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ANDRETTI, RITORNO A SEBRING: GRAND MARSHALL!

(12/11/2020) – A 50 anni dalla incredibile vittoria del 1970 alla 12 Ore di Sebring, Mario Andretti sarà ancora della partita sabato prossimo, questa volta come Grand Marshall, quando la classica gara giunta alla sua 68^ edizione prenderà il via (alle ore 10.10). Si corre in un periodo anomalo rispetto alla classica collocazione di marzo, ma il coronavirus ha scombussolato la regola. La presenza di Mario, che ha trionfato a Sebring anche nel 1967 e 1972, darà ulteriore lustro ad uno degli appuntamenti più attesi e ambiti del motorsport quale vincitore della Indy 500, la Daytona 500 e del Campionato del mondo di Formula Uno oltre a quattro campionati IndyCar.

“Voglio ringraziare tutti al Sebring Raceway per avermi nominato Grand Marshall per la gara di quest’anno. – ha dichiarato Andretti – È un grande onore per me in una gara che ha significato così tanto per la mia carriera. La 12 Ore di Sebring è uno dei veri momenti salienti del motorsport. Ci sono così tante grandi macchine, grandi piloti e costruttori che si uniscono per fare di questo un evento speciale. Non potrei essere più orgoglioso di essere nominato Grand Marshall di questa grande gara. Ho ricordi meravigliosi del mio tempo a Sebring e non vedo l’ora di tornarci il 14 novembre”. Nel 1970 l’apoteosi: messo sulla Ferrari al posto di Giunti, nell’ultima mezz’ora riuscì prodigiosamente a rimontare il distacco dalla Porsche di Revson, che aveva quale compagno di squadra niente meno che Steve Mc Queen, e a vincere con 22” di distacco! “La sua leggendaria guida notturna, accumulando più di cinque miglia sulla Porsche di Revson-McQueen negli ultimi 30 minuti, ha consolidato quella gara come ‘la 12 ore più grande di Sebring. Il suo ritorno ci onora per aiutarci a ricordare quel momento incredibile nella storia del motorsport”, ricorda Wayne Estes, presidente e direttore generale di Sebring. 

 La 12 Ore di Sebring di quest’anno ha l’ulteriore significato di rappresentare il finale di stagione della International Motor Sports Association (IMSA) con l’assegnazione dei titoli in tutte e quattro le classi dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship.

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BERGER E ALESI FERRARISTI PER SEMPRE: 25 ANNI FA L’ULTIMA GARA CON LA ROSSA

(12/11/2020) – Il 12 novembre 1995, 25 anni fa esatti, Gerhard Berger e Jean Alesi disputavano l‘ultima gara al volante di una Ferrari. Per il pilota austriaco e quello francese, il Gran Premio d’Australia significò l’addio definitivo alla scuderia dei loro sogni: a Maranello stava arrivando Michael Schumacher (e con lui Eddie Irvine) e per loro si prospettava una nuova (e non troppo lieta) avventura alla Benetton-Renault campione del mondo in carica. Un distacco ormai inevitabile – Agnelli, Montezemolo e Todt vedevano nel tedesco l’ultimo indispensabile tassello per riportare in Italia il mondiale che allora mancava già da 16 anni – ma indubbiamente amaro per i due alfieri del Cavallino, amatissimi dai tifosi, e soprattutto per Alesi che nel 1990 aveva rinunciato al contratto già firmato con la dominante Williams pur di entrare nella storia con la Ferrari. 

