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Mese: Agosto 2020
(31/8/2020) – Il mondiale è finito? Dopo il Gran Premio del Belgio forse sì: Hamilton, a quota 89^ vittorie (50^ doppietta Mercedes dal 2010), domina, è perfetto. Bottas di nuovo secondo, a meno di davvero non so che, sembra aver ormai perso anche quest’anno la battaglia interna (e la bussola). Verstappen, unico incomodo, può considerare un successo insidiare da non troppo lontano le due black arrows ma è roba da terzo posto, secondo se il finlandese toppa. La Ferrari? Crisi nera. Dispersa. Distrutta. Demoralizzata. La Scuderia di Maranello deve reagire subito, ma in questo momento, francamente, non si capisce chi e come possa farlo. I piloti, avete sentito i team radio, stanno dando tutto ma la sostanza di questa SF1000 non c’è o quel poco che c’era è svanito in chissà quali nebbie. A Spa una sola novità: l’ascesa della Renault (buon per Alonso!).
CRISI FERRARI – Nulla di eclatante, dunque, dalla ripresa del campionato a Spa. La capacità di azione e reazione della Mercedes non conosce soste. Un’organizzazione mostruosa. Niente può insidiarla. Questa volta Max Verstappen, in crisi di gomme nel finale, non ha potuto nemmeno avvicinare Bottas ma ovviamente il dato più negativo è lo sprofondo Ferrari sulla stessa pista dove un anno fa Charles Leclerc aveva dato spettacolo, vincendo il suo primo gran premio. Le cose non hanno girato fin dalle prove libere ed è stata una vera sofferenza riuscire ad accedere alla Q2 mentre la Q3 non è stata mai a portata di mano. Brutto copione anche in gara nonostante una gran partenza del monegasco ben presto frenato dai problemi cronici della rossa: scarsa Potenza (Alonso avrebbe gridato “GP2 engine, GP2 engine”?), scarso carico verticale e, se mai lo si trovasse, ecco il drag a mettere la SF1000 in concorrenza con Alfa Romeo, Williams e Haas. L’Alpha Tauri è già di un altro pianeta. Pazzesco. Un salto indietro di decenni. Binotto dice che è eccessivo parlare di crisi ma ritiene che ci si trovi in mezzo ad una tempesta. Ha aggiunto di sentirsi primo responsabile e questo, ahimè, in gergo racing è un primo passo verso l’uscita se le cose non dovessero raddrizzarsi. Pensate se la Ferrari dovesse andare incontro alla umiliazione di Spa, o peggio, a Monza e poi addirittura al Mugello in occasione del celebrando 1000° gran premio. Tutti rimarrebbero al loro posto? Non credo proprio: la pressione sarebbe enorme, il ribaltone, inizialmente interno (ricordate il nome già venuto fuori di Antonello Coletta?), inevitabile se non altro per porre le basi di 2021 diverso. Ora come ora si è sbagliato quasi tutto e, come si dice spesso in politica, si potrebbe dare la stessa responsabilità a chi non ha dimostrato di produrre risultati? Cose che sanno solo a Maranello, ma storicamente questo è quello che si prospetta. Auguriamo comunque a Binotto & C. di ritrovare smalto e prestazioni più accettabili nella doppia sfida tricolore del 6 e 13 settembre. Ne va dell’onore di tutti.
LA LENTA RISALITA RENAULT – Un applauso, come detto, alla Renault che lentamente sta risalendo la china. Intendiamoci, c’è molta strada ancora da fare ma la direzione sembra quella giusta con i piloti finalmente a loro agio e prestazioni che almeno a Spa sono state superiori a quelle delle Mc Laren (a punti con Norris, subito out il povero Sainz) e delle Racing Point a punti con Stroll e Perez (a proposito: la Ferrari ha deciso di non demordere e prosegue nell’azione di reclamo contro la cosiddetta Mercedes rosa). Ricciardo quarto e Ocon quinto possono gioire e la Renault deve rammaricarsi di perdere un pilota come l’australiano – suo anche il giro più veloce – che ad inizio stagione ha deciso di scommettere sulla Mc Laren motorizzata Mercedes 2021. Vedremo chi l’avrà azzeccata. Continua a crescere e a sorprendere l’Alpha Tauri, molto veloce in rettilineo, che sta in particolare mettendo in mostra Gasly per il quale non escludo un prossimo piazzamento eclatante e, per la prossima stagione, il ritorno in Red Bull. Per quanto riguarda la parte bassa del plotone, nessuna nuova. L’Alfa Romeo ha sperato (inutilmente) in un piazzamento a punti con Raikkonen ma ha dovuto raccogliere I cocci della monoposto di Giovinazzi autore di un fuori-pista ad alta velocità da brividi. Ne ha fatto le spese lo spaventato Russell che si è visto arrivare davanti uno pneumatico posteriore per poi impattare contro le barriere anche lui (da qui la safety car che non ha cambiato il volto della gara). Come l’anno scorso, ora all’italiano converrà riscattarsi subito a Monza perchè quel sedile comincia a scottare.
