(11/1/2020) – Il giorno della presentazione della Forti F1, il 31 gennaio 1995 (25 anni fa) all’Hotel Principe di Savoia di Milano, il vostro blogger c’era. Il dado era tratto: Guido Forti aveva deciso per il grande salto e quindi la partecipazione al campionato di F1 1995, terza scuderia in pista dopo Ferrari e Minardi. Si respirava entusiasmo: il background tecnico era di spessore, i piloti prescelti Diniz e Moreno un mix di gioventù ed esperienza, i capitali di tutto rispetto. Quella mattina era presente anche il Direttore Generale del Gruppo Parmalat, Domenico Barili: il logo dell’azienda parmense – i soldi li metteva la Parmalat Brasile – era infatti ben presente sulle fiancate della gialla monoposto. “E quando c’è questo logo, si vince!”, esclamò Barili riferendosi alla più che fortunata esperienza con la Brabham e al mitico cappellino rosso di Niki Lauda. Sfortunatamente, questa volta non andò proprio così.
Forti era un grande e genuino appassionato, ma anche un vincente. Aveva fondato la Forti Corse nel 1977 nella sua Alessandria vincendo subito la F2000 italiana con Teo Fabi. Il subitaneo passaggio alla F3 sudamericana laureò Larrauri campione, l’Europeo non portò allori mentre a livello tricolore l’affermazione fu netta a fine anni ’80 con i vari Forini, Bertaggia, Naspetti e Morbidelli e il pesarese campione anche Europeo. Da qui, l’ulteriore scalata: la F3000 nella quale i successi non mancarono ma mai il titolo. Nell’ultimo periodo, arrivò il brasiliano Pedro Paolo Diniz, forte di un favoloso patrimonio di famiglia (supermercati disseminati in tutto il Brasile) mentre Pablo Gancia legato al pilota rilevò le quote del primo e storico socio di Forti, Carlo Guerci, ponendo le basi dello sbarco in F1. Il “ballottaggio” tra Scalabroni e Rinland per la progettazione della monoposto italiana FG01-95 fu vinto dal secondo mentre il piemontese ingegner Giorgio Stirano, esperienza alla Osella F1, fu designato Direttore Sportivo. Proprio lui, si è appreso negli anni, rilevò una incongruenza che sarebbe stata “fatale”: non c’era traccia di accordi scritti con la munifica famiglia Diniz. La vettura, gradevole nell’estetica e nei lineamenti, si rivelò però subito problematica. Motore Ford Cosworth, cambio manuale ad H e la poca efficienza aerodinamica ne penalizzarono fortemente le prestazioni. All’esordio, il Gp del Brasile del 26 marzo 1995, le due Forti si qualificarono nelle retrovie e in gara, falcidiata dai ritiri, Diniz si classificò 7° a sette giri. Seguirono tanti ritiri, un clima interno fattosi pesante e la trattativa per sostituire Moreno con il giapponese Noda (operazione non riuscita), fino al contentino del 7° posto sempre di Diniz nell’ultima gara ’95 in Australia. A fine stagione il brasiliano, deluso e allettato da orizzonti più gloriosi, passò armi e bagagli (leggi soldoni) alla Ligier mettendo in grossa difficoltà il Team.
Si andò avanti con l’ingaggio di due italiani talentuosi come Badoer e Montermini nonché di Cesare Fiorio quale Team manager. La nuova monoposto FG03, progettata da Stirano – che subito dopo fece i bagagli – in collaborazione con Chris Radage, venne pronta solo a Imola dove Badoer colse il miglior risultato stagionale: 10°. Sembrò una ventata di positività poiché la vettura, con una nuova livrea, si dimostrò più guidabile e veloce ed inoltre subentrò un nuovo azionista, la irlandese Shannon Racing. La situazione era però troppo deteriorata e l’introduzione della regola capestro del 107% nonchè la duplice ennesima non qualifica al Gp di Gran Bretagna segnarono la fine del sogno e il ritiro dalla massima formula. Bandiera bianca. Sette anni fa, l’11 gennaio 2013, Guido Forti è mancato.