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NON CHIEDETE AD ALONSO DI ABU DHABI 2010

(13/11/2020) – Non chiedete a Fernando Alonso un commento, a dieci anni esatti di distanza, sulla disfatta Ferrari e personale al Gran Premio di Abu Dhabi 2010. Nonostante il tempo trascorso e il viso pacioso che lo spagnolo sa offrire per dissimulare i veri sentimenti interiori, ho idea che sia ancora leggerissimamente incazzato come una bestia, direbbe il ragionier Fantozzi. Stesso discorso per Sebastian Vettel che quel giorno divenne il più giovane pilota ad aver vinto un campionato del mondo – per lui era il primo – all’età di 23 anni, 4 mesi e 11 giorni. Una gloria sempre più lontana e offuscata dalla realtà odierna…

ABU DHABI 2010: ALONSO KO, VETTEL CAMPIONE PIU’ GIOVANE – Ricordate, no? Al primo anno in Ferrari, l’asturiano arrivò a giocarsi il titolo all’ultima gara in calendario, sul circuito di Yas Marina , con ottime carte in mano. Otto punti di vantaggio su Webber, ben 15 su Vettel, entrambi alfieri della Red Bull molto poco collaborativi nel corso della stagione (vedi incredibile crash tra i due in Turchia). Un anno cominciato bene per Alonso, con la vittoria all’esordio in rosso in Barhain, poi seguita da altri successi: Germania, Italia, Singapore e soprattutto Corea del Sud dove i rivali bibitari si ritirarono clamorosamente spalancando le porte dell’iride allo spagnolo al settimo cielo. La successiva doppietta dei rivali in Brasile, con Fernando terzo, riservò comunque agli Emirati Arabi Uniti l’ultimo verdetto. 

La cronaca di quel week end grida ancora “vendetta”: Vettel in pole, Alonso terzo, Webber quinto. Gara: l’australiano si ferma per primo al box per quello che oggi definiremmo un undercut. Il muretto Ferrari decide di marcarlo stretto e richiama subito Alonso. E’ l’inizio della fine. Mentre Vettel e gli altri piloti in pista proseguono senza grossi problemi di degrado degli pneumatici, lo spagnolo si ritrova imbottigliato a centro gruppo e inoltre si rende conto di non avere lo sprint necessario per risalire la china. La gialla Renault di Vitaly Petrov diventerà per lui un muro invalicabile che lo condannerà ad un inutile settimo posto (Webber 8°) con tanti saluti da parte dell’estasiato Vettel che invece azzecca strategia e vince gara e titolo. Crisi nera a Maranello: a farne le spese fu il capo degli ingegneri di pista Chris Dyer che si assunse la paternità dell’errore strategico in un tweet poi svanito. 

In un recente commento a Beyond the Grid, l’allora team principal Renault Eric Bouiller ricorda troppa pressione in casa Ferrari e anche la  mancanza di serenità secondo lui indotta dal troppo ansioso pilota spagnolo. Col titolo in tasca, è opinione comune che per Alonso le successive vicende in tuta rossa sarebbero certamente state in discesa negli anni a venire mentre in realtà gli strascichi velenosi di quella notte nera si protrassero fino all’epilogo burrascoso del rapporto. Per il giovane Vettel, invece, fu il prologo di anni forieri di nuovi successi e guadagni che, con 4 mondiali conquistati, oggi lo pongono allo stesso livello numerico di Prost. Poi la scelta Ferrari.

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