(28/8/2020) – La recente seconda vittoria di Takuma Sato alla 500 Miglia di Indianapolis, ha riacceso i riflettori sui piloti giapponesi. Intanto cresce il rammarico per non aver visto il forte pilota di Tokyo, oggi 43 anni, al volante di una F1 veramente competitiva ma, allo stesso tempo, si fa sempre più realistica l’ipotesi di rivedere un pilota del Sol levante nella massima formula ed è Yuki Tsunoda, 20 anni, al momento in forza al team Carlin in F2 dove è quarto in classifica. Pochi giorni fa, il team principal dell’Alpha Tauri Franz Tost ha affermato testuale: “Mi aspetto che prima o poi si sieda alla guida di una vettura AlphaTauri“. Non l’avrebbe detto se non fosse a conoscenza della precisa intenzione dei vertici Red Bull di dare una chance al giovane nipponico e, così, di accontentare la Honda che preme da tempo per avere un connazionale alla guida di una monoposto spinta dal proprio motore.
TSUNODA VICINISSIMO ALL’ALPHA TAURI – L’ultimo giapponese in F1 è stato il veloce e coriaceo Kamui Kobayashi, terzo a Suzuka nel 2012 al volante della Sauber-Ferrari, anche se nelle prove libere del venerdì, lo scorso anno sempre a Suzuka, si è visto in pista su Toro Rosso il veterano Naoki Yamamoto che avrebbe tanto voluto proseguire ma… Tsunoda, invece, ha dalla sua la giovane età – è alto 1,59, ottimo per gli ingegneri! – e il fatto che si sta disimpegnando piuttosto bene in F2 dove ha già colto una vittoria nella Sprint Race a Silverstone (era in testa anche in Austria) e una pole position. La matematica non lo esclude dalla lotta per il titolo. Detto questo, la Honda lo appoggia in pieno e lui ha la F1 nel mirino. Nel 2018 era nella F4 nipponica, campionato vinto, l’anno scorso si è diviso con un certo profitto tra FIA F3 e Euroformula. Ora si sente pronto e non lo nasconde: “Spero di ottenere un posto nel 2021 con l’AlphaTauri”. Più chiaro di così! Certo, si viene a creare un discreto problema: chi dovrà essere sacrificato? Gasly è in crescita e potrebbe tornare a fine stagione alla Red Bull, mentre appare difficile fare a meno dell’unico pilota russo del Circus (arriverà presto Shwartzman?) per quanto Kvyat non sembra particolarmente competitivo. A rischiare, a mio avviso, è sempre Albon nonostante le ultime belle parole di Marko.
JAPAN DRIVERS – Un pilota giapponese, comunque, è necessario alla F1. Non può mancare. Abbiamo parlato del grande Sato e di Kobayashi, ma prima di loro ricordiamo Satoru Nakajima (il figlio Kazuki è stato in Williams tra il 2007 e il 2009) e Aguri Suzuki che si appresta a compiere 60 anni e che fondò anche un Team, la Super Aguri con Daniele Audetto al muretto. C’è storia ma non ci sono risultati. Con una buona macchina potrebbero arrivare, per la gioia della Honda, dei tifosi giapponesi e…di Liberty Media.
(27/8/2020) – Spa, terra di Schumacher e di altri piloti che hanno legato la propria leggenda ad epiche prestazioni sul circuito belga ritenuto da tutti il più affascinante del Circus. Il campione tedesco, lì ha debuttato nel 1991 ma, in vista della gara di domenica prossima, cadono due “anniversari” che lo riguardano e che vale la pena di ricordare per quanto siano certamente presenti nella memoria degli appassionati: nel 2000 il leggendario sorpasso subito da Hakkinen, complice la presenza in mezzo alla pista della Bar-Honda di Zonta e nel 1995 la mega-rimonta da 16° a primo.
