(10/9/2020) – Oggi ricorrono i 70 anni dalla morte di Raymond Sommer, avvenuta a Cadours nel corso dell’Haute Garonne GP. Lo sterzo della Cooper o il cuscinetto di una ruota presa in prestito da Herry Schell cedette e per “Coeur de Lion” non ci nulla da fare. Aveva 44 anni. Il pilota francese di Mouzon, era di famiglia agiata ma, come il padre pioniere dell’aviazione, aveva il senso dell’avventura ed era coraggioso. L’automobilismo gli si confaceva e il suo vero trampolino di lancio fu la vittoria alla 24 Ore di Le Mans, su Alfa Romeo 8C, del 1932 in equipaggio con Luigi Chinetti. L’impresa va ascritta principalmente a lui in quanto dovette sobbarcarsi ben 20 ore di guida a causa di una indisposizione del compagno di volante. L’anno successivo, il bis questa volta insieme ad un nome di spicco come Tazio Nuvolari. Nel 1936 la classica di endurance fu ancora sua questa volta al volante di un’Alfa della Scuderia Ferrari. Ebbe meno fortuna nelle corse da Grand Prix, anche se resta indimenticabile la vittoria nel GP di Francia del 1936, a fronte delle temibili auto tedesche. La Grande Guerra impose lo stop e Sommer, impavido soldato dell’esercito francese e poi della Resistenza fu anche imprigionato (poi fu paladino della scarcerazione di Ferdinand Porsche). Si fece trovare pronto alla ripresa, quando le corse automobilistiche ritrovarono e aumentarono l’antico fulgore, e fu protagonista importante dei primordi della nascente Ferrari.
SOMMER E LA FERRARI – Il futuro Drake così lo ricorda nel libro “Piloti che gente…”: “Quando scelsi il motore 12 cilindri ebbi un convinto vaticinatore in Raymond Sommer, l’indimenticabile asso francese dal caschetto bianco e dal foulard a pois. ‘Ferrari, la strada del 12 cilindri senza compressore è quella giusta’, mi ripeteva”. Di Sommer, Enzo Ferrari ricorda anche un’altra caratteristica legata alla superstizione: “Aveva un unico, sdrucito, paio di guanti. Con quei guanti, e solo con quelli, si allineava alla partenza”. Una “profonda emozione” gliela diede in occasione del Gran premio d’Italia del 1948 quando, iscritto insieme a Farina e Bira, portò la Ferrari al terzo posto in una competizione per la prima volta diretta con Alfa Romeo e Maserati. “Fu un risultato altrettanto importante per me perché mi convinse definitivamente che eravamo sulla strada giusta”. Sommer, nel 1950, ebbe modo di esordire nel nuovo campionato del mondo di F1 e si classificò quarto a Montecarlo su Ferrari 125 privata correndo poi altri 4 gp e laureandosi nel contempo per la quarta volta campione di Francia, tanto da meritare la Legion d’Honneur. BRM e Talbot Lago sono state le sue ultime vetture.