Berger primo GP Germania 1994
Alesi primo GP Canada 1995

BERGER E ALESI COPPIA FERRARI, VITTORIE E RICORDI – Una bella coppia quella composta tra il 1993 e il 1995 da Berger e Alesi, entrambi molto grintosi ma capitati insieme in un momento di profonda stasi tecnica e umana del Team. L’austriaco, già in forza a Maranello tra il 1987 e il 1989, è stato l’ultimo pilota (con Alboreto) ad essere ingaggiato dal Drake in persona e il primo dal rientrante Montezemolo, alla testa della Ferrari a partire dal campionato 1992 (fino al 2014). Alesi, come detto, vi militava dal 1991 prima in coppia col connazionale Prost (licenziato alla fine di quella stagione) e poi nel 1992 con il povero Capelli, pilota italiano che subì la pressione insopportabile della mancanza di risultati. Anni difficili, monoposto molto poco competitive. Jean Todt arrivò a metà 1993 e gestì alla meglio anche i piloti, in particolare l’esuberante e bizzoso Alesi. Come è andata la coabitazione tra i due drivers? Amiconi fuori dalla pista, in lotta serrata ma corretta in pista per la supremazia interna. Nel 1993 il francese si è classificato sesto e Berger ottavo; nel 1994 è stato l’austriaco a prevalere col terzo posto finale e la vittoria in Germania; nel 1995 di nuovo il pilota di origini sicule davanti (5°) anche grazie alla prima e unica vittoria della sua carriera, in Canada. Un crescendo, comunque, con tanti podi ma anche troppi ritiri. Di quel triennio ricordiamo anche il clamoroso ritiro di Alesi a Monza nel 1994 tradito dall’ansia nella ripartenza dal box: la sua rabbiosa reazione (guanti e volante gettati a terra) gli costò una sonora ramanzina del Presidente Montezemolo. Gli spaventi di Berger nel 1993 prima all’Estoril , con la macchina pericolosamente intraversata e senza controllo all’uscita dalla pit-lane, e poi a Monza quando, al termine delle qualifiche, un incredibile malinteso proprio con Alesi lo spedì violentemente contro il guard-rail! La comprensibile crisi psicologica dello stesso Berger dopo le tragedie che a Imola nel 1994 avevano coinvolto mortalmente i suoi amici Senna e Ratzenberger. L’incredibile incidente tra i due “cavallini” che ancora a Monza, nel 1995, privò la Ferrari di una possibile vittoria: dalla rossa di Alesi si staccò la camera car che andò a distruggere la sospensione della Ferrari di Berger che lo seguiva! Tanti ricordi, belli e meno belli, sicuramente custoditi nella memoria e nei cuori dei due ferraristi per sempre.

P.S. 25 anni fa, quel Gran Premio d’Australia rappresentò anche l’ultima apparizione in F1 di Mark Blundell (Mc Laren), Bertrand Gachot (Pacific), Roberto Moreno (Forti), Taki Inoue (Footwork) e Karl Wendlinger (Sauber), oltre che del poderoso 12 cilindri Ferrari! Inoltre non prese parte alla gara il pilota della Mc Laren Mika Hakkinen che il giorno prima fu vittima di un grave incidente che lo lasciò in coma per due giorni.

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GP TURCHIA, MASSA SVELA LA “MITICA” CURVA 8

(11/11/2020) – Si torna in Turchia, dunque, e le prime cose che vengono in mente pensando al Gran Premio sul Bosforo di scena dal 2005 al 2011 sono: la tripletta vincente dell’allora ferrarista Felipe Massa e la particolare, bellissima ed impegnativa curva 8, detta anche “la diabolica”. Il brasiliano è evidentemente il pilota che ha interpretato al meglio il velocissimo circuito mentre la curva citata, con quattro punti di corda, è di quelle che costituisce una sfida giro per giro: da affrontare in pieno o no? Reggeranno i muscoli del collo, data la forza G che è in grado di sprigionare?

CURVA 8 A TAVOLETTA? – E’ una curva a sinistra che, come fanno sapere dalla Pirelli, metterà a dura prova l’anteriore destra. Le mescole a disposizione sono le più dure ma, viene fatto notare, il circuito è stato riasfaltato e questo potrebbe rendere le cose dal punto di vista dell’affaticamento degli pneumatici un po’ più gestibile. In un’intervista sull’ultimo numero della rivista ufficiale della F1, Massa dice “Affrontarla con una F1 è un’esperienza veramente intensa. C’è talmente tanto grip da strapparti il collo ma richiede un equilibrio tecnico molto fine. Sei al limite dell’aderenza, puoi perdere il controllo in un istante e il minimo scarto di traiettoria può come minimo farti perdere un sacco di tempo”. Con i progressi attuali e gli pneumatici più larghi, il brasiliano aggiunge di aspettarsi che le monoposto l’affrontino ora ancora più velocemente, poi si vedrà chi avrà il coraggio di tenere l’acceleratore a tavoletta e nel contempo riuscirà a salvaguardare lo pneumatico anteriore destro.  

