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ASA 2020, PASSIONE AUTO BATTE IL COVID

(29/9/2020) – La passione ha avuto la meglio: nonostante in Italia siano stati annullati o rinviati ben 224 eventi motoristici a calendario tra aprile e novembre, ASA Torino 2020 lo scorso fine settimana è riuscita pienamente nella sua tradizionale missione di radunare, a livello statico e dinamico, straordinarie automobili italiane condotte quest’anno in Piemonte, sull’Autodromo di Torino – Lombardore, da collezionisti e piloti provenienti da molte regioni italiane, tra le quali Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Lazio. Pur in assenza del pubblico, nel migliore rispetto delle norme previste in materia di eventi espositivi e dinamici, sono stati 152 gli ospiti selezionati e ammessi: tutte presenze rigorosamente identificate e controllate che hanno avuto la possibilità di ammirare e guidare le oltre 50 vetture iscritte, molte delle quali ex ufficiali come la Fiat Grande Punto S2000 “Basso – Dotta”, le Lancia Fulvia HF 1600 “Munari – Mannucci”, Rally 037 “Bettega – Perissinot” e Delta Integrale Safari Rally “Recalde – Del Buono” oltre alla rarissima e perfettamente efficiente Lancia Formula 1 realizzata da Marino nel 1954. Tra questi, personaggi di grande spessore agonistico e professionale come i Piloti ufficiali Fiat Luciano Trombotto, Maurizio Enrico e Abarth Roberto Colucci, l’ex Responsabile Tecnico Abarth Ingegner Vittorio Roberti, Piero Monticone (già vincitore del Giro d’Italia 1977) ed il pluricampione italiano di Regolarità Gianmaria Aghem, questa volta in veste di velocista al volante di una splendida Lancia Fulvia HF 1600.

Non sono mancati i più veloci piloti piemontesi degli anni ’70, ’80 e ’90 come Aldo Riva, Roberto Bettanin, Luciano Zuccarello, Walter Barp, Mario D’Ambra, Gigi Taverna, Mauro Garbarino e Nanni Corongi, che hanno animato il “1° Raduno Scuderia Magazzini dell’Auto”, insieme alle titolate “pilotesse” Anna Canale, Gabriella Renna e Giuliana Barp. E’ risultata molto spettacolare la tradizionale Parata d’Onore ASA con tutte le vetture in pista, che ha ribadito l’importanza dell’evento nato nel 1991 per celebrare esclusivamente le migliori Automobili italiane e che, nel corso delle edizioni disputate, ha saputo interessare in tutta Italia oltre 500 appassionati collezionisti. Paolo Calovolo, Promoter di ASA Torino 2020, al termine della manifestazione ha tracciato un bilancio più che positivo di questa edizione effettuata in un periodo così particolare e difficile: “Aver potuto ammirare oggi queste 50 stupende vetture italiane, ben accompagnate da oltre 150 appassionati proprietari e meccanici, lo considero un risultato straordinario, soprattutto se riferito alle centinaia di rinunce decise da altrettanti organizzatori in merito all’effettuazione dei propri eventi. Scegliendo di adottare rigorosamente i più severi protocolli di sicurezza indicati dalla Regione Piemonte, ASA ha vinto sia per qualità che per quantità di partecipazione e, cosa più importante, lo ha fatto coniugando al meglio grande divertimento e totale sicurezza”.


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ECCO LA NUOVA FERRARI OMOLOGATA, V12 ONE-OFF

(28/9/2020) – Nel fine settimana, i presenti sul circuito di Fiorano hanno potuto ascoltare il sound del V12 aspirato del Cavallino Rampante e, al contempo, emozionarsi per un design innovativo e destinato a lasciare il segno nel cuore dei fan della Casa di Maranello. La nuova one-off Ferrari Omologata, con la sua colorazione Rosso Magma e la sua sofisticata livrea racing, si ispira chiaramente alla leggendaria e ultra-settantennale tradizione delle Gran Turismo Ferrari. L’ultima nata della linea di modelli unici di Maranello, commissionata da un cliente europeo di primo piano del Cavallino Rampante, è un vibrante concentrato di tutti quei valori che definiscono la relazione speciale tra Ferrari e il mondo delle Gran Turismo: si tratta, infatti, di una vettura in grado di trovarsi a proprio agio tanto su strada quanto in pista, guidata da un vero gentleman driver.

La Ferrari Omologata, frutto di un processo di sviluppo durato oltre due anni dalla presentazione dei primi bozzetti, ha tratto ispirazione da una vasta gamma di immagini provenienti da ambiti molto diversi tra loro, dalle leggendarie corse del passato alla fantascienza, fino all’architettura moderna. Sin dal principio, si è voluto creare un design futuristico con alcuni elementi caratterizzanti sottoposti però a nuova interpretazione, al fine di ideare forme senza tempo, destinate a lasciare un segno indelebile. A tale scopo, i designer hanno dato sfogo alla propria creatività a partire dalla piattaforma della 812 Superfast, di cui sono stati mantenuti soltanto parabrezza e fanali anteriori. L’obiettivo è stato quello di far leva sulle proporzioni dettate dalla poderosa architettura centrale-anteriore della piattaforma di partenza per modellare forme agili, definite da volumi fluidi e riflessi ondulati impreziositi da elementi grafici di grande dettaglio e aperture sapientemente dosate laddove si sono rese necessarie per esigenze aerodinamiche. La sfida più grande è stata quella di trovare l’equilibrio perfetto tra espressività estetica e limitazioni tecniche: la Omologata doveva infatti mantenere la propria purezza formale ma, al contempo, conquistare la strada con il proprio portamento.

