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ANDREA MONTERMINI: VI RACCONTO LA MIA PRIMA VOLTA CON LA FERRARI A FIORANO

(26/1/2021) – Carlos Sainz come Andrea Montermini. In che senso? Per entrambi la prima volta su una Ferrari, a Fiorano, ha il comune denominatore del mese: gennaio, il mese della ripartenza. Sullo storico circuito privato della Scuderia di Maranello, il nuovo pilota spagnolo del Cavallino proverà l’iniziale ebbrezza di essere al volante di una Rossa domani 27 gennaio (e poi il 28); l’emiliano Montermini cominciò la sua avventura di pilota collaudatore il 24 gennaio 1991, trent’anni fa.  Andò poi molto, molto vicino a condurre in gara la Ferrari ma, come vedremo, gli eventi preclusero questa ghiotta opportunità che rimase unica. Montermini è tra i protagonisti del mio libro “Quasi ferraristi” (Ultra Sport) in uscita il 28 gennaio (mese che vale anche per me…). Intanto abbiamo fatto una chiacchierata.

Allora Andrea, come entrasti nell’orbita Ferrari?

Nell’estate 1990 avevo fatto un test a Monza con la Dallara della Scuderia Italia e fui messo sotto contratto come pilota collaudatore. Poi nel mese di novembre mi contattò Cesare Fiorio, allora Direttore Sportivo, che mi propose la possibilità di lavorare in Ferrari. Che dire, io toccai il cielo con un dito! Mi disse che avrebbero trovato loro un accordo con la Scuderia Italia e così fu, passai in prestito a Maranello, ferrarista di fatto. 

Dimmi del tuo approccio al mondo e ai metodi Ferrari

Guarda, dopo il contatto che ti ho detto trascorsero settimane fin troppo tranquille, tanto che fui assalito da qualche dubbio, finché lessi la notizia sul Televideo. Allora era proprio vero! 

Un incarico di grande responsabilità dato che avresti avuto a che fare con soluzioni mai viste prima

Era la Ferrari con il cambio al volante, una vera novità che destava in un certo senso terrore per quelli come me abituati al cambio sequenziale o ad H, insomma con la leva. Prost stesso diceva che non era facile abituarsi, né a quel tempo esistevano i simulatori. Ma io trovai il modo per arrivare preparato da questo punto di vista.

Come?

Senti un po’: io abitavo a Roteglia e in una sala giochi c’era un macchinario dedicato alla Formula 1. Il volante aveva le palette per cambiare marce: passai ore e ore lì a impratichirmi! Un vero allenamento che tra l’altro mi fece rendere conto di quanto fosse molto più facile del previsto! Un simulatore degli anni ’90!

Poi finalmente in pista, a Fiorano, che ricordo hai del primo giro da ferrarista?

Fui convocato per il test 24 ore prima, ma si trattava di una sessione dedicata a me, per farmi prendere confidenza. La notte precedente comunque non chiusi occhio. Pieno inverno, pianura padana: un freddo atomico, massimo un paio di gradi. L’ingegnere di pista era Gianfranco Fantuzzi, un amico, che mi spedì in pista senza prima aver usato le termocoperte per gli pneumatici. “Sono gomme usate”, mi disse. Allora salii in macchina, felice e reverente per quel Cavallino che campeggiava al centro del volante, al quale davo del Lei. Inserii progressivamente le marce, grip zero, ma alla prima staccata invece della quarta misi la sesta! Feci un giro e mi fermai. 

E’ stato solo il primo chilometro dei 13mila che poi hai complessivamente percorso, testando di tutto e di più

Sì, siamo passati presto a provare traction control e molto altro. La maggior parte del tempo è stato dedicato allo sviluppo delle sospensioni attive che per Fiorio erano il futuro della F1. Sono stato anche al Mugello e a Imola al volante della terza Ferrari, insieme a Prost e Alesi, durante i test collettivi. Peccato che quel giorno piovve e si potè fare poco. Nel mese di giugno a Fiorano portai per la prima volta in pista la 643 a muso alto. Un lavoro gratificante, con la possibilità tra l’altro di imparare molto da un mostro sacro come Prost. 

Peccato che l’ambiente Ferrari, all’epoca, visse un momento di grave tensione sfociato nell’addio di Cesare Fiorio

Fiorio voleva vincere e per riuscirci capì che doveva avvalersi di Senna. Ma il tentativo di arrivare al brasiliano creò astio con Prost. Tra le conseguenze, poi, anche lo stop al programma sospensioni attive. Prost non ne era entusiasta, forse aveva un atteggiamento di chiusura mentale o non si fidava, ma dovette adattarsi anche perchè io facevo segnare tempi migliori. In un test a Imola, presenti solo io e Damon Hill su Williams, ce la giocammo sul filo dei centesimi. Erano progetti diversi ma eravamo in linea. Poi loro hanno dominato nel 1992 con la Ferrari che invece aveva abbandonato quella strada. Il perché non lo so: al tempo c’era l’ingegner Lombardi, forse qualcuno ha ritenuto non fosse il futuro.

In tutto questo caos hai “corso il rischio” di debuttare con la Ferrari!

Sì, mi chiamarono a Barcellona per il Gran Premio olimpico al Montmelo. Avevano deciso di sostituire Prost e io mi preparai, ero già pronto per le verifiche. Poi vidi che il mio nome era sparito dalla carrozzeria e capii che l’opportunità era sfumata. Con Prost la rottura arrivò successivamente e l’occasione si ripropose ma per me era impossibile raggiungere l’Australia in tempo utile e subentrò Morbidelli, che tra l’altro fu molto bravo. (Leggi intervista del 2014: https://motor-chicche.blogspot.com/2014/05/montermini-50-anni-in-pista-da-campione.html  )

Poi arrivò Montezemolo, nessuna chance per te?

A Maranello cambiò un po’ tutto e poi io avevo le mie mire, non volevo fare solo collaudi, io volevo correre e ho fatto la mia strada. 

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