Categorie
Senza categoria

LA MORTE DI STIRLING MOSS, CAMPIONE PER SEMPRE

(14/4/2020)– La notizia della morte di Stirling Moss, nel giorno di Pasqua, continua ad aleggiare sul mondo del motorsport. Aprile, evidentemente, è il mese del destino del grande, forte pilota inglese che a 90 anni era l’ultima icona vivente dell’automobilismo eroico degli anni ’50 e ’60. Il giorno di Pasquetta del 1962 – era il 23 aprile – l’incidente a Goodwood che pose fine alla sua carriera; domenica 12 l’ultimo giorno terreno dopo una lunga degenza. “Ha semplicemente chiuso gli occhi”, ha detto la moglie Suzie che lo ha accudito fino all’ultimo. Da qualche tempo, Sir Stirling – era anche Ufficiale dell’Ordine dell’ Impero britannico – aveva dovuto sospendere le sue frequenti apparizioni pubbliche. Era richiestissimo. READ MORE



NATO PER LE CORSE – Moss e le corse erano un tutt’uno. C’è poco da fare: era nato per quello. Non aveva nemmeno 18 anni quando, immediato dopoguerra, era già in gara  a Poole, sulla Manica, al volante di una Frazer Nash del padre Alfred che sarà suo primo sostenitore. Nel 1951 è in Formula 1 con la HWM. L’inizio di un lungo viaggio nella massima formula costellato da 16 vittorie che l’ha consacrato tra i grandissimi nonostante non abbia mai vinto il titolo mondiale. L’etichetta di “Re senza corona” o di “eterno secondo”, posizione guadagnata tra il 1955 e il 1958, non gli dava fastidio. Anzi, diceva che avrebbe contribuito ad alimentare per sempre il suo mito. Sulla strada del successo aveva trovato un mostro sacro come Fangio, ma tra i due il rispetto è sempre stato massimo. Altri tempi. Ha corso e vinto un po’ dappertutto, Mille Miglia del 1955 compresa. Il suo profondo sentirsi britannico  lo ha portato a prediligere la Cooper, Vanwall, e  Lotus (suo il primo successo della macchina di Chapman nel 1960 a Monaco)  – la scuderia di Rob Walker – ma con la Maserati 250F e la Mercedes W196 ha costituito binomi di grande potenza. La Mercedes gli ha dedicato il modello SLR Mc Laren.
MOSS E LA FERRARI –  E la Ferrari? Il Drake lo paragonò a Tazio Nuvolari: quale riconoscimento più grande? Nel 1951 i due furono però protagonisti di uno screzio: il giovanissimo Stirling si recò a Bari per la disputa del Gran Premio non titolato ma la Ferrari promessa, con suo enorme disappunto, venne affidata a Taruffi. Uno sgarbo. Col tempo venne la ricomposizione e senza l’incidente di Goodwood le strade si sarebbero certamente incrociate (vittorie nel Tourist Trophy a parte). “A Maranello – ricorda Piero Ferrari – stavamo approntando per lui una 250 SWB color verde british e un contratto da pilota ufficiale ma il destino ha voluto diversamente…”. Tanto l’amore per le corse che nel 1980 tornò in coppia con Martin Brundle nel BTCC al volante di un’Audi 80 del Team di Richard Loyd. Nel 2011 prese parte alla Le Mans Classic ma proprio quell’evento lo convinse ad attaccare una volta per tutte il casco al chiodo. Per la prima volta aveva provato paura, ammise. Il suo nome e la sua immagine gli diedero da vivere, invitato ad ogni sorta di rievocazione e  celebrazione, oltre all’attività di commentatore TV. Il cordoglio è mondiale, il rispetto per questo asso del volante è assoluto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *