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ANNIVERSARY / VENTI ANNI SENZA JOHN COOPER, L’INVENTORE DEI BUOI DIETRO AL CARRO


(23/12/2020) – C’è una foto, rara, che ritrae tutti insieme Enzo Ferrari, Colin Chapman, Huscke Henstein e John Cooper. Giganti del motorsport. Domani 24 dicembre saranno trascorsi venti anni dalla morte di Cooper che, per farla breve, è il pioniere del motore posteriore, soluzione attualmente adottata da tutte le formula. Un’intuizione basilare per lo sviluppo delle monoposto e il futuro delle corse automobilistiche. Il geniale costruttore inglese, che insieme al padre Charles aveva iniziato assemblando pezzi di diversa provenienza in un’officina della natìa Surbiton per poi fondare nel 1948 la Cooper Car Company, è mancato la vigilia di Natale di due decenni fa ma il suo lascito è eterno.

COOPER A MOTORE POSTERIORE – Come detto, si tratta di una figura storica del motorismo. Lui si è sempre schernito nel fregiarsi della paternità del collocamento del motore alle spalle dei piloti (cosa che fece già dalle proprie F3). Negli anni ’20, diceva, Auto Union e Mercedes costruivano così le loro potenti monoposto. Anzi, aggiungeva, la soluzione, più che essere considerata il frutto di uno studio approfondito, rispondeva sostanzialmente ad una esigenza di praticità. Ad ogni modo, grazie all’abbinata con il telaio leggero e le ridotte dimensioni della Cooper spinta dal motore Coventry-Climax, Jack Brabham – davvero feconda la collaborazione anche tecnica con il grande pilota australiano – riuscì a vincere ben due mondiali di Formula 1, nel 1959 e 1960. I primi e gli unici per la Casa britannica che comunque diede modo a molti piloti di svettare nei Grand Prix, Stirling Moss tra tutti.

ARRIVA LA MINI COOPER ELETTRICA  – Tra i “meriti” di John Cooper, quello di aver fatto cambiare idea a Enzo Ferrari, noto assertore, al tempo, della teoria dei buoi che devono tirare il carro. Il Drake era perplesso anche nel considerare il “messaggio” contrario di una simile adozione a fronte di una produzione stradale anch’essa votata alla propulsione anteriore. Davanti alla progressiva affermazione, filosofica e sportiva, della soluzione anche il Re di Maranello dovette cedere e, grazie alla 156 progettata dall’ing. Chiti, arrivò anche il titolo mondiale 1961 con Phil Hill. Ma John Cooper è nella storia anche per l’affermazione nei rally: come dimenticare la vittoria a Montecarlo nel 1964 con Paddy Hopkirk al volante di una Mini Cooper S? Oggi la Mini è parte della BMW Group e John Cooper Works è il sotto-marchio che si rifà direttamente alla sua leggenda. Nel 2021 è attesa la versione elettrica.

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