
(18/11/2019) – Nel week end delGran Premio del Brasile dominato da un imperioso Verstappen (lui e il motore Honda…) ai danni di una insolitamente affannata Mercedes, la Ferrari celebra il 90° della legale costituzione della Scuderia con il folle pata-trak: Vettel e Leclerc ai ferri corti, anzi cortissimi, si sono autoeliminati come dei Perez ed Ocon qualsiasi. Detto come va detto: era solo questione di tempo (vedi mio post GP di Russia https://motor-chicche.blogspot.com/2019/10/vettel-leclerc-quando-la-ferrari-si-fa-male-da-sola.html). Leclerc scalpita e freme fin dal primo GP in Australia – ricordate il team radio che lo relegava dietro il tedesco accettato obtorto collo? – e a Interlagos, dopo una rimonta fantastica e la ripartenza post safety car, ha bruciato il blasonato compagno alla prima curva. La chiave è lì: “E’ stato molto aggressivo”, ha detto parecchio rabbuiato Vettel nel post gara. Ha reagito male ed è bastato una tutto sommato lieve scarto per innescare la collisione con la Rossa numero 16 e il conseguente duplice ko. Erano liberi di lottare, è stato spiegato, ma nessuno si aspettava un simile epilogo, molto dannoso – come ha detto Binotto – per l’immagine della Ferrari ma, ancor più, molto insidioso per gli equilibri interni della squadra in vista della stagione 2020. Tocca a Binotto rimettere a posto le cose ma il vaso si è rotto e più che altro si tratta di incollare i cocci. La Ferrari sconta una inevitabile quanto permanente tensione che deriva dall’ambiguità dei ruoli. In Mercedes e in Red Bull, le avversarie, c’è un numero uno e un numero due –Bottas ieri del tutto anonimo e poi ritirato lo conferma – che facilita molto le cose. A Maranello si vive di gara in gara, direi ormai di chilometro in chilometro, e quello che è successo ieri va considerato una logica, possibile conseguenza.

Un vero peccato, comunque, perché, visto come è finita, il podio si sarebbe tinto anche di rosso e in classifica Verstappen non sarebbe, come ora, terzo. Il dato saliente emerso in Brasile è che la Red Bull si è dimostrata superiore a tutti anche in virtù di una rinnovata e piuttosto sorprendente potenza del motore Honda di cui hanno beneficiato anche Albon – che sarebbe stato secondo senza la toccata di Hamilton poi penalizzato e alla fine settimo – e le due Toro Rosso. Pierre Gasly, secondo (Kvyat 10°), per la prima volta sul podio della F1, è il pilota più felice del mondo. Da quando è stato “retrocesso” alla futura Alpha Tauri non ha sbagliato praticamente nulla e si è sempre distinto per costanza e concretezza. Ieri, certo, ha approfittato delle defaillances altrui, ma come si è visto nell’emozionante sprint finale con Hamilton è uno che non ha vinto gare e titoli per caso. Ha sofferto la pressione del top team e la “prepotenza” di un compagno come Verstappen ma sta riuscendo a ricostruirsi e farsi apprezzare.

L’incredibile e caotico finale ha consentito di mettere in evidenza altre belle realtà della F1 2019, primo tra tutti quel Carlos Sainz –terzo senza l’ebrezza del podio – che partito ultimo ha dimostrato quanto sia preparato, coriaceo, concentrato. Sì, con lui e il sempre positivo Norris (8°) la ritrovata Mc Laren può guardare con ottimismo al futuro. Grande giornata anche per l’Alfa Romeo Racing, quarta e quinta con Raikkonen e Giovinazzi, che finalmente ha rialzato la testa dopo gran premi sottotono. Sempre in zona punti Perez e grande anche Ricciardo che, dopo la colpevole toccata a Magnussen, ha ripreso a macinare chilometri guadagnando la sesta posizione mentre il compagno in uscita Hulkenberg ha colto solo la 15^ posizione… Dopo l’exploit delle qualifiche, di nuovo male le Haas mentre le Williams si sono fatte notare per la solita lotta in casa e per il penalty affibbiato a Kubica per l’uscita dal box che a momenti mandava a muro Verstappen…
Questo è quanto da Interlagos e, date le premesse e la libertà d’azione con il titolo ormai assegnato, ad Abu Dhabi il 1 dicembre l’impressione è che ne vedremo delle belle!