SPA 27 AGOSTO 2000 – Sono dunque trascorsi 20 anni esatti da uno dei sorpassi più belli, intrepidi, spettacolari della storia della F1: quello di Mika Hakkinen ai danni di Schumacher a tre giri dal termine del Gran Premio del Belgio. La partenza avvenne sul bagnato e dietro la Safety car, con il finlandese della Mc Laren-Mercedes in pole e Schumi quarto. A pista asciutta, dopo i cambi gomme, ecco delineato il duello della gara: Mika vs Michael, in lotta spasmodica anche per il mondiale. Sembro decisivo il testa coda di Hakkinen alla Stavelot, dopo aver messo una gomma sulla striscia bianca ancora umida, ma il finlandese, rimessa in carreggiata la sua monoposto, cominciò una metodica e rapida rimonta che lo riportò alle spalle del ferrarista. Un primo attacco sul rettilineo del Kemmel vide la strenua, dura difesa del Barone Rosso. Avrebbe venduto cara la pelle, questo era chiaro. Al giro successivo, ad una manciata di chilometri dalla bandiera a scacchi, stessa situazione ma con uno Zonta e la sua Bar, doppiati, in mezzo alla pista. In una frazione di secondo, Schumacher prende la decisione di superarlo a sinistra (come normale) ma Hakkinen su butta a destra e lo sfila sorprendendo sia il malcapitato brasiliano che l’irriducibile avversario della Ferrari che, superato, non ebbe più lo sprint per controbattere. “Brilliant”, commentò un raggiante Hakkinen!
SPA 27 AGOSTO 1995 – La sintesi: 25 anni fa, Schumacher da sedicesimo a primo, una delle sue gare più belle. Fresco di primo mondiale conquistato, anche nel 1995 l’alfiere della Benetton-Renault affrontava la seconda parte di campionato in un testa-a-testa per il titolo con il rivale Damon Hill su Williams-Renault. Le qualifiche non gli avevano detto bene: tra bizze del tempo e soprattutto il forzato ricorso al muletto, il futuro ferrarista non aveva potuto fare meglio dell’ottava fila, dietro perfino Ukyo Katayama su Tyrrell-Yamaha. In prima fila, sorprendentemente, le due Ferrari di Alesi e Berger; Hill solo ottavo. Problemi meccanici e la proverbiale pioggia delle Ardenne sconvolsero completamente le gerarchie delle qualifiche, unitamente, ovviamente, alla formidabile rimonta di Schumacher. Mentre davanti si sfogavano le Rosse, Herbert e Coulthard (Hakkinen presto in testa coda), Michael infatti cominciava la sua inesorabile risalita. Fu duro, in particolare, superare il suo futuro compagno di squadra Irvine su Jordan-Peugeot. Tanti ritiri, Alesi e Berger compresi. Dopo le prime soste, la partita sembra ridotta ai due massimi contendenti: Hill e Schumacher, già secondo. La pioggia cambia le carte in tavola: Hill si ferma per montare le rain, Schumacher no, ma il tedesco viene ripreso e superato per quanto la sua resistenza su una monoposto chiaramente più instabile risulti encomiabile. La pista si asciuga e la situazione si ribalta: Michael resta in pista e Hill deve passare alle slick. Il duello si ripropone ma l’entrata della safety car per il ritorno della pioggia congela la situazione e il successivo penalty di 5” a Hill per velocità eccessiva in pit-lane regalano alla fine la meritata vittoria al tedescone di Kerpen.
(17/8/2020) – E ora? Nemmeno i quasi 50 gradi dell’asfalto di Barcellona hanno frenato la Mercedes che, con tutta evidenza, ha trovato (rapidamente) la soluzione ai problemi di degrado rapido dei suoi pneumatici denotati a Silverstone e all’Hungaroring. A questo punto il secondo posto di Verstappen, dietro l’impeccabile Hamilton a quota 88 vittorie, ma davanti all’altra black arrow di Bottas va considerata come una vera vittoria. Nello stesso tempo, per il finlandese è già chiaro che il tanto strombazzato “piano” per battere il compagno di squadra non c’era e non c’è: pessima partenza, terzo posto, Lewis che se ne va. Questi tre sono gli unici a pieni giri e la cosa deve far riflettere. La Ferrari? I punti, questa volta, li ha portati Vettel – Leclerc ritirato dopo il testa-coda dovuto all’improvviso tilt della SF1000 – ma quanta sofferenza, quante incomprensioni, quanta tensione. Non buono, in vista delle prossime gare.
