
(29/7/2013) – Quella di oggi resterà la data della vergogna per la F1. E’ il quarantesimo anniversario della morte di Roger Williamson, il pilota inglese vittima certo della pericolosità delle corse ma anche e soprattutto, quella domenica del Gp di Olanda 1973 sulla pista di Zandvoort, della codardia di quanti non fecero nulla per tentare di salvarlo. Tranne David Purley. La dinamica dell’incidente è nota, ripresa e irradiata in diretta dalla televisione in tutta la sua raccapricciante evoluzione. La March di Williamson, alla sua seconda gara in F.1 (al precedente GP d’Inghilterra era incappato senza conseguenze nella carambola di 11 vetture dovuta all’errore di Scheckter in pieno rettilineo), esce fuori pista a causa dell’afflosciamento di uno pneumatico. Dopo l’impatto, la macchina si rovescia e striscia per centinaia di metri prendendo fuoco. Purtroppo, arrestatasi affianco ad un terrapieno, resta ribaltata mentre le fiamme cominciano a divampare più violentemente. Si accorge di tutto il compagno di marca (ma non di team) David Purley che non ci pensa due volte: “parcheggia” la sua March Lec e corre in suo aiuto. Prova a rimettere sulle quattro ruote la monoposto ma nessuno lo aiuta.
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La sua March si ribalta e prende fuoco |
I commissari si limitano ad osservare, impauriti dal globo di fuoco che ormai avvolge la monoposto. Allora Purley si procura un estintore, ma la sua azione è insufficiente. Chiede disperatamente una mano senza ottenere nulla ma, anzi, viene invitato ad allontanarsi. Si ribella, davanti a tanta disumana ritrosia. Vorrebbero intervenire degli spettatori ma vengono respinti con i cani. Purley riprova a raddrizzare quella maledetta macchina. “Lo sentivo gridare, chiedere aiuto, ma non riuscivo a farcela”, dirà poi. Alla fine, lacrime agli occhi, dovrà desistere anche lui, impotente davanti ad un ammasso incandescente dentro al quale muore asfissiato Roger Williamson. Il mezzo antincendio, arriverà solo a distanza di minuti. Tutto questo è avvenuto senza che la corsa sia stata interrotta, senza che nessun’altro pilota abbia minimamente pensato di imitare Purley (alcuni, con tanto di bandiera gialla, alla curva dell’incidente tentavano ancora sorpassi), senza che gli altri “colleghi” si rendessero conto di aizzare le fiamme al loro passaggio.
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David Purley chiede inutilmente aiuto |
Ripetiamo: un’autentica vergogna. Per la cronaca, quella gara fu vinta da Stewart davanti a Cevert e Hunt. Roger Williamson era un fulgido talento, nato il 2 febbraio 1948 (aveva quindi 25 anni) a Leicester. Si svezzò sui kart e poi in gare club su Ford Anglia, nel 1971 era già campione del campionato inglese di F.3 (13 vittorie), poi subito in F.2, la bellissima vittoria al “lotteria” di Monza e finalmente l’agognata F.1.La sua carriera fu favorita da un mentore che credeva ciecamente in lui: Tom Weathcroft, proprietario della pista di Donington Park. “Il giorno più triste della mia vita”, disse poi di quella tragica domenica. In occasione del trentennale della scomparsa, nel 2003, fece erigere all’interno dell’autodromo una statua che raffigura lo sfortunato amico pilota e che, almeno, ne conserva o propaga il ricordo a tutti gli appassionati.
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Williamson resta intrappolato e muore asfissiato |
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Il triste epilogo |
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La statua di Roger a Donington |