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LEGGENDA ALPINE, 50 ANNI FA IL TRIONFO AL RALLY DI MONTECARLO

(20/1/2021) – Alpine, Alpine…che nome magico nel mondo dei motori, dell’auto. Mentre la celebre marca transalpina si accinge a debuttare in Formula 1 con rinnovata energia e fondate ambizioni è il caso di ricordare i fasti di 50 anni fa, quando la mitica A110 dominò letteralmente il Rally di Montecarlo 1971. Un dominio: sul podio, con l’equipaggio vincente composto da Ove Andersson (già Saab, Lancia e Ford e poi manager Toyota) e l’inglese Stone, salirono anche Jean Luc Thérier – Marcel Callewaert, secondi. Furono in tutto 10 le agili ed equilibrate vetture azzurre che partirono da Marrakesch: lo squadrone piazzò alla fine cinque equipaggi nelle prime nove piazze della prima, celebre ed ambita prova di quel campionato Mondiale Marche dei rally (allora non c’era il titolo piloti).

RALLY MONTECARLO 1971, DOMINIO ALPINE – Un trionfo che fa parte della leggenda Alpine e che quest’anno trova il suo anniversario nell’anno dello sbarco in F1, come da volere del neo CEO del Gruppo Renault Luca De Meo, sopraffino studioso dei palmares e dei “semi” capaci di generare senso e consenso. Quel Montecarlo di 50 anni fa (22-30 gennaio 1971), tra tempeste di neve, non ebbe praticamente storia e la concorrenza venne annichilita. Parliamo dello squadrone Lancia presente con cinque HF 1600, sempre ottime ma a fine carriera, tra cui gli equipaggi Munari-Mannucci e Balestrieri-Bernacchini. Per i torinesi fu debacle meccanica. Parliamo della Porsche con al volante un mostro sacro come Valdegaard ma la nuova 914S si dimostrò inferiore e dovette “accontentarsi” del terzo posto. L’Alpine a110 sfruttò a dovere i suoi punti di forza: leggerezza, rapporto peso-potenza ideale, motore posteriore a sbalzo, ideale sulle strade innevate del rally monegasco. Questi gli equipaggi in gara: Andersson-Stone, Thérier-Callewaert, Andruet-Vial (terzi a pari tempo), Darniche-Robertet (ottavi), Vinatier-Genin (noni), Nicolas-Roure. Una vittoria rimasta nell’immaginario collettivo di tanti ex giovani appassionati di allora e che ancora oggi riverbera i suoi effetti tra nostalgica memoria ed entusiasmo per il futuro. Torna la “febbre azzurra”?

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