(1/2/2021) – Il tempo passa ma certe sensazioni non passano mai: esattamente 20 anni fa, febbraio 2001, Fabrizio Giovanardi era in quel di Vairano, pista privata di collaudi, per toccare con…piede un sogno: la Ferrari! Campionissimo delle vetture Turismo, alfiere incontrastato dell’Alfa Romeo, il pilota di Sassuolo ricevette a sorpresa una convocazione dai vertici di Maranello per effettuare importanti test aerodinamici in sostituzione del collaudatore ufficiale Luca Badoer, rimasto vittima per fortuna senza serie conseguenze di un pauroso fuori pista nel corso di un test a Barcellona. Lo interpello per sentire cosa è rimasto di quella giornata che rievoco nel mio libro “Quasi ferraristi” (Ultra Sport) appena pubblicato.
Allora Fabrizio, come cominciò quell’esperienza in rosso?
Il dott. Bartoletti dell’Alfa Romeo mi avvisò che dalla Ferrari volevano parlare con me. Entrai in contatto telefonico con l’attuale capo della F1, Stefano Domenicali, che mi invitò a sostenere dei test con la Ferrari.
Ti chiedesti come arrivarono a te?
Beh, io avevo appena vinto il Campionato Europeo Turismo e in quanto pilota Alfa Romeo in qualche modo facevo parte della famiglia: forse avranno pensato di farmi, diciamo così, un regalo, o forse per una concatenazione di situazioni ma ad esser sincero non saprei bene.
Parlami delle sensazioni provate nel mondo Ferrari che “esploravi” per la prima volta
Che dirti, la Ferrari è sempre la Ferrari. Cominciai a girare con la F1-2000 che aveva appena vinto il campionato del mondo dopo 21 anni di digiuno e a seguirmi c’era l’ingegner Allison, oggi in Mercedes. Il mio compito era di fare su e giù per i rettilinei per saggiare alcune soluzioni aerodinamiche ma ad ogni modo mi sentivo dentro un sogno. Sentire il suono di quel motore portato al limite era comunque già sufficiente…
Da quanto tempo non salivi su una monoposto? Come trovasti la F1 degli anni 2000?
Avevo guidato l’ultima volta una F3000 nel 1991, io le chiamo monoposto analogiche. Trovai la F1 completamente diversa, molto tecnologica, ma per questo più “facile” da guidare. Cioè, con tutti quei pulsanti, l’elettronica, l’utilizzo di metalli preziosi, la sua leggerezza, era una cosa fuori dal normale ma con una certa semplicità di utilizzo, quasi una play station!
E la possibilità che quel sogno ferrarista divenisse qualcosa di più?
Tutti i piloti vogliono andare in F1. Io sapevo che non c’erano molte possibilità di un prosieguo ma dissi tra me e me: vediamo. Sai, io sono di Sassuolo, a pochi chilometri da Maranello, sono ferrarista solo per l’aria che respiro. Ma all’epoca c’erano Schumacher, Barrichello e inoltre Badoer era il loro collaudatore storico. Per diventare pilota Ferrari occorre una concatenazione di eventi particolari: per me finì lì.