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MERCATO PILOTI F1: EFFETTO DOMINO (COMPRESI WOLFF E BINOTTO)

(28/4/2020) – Il mercato piloti F1 è come la brace sotto la cenere: arde ma non fiammeggia. Per ora. Sembra che il campionato 2020 possa davvero riprendere il 5 luglio in Austria – ieri il Gp di Francia previsto il 28 giugno è stato ufficialmente rinviato – e l’estate, oltre a proporre un vero e proprio tour de force con a seguire Silverstone e l’Ungheria, darà inevitabilmente il via alla definizione delle squadre per il 2021. Scadono infatti i contratti di Hamilton, Vettel e Ricciardo e bastano questi tre nomi per animare parecchio il paddock e soprattutto le quinte, dove segretamente le trattative sono già in atto. Il fatto è che, oltre al rinnovo dei piloti e alle crisi da mancati introiti che potrebbero far saltare uno-due team, si avvertono sommovimenti anche a livello di team principal e quindi ogni decisione è succube di scelte altrui o accadimenti oggi imponderabili. Insomma, quello che potrebbe venir fuori è un vero e proprio effetto domino. Ecco perché.

FERRARI: NON SOLO VETTEL, “RISCHIA” ANCHE BINOTTO? – Alla Ferrari, inutile girarci intorno, il tormentone è quello legato al rinnovo contrattuale di Sebastian Vettel. Dopo aver legato a Maranello in maniera pluriennale l’enfant prodige Leclerc, la Scuderia è disponibile ad avvalersi ancora del quattro volte campione del mondo al quale ha proposto però un contratto annuale. Pronta la replica del tedesco: non ho mai firmato contratti per una sola stagione. Posizioni, dunque, non proprio ravvicinate. Le voci: Vettel alla Mercedes per uno sfolgorante scambio di casacca con Hamilton; Vettel alla Mc Laren che dal 2021 avrà il motore Mercedes (e Sainz alla Ferrari); Vettel si ritira. Ma non è finita: se Vettel non dovesse accordarsi, la Ferrari ha già il sostituto pronto e cioè quel Daniel Ricciardo già molto vicino alla Rossa per sostituire Raikkonen. L’ipotesi è data per molto probabile e se così fosse la Renault a sua volta potrebbe puntare su Vettel, magari con i buoni uffici di Alain Prost e del nuovo CEO in sella dall’1 luglio, l’italiano Luca De Meo esperto di marketing. A proposito di Ferrari, comunque, l’ultimo rumors riguarda il clamoroso ritorno dell’attuale Presidente e AD Lamborghini Stefano Domenicali, una delle “vittime innocenti” dell’infausta stagione 2014 della Ferrari. L’interessato, che è tuttora anche Presidente della Commisione FIA sulle monoposto, liquida il tutto parlando di “pettegolezzi” anche se non smentisce colloqui con Elkann (“certo, ci parliamo”). Una cosa è certa: quando vengono fuori queste voci significa che ai piani alti di Maranello si sta riflettendo. Una stagione 2020 negativa potrebbe essere fatale a Mattia Binotto.

HAMILTON, WOLFF, KALLENIUS: IL DIFFICILE PUZZLE MERCEDES – Il campione del mondo Lewis Hamilton ha recentemente dichiarato di sentirsi già nella scuderia dei sogni facendo capire di non pensare ad altro, tranne che ovviamente al suo nuovo emolumento. Per ora prende tempo e studia le proposte Mercedes fin qui avanzategli. Certo è che non ha mai nascosto la sua predilezione per il…rosso né è stato mai smentito l’incontro con il Presidente Ferrari John Elkann nel corso del 2019. L’inglese sa che la Mercedes ha un sostanzioso vantaggio tecnico  – l’introduzione a sorpresa del DAS lo conferma – ed alla fine è interessato soprattutto a continuare a vincere. Nel 2020 può raggiungere il numero record di titoli mondiali che appartiene a Schumacher ma poi, visto che nel 2021 si correrà con le stesse monoposto dato il rinvio al 2022 dell’introduzione delle nuove wing car, può benissimo superarlo e entrare davvero nella leggenda della Formula 1. La Mercedes è in grado di agevolare questo percorso ma c’è un ma. Buona parte di merito per il dominio delle frecce d’argento va anche al Team principal Toto Wolff che in questi anni si è rivelato avveduto, pragmatico, fine organizzatore, scaltro difensore degli interessi teutonici. Anche lui sta riflettendo sul da farsi e la recente notizia dell’acquisto da parte sua di un pacchetto di azioni Aston Martin ha scatenato ipotesi circa un possibile “distacco” da Stoccarda per ripartire con la sfida legata al marchio inglese rilevato da papà Stroll e dall’anno prossimo in pista ridenominando la Racing Point. Magari insieme ad Hamilton. Solo voci, effettivamente poco sensate (tra l’altro Daimler è azionista Aston Martin col 5%). Più delicato, invece, il rapporto tra il manager austriaco e la nuova governance Mercedes: Wolff non ha fatto mistero di non aver “capito” alcune posizioni politiche del nuovo CEO Ola Kallenius che, a sua volta, almeno inizialmente non era così convinto di continuare l’esperienza F1. Insomma, anche in casa Mercedes molti pezzi del puzzle perfetto vanno messi al loro posto.

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