VEDI. https://www.youtube.com/watch?v=f5kzXpnctKs

GP TURCHIA, DAL 2005 AL 2011 – Come detto, Massa si è imposto nelle stagioni 2006 (quell’anno fu anche la sua prima vittoria in Formula 1), 2007 e 2008. Il primo appuntamento col nuovo circuito turco data però 2005 e ad aggiudicarselo davanti ad Alonso e Montoya fu una vecchia conoscenza, 15 anni dopo ancora in lizza: Kimi Raikkonen (all’epoca in Mc Laren-Mercedes). A proposito: oltre all’immarcescibile finlandese, tra i piloti in pista domenica 15 novembre ad aver già percorso gli oltre 5 chilometri del tracciato alla periferia di Istanbul (Tuzla) sono solo in tre e cioè Vettel, Hamilton e Perez. Altri 3 sono ancora della partita ma con ruoli attualmente non da titolare: Alonso, Hulkenberg e Kubica. Detto del 2005, nel 2006 Massa precedette Alonso (Benetton) e il compagno di squadra Schumacher giunto al traguardo letteralmente nei tubi di scarico dello spagnolo. E’ un circuito che, almeno ai tempi belli, si confaceva alla Ferrari che infatti nel 2007 fece fantastica doppietta Massa-Schumi, seguiti dal solito Alonso passato però alla Mc Laren. Nel 2008 questo invece il podio: Massa, Hamilton, Raikkonen; mentre l’anomalo 2009 premiò Jenson Button su Brown Gp. Nel 2010, l’inglese passato alla Mc Laren fu protagonista di un duello all’ultima curva con il compagno di squadra Hamilton ma il duo aveva avuto un gradito “lasciapassare” in virtù del pazzesco harakiri tra le due Red Bull che alla curva 12 (altra piega da seguire domenica…) si buttarono fuori a vicenda e ancora non è chiaro chi ha sbagliato! Per la cronaca, nell’occasione Alonso al suo primo anno in Ferrari, non riuscì ad accedere in Q3. Il ferrarista si riscattò l’anno dopo – il 2011, ultimo GP di Turchia – salendo sul terzo gradino del podio dietro Vettel e Webber. 

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ALL’AUTODROMO DI MONZA UN CHECK POINT CLINICO PER PAZIENTI COVID-19

(10/11/2020) – La provincia di Monza Brianza è purtroppo tra le più colpite dai contagi della seconda ondata del Covid 19. Gli ospedali sono in affanno e la corsa ai tamponi è frenetica, così l’Autodromo Nazionale Monza da ieri ha messo a disposizione di AREU le aree di pertinenza del centro medico del circuito per la realizzazione di un check point clinico avanzato che accoglie i mezzi di soccorso di primo e secondo livello e le ambulanze prima del loro accesso ai pronto soccorso degli ospedali del territorio. I locali della struttura sono inoltre utilizzati dal personale sanitario per il supporto logistico necessario.

La richiesta è stata presentata alla Direzione del circuito dove sfreccia la Formula 1 da Alberto Zoli,Direttore Generale dell’Azienda Regionale di Emergenza Urgenza, e la risposta è stata immediata e positiva. La collocazione strategica dell’impianto rispetto ai principali ospedali del territorio, la disponibilità di grandi spazi utili alla movimentazione e al coordinamento dell’arrivo delle ambulanze e il centro già predisposto per attività mediche, permetteranno al sistema sanitario di gestire con maggiore funzionalità le criticità dovute alla crescita delle richieste di soccorso. “Come ACI e SIAS – dice la neo Direttore Generale dell’Autodromo, Alessandra Zinno – abbiamo aderito immediatamente alla richiesta di aiuto che ci è giunta e ci siamo messi al servizio della stessa comunità di cui l’Autodromo fa parte. Abbiamo pertanto predisposto in tempi celeri un protocollo di intesa con AREU per una collaborazione reciproca. Anche nei momenti di grave necessità come quelli che stiamo affrontando, il nostro impianto è a disposizione dei Monzesi e cerchiamo allo stesso tempo di mantenere i nostri impegni come circuito, nella garanzia di un’assoluta sicurezza sanitaria. Confermando la nostra disponibilità, esprimiamo a nome dell’Autodromo e dei suoi lavoratori la più sentita vicinanza a quanti stanno vivendo il dramma della malattia”.

