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Mese: Settembre 2019
(30/9/2019) – La Ferrari di nuovo al top, vedi Spa-Monza-Singapore, anche a Sochi aveva tutte le carte in regola per sbaragliare il campo. Le qualifiche del Gran Premio di Russia, con Leclercancora in pole e Vettel da quelle parti, avevano infatti confermato il trend, ma…qualcosa è andato storto. Proprio ieri ho pubblicato un post sulla opportunità che ai piani alti di Maranello, in questo rush finale di campionato, si punti su uno dei suoi due piloti, anzi, direi galletti dopo gli ultimi avvenimenti. Come detto, la matematica concede(va) ancora delle chance e poi mai dire mai. Invece, clamoroso al Cibali… I piloti delle Rosse, in testa alla gara fin dallo start, hanno passato i giri iniziali a “bisticciare” col muretto box su chi dovesse vincere e alla fine tra i due litiganti ha goduto Hamilton, anzi la Mercedes ! Le frecce d’argento hanno fatto doppietta, con Bottas secondo, e pure giro d’onore in parata. Trattamento che riservano, vedi Gran Premio d’Italia 2018, quando vogliono “umiliare” chi doveva mazziare e invece è stato mazziato. Questa, in sintesi, la cronaca della gara che ha avuto il suo apice nello stop della rossa numero 5 – problema ad uno dei motori ibridi per Vettel – che ha determinato l’ingresso della Safety car e il pit stop in souplesse per Hamilton che da quel momento è stato imprendibile per Leclerc nonostante il tentativo finale dei nuovo con le soft. Ricapitolando per la Ferrari : gara persa, problema affidabilità, piloti sull’orlo di una crisi di nervi e l’amara scoperta: “Siamo forti in qualifica ma dobbiamo lavorare ancora sul ritmo gara”.
LA MERCEDES GODE DEI VECCHI FANTASMI DELLA FERRARI – Complimenti allora alla Mercedes che fin dall’inizio del week end russo – dal 2021 a San Pietroburgo? – aveva saggiamente puntato tutto sull’overcut e la strategia ha dato frutto. La Safety Car ha agevolato il tutto ma l’organizzazione Wolff questa volta ha funzionato, dopo qualche debacle di troppo, e Hamilton vede il sesto titolo mondiale più vicino. A Maranello, invece, c’è da discutere ma le posizioni non sembrano molto conciliabili al di là dei toni bassi in pubblico alla ‘va tutto bene. L’accordo alla partenza era che Leclerc doveva “tirare” Vettel ma il tedesco, convinto di non aver usufruito della scia e di aver sorpassato subito il monegasco grazie ad una migliore partenza, non ne ha voluto sapere di cedere il passo. Binotto & C. hanno così pensato di chiamare prima Leclerc per il pit-stop e solo dopo alcuni giri, forse troppi e su insistenza del quattro volte campione del mondo, anche Vettel. Il tedesco ha però dovuto parcheggiare la sua SF90 con tutto quello che ne è conseguito. Insomma, dopo il mezzo pasticcio in qualifica a Monza e le tensioni di Marina Bay ci risiamo e pare che nessuno dei due, il giovane Charles in particolare, voglia concedere nulla all’altro. L’ho detto ieri, la storia insegna: così ci si fa male. Ricordate, tanto per stare sul recente, lo sfacelo di Monza 2018 per il distruttivo testa a testa Raikkonen-Vettel, con il finlandese fresco non riconfermato? Da lì, la fine di ogni speranza di vittoria del mondiale per il tedesco. Arrivabene ha perso il posto anche per questo. Nel 2019 il titolo è ormai lontano ma a quanto pare siamo alle solite. Avere due piloti vincenti è bello ma poi è terribilmente difficile gestirli. Ai suoi tempi, Todt non prendeva in considerazione nemmeno l’ipotesi. Alla Mercedes, con Bottas – perdoni il pilota finlandese – si va sul sicuro.
