(27/1/2015) – L’annuncio di Jolyon Palmer, campione in carica GP2, quale terzo pilota Lotus (nella foto la nuova E23 Hybrid) allevia solo in minima parte una sgradevole sensazione corroborata purtroppo dai fatti. La categoria un gradino sotto la Formula 1 sembra proprio aver esaurito la sua valenza propedeutica. Prima dell’accordo con il team inglese, lo stesso Palmer, ormai quasi senza più speranze, aveva fatto un’amara quanto realistica considerazione: “E’ strano come in F1 ci vada chi io ho battuto”. Il riferimento a Felipe Nasr, approdato via Banco do Brasil alla Williams, era puramente voluto (il brasiliano ovviamente si è difeso).

Non so se l’accordo di Jolyon darà frutti, ma c’è da essere pessimisti. Nel 2012 a vincere la GP 2 fu Davide Valsecchi che, guarda caso, riuscì a strappare il terzo sedile proprio alla Lotus. Quelle poche volte che scese in pista si comportò benissimo ma alla fine il team principal Bouiller, alle prese con la sostituzione di Raikkonen, riuscì a bruciare in sol colpo le carriere in F1 in primis dello stesso Valsecchi (solo illuso) e poi del povero Kovalainen (non all’altezza della situazione). Nel 2013, il titolo andò allo svizzero Leimer che si è riciclato nel WEC dopo che il suo manager aveva parlato di “sistema malato in F1” (cercò senza esito un approdo dai connazionali della Sauber). Qualcosa, dunque, è cambiato dal 2012 perché prima ai vincitori della GP2 come Rosberg, Hamilton, Glock, Grosjean e Hulkenberg una monoposto nella massima formula toccava di diritto. E non vorrei che anche la GP3 seguisse lo stesso andazzo: dopo i vincitori Gutierrez e Bottas, faticano Mitch Evans (2012) e Alex Lynn (2014), mentre il russo Kvyat (2013) fa storia a sé grazie alla proficua appartenenza alla filiera Red Bull. La verità è che è cambiata la Formula1, o meglio la crisi ha accentuato uno dei suoi aspetti meno piacevoli: la preminenza dei piloti paganti (Caterham e Manor ex Marussia aspettano a portafo.., pardon, braccia aperte).