Le ambulanze, coordinate dal NUE 112, portano al check-point clinico avanzato i pazienti in codice verde con sospetto di infezione da Coronavirus. I malati sono valutati dal personale medico presente e vengono sottoposti ad un tampone rapido. Se la situazione clinica lo richiede, il mezzo di soccorso viene successivamente destinato alla struttura ospedaliera più idonea per la cura del malato. Il centro è in funzione tutti i giorni dalle 8 alle 20.

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STEVE MC QUEEN, 40 ANNI FA LA MORTE DELL’ ATTORE – PILOTA

(7/11/2020) – 40 anni fa, il 7 novembre 1980, un tumore portò via Steve Mc Queen. Perché ne parliamo qui? Molti lo sanno bene: il grande attore americano, di origine britannica, era un genuino appassionato di motori e collezionista di dream cars. Di più. È stato un vero pilota e tutt’ora è un’icona della 24 Ore di Le Mans grazie al celebre film sulla classica endurance francese, naturalmente con lui protagonista. Un vero cult-movie. Quella corsa, nel 1970, Mc Queen avrebbe voluto disputarla davvero ma le assicurazioni minacciarono di ritirare la copertura al film in lavorazione per l’anno seguente (per la verità anche il designato compagno di volante Stewart non era entusiasta della cosa) e il pilota-attore dovette reprimere la sua indole intrepida che l’aveva condotto ad interpretare molte parti cinematografiche senza l’ausilio di stunt-man.

MC QUEEN A SEBRING NEL 1970 – Nel 1970, tra l’altro, aveva preso parte e…rischiato di vincere addirittura un’altra gara mito come la 12 Ore di Sebring, affrontata su una Porsche 908 in equipaggio con l’americano Peter Revson (ci aveva provato anche nel 1962). La cronaca di quella corsa è storia: soltanto la Ferrari poteva competere con la potente vettura di Stoccarda ma per le Rosse sembrava marcare male ma, a pochi minuti dalla fine, il muretto di Maranello decise di mettere sulla 512 S fino a quel momento guidata da Ignazio Giunti – un’operazione che allora si poteva fare – il già ritirato Mario Andretti che si produsse in una fenomenale rimonta che lo condusse al successo. Nel dopo gara l’italo-americano confessò che una spinta morale gliela diede proprio il forte desiderio di non vedersi battuto, negli annali, da un pilota come Mc Queen che quel giorno correva con un piede fasciato a causa di un incidente in moto (l’altro suo grande amore rombante) e che, in realtà, aveva lasciato l’onere della massima resa al collega professionista Revson

 

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IMOLA IN UN CALENDARIO F1 TRA SOGNO E REALISMO

(3/11/2020) – Imola è passata. Tornerà nel calendario 2021? Li avete sentiti, i piloti: tutti entusiasti: pista “bellissima”, “fantastica”, “magnifica”, “storica”. Stessi aggettivi utilizzati d’altronde per il Mugello e Portimao, altre new entry di questo pazzo calendario F1 2020. Certo, ad essere onesti il “piccolo Nurburgring” ha confermato, nonostante alcune variazioni del tracciato, quello che si era visto anche nelle ultime due edizioni 2005 e 2006, con Schumacher e Alonso attaccati ma impossibilitati a superarsi: infatti anche Hamilton domenica scorsa, via radio, era allarmato su quanto fosse difficile stare in scia ad un’altra monoposto e anche a DRS aperto la situazione non cambiava nettamente. Difficile, ma non impossibile comunque. Il fascino dell’Enzo e Dino Ferrari resta ed è speranza di tutti che l’appuntamento in riva al Santerno possa in qualche modo essere confermato negli anni a venire.