(28/9/2019) – Come prevedibile, anche a Sochi la Ferrari è molto competitiva. Può vincere il Gran Premio di Russia, Vettel o Leclerc che sia. Certo, Verstappen e la Red Bull possono costituire un problema e la Mercedes è pronta a tornare sul podio, ma il Cavallino c’è, la SF 90 ha risposto più che positivamente alle evoluzioni post-agostane messe in campo da Binotto & C. A questo punto la domanda – chi l’avrebbe mai detto, solo 50 giorni fa? – è: visto che la matematica concede ancora delle chances alla Ferrari è il caso di puntare su uno dei due suoi piloti per l’assalto finale al titolo? Impresa ardua, non c’è che dire ma l’appetito vien mangiando e poi…mai dire mai! Dunque, la classifica attuale vede Hamilton in testa con 296 punti seguito dal compagno di squadra Bottas a 231 (-65) e quindi dal duo Leclerc – Verstappen con 200 punjti (-96) e infine Vettel a 194 (- 102). Compreso il Gran Premio di Russia di domani, ci sono da disputare ancora 6 gare: Sochi, Gp Giappone (17 ottobre), Gp Messico (27 ottobre), Gp USA (3 novembre), Gp Brasile 17 novembre) e Gp Abu Dhabi (1 dicembre). 150 punti a disposizione per chi vince. Va da sé che la Ferrari dovrebbe, appunto, vincere a tutto spiano e, quanto meno, la Mercedes incappare in giornate tipo quella di Singapore. Non proprio prevedibile ma nemmeno da escludere e poi le circostanze potrebbero fare il resto, a partire dal meteo di Sochi che annuncia molta variabilità. Appare indispensabile, in ogni caso, privilegiare uno dei due piloti in questo rush finale che tutti speriamo avvincente. Ora, Leclerc è lanciatissimo e carico come una centrale nucleare e in più, sia pur di 4 punti, è davanti a Vettel che, a sua volta, ha dimostrato intatta concretezza da Campione quando le circostanze lo impongono. Che fare, caro Binotto?
A Marina Bay il giovane monegasco rampante si è molto lamentato per la strategia che ha consentito a Vettel di sopravanzarlo e poi di vincere. Poi ha chiesto scusa per lo sfogo e – qualità molto importante in un giovane come lui – farà tesoro dell’esperienza, ma resta l’interrogativo: conviene tentare il tutto per tutto e concedere il massimo delle attenzioni allo scatenato talento ex FDA? La regola Ferrari (di Enzo Ferrari) è arci-nota: prima di tutti viene la Scuderia. I piloti passano, la Ferrari rimane. Già, ma ricordo una seconda aurea regola Ferrari (di Enzo Ferrari): il secondo è il primo dei perdenti. La storia di Maranello è densa di situazioni ambigue e di rammarico per titoli sfumati a causa di “non decisioni” o di eccessiva “politica”: dalla delusione di Regazzoni nel 1974 ai dissidi Lauda-Reutemann ad inizio 1977, dalla celebre crisi Villenueve-Pironi del 1982 al muro-contro-muro Prost-Mansell nel 1990, fino ai lamenti di Irvine nel 1999 e di Barrichello negli anni 2000, entrambi schiacciati dalla personalità di Kaiser Schumacher, nonché del buon Felipe Massa alle prese con il debordante Alonso. Molti, troppi casi da “zero tituli”, direbbe Mourinho. Meglio fare diversamente?
(24/9/2019) – Singapore:mettete una gara molto tattica, una monoposto competitiva e condizioni d’insieme favorevoli ed ecco la vittoria numero 53 del tanto vituperato Vettel che è anche la prima della stagione con la Ferrari. Sì , una vittoria alla Seb dei tempi d’oro: una gara di testa, nessun errore, nessuna concessione agli avversari. Il suo più ravvicinato contendente è stato un certo Leclerc, ben deciso, dopo l’ennesima pole position, a centrare la terza vittoria consecutiva dopo Spa e Monza. L’undercut deciso dal muretto di Maranello per la Rossa numero 5 ha indubbiamente smorzato le velleità belliche del monegasco ma va detto che il tedesco, a sua volta, ha capitalizzato alla grande i giri a sua disposizione prima delle risposte degli altri. Non so se vi rendete conto ma stiamo parlando solo delle Ferrari! Di una eccezionale doppietta! E lo squadrone Mercedes che tremare il mondo fa? Niente podio, quarto Hamilton preceduto dal sempre coriaceo Verstappen e quinto Bottas che da quando ha messo in saccoccia il rinnovo di contratto per la verità sembra aver rinfoderato gli artigli. Ma non credo ci sia da illudersi: il vantaggio di Hamilton in classifica generale è molto grande e più che altro a Singapore le frecce d’argento hanno pagato scelte strategiche sbagliate e una, questa sì, anomala gestione delle cosiddette finestre di utilizzo degli pneumatici. Torneranno, anche se l’appuntamento ravvicinato di Sochi lascia pensare che la Ferrari possa ancora sfruttare quel vantaggio di soluzioni tecniche e di entusiasmo che l’ha felicemente proiettata in alto dal dopo pausa estiva. La potenza del motore ha aiutato a Spa e Monza e il nuovo pacchetto aerodinamico focalizzato sull’anteriore ha funzionato a Marina Bay. Tutta un’altra storia rispetto ai 30 secondi dai primi patiti a Melbourne o in Ungheria. Binotto aveva ben presto capito che la SF 90 era nata senza decisive affinità con il lavorìo degli pneumatici 2019. C’è voluto però tempo per adattarla e, va detto, non è da tutti riuscirci senza dover riprogettare praticamente una monoposto B. Chi l’avrebbe mai pensato solo un mese fa: il problema maggiore ora alla Ferrari è la delicata gestione dei piloti. Leclerc è una furia – la strategia non gli è andata giù ed ha preteso spiegazioni – e il rabbuiato Vettel richiede l’attenzione dovuta ad uno del suo rango (stranamente non ha gioito durante il giro di rientro): come andrà a finire?