VERSTAPPEN UNICO PROBLEMA DI HAMILTON– Soltanto la Red Bull di Max Verstappen, ormai, può costituire un ostacolo verso la serena rincorsa di Hamilton al settimo titolo mondiale che gli farà eguagliare il record stellare di Schumacher. Ci si aspettava addirittura di più dall’olandese ma la cautelativa sostituzione del motore con la versione con più chilometri non ha aiutato. Complimenti a lui, comunque, per aver almeno spezzato la serie di doppiette Mercedes e ora c’è grande attesa e curiosità per vedere come potrà comportarsi su piste super veloci come Spa e Monza. Hamilton è stato irreprensibile, concentrato e votato al miglior trattamento degli pneumatici ed è opinione abbastanza comune che l’unificazione delle mappature del motore, imposta dalla FIA già dal GP del Belgio, non sortirà grandi effetti. Come sempre, la Mercedes si dimostra araba fenice: rinasce e ancora più forte, dall’alto di un bagaglio di innovazioni tecniche inesauribile. La Ferrari, al contrario, sprofonda in un abisso dal quale nessuno sembra avere idea di come uscirne. Come sono lontani i giorni della presentazione a Reggio Emilia della SF1000, quando sembrava che a Maranello avessero partorito l’arma segreta per battere la concorrenza. I test collettivi di Barcellona, invece, non avevano mentito: nata male, insensibile ad ogni cura. A questo sproposito tecnico, si è aggiunta l’opinabile decisione di rompere il rapporto con Vettel prima che la stagione avesse inizio. Il risultato lo stiamo vedendo di gara in gara: si vive da separati in casa, il dialogo è difficile. Forse inutile. Sebastian è andato finalmente e bene a punti ma ha dovuto lottare con una Rossa poco incline a scorrere fluida e con il muretto, dal quale reclamava una strategia per il finale di gara. Ora Binotto sembra prossimo ad alzare bandiera bianca, al di là delle frasi di circostanza. Casa Agnelli non ha fatto sconti allo juventino Sarri, pur campione d’Italia, vedremo cosa conta di fare in questo caso. Nico Rosberg dai microfoni di Sky ha ricordato che è libero l’ex ingegnere motorista Mercedes, Cowell. Ma ingegnere motorista è Binotto, al quale il ruolo di Team Principal non ha portato fortuna. Insomma, un bel ginepraio dal quale però occorre uscire, costi quel che costi: la Ferrari, al momento, è al livello dell’Alpha Tauri (sempre con rispetto parlando).
L’EQUIVOCO RACING POINT – La Racing Point si è distinta in Spagna, sia in prova con il rientrante Perez, sia in gara anche con Stroll. E’ una monoposto che dà soddisfazioni, tanto che lo stesso Hulkenberg, catapultato al volante per sostituire il messicano contagiato, non ha faticato per portarla al vertice. Resta la questione plagio: la FIA si è espressa e l’ha punita, ma allora può continuare a correre con l’attuale configurazione delle prese d’aria dei freni? E se, come dice Binotto, si è copiato fin nei minimi dettagli, chi ha passato il compito? A chiedere chiarezza sono rimasti Renault e Ferrari, oltre più timidamente Red Bull, mentre Williams e Mc Laren si sono fermate alle soglie dell’appello. Non ci hanno fatto una bella figura, né la fa la F1 e la FIA che per bocca di Tombazis ha già ammesso di aver peccato di “leggerezza” nei controlli della monoposto rosa. Toto Wolff si dice “felice” di andare davanti ad un giudice ma davanti alla prima sentenza della FIA non dice una parola contro la Scuderia di Lawrence Stroll, rea accertata di aver avuto chissà come accesso ai segreti Mercedes delle prese d’aria dei freni anteriori. Se l’avesse fatto la Ferrari, per dire, avrebbe probabilmente ritirato le macchine per protesta…. Mah!
Il resto del plotone procede di conserva. Questa volta un passo avanti l’hanno fatto Mc Laren e l’Alpha Tauri mentre ha deluso la Renault (Alonso avrà da lavorare!). Nonostante sprazzi di vitalità nelle qualifiche, restano indietro Haas e Alfa Romeo. Non pervenuta la Williams, nemmeno con Russell.
(10/8/2020) – Il campanello d’allarme di sette giorni fa per la Mercedes fa è diventato una campana: nel Gran Premio 70h Anniversary si è imposto alla grande Verstappen mentre le due frecce nere hanno patito più di tutti i nuovi problemi agli pneumatici questa volta dettati dalle pressioni più alte deliberate dalla Pirelli. Hamilton ha ridotto i danni acciuffando in extremis il secondo posto ma soffiandolo al pole man e compagno di squadraB ottas, terzo, alla fine polemico con la squadra come non mai. Il secondo pit stop lo ha indubbiamente penalizzato e questa volta il muretto Mercedes ha peccato di freddezza. Non è salito sul podio ma c’è da essere moderatamente contenti per il quarto posto di Leclerc che ancora una volta ha dovuto un pò frenare gli ardori ma ha beneficiate di una condotta lineare, con un solo pit stop e in alcuni momenti col passo dei migliori. Meno bene Vettel, autore di un inspiegabile testacoda subito dopo lo start che ne ha irrimediabilmente compromesso la prestazione.