LE SCELTE DI DOMENICALI – Sono campionati dominati dalla Mercedes, con poche incognite riguardo la lotta per la vittoria e spesso gare veramente noiose. Vedremo dal 2022, ma una cosa è certa: la Formula 1, se unita alle sue piste storiche e non disegnate da un computer ritrova ed espande comunque il suo fascino. Un tema sul quale il neo CEO, dall’1 gennaio prossimo, di Liberty Media Stefano Domenicali dovrà riflettere. Servono piste vere in paesi che abbiano una vera cultura del motorsport. Indubbiamente la F1 è uno sport globale e deve fare proseliti in tutto il mondo e inoltre gli interessi commerciali e di marketing delle Case e degli sponsor hanno comprensibile bisogno di ribalte specifiche ma un supplemento di riflessione è consigliabile visto l’epilogo che hanno conosciuto per esempio i Gran Premi in Corea del Sud, India e anche Malesia che non ha mai goduto, a differenza del motociclismo, di grandi afflussi di pubblico. Intanto, arrivano il Vietnam e l’Arabia Saudita.

DREAM F1 CALENDAR – Visto che sognare non costa niente, ecco allora un calendario della Formula 1 a metà tra immaginazione e sano realismo che contempla nello stesso tempo sia appuntamenti storici irrinunciabili che GP in territori strategici per la promozione industriale. Nel primo caso parliamo, oltre alle citate Imola, per esempio di Interlagos in Brasile – ora insidiato da Rio de Janeiro dove il vecchio Jacarepaguà è stato addirittura smantellato – e anche di Zeltweg in Austria, dove magari Herr Mateschitz potrebbe fare un ulteriore investimento per allungare il tracciato, o del Castellet senza però la chicane che spezza il mitico rettilineo del Mistral. Nel secondo caso, tornare nel continente africano, a Kyalami, sarebbe bello e opportuno mentre la tanto bramata America troverebbe massima risonanza correndo a Laguna Seca (circuito vero) e a New York (circuito trendy). Potrebbero realizzarsi anche delle valide alternanze. E allora proviamo a buttare giù questo calendario 2021, cosa ne dite?

AUSTRALIA – Melbourne

BARHAIN – Shakir

CINA – Shanghai

SPAGNA – Barcellona (o Jerez)

GP EMILIA-ROMAGNA o S. MARINO – Imola / GP TOSCANA – Mugello

MONACO – Montecarlo

OLANDA – Zandvoort

CANADA – Montreal

USA EST – New York

GB – Silverstone

FRANCIA – Le Castellet (Le Mans, Digione)

GERMANIA – Nurburgring/Hockenheim

UNGHERIA – Budapest

BELGIO – Spa

ITALIA – Monza

PORTOGALLO – Portimao

SINGAPORE – Marina Bay (o Messico o Vietnam o Baku)

RUSSIA – San Pietroburgo

SUDAFRICA – Kyalami

USA OVEST – Laguna Seca

GIAPPONE – Suzuka

BRASILE – Interlagos

EAU – Abu Dhabi

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POST EMILIA ROMAGNA GP / HAMILTON – MERCEDES, SEMPLICEMENTE IMBATTIBILI

(1/11/2020) – E così ora Lewis Hamilton potrà raccontare a figli e nipoti della vittoria anche a Imola, lo stesso circuito dove purtroppo morì il suo grande idolo Ayrton Senna. Il Gran Premio di Emilia Romagna ha confermato ancora una volta che bravura e fortuna, per qualche legge universale incompresa, spesso viaggiano insieme. Spauracchio Bottas, invece, ancora una volta ha confermato che tra lampi di velocità e caratura di fuoriclasse c’è di mezzo un mondo da colmare, ma chissà se e quando. Per ora può solo ritardare la pole n° 100 dell’inglese. A riunire il tutto, la grande Mercedes arrivata al suo settimo titolo Costruttori consecutivo. Un record enorme, frutto di un’organizzazione addirittura maniacale. La parata finale delle due black arrows, come a Monza nel 2018 dopo aver inflitto una sonora lezione alla Ferrari e ieri nel tempio ferrarista intitolato a Enzo e Dino Ferrari, segna un’epoca.