GIOVINAZZI LEADER – Al giro numero 27 in testa alla classifica c’era un italiano, Antonio Giovinazzi, alla guida di un’Alfa Romeo: that’s incredible! Le dinamiche dalla gara hanno determinato questa situazione emozionante per l’Italia, peccato che l’aver tenuto troppo in pista il pilota pugliese alla fine l’ha relegato indietro e per fortuna una delle 3 safety car ha consentito di rimediare richiamandolo ancora al box per montare le soft. Il compound più morbido gli ha consentito – nonostante 10 secondi di penalità per non aver rallentato in regime di bandiere gialle – di agguantare un altro punticino propedeutico alla sua riconferma. Bene anche Norris che sostiene la Mc Laren quale quarta forza Costruttori, la Toro Rosso con Gasly e meno con Kvyat troppo irruento con Raikkonen, così così le Racing Point con apprezzabili spunti in accelerazione, ingiudicabili la Renault e la Haas in stati confusionari vari. Infine, come sempre, tristemente, la Williams , rea pure di aver tolto la gioia di correre a Robert Kubica…
(21/9/2019) – Taglio del nastro oggi a Modena Fieredella settima edizione di Modena Motor Gallery, uno degli eventi più importanti d’Italiaper l’alta qualità delle vetture in esposizione ed il pregio delle mostre realizz ate. Insieme all’”anima” della manifestazione, mauro Battaglia, sono intervenuti il Presidente di ModenaFiere, Alfonso Panzani, il Presidente di Bologna Fiere, Gianpiero Calzolari, il Sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli e l’Assessore alle attività produttive di Modena e Bologna, Palma Costi. Ma com’è Motor Gallery 2019, aperto dalle 9.00 alle 18.00? (Biglietti intero: € 10,00, ridotto: € 8,00. Ridotto soci ACI e ACI STORICO: € 5,00; ridotto soci Touring Club Italiano: € 8,00; € 8,00; ridotto Conad € 8,00. Bambini sotto i 12 anni: gratuito).
la mostra ‘De Tomaso in Galleria”, cinque pezzi unici all’ingresso della Galleria centrale di Modena Fiere ripercorreranno la storia e la produzione della Casa automobilistica fondata proprio a Modena dal pilota italo-argentino Alejandro De Tomaso sessanta anni fa, e che tra le sue vetture realizzò anche la monoposto di F1 utilizzata dalla squadra di Frank Williams nel 1970. Si profila particolarmente interessante anche l’esposizione “1950-1990 – 40 anni di stile italiano tra le due e le quattro ruote”: si tratta di una mostra realizzata in collaborazione con ACI Storico e il Circolo della Biella, uno dei più blasonati club italiani di collezionisti e appassionati, che punta a ripercorrere un quarantennio di trasformazioni importanti nel design e nel motorismo del nostro Paese. L’ARTIGIANALITA’ IN VETRINA – Una caratteristica peculiare di Modena Motor Gallery è lo spazio riservato ai più autorevoli artigiani e restauratori: un’intera corsia di 500 metri ospita gli artigiani che fanno di Modena, della Motor Valley dell’Emilia Romagna una terra ricca di passione per i motori, fucina di meccanici, ingegneri, battilastra e carrozzai. I MUSEI E LE COLLEZIONI – L’identità con il territorio ma con lo sguardo ben oltre i confini locali, continuerà a trasparire in ogni aspetto della manifestazione ed in particolare attraverso la presenza dei Musei Ferrari di Modena e Maranello, le collezioni private di Righini,Panini e il Museo Pagani.
Appuntamento quindi a domani, ricordando l’incontro con l’ingegner Forgheri che alle ore 11 sarà intervistato dagli studenti di Unimore nello spazio ACI Storico (Padiglione C).
(19/9/2019) – Parte la 29ª edizione del Gran Premio Nuvolari: dal 20 al 22 settembre – oggi e domani fino alle 10 le verifiche tecniche e sportive – il gotha dell’automobilismo storico internazionale convergerà a Mantova, città di partenza e arrivo, con vetture dal fascino intramontabile per celebrare il mito di Tazio Nuvolari. Organizzata da Mantova Corse, la manifestazione diregolarità è riservata ad automobili d’interesse storico costruite tra il 1919 e il 1972, secondo le normative F.I.A., F.I.V.A., ACI Storico e ACI Sport. E’ inoltre la seconda prova di “EpocaChampionship”, il Campionato Italiano Grandi Eventi di Aci Sport, del quale fanno parte anche la Coppa d’Oro delle Dolomiti (18-21 luglio 2019), la Targa Florio (10-13 ottobre 2019) e la Coppa delle Alpi by 1000 Miglia (03-08 dicembre 2019).