VERSTAPPEN MATURO E RILASSATO – Allora le Mercedes si possono battere, vien da dire. Nessuno poteva prevedere un’usura così repentina delle gomme White montate dalle due monoposto ma i meriti della Red Bull affondano le radici nel Q2, quando Horner & C. hanno deciso di fare il tempo e quindi di partire con le mescole pi ùdure a disposizione. Una scelta coraggiosa e lungimirante, atteso che a livello di prestazione nessuno può ancora avvicinare i marziani di Brackley. Occorreva inventare qualcosa di diverso, “giocare” con le strategie ed è stato fatto. E si è vinto. La RB16 paga ancora un pò di cavalli rispetto alla power unit tedesca ma il bilanciamento appare ora ottimale e questo consente di essere gentili con gli pneumatici, oltre a vantare un’aerodinamica sempre efficiente. Un mix che ha consentito a Verstappen di non lasciar scappare, come sette giorni fa, le due protagoniste della prima fila e poi di distanziarle quando hanno accusato gravi problemi di blistering e usura. Un grande bravo va soprattutto al pilota olandese che appare sempre determinato ma più maturo; il fatto di non essere forzatamente al livello tecnico degli avversari sembra inoltre averlo scaricato positivamente a livello mentale. Ha poco o forse niente da perdere e quindi è ben propenso ad accettare rischiose strategie alternative, poi affronta le gare in maniera più rilassata, fa battute e si diverte. Solo lui può tenere aperto il discorso mondiale ed è già molto che dopo cinque gare sia riuscito a spezzare quella che sembrava una sequenza di vittorie Mercedes inscalfibile. TotoWolff, inoltre, deve ora tenere a bada il povero Bottas che dopo la pole e dopo essere scattato in testa pensava ragionevolmente di vincere. Invece è arrabbiatissimo con la squadra e lo ha dichiarato senza peli sulla lingua. Altro contraltare in casa Ferrari dove, a fronte del buon quarto posto di Leclerc – anche lui “forzatamente” più maturo in pista – c’è ormai un caso Vettel. Fuori dal Q3, i ltedesco è andato inopinatamente in testa coda, nonostante una buona partenza, dopo essere passato sopra il cordolo. Errori strani, quelli commessi dal tedesco come d’altronde al Gp d’apertura a Spielberg, o la tamponata a Verstappen di un anno fa sempre a Silverstone, o il testacoda alla variante Ascari di Monza, o la scivolata di Hockenheim… Insomma, un pò troppo per un quattro volte campione del mondo che pare sempre più rabbuiato e per il quale qualcuno già comincia a prevedere un epilogo alla Prost 1991 o alla Capelli 1992. Sarebbe triste se accadesse questo e comunque Sebastian non lo meriterebbe, quindi speriamo possa ritrovare serenità e contribuire anche lui al rimpinguare il bottino di punti utili ai fini della classifica Costruttori che vede la Ferrari di nuovo terza forza.
GLI ALTRI TEMI DEL GP 70th – Albon, quinto, ha vinto la sfida “interna” con Gasly addirittura fuoridalla zona punti, a differenza del compagno Kvyat, dopo qualifiche strepitose che hanno messo la sua Alpha Tauri addirittura davanti alla Ferrari di Leclerc. Sainz, invece, continua a perderle con Norris: lo spagnolo prossimo ferrarista sembra in qualche modo pagare l’annuncio anticipato del trasferimento, ma si rifarà se mantiene la calma che comunque è una sua prerogativa. Avanti in qualifica, indietro in gara, la Racing Point è un punto interrogativo. In tutti i sensi.Al di là della questione legale (e morale) inerente il progetto della cosiddetta Mercedes rosa, Hulkenberg non è riuscito a salire sull’agognato podio dopo averlo fatto in qualifica col bellissimo terzo tempo, finendo per essere sopravanzato anche dal compagno Stroll. Mah… Ha deluso anche la Renault che soprattutto con Ricciardo aveva fatto pensare ad uno step evolutivo più marcato ma che in gara si è rivelata ancora poco consistente alla distanza. In fondo al plotone e al commento, come sempre, la Haas che paga anche le farfallonate di Magnussen, domenica scorsa out per il contatto con Albon, e ieri penalizzato per la condotta nei riguardi di Latifi. In ombra la Williams dopo la conquista del Q2 da parte di Russell e in coda, ahimè, l’Alfa Romeo con un Raikkonen ultimo in qualifica e leggerissimamente adirato con il team.
(7/8/2020) – L’inedito Gran Premio 70h Anniversary potrebbe produrre invece delle scontate conseguenze: è tempo di decisioni (vedi Bottas-Mercedes anche nel 2021) e per Alfa Romeo e i suoi piloti e Albon potrebbe essere, per l’appunto, il momento decisivo. La Scuderia elvetica-italo-ferrarista è partita male e procede peggio (ormai battaglia in fondo al plotone con la Williams, anzi col solo Latifi) mentre il pilota anglo-thailandese della Red Bull, costantemente sotto pressione e osservazione, paga il prezzo dell’insostenibile metro di paragone col più blasonato compagno di squadra Max Verstappen. Gara 2 a Silverstone potrebbe già significare, per gli uni e per l’altro, oltre la celebrazione dei 70 anni della F1, anche un cambio di rotta, agonistico e di vita.