I progettisti hanno studiato con cura la linea e le proporzioni della vettura da ogni angolazione, definendo un volume anteriore affusolato a partire dalla calandra ovale piatta. Le sezioni arrotondate sopra i passaruota anteriori, sottolineate da una fascia in contrasto che avvolge il cofano motore, appaiono come la naturale prosecuzione della griglia. La fiancata si sviluppa in un imponente muscolo che si fonde senza soluzione di continuità nel pannello posteriore. L’intero volume è stato volutamente reso più aggressivo tramite l’eliminazione del finestrino laterale fisso, mentre tre fenditure orizzontali frazionano il volume fastback della vettura per abbassare visivamente il posteriore. La coda è sormontata da un prominente spoiler che aggiunge non solo carico aerodinamico, ma anche una buona dose di aggressività all’insieme. Si tratta di un’auto che pare progettata per divorare l’asfalto anche da ferma e, guardandola dal posteriore, si nota come la sua tensione sia ulteriormente accentuata dai fanali posteriori singoli posti in due profondi incavi.

LA SFIDA DEL CENTRO STILE FERRARI – All’inizio del processo di sviluppo di ogni nuova Ferrari, una delle sfide più complesse che Flavio Manzoni e il team di designer del Centro Stile si trovano ad affrontare è quella di riuscire a soddisfare gli elevati standard di sicurezza legati all’omologazione per uso stradale senza compromettere le emozioni di guida e le qualità dinamiche tipiche di ogni auto del Cavallino Rampante. Le difficoltà aumentano se il progetto prende le mosse da una piattaforma preesistente; e infatti ‘omologata’ è stata una delle parole chiave che hanno accompagnato la progettazione del decimo esemplare unico con motore V12 anteriore realizzato da Ferrari a partire dalla P540 Superfast Aperta del 2009. Oltre, naturalmente, alle istruzioni dettagliate del cliente che hanno riguardato ogni particolare dell’auto, i designer hanno tenuto in considerazione innumerevoli altre variabili per far sì che questo modello diventasse un instant classic senza nulla da invidiare ai modelli di gamma della Casa di Maranello. La ricerca della perfezione è stata tanto scrupolosa da portare il team di sviluppo a sviluppare per la livrea una nuova tonalità di rosso, che si abbinasse a dovere all’audace Rosso Magma tristrato e alle finiture in fibra di carbonio.

Innumerevoli dettagli degli interni richiamano il legame tra la vettura e l’ineguagliabile storia di Ferrari nel mondo degli sport motoristici. I sedili in pelle e tessuto Jeans Aunde® con cinture racing a 4 punti di color blu elettrico spiccano sugli interni total black. La mancanza della luce proveniente dal finestrino fisso posteriore crea un’atmosfera intrigante nell’abitacolo, vestigia di un’epoca ormai perduta. Gli elementi metallici di plancia e volante sono impreziositi da una particolare verniciatura che si associa comunemente alle grandi GT degli anni Cinquanta e Sessanta (oltre agli iconici coperchi teste cilindri di Ferrari). Su alcuni altri dettagli, quali le maniglie interne delle porte e l’iconico bridge centrale F1, è stata utilizzata una speciale verniciatura a effetto martellato tipica di vetture leggendarie del Cavallino Rampante, tra cui la 250 LM e la 250 GTO.

La one-off Ferrari Omologata riesce quindi nella non facile impresa di incorporare una vasta gamma di dettagli tipici della Casa di Maranello senza scadere nel nostalgico e nel vintage. La carrozzeria in alluminio realizzata a mano è disseminata di dettagli quasi impercettibili, che per loro natura sfidano gli appassionati a identificare tutte le fonti di ispirazione che hanno avuto un ruolo nella sua realizzazione.  (comunicato Ferrari)

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POST RUSSIAN GP / HAMILTON 91, PENALTY E COMPLOTTI. LECLERC FA SPERARE LA FERRARI

(28/9/2020) – A Lewis Hamiltonbisogna dire grazie. Grazie perché, con il doppio penalty, ha contribuito in maniera diciamo creativa a rendere meno noioso il noioso Gran Premio di Russia. Cosa ha fatto – o combinato? – il pilota inglese della Mercedes che a Sochi credeva e voleva eguagliare il portentoso record di vittorie (91) che a oggi appartiene ancora a Michael Schumacher? Per due volte, in fase di pre-griglia, ha effettuato prove partenza. Lo fanno tutti, dov’è il problema? E’ quello che ha chiesto via radio, piuttosto furente, lo stesso campione del mondo e si sono chiesti in diversi. La risposta: lui, e solo lui, lo ha fatto alla fine della lunga corsia di uscita dai box mentre il regolamento lo consente solo “dopo il semaforo” posto al termine della corsia box delimitata dal muretto. Risultato: due penalty da 5” mai visti prima e due punti in meno sulla licenza (poi abbuonati). Giusto? Troppo? Qualcuno vuole fermare Hamilton, come ha adombrato il pilota stesso?