Quest’anno si registra un numero di presenze record: sono oltre 300 gli equipaggi provenienti da Europa, Asia e Australia per un totale di 17 paesi rappresentati: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica di San Marino, Russia, Spagna, Svizzera. Sono inoltre 45 le case automobilistiche in gara: dalle italiane Alfa Romeo, Maserati, Fiat, Lancia, OM e Ferrari alle inglesi Triumph, Jaguar, Aston Martin e Bentley; dalle statunitensi Chrysler e Chevrolet, alle tedesche Mercedes, BMW e Porsche fino alle pursang francesi firmate Ettore Bugatti. Ben 95 le vetture anteguerra che prenderanno parte all’evento. Per ammirare da vicino queste leggendarie vintage car che hanno fatto la storia dell’automobilismo mondiale appuntamento, come ogni anno, in Piazza Sordello.
Non mancano gli equipaggi speciali. La mitica auto di Tazio: Nuvolari prenderà simbolicamente il via alla manifestazione con il numero 1 a bordo dell’Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport, la leggendaria auto con cui il mantovano volante vinse la Mille Miglia nel 1930, dopo un acceso testa a testa con Achille Varzi. Anche quest’anno tornerà Miki Biasion, mitico pilota di rally e due volte campione del mondo, Brand Ambassador di Eberhard & Co., con il numero 197, che sarà al volante di una Alfa Romeo 1900 C Super Sprint del 1956 a fianco diMario Peserico, AD di Eberhard Italia.Con Red Bull alla Scuderia Toro Rosso di Faenza: domenica 22 i “bolidi di ieri” del Gran Premio Nuvolari sfileranno accanto alle modernissime vetture della F1, il percorso toccherà infatti Piazza del Popolo, nel centro di Faenza, per il controllo timbro tra le F1 che negli ultimi 10 anni hanno vestito i colori della Scuderia Toro Rosso.
Percorso: questa 29ª edizione propone un nuovo percorso di 1025 km in gran parte rinnovato. >>>
–1^ tappa: sullo sfondo di Palazzo Ducale, il Gran Premio Nuvolari 2019 prenderà il via alle ore 11 divenerdì 20 settembre da Piazza Sordello, nel cuore di Mantova. La prima giornata di gara, allietatadalla pausa pranzo presso il Golf Club Ca’ degli Ulivi di Marciaga, si snoderà tra il lago di Garda, il controllo orario di Torri del Benaco, le montagne del Baldo e la Pianura Padana, terminando a Bologna, con un’esclusiva cena gourmet organizzata presso Fico Eataly World, il parco agroalimentare più grande al mondo.
–2^ tappa: la giornata più intensa del Gran Premio. Sabato 21 settembre, dopo la partenza da Bologna, le vetture attraverseranno gli scenari unici del centro Italia, transitando prima per i celebri passi appenninici della Raticosa e della Futa, passando poi per luoghi ricchi di fascino come Piazza del Campo a Siena e la Piazza Grande di Arezzo. Dopo il suggestivo lunch break tra i cipressi di Borgo Scopeto, gli equipaggi valicheranno il Passo di Viamaggio per giungere poi a fine giornata al traguardo di Piazza Tre Martiri a Rimini. La serata riserverà ai concorrenti il tradizionale gala dinner in onore di Tazio Nuvolari nell’affascinante cornice del Grand Hotel di Rimini, tra il parco Federico Fellini e gli antichi saloni in stile belle époque.
–3^ tappa: domenica 22 settembre la gara prenderà la via del ritorno verso Mantova. Partendo da Rimini, le vetture affronteranno le mitiche prove di Meldola e passeranno poi da Faenza, ospiti della Scuderia Toro Rosso. Gli equipaggi si sfideranno poi in una serie di prove cronometrate all’interno dell’Autodromo di Imola Enzo e Dino Ferrari: un’esperienza adrenalinica unica da vivere in un circuito ricco di storia. Sarà poi la volta di Ferrara, con le nuove prove di Piazza Trento e Trieste. Il rientro in terra mantovana culminerà con l’arrivo dei concorrenti sul palco di Piazza Sordello, a cui seguirà il consueto pranzo di chiusura all’interno di Palazzo Ducale.
