(17/1/2020) – Un anniversario degno di partecipazione per i ferraristi: domani 18 gennaio Gilles Villeneuve avrebbe compiuto 70 anni. Il pilota canadese nacque nel 1950 a Saint-Jean-sur-Richelieu, nel Quebec (la famiglia risiedeva a Chambly) ma il dato anagrafico merita l’ennesima precisazione. Quando lo sconosciuto Gilles balzò agli onori della cronaca a seguito della “chiamata” a sorpresa di Enzo Ferrari, mischiò un po’ le carte facendo risultare di essere nato nel 1952. Solo tempo dopo si scoprì che aveva preferito ringiovanirsi di due anni perché, spiegò la moglie Joanna, “pensava che in Europa i talenti precoci facessero più colpo”. Precursore: arrivò dunque a Maranello a 27 anni effettivi, età in cui oggi in F1 si è già ritenuti “vecchi”. In questa occasione non voglio però parlare del Villeneuve pilota affermato o della sua tragica fine, bensì dell’adolescente e ragazzo, dei primi anni di vita e di carriera di un giovane e minuto francofono, figlio di Seville (morto nel 1987) e di Georgette Coupal (deceduta nel 2008), nato all’alba del primo mese dell’anno e cresciuto con un chiodo fisso: la velocità.
Nelle sue note biografiche si evince infatti l’innata propensione per la velocità, meglio se garantita da qualsiasi cosa spinta da un motore. Grande parte, in questa formazione, l’ha avuta il padre. Era un piccolo imprenditore che, ricordava Gilles, guidava sempre veloce e questo colpì il piccolo canadese che a un certo punto – aveva 7 anni – cominciò a provarne personalmente l’ebrezza stringendo e sterzando il volante dell’auto seduto sulle gambe di Seville. Da ragazzino, sulle nevi di casa (è cresciuto a Berthierville), insieme agli amici, ne combinò di tutti colori con il furgoncino Volkswagen, una vecchia Mustang, un trattore degli zii e poi con la Pontiac di famiglia (naturalmente andata distrutta…). Ma non pensava ancora alle corse, a un futuro da pilota, magari si vedeva in officina come meccanico intento a preparare bolidi sempre più potenti. Si divertiva molto a trovare e soprattutto superare i limiti, ma amava anche l’hockey su ghiaccio, suonare il pianoforte e ancora di più la tromba (era iscritto al conservatorio).
La prima vera scintilla scoccò quando andò ad assistere ad una gara stock car vicino casa ma soprattutto, tempo dopo, ad una prova Trans-Am che si tenne a Saint Jovite. Quella volta pensò di poter essere più veloce di tutti i piloti che vide in azione e qualche meccanismo cominciò a muoversi nella sua testa. Nel frattempo, però, la sua voracità in fatto di…velocità veniva ampiamente appagata dalle corse di motoslitte sulla neve, le snowmobiles, molto in voga e seguite da quelle parti, di cui divenne presto idolo locale. Fu precoce anche negli affetti: conobbe la dolce Joanna a soli 15 anni e si sposarono a 18. Nel 1973, a 23 anni, si laureò campione canadese con i colori del produttore Skiroule e poi anche mondiale: questo gli permise di incamerare anche un bel po’ di dollari canadesi e a fare il passo decisivo: l’acquisto di una F. Ford da un amico costruttore. La F 1, ecco, quello era già diventato il suo obiettivo. Vinse il campionato alla grande. Passato in F. Atlantic, dopo un primo anno con la Ecurie Canada reso stentato dalla scarsità di capitali (4 corse con lo stesso treno di gomme…), grazie alla sponsorizzazione della Skiroule la vita e la carriera automobilistica di Gilles Villeneuve decollarono.
Arrivò la prima vittoria a Gimli e poi il primo campionato vinto, anzi dominato con nove vittorie su 10 gare – furoreggiò anche con le Can-Am – fino all’exploit di fine 1976. Nella gara Atlantic di Trois Rivieres il canadesino volante diede una pesante paga, in qualifica e in corsa, alle blasonate guest stars che ne presero malauguratamente (per loro) parte e che rispondevano ai nomi di James Hunt, Keke Rosberg. Alan Jones, Patrick Tambay, Vittorio Brambilla. Nel week end del Gran Premio del Canada 1976 era nel box della pista di Mosport e fu Teddy Mayer, il boss della Mc Laren, a opzionarlo per primo. Nel 1977, un solo Grand Prix in F2 a Pau, poi l’occasione di esordire con la terza Mc Laren a Silverstone, dove impressionò tutti, e infine l’inizio del connubio con la Ferrari post Lauda che in pochi mesi fece prendere la “febbre Villeneuve” a tanti tifosi e puristi delle corse automobilistiche.