(30/1/2020) – “Sono entrato in Fiat in punta di piedi, il 10 dicembre del 2001, dopo una parentesi tra la bellezza di Parigi e la pioggia di Bruxelles”, così Luca De Meo ripercorre nel libro “Da 0 a 500” (Marsilio Tempi, 2010) le sue esperienze nella casa torinese, alla Renault e in Toyota, prima dell’ultimo step nel Gruppo Volkswagen. Beh, ora il manager italiano, guru del marketing applicato all’auto, torna alla bellezza: ieri è stato annunciato ufficialmente che dal prossimo 1 luglio ricoprirà le cariche di Presidente e Direttore Generale di Renault. Un incarico affascinante e impegnativo, alla luce delle ultime vicissitudini della Casa francese e degli interrogativi sulla prosecuzione dell’alleanza con Nissan, ma anche dei futuri scenari del mondo automotive che, per esempio, hanno visto unirsi FCA e Gruppo PSA proprio dopo il diniego Renault a convolare a nozze con Torino. La grandeur francese, i Sindacati d’oltralpe, lo sviluppo della storica Casa e, perché no, anche la partecipazione al campionato mondiale di F1 (De Meo entrerà in carica il giorno del compleanno di Ricciardo), sono tutti temi scottanti sui quali l’ex “Marchionne boy” dovrà applicarsi e decidere. (VEDI SOTTO POST DEI 50 ANNI)
Per quanto riguarda l’automobilismo, De Meo è certamente un appassionato. “Ricordo di essere cresciuto nel mito di Munari, Villeneuve e più tardi di Senna”, scrive sempre nel libro sopra citato. Ma la fatal scintilla è scoccata nel 1974 grazie ad Arnaldo Cavallari. All’epoca, il ragazzino viveva in Costa d’Avorio e il pilota Lancia, impegnato nel Rally del Bandama, gli fece fare un giro, evidentemente molto emozionante, sulla Fulvia HF. E’ stato allora che “Ho deciso che nella mia vita avrei fatto automobili”. Sono passati molti anni e il percorso di De Meo è stato vario e costellato di successi, dal memorabile lancio della 500 fino al potente rilancio della Seat.
Ora la prova forse più importante e per provare ad anticipare i suoi passi vi propongo, anche se la mutevolezza dei tempi e quindi delle strategie possono aver imposto revisioni, alcune massime e considerazioni tratte dal libro “Da 0 a 500”, che delineano il suo credo, la sua filosofia aziendale e anche di vita.
“Per fare grandi cose non servono squadre enormi, ma soltanto le persone giuste e motivate”
Ora la prova forse più importante e per provare ad anticipare i suoi passi vi propongo, anche se la mutevolezza dei tempi e quindi delle strategie possono aver imposto revisioni, alcune massime e considerazioni tratte dal libro “Da 0 a 500”, che delineano il suo credo, la sua filosofia aziendale e anche di vita.
“Per fare grandi cose non servono squadre enormi, ma soltanto le persone giuste e motivate”
“L’immagine è il riflesso dello spirito e della cultura di un’organizzazione”
“Certe situazioni si possono affrontare solo se ci si diverte, sul serio. E se si rompono gli schemi. Per farlo serve una forte autorità che sciolga da un giorno all’altro lacci e lacciuoli che hanno immobilizzato l’azienda”
“Nei diversi anni passati in varie aziende su vari marchi, mi sono convinto che più di tutto contano e possono le caratteristiche delle persone che vi lavorano. Renault era così perché alcuni uomini e donne chiave erano visionari”
“L’incubo di un appassionato come me è un mondo in cui le macchine si noleggiano, nessuno è più interessato a possedere l’auto perché non rientra più tra i pochi beni ‘felicitanti’ che danno soddisfazione al momento dell’acquisto e per il solo fatto di possederli”
“E’ la capacità di trasmettere l’emozione della storia che conta, è l’autenticità della proposta che crea credibilità tra i potenziali clienti”
“Forse ci vorrebbero dei bambini, o almeno un po’ più di giovani, alla guida delle grandi corporation. I bambini sono caparbi e si buttano senza pensare troppo alle conseguenze. Vogliono fare una cosa e la fanno. Gli adulti sono meno inclini al rischio. E perdono il gusto delle nuove avventure”
“Qualche anno fa mi sono dato una regola: quella di cercare di fare sempre quello che non ho mai fatto; di più: mi sono imposto di cercare di fare qualcosa che nessuno ha fatto prima”
“E’ facile distruggere quello che non funziona, più difficile è distruggere quello che ha funzionato bene. Ma bisogna imparare a fare anche questo, mentalmente bisogna essere pronti”
“Personalmente osservo sempre quanto accade in ambiti che considero più innovativi del mio. Cerco ispirazione e competenze e quando vedo qualcosa che funziona o che mi piace comincio a pensare come potrebbe essere tradotta e applicata nel mio mondo”
“Credo fermamente, anche se più nel mass market che nel mercato del lusso, che marchi che raccontano una storia semplice, con un linguaggio semplice e propongono soluzioni semplificanti siano gli unici capaci di imporsi nel lungo periodo”
“Farla semplice vuol dire riuscire a dare sempre priorità a quello che veramente conta”
“La velocità non è più nemmeno più un modo di fare la differenza, è diventato un prerequisito”
“Io sono dell’idea che, per gestire il cambiamento, per essere efficaci nel risolvere le priorità, per creare innovazione bisogna abbattere i muri tra le funzioni, fare leva su squadre multidisciplinari che, per un limitato periodo di tempo, lavorano insieme senza un capo, ma solo con un facilitatore”
“Il buon manager è quello che crea opportunità di profitto, il leader è quello capace anche di coltivare valori”
“Sono arrivato alla conclusione che è meglio, di volta in volta, seguire le proprie inclinazioni e cercare le situazioni in cui si prova gusto a fare e stare, piuttosto che piegarsi a compromessi in nome della carriera, dei soldi, del potere: lo paghereste nel lungo periodo!”