(17/9/2019) – Tempi eccezionali. Un paio di mesi prima che Enzo Ferrari costituisse la Scuderia che portava il suo nome, il 17 settembre del 1929, in quel di Londra, nasceva tal Stirling Moss. Quel pargolo anglosassone, che oggi compie 90 anni, sarebbe diventato un fuoriclasse dell’automobilismo, un’autentica leggenda, uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. Classe pura, la velocità nel sangue, cuore impavido. L’ultimo eroe di un’epoca sempre più remota ma non per questo perdente fascino. Il talento cristallino – Rally di Montecarlo compreso – lo portò al debutto in F1 già all’età di 21 anni, Gran Premio di Svizzera, al volante di una HWA-Alta. Fu solo l’inizio. La sua storia è storia del motorsport. Ha sfidato fino alla fine campioni del calibro di Fangio, che sarà il suo più acerrimo rivale, Collins, Hawthorn, Brooks. Ha corso con Ascari e Villoresi, Musso e Farina, Behra e Trintignant. Si è messo al volante di Maserati e Mercedes (che gli ha dedicato un modello stradale SRL), nonché delle amate inglesi Vanwall, Cooper e Lotus, alla quale regalerà il primo successo, nel 1960 a Montecarlo.
Caratterizzato dal sodalizio con Rob Walker, aveva un solo obiettivo: vincere gare e vincere il campionato del mondo. Di gare ne ha vinte 16 (altrettante pole positions) ma è risaputo: resterà nella storia anche come “l’eterno secondo”. Dal 1955 al 1958 a sbarrargli la strada verso l’ambito titolo, che avrebbe certamente meritato, ci si è messo l’altro fuoriclasse, l’argentino Fangio e, nel 1958, il connazionale Hawthorn su Ferrari. Poi tre terzi posti, poi nel 1960 un bruttissimo incidente a Spa (tornò in pista dopo sole 7 settimane), poi Goodwood. Il lunedì di Pasqua del 1962 – era il 23 aprile – rimase vittima di un terrificante incidente durante una gara di F1 non titolata. Un errore, un guasto meccanico, una incomprensione con Graham Hill- chissà – spedirono la Lotus di Moss, dritta verso un terrapieno – tipo Schumacher a Silverstone nel 1999 – con esiti disastrosi ma miracolosamente non fatali. Dopo il coma e la paralisi, venne dimesso dall’ospedale e tutta l’Inghilterra tirò un sospiro di sollievo per quel suo figlio-eroe, portacolori amatissimo e idolatrato. Un anno dopo riprovò ad essere Moss, ma si accorse di non esserlo più e ne tirò le somme. Sportivamente. Questa, in sintesi, l’essenza della sua carriera, della sua vita. E’ mancato, come detto, il titolo ed è mancata un’esperienza in Ferrari, alla quale era ormai vicinissimo per la stima di cui godeva presso il Drake ma che l’incidente non permise. Un vero peccato. Cento di questi anni, Sir Moss!
(11/9/2019) – La Bugatti Chiron è diventata la prima auto stradale al mondo a rompere la barriera delle 300 miglia orarie, dopo aver raggiunto una velocitàrecord di 304.773mph (490.484km/h) verificata autonomamente. L’auto che ha battuto questo record è stata guidata dal collaudatore Bugatti Andy Wallace sul circuito di test Bugatti Ehra-Lessien, nel nord della Germania. Sull’auto erano montati gli pneumatici MICHELIN Pilot Sport Cup 2 realizzati specificamente per Bugatti – con marcaggio “BG” sul fianco – e omologati per l’utilizzo stradale. Si differenziano dalla versione utilizzata in primo equipaggiamento nelle tele sotto il battistrada, rinforzate in particolar modo per gestire i 5300 G che devono sopportare a queste velocità elevatissime.
Durante lo sviluppo, Michelin ha utilizzato il suo Centro R&D di Ladoux, in Francia, ed il suo sito a Charlotte (Carolina del Sud), negli Stati Uniti, dove sono stati impiegati macchinari specializzati per effettuare prove estreme. Al fine di testare i pneumatici alle elevatissime velocità che la Bugatti Chiron è in grado di raggiungere, Michelin ha utilizzato infatti un macchinario di prova progettato per testare i pneumatici che hanno equipaggiato lo Space Shuttle. Commentando il record, Pierre Chandezon, Responsabile del team Michelin che progetta i pneumatici per Bugatti, ha detto: “Michelin è molto fiera di essere stata parte integrante di questo record, che è il frutto di una relazione tra noi e Bugatti che dura da quasi 20 anni. Ed è proprio la fiducia costruita nel corso di questo periodo ad aver dato a Bugatti la sicurezza di scegliere Michelin come unico fornitore di pneumatici per il primo equipaggiamento della Chiron”.
(10/9/ 2019) – Due belle novità stradali della Ferrari quasi a suggello del trionfo di Monza. A 50 anni esatti dall’introduzione dell’ultima spider a motore V12 anteriore nella gamma Ferrari, ecco con la 812 GTS il ritorno di questo tipo di modello. E’ stata svelata inoltre la F8 Spider, l’ultima generazione di sports car scoperta equipaggiata con il motore centrale-posteriore V8 più di successo di sempre!