ALFA ROMEO – La Scuderia capitanata dal silente Vasseur e motorizzata Ferrari risente, come le altre fornite da Maranello, della scarsa potenza del propulsore rispetto ai Mercedes ma quest’anno sembrano aver fatto ulteriori passi in avanti anche Honda e Renault. Ma non è solo questione di motore. La stagione era cominciata male col mancato superamento del crash test sulla scocca ma aveva un obiettivo molto preciso, declinato con fermezza da Vasseur: sesto o al massimo settimo posto in classifica piloti, in virtù del sicuro rendimento di Raikkonen, della maggiore esperienza di Giovinazzi e dell’entrata in funzione del nuovo simulatore. Le prime quattro gare hanno consegnato alle classifiche ben altra situazione. Nonostante i due punti benedetti conquistati dall’italiano in Austria, la C39 arranca. A silverstone, forse, si è toccato il fondo: “Dopo le soste il nostro ritmo non è stato sufficiente per stare al passo con gli altri”, ha spiegato Raikkonen mentre Giovinazzi, deluso, rimanda alla gara di domenica: “Speravamo di essere un po’ più competitivi, quindi dovremo guardare i dati e migliorare ciò che possiamo per fare un passo avanti”. A Hinwil, comunque, l’aria è inquieta: il contratto con l’Alfa Romeo scade al termine di questa stagione, Kimi potrebbe annunciare il ritiro e Giovi è in forse. Se i risultati non arriveranno non è peregrino pensare ad un ribaltone dagli esiti imprevedibili.
ALBON – Domenica ci sarà una gara nella gara. Alexander Albon dovrà guardarsi in particolare dalla prestazione di Gasly: potrebbe infatti verificarsi l’inverso di quello accaduto la scorsa stagione e cioè il francese che torna a Milton Keynes e Albon “retrocesso” in Alpha Tauri. Horner e Marko stanno valutando il rendimento dell’anglo-thailandese che nonostante sia alla guida della seconda miglior monoposto del lotto è troppo lontano dal compagno di squadra Verstappen. In Austria poteva essere per la prima volta a podio ma, come in Brasile nel 2019, un contatto con l’ineffabile Hamilton gli ha reciso questa opportunità molto ghiotta a livello di score e di morale. Domenica scorsa si è toccato con Magnussen, finendo poi solo ottavo penalizzato di 5 secondi, e nelle libere è stato protagonista di un botto. Ancora peggio, ha mancato la Q3. La sua non è una posizione invidiabile, ma rimediabile. Ha bisogno di una monoposto più adattata alle sue esigenze e più bilanciata e probabilmente il suo nuovo ingegnere di pista, Simon Rennie, gli potrà dare una mano. “Farò tesoro degli errori commessi nello scorso weekend e in questo voglio ottenere un ottimo risultato”. Lui deve solo stare calmo perché il rischio è che, a soli 24 anni, si bruci.
(6/8/2020) – Ad un mese esatto dal Gran Premio d’Italia 2020 che si correrà domenica 6 settembre a Monza è stato svelato il manifesto ufficiale, l’immagine istituzionale della prima tappa italiana del campionato del mondo di F1. Il progetto grafico è nato da un consolidato sodalizio tra l’agenzia Foolbite e il visual designer Charis Tsevis, sotto la supervisione dell’Autodromo Nazionale Monza. La protagonista del key visual è una vettura di Formula 1 di diverse tonalità di rosso che sfreccia sulla pista del Tempio della Velocità, riconoscibile grazie al caratteristico cordolo tricolore. Sullo sfondo svetta un’architettura neoclassica che ricorda la Villa Reale di Monza. La reggia è sorvolata dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale: le Frecce Tricolori che da 5 anni prima della partenza del Gran Premio, lasciano nel cielo delle scie verdi, bianche e rosse. I tre colori, predominanti in tutto l’artwork, celebrano l’italianità della gara. L’ispirazione che ha portato alla realizzazione del poster trae origine dal futurismo di inizio Novecento, un movimento di avanguardia letteraria e artistica che individuò nella velocità uno dei suoi temi fondanti. «La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità», scriveva Filippo Tommaso Marinetti nel Manifeste du Futurisme pubblicato su Le Figaro nel 1909. Il moltiplicarsi dei punti di vista nelle opere di Boccioni, Carrà e Balla che esprimono l’interagire dinamico con lo spazio circostante, vengono oggi tradotti nel manifesto con la tecnica della mosaic art di cui Charis Tsevis è maestro. Il designer greco (con formazione milanese) ha rielaborato l’idea e la composizione grafica di Paolo Guidobono e Michele Sartori, visual designers e cofondatori di Foolbite, frazionando elementi e colori in un mosaico digital e amplificando così l’idea di energia, dinamicità e velocità che il poster sprigiona. Tsevis ha lavorato per le maggiori agenzie pubblicitarie al mondo ed è l’autore di iconici ritratti di politici, imprenditori e sportivi, tra cui Barack Obama, Steve Jobs e Usain Bolt. “Il poster che presentiamo quest’anno – spiega Giuseppe Redaelli, Presidente dell’Autodromo Nazionale Monza – ricorda subito l’orgoglio italiano. Il nostro Paese ha sempre ospitato il campionato di F1 ed è una tappa imprescindibile della stagione. Monza, la pista più veloce del campionato con i suoi lunghi rettilinei, continuerà ad emozionare il pubblico fino al 2025 grazie al rinnovo ottenuto dall’Automobile Club d’Italia. La grafica che ricorda il periodo futurista incomincia a ricordare a tutti i nostri fans l’avvicinarsi del centenario del circuito che celebreremo nel 2022”.
