(25/3/2016) – Nick Wirth compie domani 50 anni: è ancora giovanissimo ma è nel mondo dei motori, F1 compresa, praticamente da sempre! Brillante laureato alla University College di Londra, a partire dal 1987 è passato dalla March, alla Simtek, alla Virgin, per fondare infine la RoboScience e quindi la Wirth Research attraverso la quale offre servizi di alta tecnologia, ricerca e sviluppo alla racing motor industry. Andretti Autosport in Formula E e i team motorizzati Honda nella Indy Car, per esempio, dei suoi servigi. Dunque, un tecnico eclettico e precoce che ha puntato molto (forse tutto) sulla tecnica del CFD (Computational Fluid Dynamics) che permette di fare a meno della (costosa) galleria del vento per disegnare le forme di una monoposto attraverso sofisticate simulazioni al computer. Ma al banco di prova della F1 Nick Wirth non ha sfondato.
Grazie al buon rapporto con Max Mosley nel 1989 fondò la Simtek Research, da cui la Simtek di Formula 1 in società con il mitico Jack Brabham. Nel drammatico campionato del 1994 il figlio David fu uno dei piloti, l’altro era Roland Ratzenbeger che, come noto, a Imola perse la vita a causa del terribile schianto dopo la perdita di un pezzo di ala anteriore. Nel GP successivo, in Spagna, altra “mazzata” per l’incidente di cui fu protagonista il nostro Andrea Montermini che prese il posto dell’austriaco. Il Team, già in difficoltà finanziarie, evaporò. Dopo una non fruttuosa esperienza alla Benetton post Schumacher, tra il 1996 e il 1999, Wirth ritrovò la F1 grazie al miliardario inglese Branson che nel 2010 gli affidò il progetto della Virgin. Ma la solita tecnica CFD non pagò e venne sostituito da Pat Symonds. Wirth, un tecnico troppo avanti?