812 GTS. La storia delle Ferrari V12 spider è costellata di modelli leggendari, a partire dalla 166 MM del 1948, vera e propria gran turismo da competizione che nel 1949 fu in grado di aggiudicarsi la Mille Miglia e la 24 ore di Le Mans, le due gare endurance più prestigiose del mondo. L’ultima rappresentante di questa nutrita famiglia è la 365 GTS4 del 1969, chiamata anche Daytona Spider in seguito al celeberrimo trionfo targato Ferrari alla 24 Ore di Daytona nel 1967, quando due 330 P4 ufficiali e la 412 P del North America Racing Team si sono allineate davanti a tutti prima di tagliare il traguardo. Da allora, l’architettura con motore V12 anteriore non era più stata proposta dalla casa di Maranello su una vettura spider di gamma; sono stati invece prodotti 4 modelli in edizione speciale limitata, vale a dire la 550 Barchetta Pininfarina nel 2000, la Superamerica nel 2005, la SA Aperta nel 2010 e, più di recente, la F60 America nel 2014, di cui furono realizzati solamente dieci esemplari, per celebrare i 60 anni di presenza di Ferrari nel mercato statunitense. Al pari dei modelli storici che l’hanno preceduta, la 812 GTS rappresenta un nuovo punto di riferimento in termini di prestazioni ed esclusività: grazie al maestoso V12 Ferrari da 800 cv è la spider di serie più potente sul mercato, nonché la più fruibile grazie all’hard top ripiegabile, soluzione unica nel segmento che garantisce inoltre uno spazio di carico aumentato. Il tetto rigido ripiegabile, apribile in appena 14 secondi a veicolo fermo o in marcia fino a una velocità massima di 45 km/h, riesce a preservare lo spazio a bordo per garantire il massimo confort, mentre il lunotto elettrico (che fa anche da wind-stop) rende la vettura totalmente sfruttabile anche a tetto aperto; inoltre, in configurazione coupé può essere lasciato aperto per continuare a godere appieno del rombo unico del V12 aspirato.
I contenuti della nuova Ferrari F8 Spider traggono spunto da quelli della berlinetta F8 Tributo anche se, in realtà, il progetto è totalmente indipendente e nasce in parallelo, attorno al tetto rigido ripiegabile RHT (Retractable Hard Top) quale elemento cardine per delineare linee e caratteristiche del modello, che si posiziona al vertice della propria categoria. Si tratta dell’ultima realizzazione di una prestigiosa ed esclusiva linea di vetture V8 aperte che ha avuto inizio con la 308 GTS nel 1977. Risulta meno estrema della 488 Pista Spider ma è più sportiva della 488 Spider, che va a sostituire. Si propone di conseguenza come il nuovo benchmark di riferimento nel settore dei modelli super sportivi “en plein air” per le altissime prestazioni: si contraddistingue infatti per l’eccezionale dinamica di guida abbinata a un sorprendente comfort di bordo. Il motore si basa sulla stessa unità che è stata premiata per quattro anni consecutivi (2016, 2017, 2018 e 2019) come “International Engine of the Year”, oltre a essere riconosciuto come miglior motore degli ultimi 20 anni. Il pregio principale è quello di erogare i 720 cv in maniera istantanea, senza turbo lag, e di mantenere la speciale “colonna sonora” rappresentata dal sound unico di questo V8. Il raggiungimento di queste prestazioni alle quali si abbina una maneggevolezza disarmante, è stato reso possibile dall’integrazione nel corpo vettura di soluzioni aerodinamiche innovative, derivate dall’esperienza maturata nelle competizioni. La F8 Spider sostituisce la 488 Spider migliorandone le specifiche: oltre al propulsore, in grado di erogare 50 cv in più, la nuova Ferrari è più leggera di 20 kg rispetto al precedente modello. Pesa solo 20 kg in più della più estrema 488 Pista Spider. Beneficia di un significativo incremento dell’efficienza aerodinamica e della nuova versione del Side Slip Angle Control in versione 6.1.
