(24/10/2020) – Ecco una data veramente importante nella storia della Ferrari e di Enzo Ferrari in particolare: oggi è il Centenario della Targa Florio 1920, la celeberrima gara siciliana alla quale il fondatore della Scuderia che avrebbe portato il suo nome prese parte conquistando un probante secondo posto. Per il giovanissimo e ambizioso modenese, un piazzamento assai rinfrancante ad un anno dal debutto alla Poggio-Berceto, con l’orgoglio di averlo conseguito al volante dell’amata Alfa Romeo. Era la 20-40 4 litri e mezzo, quattro cilindri bi-blocco. “Quando mi giunse, mi sembrò di essere il padrone del mondo”, scrisse nelle sue memorie il futuro Drake.
TARGA FLORIO 1920 – Enzo Ferrari, che si affacciava appena al mondo delle corse, era affascinato dalla risonanza della competizione siciliana ideata da Don Vincenzo Florio e vi partecipò già nel 1919. Raggiunse l’isola alla guida della stessa CMN con la quale avrebbe affrontato la gara con un viaggio avventuroso iniziato da Milano in compagnia del grande amico Sivocci e del meccanico Nino. In Abruzzo dovettero vedersela con i lupi, il traghetto da Napoli fu agguantato all’ultimo secondo. Sforzi inutili: contrattempi tecnici e una strada sbarrata per l’effettuazione di un comizio lo relegarono al nono posto con arrivo al traguardo in solitario… Nel 1920 seguirono altre gare con un’Isotta Fraschini che però non si rivelò all’altezza delle brucianti aspettative di Ferrari che, alla fine, riuscì a mettersi al volante dell’Alfa Romeo. L’11^ edizione della Targa Florio 1920 vide dunque ai nastri di partenza un rinvigorito Enzo. Era una giornata d’autunno piovosa, 16 partecipanti, 4 giri per complessivi 432 chilometri, solo sette all’arrivo dopo otto ore di massacrante maratona tra le curve rese fangose del circuito delle Madonie. Ferrari si superò e colse il secondo posto assoluto dietro solo Guido Meregalli su Nazzaro ad una media di poco superiore ai 57 km/h. Suo anche il giro più veloce alla media di 51,567 km/h. “Ero ai sette cieli”, dirà il giovin Ferrari che, tra l’altro, incamerò 12mila lire di premi che allora erano un gran bel bottino. “Ma per me – aggiunse – contava soprattutto l’aver fatto il mio ingresso ufficiale nell’ambiente dell’Alfa, praticamente nella squadra con Campari e Baldoni”. Alfa, Alfa, sempre nel suo cuore. Nove anni dopo, venne il tempo della Scuderia Ferrari. Il resto è storia.