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IGNAZIO GIUNTI, 50 ANNI FA L’ ASSURDA MORTE. PRESTO UN BUSTO A SANGINETO

(9/1/2020) – Era di domenica anche 50 anni fa, il 10 gennaio 1971: il giorno della morte di Ignazio Giunti, pilota della Ferrari, a soli 29 anni. Il fatto che a distanza di tanti anni, si resti ancora attoniti e sconcertati nel tornare alla dinamica dell’incidente avvenuto durante la 1000 Km di Buenos Aires, prova inaugurale del Mondiale Sport, fa capire quanto fosse del tutto evitabile, se solo Jean Pierre Beltoise avesse spinto a lato la sua Matra rimasta senza benzina anziché tentare un folle raggiungimento del box a spinta mentre le altre biposto gli sfrecciavano a pochi centimetri di distanza. Il povero Giunti non riuscì a evitarlo e trovò una morte tragica e assurda. Nato Roma ma di aristocratica famiglia originaria della Calabria (Strongoli, nel crotonese), trascorse parte della sua adolescenza in quel di Sangineto, in provincia di Cosenza, presso il complesso turistico-alberghiero gestito dalla famiglia stessa.

IL PROGETTO DI UN BUSTO NELLA SUA SANGINETO – Oggi a Sangineto Lido c’è una piazza dedicata al pilota. Purtroppo, come conferma il giovane Sindaco Michele Guardia, a causa dell’emergenza Covid19, non si è potuta organizzare la celebrazione ufficiale dell’anniversario ma fervono altri preparativi. Grazie, per esempio, all’alacre impegno del grande amico di gioventù Armando Bandiera e del valente giornalista Albino Talarico, il progetto di collocare un busto che raffigura Ignazio Giunti nella piazza omonima dovrebbe essere veramente vicino alla definitiva realizzazione (un altro busto è già collocato presso il circuito romano di Vallelunga, di cui Ignazio era il “Reuccio” incontrastato). Altre iniziative sono comunque in cantiere in doverosa memoria di un pilota di fama internazionale, dalle radici calabresi, vanto del motorismo dell’intero Sud che solo nel siciliano Nino Vaccarella ha trovato altro degno rappresentante di livello. Persino il suo casco così particolare fa storia, con quell’aquila bifronte a formare l’iniziale M dedicata alla fidanzata, la modella milanese Mara Ladirio. In passato, si è parlato di un premio letterario e si è tenuto un memorial automobilistico. Il Sindaco Guardia, sebbene non ancora nato all’epoca dei fatti, ci tiene anche perché in qualche modo coinvolto: “Ne ho sentito parlare presto perché mia madre mi ha raccontato che, da bambini, giocava con lui e inoltre i miei nonni hanno lavorato alle dipendenze della famiglia Giunti. Ignazio Giunti è per la nostra comunità motivo di grande orgoglio e proietta il nome di Sangineto in tutto il mondo”.

CARRIERA E L’INCIDENTE – Torniamo all’incidente di 50 anni fa, a quei tempi, a quei giorni, con un rapido flashback a beneficio di chi magari conosce poco Ignazio Giunti. Appassionato fin da ragazzino – le macchinine e poi una moto con la quale si sbizzarrì sulle strade di casa per la “disperazione” dei commercianti della zona – prime avvisaglie della innata propensione – e poi ben instradato dal preparatore romano Angelini, Giunti esplose con le Alfa Romeo GTA dell’Autodelta dove formò uno scoppiettante equipaggio con Nanni Galli. Fu anche secondo alla Targa Florio e per qualche giro in testa alla 24 Ore di Le Mans (alla fine quarto) nel 1968, imprese che valsero la chiamata di Enzo Ferrari. Fiducia ripagata. Primo nel 1970 alla 12 Ore di Sebring con Vaccarella e Andretti sulla 512S (per la verità rimase male quando l’ultimo turno di guida che gli toccava fu assegnato invece ad Andretti che comunque si profuse in una rimonta memorabile), sul podio alla 1000 Km di Monza, alla Targa Florio dalla 6 Ore di Watkins Glen. Ambiva alle monoposto, alla F1 e alla prima occasione, nel 1970, dimostrò di che pasta era fatto: quarto all’esordio sulla Ferrari 312B a Spa Francorchamps. Si alternò poi per altre tre volte al volante della Rossa con Clay Regazzoni (Ickx il pilota fisso) e sperò nella promozione a titolare per il 1971. Non arrivò e la cosa lo indispose non poco. Pensò seriamente di lasciare la Ferrari che puntò su Mario Andretti anche volere di alcuni sponsor americani essenziali per la Scuderia di Maranello poi accettò di proseguire il sodalizio nel Mondiale Marche al volante della nuova 312PB. Prima gara a Buenos Aires il 10 gennaio, in coppia con Arturto Merzario. Partito in prima fila, ben presto prevalse sulla potente Porsche 917 di Rodriguez-Elford. Al 38° giro era in testa mentre cercava di doppiare l’altro ferrarista Mike Parkes che correva con la 512S della Scuderia Filipinetti. Ostruito nella visuale, alle 9.55 locali, sulla sua strada trovò Beltoise e la sua Matra in panne. Tremendo l’impatto frontale, poi le fiamme davanti alla tribuna centrale, il tardivo e goffo intervento dei commissari, il trasporto in ospedale, la morte. Il pilota francese – che da allora in Italia dovette guardarsi dall’ira dei tifosi – non si sentì mai colpevole dell’accaduto e lo stesso direttore di gara, che era il grande Fangio, parlò solo di tragica fatalità. Merzario, per quanto colpito, ricorda ancora che all’epoca per un pilota era doveroso – “a rischio licenziamento” – riportare al box la macchina (impensabile oggi). Ma c’erano i regolamenti e, come dimostrò l’allora direttore di Autosprint e grande amico di Ignazio, Marcello Sabbatini, Beltoise non lo aveva osservato, né alcuno gli vietò quell’assurda manovra. Tra l’altro, nella calca post incidente, morì anche un fotografo precipitato al suolo dalla Tribuna.


ENZO FERRARI E IGNAZIO GIUNTI – Alla notizia dell’incidente, come ricorda nelle sue memorie lo storico autista Dino Tagliazucchi. Enzo Ferrari scagliò rabbiosamente in aria la sua valigetta 24 ore. Un particolare: il Drake, nel ricevere il fratello Berardo, attribuì la colpa dell’incidente a Parkes che, doppiato, non diede strada a Giunti, arrivando a promettere che l’inglese non avrebbe mai più messo piede a Maranello. Ancora Merzario, però, precisa ancora che a quei tempi non esisteva l’obbligo di farsi doppiare. “Eravamo in molti a volergli bene”, scrive sempre Ferrari nel libro “Piloti che gente”. Oltre il talento solare, non c’è infatti conoscente che non lo ricordi come persona umile, gioviale, sensibile, gentile, simpatica. Un vero gentleman destinato ad una brillante carriera, scomparso troppo presto. Quest’anno è anche l’80° della nascita: il 30 agosto 1941.

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