HAMILTON, PER QUOTA 91 APPUNTAMENTO AL NURBURGRING –  Per Toto Wolff una cosa “inverosimile”, per Max Verstappen una decisione “eccessiva”. Intanto, c’è da dire che i punti disciplina gli sono stati restituiti – altri due e avrebbe incredibilmente dovuto saltare una gara per qualifica – e affibbiati al Team. Il che è più giusto perché dalla ricostruzione radio si è potuto appurare che l’ok a quelle prove di start, pur richieste da Hamilton, è arrivato dal suo ingegnere di macchina Bonnington che poi ha dovuto comunicargli la non liceità del permesso accordato. Insomma, per una volta l’infallibile macchina organizzativa teutonica è andata un po’ in confusione con Valtteri Bottas che, comunque, vince e ringrazia. In realtà non è la prima volta che un misto di eccessiva apprensione e concitazione produce un danno. Come dimenticare Montecarlo 2015 quando un tranquillo Hamilton in testa alla gara viene pervaso da assurdi fantasmi e, con l’ok del box, cambia inutilmente gli pneumatici perdendo così non solo il primo posto con mille grazie da parte di Nico Rosberg, ma anche il secondo a vantaggio di Vettel? Anche ieri, a Sochi: un misto di ultra-perfezionismo e di leggerezza mentale hanno tolto all’esa-campione una vittoria quasi certa. Quasi perché partiva con le Pirelli red per riparare ai problemi in Q2 ma Lewis è in un anno di grazia, determinato come non mai e probabilmente Bottas avrebbe avuto quanto meno vita più difficile. Il finlandese ha vinto – ci era riuscito quest’anno solo alla prima in Austria – e ora tutti a chiedersi se il ritrovato entusiasmo di Valtteri prenderà il sopravvento rispetto al compagno di squadra nervoso teorico del complotto ai suoi danni. Per lo spettacolo, c’è da augurarselo ma solitamente, dopo inopinati stop alla sua marcia trionfale, Lewis ritorna più forte e impietoso di prima.

RENAULT OK, PEREZ UNA CERTEZZA, GRAZIE FERRARI A LECLERC – Detto del duo Mercedes, che fa storia a sé, e salutato il secondo posto del sempre minaccioso Verstappen, ci sono tre “bravo” da assegnare. Il primo alla Renault che è il Team che evidenzia i progressi più costanti, sebbene non ancora in grado di regalare l’agognato podio. Ma forse manca poco. Già in qualifica Ricciardo ha denotato spunti velocistici notevoli e in gara anche Ocon – alla fine i due rispettivamente 5° e 7° – ha frequentato le zone alte della classifica. Il rendimento delle monoposto della Regiè ha sopravanzato le Mc Laren e questo è un fatto. Il secondo bravo va Checo Perez, autore di un’ottima qualifica e alla fine ottimo quarto in gara. “Scaricato” dalla squadra – e i particolari con cui il messicano lo ha appreso in una camera di albergo dalle pareti molto sottili sono davvero umilianti – e senza gli aggiornamenti di cui invece gode Lance Stroll (finito a muro dopo un contatto con Leclerc), alla fine è sempre lui, Force India o Racing Point che sia, a fornire costanza di rendimento e punti pesanti per la classifica Costruttori. E’ uno dei piloti più forti del lotto e speriamo che le ultime voci che lo vogliono vicino all’accordo con la Haas (si dice insieme a Mick Schumacher) vengano confermate a breve. Infine un bravo a Charles Leclerc che ha condotto la dolorante Ferrari ad un insperato sesto posto (solo 13° Vettel in prova autore della ennesima, inspiegabile perdita di controllo dell’auto…). Le piccole innovazioni portate in Russia hanno donato un po’ di sollievo e di sprint, anche se va detto che i ritiri di Stroll e Sainz, che solitamente stanno davanti alle Rosse, hanno chiaramente aiutato. La Ferrari, il cui nuovo motore 2021 viene dato per pronto e dotato di buona cavalleria, non può fare altro: provare pezzi, innestare novità, tentare strategie. E stare calmi. La reazione rabbiosa di Leclerc, vittima al sabato di un corto-circuito informativo col muretto che è costato decimi, ha ricordato le intemperanze di Jean Alesi. A suo tempo c’erano Montezemolo e Jean Todt a riportarlo alla calma e alla disciplina.

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CRISI FERRARI, 40 ANNI FA SCHECKTER NON QUALIFICATO IN CANADA

(25/9/2020) – Gran Premio di Russia: da Sochi, al termine delle prime prove libere, ancora notizie non buone per la Ferrari che è nona con Vettel e addirittura undicesima con Leclerc. Della crisi del Cavallino sono state spese già molte parole e ci si domanda se si tratta della peggiore che ha colpito la Scuderia. Una delle peggiori. Come non prendere in considerazione la disastrata stagione 1980? Proprio 40 anni fa – era il 27 settembre di quell’anno – il campione del mondo in carica, Jody Scheckter, non riusciva nemmeno a qualificarsi al Gran Premio del Canada al volante della Ferrari T5.