SCHEDE TECNICHE:
SCHEDE TECNICHE:
FERRARI 812 GTS – SCHEDA TECNICA
Motore
Tipo V12 – 65°
Cilindrata totale 6496 cm3
Alesaggio e corsa 94×78 mm
Potenza massima* 588 kW (800 cv) a 8.500 giri/min
Coppia massima* 718 Nm a 7.000 giri/min
Potenza specifica 123 cv/l
Regime massimo 8.900 giri/min
Rapporto di compressione 13,6:1
Dimensioni e peso
Lunghezza 4693 mm
Larghezza 1971 mm
Altezza 1276 mm
Passo 2720 mm
Carreggiata anteriore 1672 mm
Carreggiata posteriore 1645 mm
Peso a secco** 1600 kg
Distribuzione dei pesi 47% ant – 53% post
Capacità vano baule 210 l
Capacità serbatoio benzina 92 l
Pneumatici
Anteriori 275/35 ZR 20” 10” J
Posteriori 315/35 ZR 20” 11,5” J
Freni
Anteriori 398x223x38 mm
Posteriori 360x233x32 mm
Trasmissione e cambio Cambio F1 dual-clutch a 7 rapporti
Controlli elettronici EPS, PCV 2.0, E-Diff3, F1-Trac, ABS/EBD
prestazionale con Ferrari Pre-Fill, FrS SCM-E,
SSC 5.0
Prestazioni
0-100 km/h <3,0 sec
0-200 km/h 8,3 sec
Velocità massima >340 km/h
Consumi ed emissioni
In fase di omologazione
* Con benzina a 98 ottani e sovra-alimentazione dinamica. La potenza del motore è espressa in kW, come definito dal Sistema Internazionale (SI) e in cv (1KW=1.3596216 cv).
** Allestimento con contenuti opzionali
FERRARI F8 SPIDER – SCHEDA TECNICA
Motore
Tipo V8 – 90° – turbo – carter secco
Cilindrata totale 3902 cm3
Potenza massima* 720 cv (530 kW) @ 8000 giri/min
Coppia massima* 770 Nm @ 3250 giri/min
Potenza specifica 185 cv/l
Regime massimo 8000 giri/min
Rapporto di compressione 9,6:1
Dimensioni e peso
Lunghezza 4611 mm
Larghezza 1979 mm
Altezza 1206 mm
Passo 2650 mm
Carreggiata anteriore 1677 mm
Carreggiata posteriore 1646 mm
Peso a secco** 1400 kg
Distribuzione dei pesi 41,5% ant – 58,5% post
Capacità vano baule 200 l
Capacità serbatoio benzina 78 l
Pneumatici
Anteriore 245/35 ZR 20 J9,0
Posteriore 305/30 ZR 20 J11,0
Freni
Anteriore 398 x 223 x 38 mm
Posteriore 360 x 233 x 32 mm
Trasmissione e cambio Cambio F1 a doppia frizione 7 marce
Controlli elettronici E-Diff3, F1-Trac, ABS/EBD prestazionale con Ferrari Pre-
Fill, FrS SCM-E, FDE+, SSC 6.1
Prestazioni
0-100 km/h 2,90 s
0-200 km/h 8,2 s
Velocità massima 340 km/h
Consumi ed emissioni
In fase di omologazione
* Con benzina a 98 ottani
** Allestimento con contenuti opzionali
(10/9/2019) – Passata la “sbornia” del Gran Premio d’Italia, resta indelebile l’impronta dell’impresa di Charles Leclerc. E ora si vuol sapere tutto di lui: famiglia, carriera, fidanzata. Nel considerare, a freddo, la grande seconda vittoria del pilota della Ferrarioccorre tenere conto di due cose: ha solo 21 anni ed è al primo anno in un top team, anzi nel team che regala più emozioni ma che dispensa anche la più forte delle pressioni. A Monza, Charles è sembrato un veterano. Una forza che gli deriva dal saldo possesso di tanti fattori: il talento, la determinazione unita ad una giovanile esuberanza, la capacità di concentrazione e di rapida maturazione. A ciò, vanno aggiunti elementi più personali che indubbiamente fortificano come per esempio il senso della famiglia, gli affetti.
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LECLERC E LA FIDANZATA GIADA GIANNI |
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ARTHUR LECLERC, IL FRATELLINO |
Corre anche nel nome del padre Hervé, ex pilota, perso nel 2017 a soli 54 anni per una grave malattia. Fu lui ad “iniziare” il piccolo Charles portandolo a girare al kartodromo di Pierre Bianchi, a sua volta padre di Jules. Il fratello Arthur, 18 anni, ne vuole ripercorrere le orme – corre e vince in F4 – e vede nel caro “fratellone” un punto di riferimento assoluto. Da quattro anni gode, infine, della felice e tranquilla unione con la fidanzata Giada Gianni, di origine napoletana, papà di Torre del Greco tifosissimo Ferrari, conosciuta a Monaco dove la ragazza si era trasferita e studiava contabilità (ora anche lei è sotto le lenti di ingrandimento della notorietà).
Leclerc si è fatto da solo e, certamente, ad un certo punto si è avvalso della tutela manageriale di Nicolas Todt, una garanzia, ma senza talento e risultati in F1 ci si arena subito e non sembra il suo caso, anzi. Negli ultimi tempi è stato paragonato a Lauda (Domenicali e Montezemolo), a Senna, che è il suo primo idolo (Alesi) a Villeneuve (dopo il duello ruota-a-ruota con Verstappen a Silverstone). Charles deve solo stare calmo ed essere se stesso: uno che a Monza resiste come ha fatto lui, anche senza troppi complimenti, ad un certo Lewis Hamilton, è e deve essere solo Charles Leclerc (senza montarsi la testa)!
