 Moore avrebbe corso con la Penske e probabilmente la sua stella sarebbe brillata a lungo ma il destino pose fine in maniera cruenta alla carriera e alla sua vita. (sotto il video del crash)