Sul circuito di Notre Dame, il sudafricano ottenne solo il 26° tempo e non potè prendere nemmeno parte alla gara, insieme a Surer (ATS), e Keegan e Cogan (su Williams private). Se non è un’umiliazione questa. Era andata male tutta la stagione, ma arrivare a dover saltare la domenica di gara era veramente troppo. Jody non se la prese più di tanto: già ad agosto aveva annunciato il suo ritiro, ormai pago di aver inscritto per sempre il suo nome nell’albo d’oro della F1 e assolutamente restìo a continuare ad accollarsi rischi e pericoli che la massima formula allora distillava con tragica frequenza. Miglior risultato per lui, il quinto posto a Long Beach. D’altronde nemmeno il suo compagno di squadra Gilles Villenueve, partito con i favori del pronostico e i “galloni” di nuovo caposquadra (dopo aver aiutato il sudafricano nel finale dell’anno prima a centrare l’obiettivo iridato) aveva avuto di che sorridere. La stagione era anzi iniziata in Argentina con un botto niente male a causa dell’improvviso cedimento del braccetto di una sospensione anteriore.  Anche per lui, solo un quinto posto a Montecarlo e a casa sua (ma staccato di 55” dal primo e campione del mondo, Alan Jones), quali uniche piccole soddisfazioni. Ormai è storia: la T5, presentata già nel novembre 1979, era uno sviluppo della T4 che aveva combattuto contro le vere wing-car grazie alla potenza del motore 12 cilindri e alla sua proverbiale affidabilità. Nel 1980, Williams, Renault Turbo e Brabham erano avanti anni luce, per non parlare del diverso rendimento degli pneumatici. Non solo: a Maranello, su preciso input del Drake, si lavorava contemporaneamente (e duramente) all’allestimento della Ferrari Turbo che avrebbe mosso i primi passi già nelle prove libre del Gran Premio d’Italia quell’anno a Imola e da schierare a partire dal 1981. Situazioni diverse, lo so, ma c’è solo da sperare che dall’anno prossimo, come allora, parta la riscossa.

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DOMENICALI CEO LIBERTY MEDIA, LA F1 RITROVA UN SIGNORE


(24/9/2020) – Di Stefano Domenicali, neo CEO di Liberty Media (si attende solo l’ufficialità), si era fatto recentemente il nome anche in relazione ad un clamoroso ritorno a Maranello. La nomina a successore di Chase Carey, quale capo della società proprietaria della F1 è una notizia inattesa, concretizzatasi negli ultimi giorni, ma positiva. Il manager di Imola, 55 anni, assomma molte buone qualità che lo rendono certamente idoneo a questa delicata carica che è stata, in altro ambito societario, di un certo Bernie Ecclestone. Ha esperienza di settore, è amico di piloti e team principal (e giornalisti) ed è reduce dai successi ottenuti alla testa della Lamborghini. Ha scelto di abbandonare la comoda sede di Sant’Agata Bolognese e di ricominciare a girare il mondo: evidentemente il richiamo della Formula 1 è rimasto sempre troppo forte per uno che era arrivato a gestire la mitica Scuderia Ferrari. 

D’altronde, fin da quando era stato bruscamente costretto ad abbandonare la malconcia nave di Maranello e il Gruppo Volskwagen lo aveva prontamente messo sotto contratto all’Audi, la F1 non era scomparsa dal suo radar. I tedeschi, infatti, gli avevano affidato il compito di studiare e attuare lo sbarco nella massima formula con uno dei suoi marchi. Progetto concreto ma naufragato a causa dello scandalo “dieselgate”. Il link con il mondo delle competizioni, con la pista è stato nel frattempo la responsabilità della Commissione monoposto della FIA, durante la quale, per esempio, ha pianificato il ritorno della F2 e della F3, in luogo di GP2 e GP3, quali categorie propedeutiche alla F1. La cosa curiosa, ora, è che torna a lavorare a stretto contatto con due big che conosce bene: Ross Brawn, braccio operativo di Liberty Media, e quel Jean Todt, presidente FIA, col quale ha condiviso i grandi successi dell’epopea Schumacher fino ad avvicendarlo a capo della Gestione Sportiva quando il francese ha detto stop, nel marzo del 2008. Quell’anno vinse, a tutt’oggi, l’ultimo titolo della Ferrari, il Costruttori. Poi toccò alla Brown GP, che fece masticare amaro tutti, e infine dal 2010 si puntò su Fernando Alonso. Avere in casa il campionissimo, ma assai ansioso e nervoso, e non vincere segnerà le sue sorti.  

Dopo gli anni della prevalenza Red Bull, nonostante reali possibilità di vittoria rossa nel 2010 e nel 2012, e la disgraziata annata 2014, inizio dell’era ibrida e soprattutto del dominio Mercedes, nel 2014 Domenicali è tra i capri espiatori di una situazione ormai ingestibile. Ne fa le spese per primo, avvicendato senza miglioramenti da Mattiacci, ma è l’anno della estromissione dello stesso Presidente Montezemolo, del motorista Marmorini, di Tombazis e di Fry, dello stesso Alonso e del suo ingegnere di pista Stella. Domenicali non ha fatto polemiche, non ha gridato all’ingiustizia (lo era), da signore qual è. Ha ricominciato da un’altra parte ma era solo questione di tempo perché la F1 lo ritrovasse, e in che ruolo! Farà bene? Come gestirà gli anni del cambio regolamentare e del budget cap? Via libera a nuovi team? Una F1 più europea? Lo vedremo. Intanto, un gioioso augurio di ben tornato. 