(9/9/2019) – Charles Leclercè diventato grande. Un grande. Il pilota della Ferrari ha vinto il Gran Premio d’Italia, una settimana dopo Spa, in modo impressionante, a Monza. Provate voi a tener dietro un mastino come Hamilton: lui lo ha fatto alla partenza e poi quando gli pneumatici con banda gialla – il monegasco aveva le bianche – garantivano all’inglese più grip. Lo ha fatto con determinazione e anche con un pizzico di malizia, sfruttando ogni possibilità offertagli dalla SF90 e dalle scie dei doppiati. Alla fine, ha respinto anche l’ultimo assalto di Bottas. Voleva vincere anche questa gara – la Ferrari non arrivava prima a Monza dal 2010 con Alonso – e niente e nessuno lo ha dissuaso da questo fermissimo intento, messo in chiaro fin dalle qualifiche. E’ il suo momento, non c’è che dire. Poteva farcela già in Barhain o in Austria ma quello che risalta è che dagli errori e dalle delusioni, ha imparato molto e molto rapidamente e ora Binotto & C. si ritrovano in casa un gioiellino da parecchi carati che promette nuove grandi soddisfazioni.
Purtroppo, a fronte di tanta gioia c’è da rilevare l’ennesimo “sprofondo rosso” di Seb Vettel. Non è crisi di guida: in qualifica è stato molto veloce e, anzi, ha avuto ragione a lamentare la mancata collaborazione di Charles in fatto si scie concordate con la quale almeno la prima fila sarebbe stata sua. Credo proprio si tratti di un fatto di testa: certo, alla curva Ascari è arrivato troppo veloce e ha perso la macchina (e la gara) ma gli manca il giusto mordente, la certezza mentale di poter raggiungere il risultato, l’attenzione univoca della squadra. Proprietà di cui godeva in pieno alla Red Bull e all’inizio dell’avventura ferrarista quando, infatti, sia pur a fronte dello strapotere Mercedes, gli garantirono corroboranti vittorie e sorrisi smaglianti. Tutto questo, ora, sembra svanito con conseguenze ora inimmaginabili. “Continuo ad amare il mio lavoro – ha detto il tedesco – ma è evidente che quando fai le cose male, e invece sai di avere il potenziale per farle bene, non puoi essere soddisfatto di te stesso”. Il popolo del Cavallino, intanto, osanna il nuovo giovane campioncino che, addirittura, durante le interviste post gara di Martin Brundle ha preferito parlare italiano! Lo stesso manager Nicolas Todt, ha avuto un lapsus, definendolo “italiano”… Insomma, Charles ha tutto per affermarsi e per farsi amare dagli italiani (pure la fidanzata è tricolore).
BANDIERA BIANCA DELLA MERCEDES – Questa volta la Mercedes ha dovuto arrendersi alla stato di grazia di Leclerc e alla super potenza del motore della SF90 (non dimentichiamoci che Binotto è un fior di ingegnere motorista). Bisogna riconoscere che dopo la scoppola in fatto di distacco patita in Ungheria, a Maranello hanno lavorato sodo e ora la rossa sembra più equilibrata oltre che veloce. Naturalmente necessita la controprova di Singapore, circuito diverso da Spa e Monza, ma si è sulla buona strada per non beccare più 30 secondi di distacco. In più, il muretto Ferrari ha azzeccato in pieno la mossa di montare al pit stop la mescola più dura, a differenza delle due Mercedes che non hanno provato almeno a diversificare (solo un bluff, diventato parecchio stucchevole per la verità da parte del box Mercedes). Penso che se Charles avesse avuto le “gialle” Hamilton lo avrebbe superato perché sul long-run le frecce d’argento sono superiori, quindi bene è stato fatto nel prendere una strada diversa, un po’ azzardata ma più consona a quelle che sono le caratteristiche della SF90 nata male, ricordiamolo. Leclerc ci ha messo il resto e in alcuni frangenti, quando prima della Parabolica deviava per non concedere la scia ad Hamilton, mi ha ricordato Takuma Sato negli ultimi giri prima di vincere la 500 Miglia di Indianapolis 2017 con Castroneves alle calcagna. Hamilton ha capito non da ieri che il nuovo, vero avversario è lui, sia in fatto di gerarchie Ferrari ma anche in fatto di notorietà: il giovane disinibito, talentuoso e rampante e il “vecchio”, affermato, idolatrato campione sulle orme di Schumacher. Una situazione che visse Senna proprio in occasione dell’esplosione del tedesco già all’epoca della militanza in Benetton. “Ora so come comportarmi con lui”, ha detto l’inglese dopo il presunto “sgarbo” del ferrarista alla Roggia. Signori, questo duello promette scintille e tanta notorietà alla F1.