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CRASH E SPAVENTI FERRARI

(4/11/2019) – Ad Austin Sebastian Vettel si deve esser preso un bello spavento quando un braccio della sospensione posteriore destra della Ferrari SF90 ha ceduto all’improvviso mettendo fine alla sua gara con la Rossa numero 5 ormai ingovernabile. Fosse accaduto in una curva ancora più veloce o in pieno rettilineo l’incidente sarebbe stato più serio. Sono cose che, purtroppo, possono accadere in uno sport che mette a durissima prova tutte le componenti del mezzo a disposizione e in passato ciò ha causato anche crash mortali. A Maranello la cura dei pezzi e dell’assemblaggio è leggendaria ma, come detto, l’automobilismo è uno sport stressante per i materiali e i piloti Ferrari hanno subito qualche altro spavento da cedimento. Ne ricordo alcuni.

Fa ancora discutere l’eventualità che l’incidente di Niki Lauda nel 1976 al Nurburgring, con il conseguente drammatico rogo, sia stato determinato dalla rottura di una barra di collegamento tra il motore e il telaio che causò la fatale sbandata della 312T2. Tesi accreditata dal pilota stesso e dal suo capo-meccanico Ermanno Cuoghi ma decisamente smentita dal direttore tecnico Forghieri. In quello stesso anno, comunque, la rottura di una sospensione si verificò nel corso del Gran Premio del Canada. Fu constatata solo a fine gara e infatti Lauda, solo ottavo a Mosport, lamentò – come Vettel nelle prime battute ad Austin – scarsa maneggevolezza della vettura- anche se riuscì a terminare il gran premio ma senza prendere punti. Un episodio rivelatosi determinante dopo l’epilogo del Fuji. Leggi anche post  https://motor-chicche.blogspot.com/2016/08/nurburgring-1976-errore-di-lauda-o.html

Nel 1980 Gilles Villeneuve era ben deciso a far suo il titolo mondiale con la Ferrari dopo averlo sfiorato l’anno prima e aver lealmente supportato il compagno di squadra Jody Scheckter poi divenuto campione. Il Gran Premio d’apertura in Argentina – era il 13 gennaio – rese però subito evidente quanto la Ferrari, con la penosa T5, avrebbe penato quell’anno. Solo ottavo in qualifica, al 37° giro il canadese finì spedito e con una certa violenza tra le reti di contenimento. Tutti a pensare ad una ennesima esagerazione dell’aviatore e invece si verificò ben presto che aveva ceduto di schianto un braccetto della sospensione anteriore sinistra che aveva reso la monoposto senza più direzionalità. Nessuna conseguenza per il pilota, per quanto sconcertato dall’accaduto. https://www.youtube.com/watch?v=vf9UVNv_URM

Beh, anche il famoso incidente di Michael Schumacher a Silverstone nel 1999 fu causato da un cedimento. Come ben noto, al termine del lungo e velocissimo rettifilo che porta alla Stowe la F399 guidata dal tedesco, in quel momento in accesa disputa con il compagno di squadra Irvine, non ne volle sapere di curvare a destra ma puntò come un missile impazzito verso la pila di gomme barriera limite della pista. Cosa era successo? Perché – ci si chiese – Michael non sterzò? A quella velocità, impossibile ogni manovra di salvataggio, soprattutto senza il supporto pieno dei freni. A Maranello verificarono poi che si era infatti allentata una vite dello spurgo del freno posteriore con conseguente perdita di pressione. Schumacher, fratturato ad una gamba, dichiarò: “Mi sono spaventato. Sono fortunato ad essere vivo”.

Un episodio che forse non molti ricordano: nel gennaio 2011 Luca Badoer se la vide davvero brutta. Il collaudatore della Ferrari, impegnato nei test pre-campionato a Barcellona, fu infatti protagonista di un terrificante incidente al volante della F1-2000 con gomme Bridgestone e può considerarsi un vero miracolato. Nonostante il botto, nessun danno, al netto dello spavento ovviamente. Al termine del lungo rettilineo in discesa del Montmelo, l’esperto pilota veneto diventò, come si usa dire, solo passeggero della monoposto a sua volta divenuta ingovernabile. La Rossa campione del mondo, impazzita, finì addirittura oltre la sede della pista, su una stradina di soccorso, e probabilmente i soccorritori  pensarono di dover accertare un triste epilogo del crash. Fortunatamente le radiografie esclusero conseguenze ma le cause dell’incidente non poterono essere accertate con pienezza a parte “un cedimento nella parte posteriore” ufficializzato dalla Ferrari stessa.

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