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TOURING AERO 3, CHE FASCINO

(22/9/2020) – Farà la sua apparizione al Salon Privé al Blenheim Palace di Woodstock, dal 23 al 26 settembre, e c’è da giurare che lascerà molti a bocca aperta. Parliamo della Touring Aero 3 by Touring Superleggera,la carrozzeria milanese fondata nel 1926 da Felice Bianchi Anderloni, Gaetano Ponzoni e Vittorio Ascari, fratello maggiore di Antonio, papà di Alberto, e rilanciata dal 2009 sulla base di stile, leggerezza e aerodinamica che la resero celebre già tra gli anni ’30 e gli anni ’50. Non per niente, la Touring Superleggera fu tra le antesignane dell’utilizzo della galleria del vento. L’Aero 3 offre carrozzeria in fibra di carbonio e un motore V12 6.3 da 740 cavalli. Sei mesi i tempi di attesa per avere uno dei 15 esemplari allestiti.

Il modello avrebbe dovuto essere presentato a marzo, al Salone di Ginevra, ma l’emergenza Covid19 ha fatto slittare il primo appuntamento. La Touring Aero 3, dalle forme affascinanti pur nella loro “muscolosità” caratterizzata dalla generosa pinna posteriore, si ispira a diverse, nobili vetture da competizione del passato, dalla Alfa Romeo 8C 2900 Le Mans alla BMW 328 MM. La meccanica e il telaio sembrano di ispirazione Ferrari F12 Berlinetta, ma la cosa non è stata esplicitamente dichiarata. ”L‘Aero 3 condivide molto la sua anima con le interpretazioni moderne che abbiamo fatto attorno al tema dell’Alfa Romeo Disco Volante”, afferma invece Louis de Fabribeckers, Direttore centro stile dell’azienda, Altre caratteristiche: cambio sequenziale con 7 marce, da 0 a100 Km/h in 3,1”, 340 Km/h di velocità massima, lunga 480 cm e larga 198 cm; altezza 127 cm. Il primo cliente (altre due unità già vendute) ha richiesto di personalizzarla con il numero 19 che rimanda alla 24 Ore di Le Mans del 1938 con piloti Raymond Sommer e Clemente Biondetti. Un vero sogno.


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GP NUVOLARI 2020, L’AUTOMOBILISMO STORICO E’ VIVO

21/09/2020 – Il Gran Premio Nuvolari edizione n° 30, partito venerdì mattina da Mantova, si è concluso con la vittoria dell’equipaggio composto da Andrea e Roberto Vesco, padre e figlio – Team Villa Trasqua, alla guida di un’Alfa Romeo 6C 1750 SS Zagatodel 1929. La coppia bresciana ha dominato la gara fin dalle prime prove, dimostrando grande abilità e capacità tecnica. È l’ottavo trionfo per Andrea Vesco, a 10 anni esatti dal primo successo al Gran Premio Nuvolari. “Il Gran Premio è un evento che non delude mai – ha detto Andrea – e la Scuderia Mantova Corse, come sempre impeccabile, ha dimostrato grande tenacia e determinazione nel voler organizzare la gara. Il percorso era molto impegnativo e la nostra auto ha dato il massimo. Qui partecipano i migliori e quindi è fondamentale partire subito forte; abbiamo tenuto la testa della gara fin dalle prime prove e questo ci ha aiutato a caricarci sempre di più”.

Secondo classificato l’equipaggio n. 21 di Andrea Belometti e Massimo Bettinsoli – Brescia Corse, al volante di una Lancia Lambda del 1929, autori di una grande rimonta finale. Al terzo posto Mario Passanante e Raffaella De Alessandrini – Scuderia Franciacorta Motori, equipaggio n.48, a bordo di una Fiat 508 C del 1937, trionfatori lo scorso anno e sempre nelle prime posizioni durante i tre giorni di gara. Al quarto posto l’equipaggio n. 55 di Guido Barcella e Ombretta Ghidotti – Amams Tazio Nuvolari, su una Fiat 508 C del 1938, quinto classificato l’equipaggio n. 26 di Alessandro Gamberini e Guido Ceccardi – Classic Team, su una Fiat 514 Mille Miglia del 1930. La classifica delle scuderie italiane vede al primo posto il Classic Team. Per le straniere, prima classificata la scuderia tedesca Caracciola.

Questa 30^ edizione della manifestazione di regolarità riservata ad automobili d’interesse storico costruite fino al 1976, secondo le normative F.I.A., F.I.V.A. e ACI Sport, ha celebrato un importante traguardo collettivo per gli Organizzatori, per la città di Mantova e per tutti gli appassionati, oltre a rappresentare un importante segnale di ripartenza per tutto il comparto dell’automobilismo storico. Il Gran Premio rappresenta un’occasione unica per poter ammirare da vicino queste leggendarie vintage car che hanno fatto la storia dell’automobilismo mondiale. Il mito del grande Nivola è sempre forte e presente e con il Gran Premio rivive ogni anno, grazie ai numerosi appassionati che condividono le emozioni di un viaggio straordinario a bordo di veri e propri capolavori di meccanica e design.

