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PEDRO PAULO DINIZ OGGI |
(22/5/2020) – Jody Scheckter oggi gestisce un’azienda di agricoltura biodinamica e biologica nell’Hampshire, la Laverstocke Park Farm. Ricordate Pedro Diniz? L’ex pilota brasiliano che oggi compie 50 anni – buon compleanno! – da qualche tempo è sulle orme del campione del mondo 1979. Infatti è fondatore e CEO di una fattoria biologica, Fazenda da Toca, nello stato di San Paolo, che è tra le maggiori produttrici di uova e frutta biologici del Brasile. Era la fattoria di famiglia e lui l’ha trasformata così: produzione con metodi ecologici, prodotti sani, rigenerazione ambientale. La Formula 1 è un ricordo lontano, molto legato più che ai risultati alla sua fama di play boy che avrebbe stregato anche la famosa top model Naomi Campbell (la recente stampa gossip addebita a questo la fine del rapporto con Flavio Briatore) con la quale tra l’altro condivide la stessa data di nascita.
LA CARRIERA DI DINIZ: TANTI TEAM, POCHI PUNTI, L’INCIDENTE DEL NURBURGRING – Come molti ragazzi in Brasile, anche lui è stato contagiato dalla passione dei motori trasmessa da grandi idoli nazionali come Fittipaldi, Piquet, Senna. Di famiglia agiata, ha inoltre sempre potuto contare sui ingenti capitali freschi da mettere a disposizione dei team per favorire la scalata al successo. La famiglia era infatti proprietaria della catena di supermercati “Pao D’acucar” che con la trovata di 10 centavos per ogni prodotto Parmalat venduto consentì agevolmente al giovan Pedro Paulo di finanziarsi la sua passione. Grazie dunque agli interessi della Parmalat brasiliana, dopo alcuni anni di apprendistato nelle formule propedeutiche, dai kart alla f3 inglese, alla F.3000, potè debuttare in F1 nel 1995 con l’italiana Forti Corse che era stata la sua squadra in F3000 international. Un’esperienza breve e di poca soddisfazione, tanto che l’anno successivo era già alla Ligier, la scuderia francese finita nell’orbita Benetton-Briatore. Anche qui, mentre Panis si tolse la soddisfazione di vincere a Montecarlo, per lui pochi punti e subito le valigie direzione Arrows, con Damon Hill. Due anni, tanti ritiri, uno spavento in Argentina per il bocchettone della benzina lasciato aperto con relativa spaventosa scia di fuoco e nel 1998 nuovo accasamento alla Sauber dove concluse piuttosto mestamente nel 2000 la sua carriera da pilota. Si ricorda in particolare solo il bruttissimo incidente del 1999 al Nurburgring: dopo un contatto con Wurz la Sauber del paulista piroettò a lungo sbriciolandosi. Ma fu soprattutto il cedimento del roll bar a far temere per la sua vita: a testa in giù venne dato per probabile morto dagli addetti che accorsero. La protezione laterale, alla Sauber più alta rispetto ad altre monoposto, gli salvò la vita o, quanto meno, l’osso del collo. Dopo le corse, Alain Prost riuscì a coinvolgerlo a livello proprietario-manageriale – con l’acquisizione del 40% – nel Team che portava il suo nome ma che ebbe poca fortuna. Anche il progetto di subentrare con la costituzione del team Diniz Grand Prix non ebbe seguito.