(4/8/2020) – Gran Premio di Germania, Nurburgring, 4 agosto 1985, grande vittoria di Michele Alboreto, l’ultima con la Ferrari. La migliore stagione del pilota milanese, alla fine secondo solo per la fragilità delle turbine Garrett che Enzo Ferrari volle al posto delle più collaudate tedesche KKK che avevano il “difetto” di equipaggiare il motore concorrente TAG Porsche. In ogni caso, chi l’avrebbe mai detto quel giorno di 35 anni fa che quella sarebbe stata l’ultima festa del binomio Ferrari-Alboreto e addirittura l’ultima vittoria in assoluto del driver tanto apprezzato dal Drake? Nessuno, ma così è andata.
ALBORETO, TITOLO 1985 A PORTATA DI MANO – All’epoca, Michele era alla secondo stagione a Maranello. Dopo un anno di apprendistato, per la prima volta in un top team, con qualche bella soddisfazione, il 1985 doveva essere il campionato dell’affermazione. La 156-85 era monoposto matura e potente per sfidare la Mc Laren motorizzata TAG Porsche che l’anno prima aveva monopolizzato la contesa, restringendola ai suoi alfieri Lauda (alla fine vincitore per mezzo punto) e Prost. Proprio il francese costituì l’unico, forte ostacolo alla rincorsa al titolo mondiale, più che mai possibile per un italiano, 32 anni dopo l’ultima affermazione tricolore da parte di un altro milanese, Alberto Ascari. Il campionato, infatti, è vissuto tutto sulla sfida ravvicinata tra il transalpino e l’italiano che proprio in Germania inflisse una dura lezione all’avversario nonostante la partenza dalla quarta fila (Prost in seconda) dettata dalla impossibilità di migliorare i tempi del venerdì per la pioggia che inficiò la sessione decisiva del sabato (in pole clamorosamente la Toleman di Teo Fabi!). In gara, inizialmente dominata da Rosberg su Williams e Senna su Lotus, venne fuori la determinazione del pilota del Cavallino che anche a gomitate – nella foga colpì sia il compagno di squadra Johansson che Rosberg nel sorpasso decisivo – si fece strada fino a conquistare la leadership sempre braccato da vicino da Prost. Un testa coda del francese, a corto di freni, spiano la strada verso la vittoria, la quinta in carriera di Alboreto ma l’ultima con la Ferrari che avrebbe lasciato dopo la morte del Fondatore, tre stagioni dopo, deluso e messo in un angolo.
(3/8/2020) – Magari la prossima vittoria Mercedes sarà senza un alettone, visto che ieri ci è riuscita – con il suo pilota più forte e…fortunato, Lewis Hamilton – addirittura su tre ruote con uno pneumatico a terra! Ci voleva un pò di suspence in un Gran Premio di Gran Bretagna che dopo le false avvisaglie delle free practices, ha riproposto il solito copione: le due frecce ex d’argento davanti a tutti, imprendibili. Solo Bottas poteva rendere meno scontato il finale ma, nonostante fosse ben consapevole dell’importanza di presentarsi in testa alla prima curva, ha mancato l’appuntamento e alla fine pure il podio, dato che il Dio degli pneumatici ha punito lui (e Sainz) e non il compagno di squadra. Verstappen e la Red Bull, di solito molto lesti ad approfittare di ogni minima defaillance altrui, questa volta non l’hanno azzeccata mentre sul podio, terzo, è salito un incredulo Leclerc che dona morale – necessario anche quello! – alla Ferrari.