Nonostante la particolarità di questa edizione, 150 equipaggi sono arrivati a Mantova, provenienti dai principali paesi europei: Austria, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica di San Marino, Spagna e Svizzera, complice la voglia di cimentarsi in una delle più belle gare al mondo, percorrendo le strade del “Bel Paese”, godendo delle bellezze del meraviglioso territorio italiano e del calore che solo gli appassionati dell’automobilismo più vero possono dare. Tra gli equipaggi speciali, la mitica auto di Tazio Nuvolari che ha preso simbolicamente parte alla manifestazione con il numero 1 a bordo dell’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport del 1930, la gloriosa auto con cui novant’anni fa il Mantovano Volante vinse la Mille Miglia. Al via anche l’austriaco Dieter Quester ex pilota di Formula 1 degli anni ’70 e testimonial di Red Bull, al volante di una BMW Roadster del 1937.  28 le case automobilistiche al via: dalle italiane Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Maserati, Ferrari e OM alle inglesi Triumph, Aston Martin, Jaguar e Bentley; dalle tedesche Mercedes, BMW e Porsche fino alle pursang francesi firmate Ettore Bugatti. Sono 50 le vetture anteguerra che hanno preso parte alla manifestazione. 


Grande novità di quest’anno è stato il progetto “GP Nuvolari Green” grazie al quale Mantova Corse ha adottato un approccio consapevole in campo di tutela e sostenibilità ambientale, impegnandosi concretamente nella piantumazione di alberi ad alto fusto in aree selezionate della città di Mantova, al fine di compensare ed azzerare le emissioni totali di CO2 prodotte dalla circolazione delle auto storiche partecipanti.

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DATE LA CITTADINANZA ITALIANA A GASLY

(16/9/2020) – Prima e dopo il Gran Premio d’Italia è successo un fatto strano: Pierre Gasly, che tra l’altro a Monza ha pure ha vinto, è diventato italiano. Da un rapido controllo anagrafico si evince invece che il pilota dell’Alphatauri è nato a Rouen il 7 febbraio del 1996. Francese al 100%. Sul gradino più alto del podio, poi, si è sentito risuonare distintamente l’inno francese. Allora? In mancanza di squilli tricolore, ci si “accontenta” così…

GASLY SOCIO ONORARIO ACI MILANO – Scherzi a parte (ma non tanto), in occasione dell’appuntamento monzese, già qualche giorno prima sui media spiccavano titoloni compiaciuti sulla “milanesità” del pilota transalpino che ha preso residenza a Milano, quale alfiere della scuderia “italiana” Alphatauri (licenza italiana ma proprietà e capitali austriaci…). L’inaspettato primo trionfo all’autodromo nazionale ha fatto aumentare il trend italico del transalpino che, per finire, ieri è stato nominato socio onorario dell’ACI Milano nel corso di una cerimonia presso la sede dell’Automobile Club Milano, in Corso Venezia. “La vittoria a Monza – ha detto – è stata una grande soddisfazione, è un successo che sognavo fin da quando ero bambino e che resterà sempre nel mio cuore. Ho deciso di abitare a Milano perché è una città che mi piace e sono felice che l’Automobile Club Milano dalle mani del suo presidente Geronimo La Russa mi abbia consegnato la tessera di socio onorario”. Il Presidente ha rimarcato il concetto meneghino: “Il successo conquistato nel Gran Premio d’Italia dalla scuderia italiana AlphaTauri con la monoposto condotta al traguardo da Pierre Gasly ci ha riempito il cuore di gioia. Noi siamo particolarmente felici di annoverare sul nostro territorio, sia pure come milanese di adozione, un ‘purosangue del volante’ del suo livello, capace di scatenare emozioni indelebili”. Conclusione: “Abbiamo quindi deciso di consegnargli la nostra tessera di socio onorario per ringraziarlo della gioia che ha donato agli appassionati del motorsport vincendo a Monza il Gran Premio d’Italia 2020, per dargli il benvenuto nella nostra città e per rafforzare ulteriormente la sua milanesità e il suo legame con l’Italia”.

F1, PILOTI ITALIANI – Come detto, ci si deve “accontentare”. L’italiana Ferrari a Monza (e per tutta la stagione) ha toppato, e purtroppo l’italianissimo Antonio Giovinazzi è incappato nella stagione-no dell’Alfa Romeo. Il pugliese, inoltre, non può neanche essere sicuro di far parte del magnifico lotto di piloti F1 2021. Al suo sedile guardano bramosi tipi come Perez, Hulkenberg e lo stuolo di pilotini della Ferrari Driver Academy che sta facendo bene in F2, da Mick Schumacher a Illot a Schwartzman. A dire il vero, nella categoria ci sarebbe un italiano che da tempo meriterebbe di esordire in Formula 1, quel Luca Ghiotto un tempo pilota young Red Bull. Dite che avrà una possibilità anche lui? Magari potrebbe prendere casa a Parigi, chissà

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FERRARI, PROBLEMI NUOVI E ANTICHI

(15/9/2020) – Dunque, i tifosi della Ferrari si mettano il cuore in pace.I problemi sono troppi e gravi, non ci sono speranze. Né quest’anno, né nella stagione F1 2021. A dirlo nella maniera più chiara possibile, ai microfoni Sky, è stato il presidente della Rossa nazionale, John Elkann che ci ha messo la faccia nel non alimentare “false speranze”. “Accettare questa realtà è molto difficile, ma è l’unico modo con il quale possiamo andare oltre”. Che dire, non resta che prenderne atto anche se fa male sapere con anticipo e nettezza che la Ferrari dei 1000 gran premi dovrà continuare a galleggiare a centro classifica per almeno un altro anno (ipotesi, solo ipotesi, podi nel 2021). “Ci vuole tempo, abbiamo davanti a noi una stagione difficile questo e il prossimo anno e avremo nel 2022 l’opportunità di ripartire su delle basi nuove”. Questo l’auspicio finale sul quale, però, gravano parecchie incognite.

