(25/7/2019) – Sergio Marchionne, ad un anno improvvisa morte, poteva sembrare freddo e burbero. Ma non lo era, lo vedremo in alcune sue frasi significative che restano quale eredità verbale del manager italo-canadese. “Chi comanda è solo”, disse, e chi è al potere ed è solo viene visto in un certo modo. Per la Ferrari, però, nutriva un amore dolcissimo e, nello stesso tempo, viscerale per quanto contenuto dal suo forzato aplomb. Ne aveva preso le redini dal 2015 dopo aver affrontato a muso duro il patriarca che vi regnava dal 1991 e cioè Luca Cordero di Montezemolo. Un frangente antipatico ma figlio dei tempi che portarono la Ferrari alla quotazione in Borsa a Wall Street (e a Milano) e poi allo spin-off dalla galassia FCA. Poi ha vissuto il finale di partita di Alonso, l’era Arrivabene, l’arrivo di Vettel – un’operazione che doveva eguagliare i fasti schumacheriani – la gestione di un altalenante Raikkonen, il varo della linea orizzontale e tricolore per i nuovi quadri tecnici della Rossa, il ritorno dell’Alfa Romeo via Sauber. Cose grosse, come si vede. Ma voleva vincere, essere in qualche modo degno del fondatore Enzo Ferrari per il quale nutriva una sincera e profonda venerazione, lasciare un segno, promuovere una nuova concezione del lavoro. Non ne ha avuto il tempo.
“Ho lavorato anche per cose che non mi hanno gratificato, essere qui è invece una grande fortuna. La Ferrari è la cosa più bella che mi sia capitata”
“Io devo dare discontinuità e questo potrebbe non piacere a tutti”
“Solo chi ha nel sangue la passione Ferrari darà tutto per tornare primi. Voglio seguire lo stesso schema che ha funzionato in Fiat e Chrysler, eliminare le gerarchie, puntare su persone in azienda che sono pronte a dare l’anima per noi. La Ferrari ha le risorse interne sufficienti per farcela, Binotto è chiaramente una di queste. È il mio ultimo grande obiettivo: vincere in Formula 1, un traguardo non negoziabile”
“La Ferrari per ragioni storiche si è guadagnata il diritto di rappresentare il DNA di questo sport, non ci interessano ragioni commerciali che possano diluire tale DNA, Liberty ci lasci lavorare, non tocchi le questioni tecniche, di queste cose non ne capisce un tubo”
“Pensare che Enzo Ferrari sia nato nell’800 pare incredibile. La sua lezione è più che mai attuale e la sua modernità assoluta. Era un uomo con capacità di visione e di gestione di persone e delle risorse fuori dal comune, oltre che forte di spirito imprenditoriale e coraggio eccezionali. Viene da chiedersi quali traguardi avrebbe potuto raggiungere se avesse avuto a disposizione i mezzi tecnici e le conoscenze dei nostri giorni. Il segno che ha lasciato nel mondo resta motivo di orgoglio per tutti noi alla Ferrari e per l’Italia intera”
“La cosa importante per la Ferrari non sono soltanto i risultati economici, ma vincere in F1. Per noi è essenziale nei mercati rappresentare una Ferrari vincente in F.1. E questo è un punto non negoziabile; è un obiettivo assolutamente chiaro e non possiamo accettare una situazione diversa da questa. Non voglio vedere gente in settima posizione o dodicesima”
“L’efficienza non è e non può essere l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la nostra coscienza”