BOTTAS NON PUNGE , VERSTAPPEN KO -Questa volta, sulla strada del successo di Hamilton si sono inseriti i detriti. A causa loro, il compagno di squadra Bottas ha danneggiato il fondo della monoposto e da quando è passato alle gomme white ha perso sprint e la posizione a favore del solito, unico motivo di preoccupazione Mercedes che risponde al nome di Max Verstappen. Anche l’olandese, però, è incappato in un pezzo a bordo pista che gli ha tagliato una gomma spedendolo fuori pista. Per quanto riguarda il finlandese, si può discutere sulla opportunità di richiamare al box il leader provvisorio della gara subito dopo il possibile stop undercut di Verstappen. Una scelta che, in qualche modo, ha ricordato la mossa (sbagliata) del muretto Ferrari ad Abu Dhabi 2010 che costò il titolo ad Alonso. Hamilton ha dimostrato che si poteva continuare, e bene, con le medium. In ogni caso, il mondiale ha preso la sua direzione già da tempo: l’inglese è al top, lanciato verso il superamento di ogni record; Bottas è un buon comprimario; Verstappen è forte ma ha una Red Bull che sconta un po’ di problemi; la Ferrari è in un anno no. Punto.

FERRARI IN DIFFICOLTA’ -A Imola la Rossa era attesa con particolare pathos. Lì, a pochi chilometri dalla Fabbrica, ha scritto pagine di storia e l’innegabile progresso fatto registrare a Portimao legittimava un moderato ottimismo circa una prestazione al di sopra delle righe. Non è andata così. Leclerc ha mancato in qualifica almeno la seconda fila e in gara si è classificato quinto, superato nel concitato finale dall’Alphatauri di Kvyat. Vettel, ancora fuori dalla Q3, è finito fuori punti dietro la Williams di Latifi. Quel che di buono aveva costruito, è stato dilapidato al pit-stop durato un’eternità per lo pneumatico anteriore destro che non ne voleva sapere di avvitarsi. Il monegasco dice di aver comunque riscontrato ulteriori progressi e anche il tedesco, questa volta, aveva più feeling con l’ostica per lui SF1000. Ci si deve accontentare di piccoli segnali e di barlumi di speranza. Intanto si provi, si sperimenti, si vada avanti: il terzo posto nella classifica Costruttori è (incredibilmente) ancora possibile.

RICCIARDO AL TOP, PEREZ ANCORA SENZA SEDILE 2021, ALBON QUASI OUT – Parliamo di qualche pilota. Detto che il sempre ottimo Ricciardo Renault (a differenza di Ocon in difficoltà) sta firmando i progressi Renault, al secondo podio stagionale, è pazzesco rilevare che Perez, sesto, sia ancora in attesa di un posto in F1. Il messicano, davvero perfetto in gara, si è visto letteralmente sottrarre il podio dai suoi stessi uomini al box che l’hanno inspiegabilmente richiamato per la safety car post Verstappen, per montare le Red. Ricciardo e Leclerc non l’hanno fatto, e la delusione è grande. Alla Racing Point futura Aston Martin arriva Vettel ma pensare al divario di prestazioni tra Perez, che deve fare le valigie, e il riconfermato (e te credo…) Stroll fa male. Marca male per Alexander Albon: Imola, per l’anglo-thailandese, veniva data quale ultimo banco di prova per conservare il posto in Red Bull, ma è andata veramente storta, testa-coda finale compreso. Certo, non è agevole correre pensando che ogni piccolo errore possa condannarti, ma alla Red Bull è così. Prendere o lasciare. Albon ha preso da Gasly e ora lascerà, così si dice, a Hulkenberg o lo stesso Perez. Ma non sono da escludere sorprese. Punti pesanti, infine, per l’Alfa Romeo che vive e capitalizza un momento di certezze ed entusiasmo: il rinnovato accordo con la Sauber, la conferma dei due piloti e i continui progressi tecnici della monoposto. Il mix ideale.