PROBLEMI FERRARI E STRUTTURA TECNICA – Secondo il Presidente e l’AD Louis Camilleri, si riparte da Mattia Binotto, lato gestionale, e da Leclerc e Sainz, lato piloti (prenderanno casa a Maranello, è stato aggiunto). Niente ribaltoni in organigramma. Uno dei mali individuati, si è sottolineato, è proprio l’eccessivo andi-rivieni a Maranello. Questo non esclude l’innesto di qualche nuova risorsa esterna ma sostanzialmente la base tecnica rimarrà dunque invariata. “Non ho mai visto negli ultimi dieci anni uno spirito così forte e coeso in Ferrari”, fa professione di fiducia sempre Elkann. Segnalo, per la verità, che il primo, urgente riassestamento interno, intervenuto a seguito del drammatico GP d’Ungheria con le Ferrari nulle e doppiate, non ha prodotto miglioramenti, anzi. Ricordiamolo: nacque a luglio la nuova area“Performance Development” con a capo l’aerodinamico Enrico Cardile e l’apporto di David Sanchez e di Rory Byrne. Per il resto, conferme: Enrico Gualtieri alla testa della Power Unit, Laurent Mekies Direttore Sportivo e responsabile delle attività di pista, Simone Resta, a capo dell’area Ingegneria Telaio. Naturalmente, stanno lavorando (e molto) ma il problema è sempre quello: la SF1000 è figlia di un progetto completamente sbagliato, inapplicabile. Alla domanda sulla scarsa prestazione al Mugello, Binotto ha risposto: “Non abbiamo spiegazioni tecniche al momento”. Il peggio è che nulla sembra poter migliorare: “Fare pochi sviluppi, appendici e quant’altro, non migliora la situazione. Abbiamo un degrado evidente delle gomme, penso che stia nella difficoltà di questo progetto dal quale non è scontato uscirne. Quando si ha un problema come la nostra vettura serve più tempo per fare quel passo indietro necessario per riposizionarsi e fare quindi dei passi avanti”. Qualsiasi novità si porti da Sochi in poi potrebbe non servire a molto: “Il nostro problema è più di base e su quello serve più tempo”, conclude il Team Principal del Cavallino. Non si brancola nel buio, forse, e il nuovo motore 2021 è già da tempo al banco, ma l’impressione è che si fatichi moltissimo a trovare il bandolo della matassa (mentre gli altri sono in continuo progress).

SBAGLIATA ANCHE LA SF90 DEL 2019 – Fare un passo indietro, può essere utile per quanto aumenti lo sconforto e il disagio. Anche la precedente SF90 ha sostanzialmente deluso nonostante la scoppiettante parte di stagione che ha consentito al leonino Leclerc di furoreggiare grazie alle performances inarrivabili della power unit di Maranello. Talmente super che la FIA ha dovuto investigare fino, praticamente, a “spegnere” con un accordo rimasto segreto la fonte del nuovo strapotere rosso evidentemente troppo al limite col regolamento. Da lì, il fallimento dell’attuale progetto che, a quanto asserito, si basava sulla potente cavalleria che una volta venuta meno ha restituito alla pista una monoposto lenta, resistente aerodinamicamente e incapace di far lavorare a dovere gli pneumatici. La SF90, a sua volta, è stata figlia di un progetto sbagliato. Ricordate? Un anno fa Binotto dovette giustificarsi così: “Il nostro progetto si adatta male alle gomme di quest’anno che sono cambiate parecchio. Serve Molto carico aerodinamico per utilizzare al meglio gli pneumatici che abbiamo a disposizione questa stagione. Se potessi tornare indietro di un anno dedicherei maggiore attenzione al carico aerodinamico rispetto a quello cha abbiamo fatto” Sbagliare humanum est, il fatto è che alle stesse condizioni altri non hanno sbagliato o molto meno. Di questo passo l’ultima affermazione del Presidente Elkann pare davvero una chimera: “Spero di rivivere un nuovo periodo magico come quello con Schumacher”. Meglio rifarsi al buon Bartali che diceva “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”.
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POST TUSCAN GP / HAMILTON FA 90, LA FERRARI SOLO 1000

(14/9/2020) – Dopo il pazzo Gran Premio d’Italia, anche il folle (sportivamente parlando) Gran Premio di Toscana al Mugello ha riservato suspence, incidenti e spaventi. Senza penalty, solo una cosa non cambia: la superiorità delle Mercedes e, soprattutto, l’imbattibilità di Lewis Hamilton che ha raggiunto quota 90 vittorie (95 pole) e, credo proprio, inflitto la bastonata finale alle velleità e al morale di Valtteri Bottas, secondo. E l’attesissima Ferrari, vogliosa di celebrare il gp numero 1000 con effetti speciali? Ce l’hanno messa tutta e sicuramente è andata meglio di Monza – il che è tutto dire – ma lottare ora con le Williams è davvero il gradino più basso che si potesse raggiungere. Enzo Ferrari, figuracce del genere non le sopportava e preferiva ritirare le macchine per una salutare pausa tecnica. Complimenti, infine, ad Alexander Albon, finalmente sul podio – Verstappen, ritirato, è decisamente in un momento no – dopo averlo sfiorato due volte. Ma approfondiamo i temi del GP.

