(26/5/2016) – Ricordiamo Vittorio Brambilla, a 15 anni dalla sua morte, avvenuta per un infarto nella sua Lesmo, a due passi dal circuito di Monza, la città dove eranato l’11 novembre del 1937. Vittorio ha corso in Formula 1 solo 7 anni – certo ci era arrivato tardi, a 37 anni!, dopo aver vinto il tricolore F3 e in F2 – ma ha lasciato un segno ed è da annoverare tra i piloti italiani più efficaci. Enzo Ferrari, che già faceva correre il fratello Tino, lo apprezzava. Era veloce, un fenomeno sull’acqua e un ottimo collaudatore. Come dimenticare la sua unica vittoria sotto il diluvio al Gp d’Austria 1975! Ma quell’anno partì in pole position nel Gp di Svezia ad Anderstorp: di nuovo un italiano davanti a tutti in qualifica, nove anni dopo l’ultima impresa del genere ad opera addirittura Bandini al Gp di Francia 1966.
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Brambilla in pole al GP Svezia 1975 |
La March è stata la monoposto con la quale ha fatto vedere i numeri migliori (che show anche al Fuji ’76), poi ha guidato la Surtees e infine l’Alfa Romeo. Con la vettura dell’ex iridato inglese, con il quale aveva in comune trascorsi sulle due ruote, le cose non andarono bene, fino all’incidente di Monza che costò la vita a Ronnie Peterson quando Vittorio fu coinvolto nella mega carambola e finì in coma per un pneumatico che lo colpì alla testa. “Non avrei dovuto correre per John, non aveva i mezzi sufficienti per assistere a dovere la monoposto”, rifletterà in seguito.
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Brambilla vittorioso al GP Austria 1975 |
Deludente anche l’agognato debutto con l’Alfa Romeo della quale aveva condotto i lunghi collaudi sotto la supervisione di Carlo Chiti (fu anche campione Sport nel 1977): alla fine lo storico rientro in F1 fu affidato a Giacomelli (GP Belgio 1979) e lui potè guidarla solo a Monza(12° a un giro), in Canada (ritirato) e al GP Usa Est (non qualificato!). Le cose non migliorarono nel 1980 (l’anno dell’incidente di Depailler) e decise di ritirarsi, per dedicarsi all’attività di preparatore e alla sua amata bicicletta (era possibile incontrarlo nel Parco di Monza). Fin qui il Brambilla pilota, ma mi piace ricordarlo nella sfera che preferiva: quella della famiglia, con la moglie Daria e i tre figli Carlo, Roberto e Donatella (Lella). Quella dell’officina dove si era formato da ragazzo vicino al padre Carlo e al fratello Tino. Quella del motociclismo, che lo vide vincere il titolo Juniores con una 250 Aermacchi. “Mi piace di più la moto, soprattutto – disse una volta –per l’ambiente che trovo più pulito, più vero”. Questo era il vero Vittorio Brambilla.