VERSTAPPEN, UN PIT STOP DI TROPPO – Questa la sintesi di gara 1 a Silverstone che proietta Hamilton in testa alla classifica e dopo la pole position n° 91 e la vittoria n° 87 anche verso le vette assolute della F1 finora occupate da Michael Schumacher. Battuto in Q3, Bottas aveva capito, e lo aveva detto, che l’unica chance per lui sarebbe stata partire meglio del team mate inglese e tenerlo dietro. Esercizio che ha già dimostrato di saper svolgere bene, molto più dell’inseguire. Invece – dalle immagini e a detta degli osservatori – nonostante uno start migliore ha pensato di non tenere pigiato l’acceleratore alla prima piega a destra permettendo così ad Hamilton di involarsi. Sebbene lo abbia poi braccato da vicino ad un ritmo sostenuto, non ha avuto nessuna chance di attaccarlo e addirittura alla fine la White Pirelli anteriore sinistra lo ha tradito, spedendolo fuori dalla zona punti. Non vorremmo che domenica prossima, per evitare il ripetersi del duplice fattaccio in casa Mercedes, Toto Wolff non pensi di ordinare il congelamento delle posizioni senza battaglia alla fine del primo giro (tanto saranno loro in testa…)! Come detto, a non approfittare della situazione è stato il solito sornione Verstappen – terza forza – che viaggiava indisturbato in terza posizione piuttosto annoiato, tanto da ingannare il tempo scherzando via radio col box: “ricordatemi che devo bere!”. Alla ricerca del punticino del giro più veloce e per maggiore sicurezza, Horner & C. gli hanno ordinate un pit in extremis col solo risultato di allontanarlo da Hamilton poi in difficoltà che invece sarebbe stato superato senza problemi regalando così una vittoria pesante all’unico, vero avversario in grado di insidiare in qualche modo lo strapotere black-and-silver.
LECLERC, UN PODIO CHE VALE UNA VITTORIA – In un certo senso, il vero vincitore della gara è stato proprio Charles Leclerc, terzo e sul podio dopo il week end nero di Budapest. Il ferrarista prima si è distinto in qualifica (quarto) e poi ha impostato una gara tranquilla ma in grado di attestarlo sulla quarta/quinta posizione, il massimo a cui può ambire ora come ora la Ferrari. Merito di un assetto molto scarico in grado di sopperire alla mancanza di cavalli e merito anche del pilota che ha saputo governare il Cavallino così impostato e fatalmente spesso imbizzarito. Chi l’avrebbe mai detto che la SF1000 nata male (vedi responso dei test collettivi di Barcellona ) e passibile di umilianti doppiaggi (Hungaroring), sarebbe salita già due volte sul podio? La crisi è innegabile, ma c’è capacità di reazione e tanto vale osare. Note meno liete da parte di Vettel, sempre in ombra anche per l’inconveniente tecnico che lo ha bloccato tutto venerdì, alle prese con l’Alpha Tauri di Gasly che lo ha sverniciato… Meno male che alla fine si è opposto da par suo all’arrembante Bottas alla ricerca di un punticino che invece è andato al tedesco della Ferrari. Anche questo minimo sindacale va preso come un segno di vitalità…
MC LAREN TERZA FORZA, ALFA ROMEO CRISI PROFONDA – La Mc Laren è terza in classifica Costruttori e questa è una grande notizia per la scuderia di Woking. La macchina è buona e i piloti si confermano brillanti. Peccato per Sainz, molto concreto ma vittima del dechappamento Pirelli, e ancora un bravo a Norris che nella sua Silverstone ha sfoderato grinta e sorpassi encomiabili. Sale anche la Renault che nei suoi progressi si avvale di due piloti come Ricciardo e Ocon, molto determinati e forse non lontani dal podio che per la casa francese sarebbe un grande premio agli sforzi profusi. Stranamente in ombra la Racing Point con Stroll mai capace di insediarsi nelle posizioni di vertice e Hulkenberg addirittura neanche partito per guai tecnici irrisolvibili in tempi utili prima dello start. Come si è visto a Budapest, dalla monoposto rosa ormai ci si aspettano prestazioni all’altezza…della W10 che invece non sono arrivate. E’ solo la mancanza di Perez – a proposito, arrivederci a Barcellona, Checo! – ad aver causato il passo indietro? Detto della Alpha Tauri in palla con Gasly e della Haas che dà segni di vita quanto meno con strategie di rottura, è notte fonda per l’Alfa Romeo, fanalino di coda. È stato davvero triste osservare Kimi Raikkonen impotente a fronte dell’attacco di Nicholas Latifi su Williams. E ho detto tutto.