HAMILTON ANNICHILISCE BOTTAS – Dicevo di Bottas. Nonostante, lo scatto iniziale in testa e tutte le ripartenze e safety car, il finlandese, alla fine, è stato piegato per l’ennesima volta e vede il titolo allontanarsi inesorabilmente. Dice bene quando afferma di voler continuare a combattere, ma il confronto è ormai improponibile. Se Bottas ha qualcosa da dire sul comportamento della squadra, la dica (ieri reclamava pneumatici diversi da Lewis, inascoltato), altrimenti renda onore al compagno di squadra e confessi che lo strombazzato “piano B” per batterlo non ha funzionato (se mai c’è stato). Purtroppo, questa è la realtà che magari sarebbe stata diversa se avesse osato di più in un paio di gare dove ha preferito alzare il piede anziché combattere corpo a corpo con Hamilton. Rosberg lo fece, è stata dura, si è beccato reprimende dal Team ma ha saputo fiaccare l’ego di Lewis e alla fine batterlo e portarsi a casa il titolo. Onore, comunque e ci mancherebbe, all’inglese lanciatissimo verso il record di Michael Schumacher. E’ al massimo della maturità, non sbaglia praticamente mai e riesce a restare concentratissimo nonostante il parallelo impegno contro il razzismo. Ieri è salito sul podio con una maglietta con un messaggio forte: “Arrest the cop who killed Breonna Taylor”.

FERRARI 1000 E UNA NOTTE FONDA – La Ferrari non ha potuto onorare il GP numero 1000. Lo ha fatto mediaticamente sabato sera a Firenze e lì si è fermata. Grazie ai ritiri dei vari Verstappen, Stroll, Sainz, Ocon è riuscita a racimolare qualche punticino ma la pena, francamente, è profonda. Da più parti, ora, si comincia a chiedere di capire perché, a differenza degli altri concorrenti (nuove panche per la Racing Point, nuovo musetto per la Mc Laren), la Scuderia di Maranello non sforni qualche novità. Per l’ennesima volta, il pilota di riferimento Charles Leclerc – che ha regalato per qualche giro (terzo) il sogno del podio – è sbottato: “Così non va, dobbiamo fare qualcosa”. Ma qualcosa non si fa (almeno non si vede). Perché? Lo vogliono sapere gli addetti ai lavori e i tifosi ma Binotto è più realista del re: c’è poco da fare. Per il 2021 è stato annunciato un nuovo motore ma quale migliore occasione – non c’è corsa al titolo – per testare ora in gara soluzioni anche innovative per il futuro? Si punta tutto sulla nuova power unit? Avviso che intanto stanno crescendo moltissimo Renault, Mc Laren e la futura Aston Martin che, tra l’altro, avrà in Sebastian Vettel un pilota decisissimo a sverniciare la macchina dalla quale è stato estromesso con poco eleganza, come noto. Chissà se almeno l’1 novembre a Imola, all’Autodromo intitolato a Enzo e Dino Ferrari, si possa rialzare la cresta.

RENAULT OK CON RICCIARDO – Mentre la Red Bull segna il passo con l’antagonista principe Verstappen, nonostante in qualifica avesse fatto pensare di poter seriamente insidiare le Mercedes, si avvicina sempre più al podio la Renault che ieri lo ha davvero sfiorato con il prode Ricciardo. Alonso ha di che gongolare, pensando al prossimo anno con la tuta azzurra Alpine. Sfortunato Stroll, uscito di pista per un cedimento ma meritevole di un podio mentre Perez ha fatto del suo meglio da divorziato in casa (per lui niet novità come Lance). Non hanno battuto colpo invece due protagoniste di Monza, Mc Laren e AlphaTauri. Carlos Sainz è stato coinvolto nel maxi tamponamento dopo l’uscita della safety car e se l’è cavata con un grosso spavento (altrettanto dicasi per il povero Giovinazzi). A proposito, assolutamente da rivedere il restart in pieno rettilineo: la linea deve essere arretrata! Norris ha vivacchiato a centro classifica punti. La Scuderia di Faenza, invece, dopo il flop qualifica con il fresco vincitore di Monza, Gasly, ha dovuto alzare bandiera bianca con l’inebetito francesino subito out coinvolto nel primo crash e consolarsi con il settimo posto del redivivo Kvyat. Da rivedere a Sochi entrambe. Kimi Raikkonen ha sperato in un risultato d’eccezione e a 40 anni lotta ancora come un leone ma i limiti dell’Alfa Romeo più i 5” di penalità lo hanno tenuto arretrato (oltre che fatto incazzare) anche se può “festeggiare” due preziosi punti. Voto minore alla Haas che, tra incidenti e scarsa competitività, farebbe bene per la prossima stagione a rivoluzionare parecchio il suo pacchetto piloti e tecnici.