(10/1/2020) – Quest’anno Minardi festeggia i 35 anni dal debutto in F1: era il 7 aprile 1985 quando la monoposto allestita a Faenza prese parte per la prima volta ad un gran premio, quello del Brasile a Rio de Janeiro con Pier Luigi Martini alla guida. “Il momento più bello di tutta la storia Minardi”, dirà il mitico patron Giancarlo che aveva sognato, accarezzato, preparato quel momento forse dal primo momento in cui era entrato nel mondo delle corse e cioè dal 1972 quale componente del triumvirato che gestiva la Scuderia del Passatore impegnata allora nel campionato di F. Italia vinto nel 1973 con Giancarlo Martini (per inciso, nel 1974 il Drake in persona affidò a Minardi una Ferrari B3 per svezzare giovani italiani).
In Brasile, la Minardi ci arrivò un po’ col fiatone. Al Jacarepaguà, il pilota Pierluigi Martini si qualificò in ultima posizione e poi dovette ritirarsi al 41° giro per problemi al motore ma l’importante era essere riusciti a completare l’assemblaggio della vettura e avviare la complessa macchina organizzativa che una simile operazione richiedeva. Un’emozione trasformata in passione e quindi in dedizione al lavoro: durò fino al 2005, anno della cessione al magnate australiano Paul Stoddart.
DALLA F2 ALLA F1 – La decisione di sbarcare nella massima formula fu presa nel 1984 dopo anni di militanza ed esperienza accumulata in F2 prima sotto l’egida della Scuderia del Passatore, poi Scuderia Everest e dal 1980, per la prima volta, come Minardi Team, con una monoposto costruita in proprio. Fu la svolta. Certo, si annoverò un solo successo, quello indimenticabile di un certo Michele Albereto a Misano, ma l’attrazione della F1 fu più forte delle prevedibili difficoltà per un piccolo team con limitate risorse finanziarie. Giancarlo Minardi, affiancato dall’ingegner Giacomo Caliri e dalla Fly Studio di Luigi Marmiroli, si attivarono per allestire la prima monoposto da F1, inizialmente denominata M184. Il motore? Minardi ebbe “l’ardire” di chiedere il propulsore Alfa Romeo direttamente al presidente dell’epoca, Massaccesi. Che accettò. Peccato che all’improvviso quell’accordo svanì costringendo il team faentino all’unica alternativa immediatamente disponibile e cioè il classico Ford Cosworth aspirato by Mader. Almeno fino al Gp di San Marino, quando invece sulla modificata M185 venne alloggiato il 6 cilindri turbo Motori Moderni, frutto dell’ingegno di Carlo Chiti (l’azienda era stata costituita dal socio di Minardi, Piero Mancini). All’inizio non mancarono i problemi anche in fatto di piloti: il prescelto Alessandro Nannini non raggiunse i requisiti per ottenere la Super Licenza e al suo posto subentrò il sempre veloce e affidabile Pierluigi Martini. Un inizio emblema dei 20 anni di più che onorata partecipazione al Circus della F1 ma il ricordo del debutto brasiliano ancora inebria la mente di Minardi: “Quel momento ha rappresentato, allo stesso tempo, il coronamento e la partenza di un sogno”.