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INDY, DELUSIONE ALONSO: COSA NON HA FUNZIONATO

(20/5/2019) – INDY – ALONSO: WHAT A DISAPPOINTMENT. WHAT’S WRONG? Wow, ma cosa è successo che ha portato alla mancata qualificazione di Fernando Alonso alla 500 Miglia di Indianapolis? Addio, almeno per questo 2019, alla Triple Crown e cioè, di fatto, l’obiettivo principe del pilota spagnolo che, per perseguirlo con la massima determinazione e concentrazione, aveva con più convinzione abbandonato l’amata F1. Invece, se nel 2016 era stato il motore Honda a mandare in fumo le sue ambizioni – ed era molto vicino al clamoroso centro – questa volta il due volte campione del mondo nonché vincitore della 24 Ore di Le Mans e della 24 Ore di Daytona non sarà nemmeno della partita. Semplicemente, il pacchetto messo insieme dalla Mc Laren – Chevrolet, che nell’occasione si è affidata alla struttura di Trevor Carlin, non ha funzionato, e nemmeno il pedigree e l’esperienza di Alonso sono riusciti a raddrizzare le sorti di un’avventura nata con moltissime aspettative e, in verità, naufragata in maniera pessima. Fernando ha spiegato di aver spinto come al solito, al massimo possibile, ma la macchina ha denunciato un equilibrio precario e, semplicemente, non è stata trovata la velocità necessaria per entrare in griglia. Certo, problemi tecnici e il botto dello spagnolo di mercoledì scorso, davvero molto anomalo, può aver influito nell’assommare guai su guai ma in ogni caso non giustifica la resa e la figuraccia resta.
ERRORI MC LAREN – Zak Brown & C. a questo punto devono riflettere bene sulla loro condotta. Per lo meno non sono stati fatti giri di parole: “Non compreremo il posto: non abbiamo scuse ma sappiamo dove abbiamo sbagliato e agiremo di conseguenza. Vogliamo tornare e meritare”. Ok, ormai la frittata è fatta ma alla Mc Laren che dice di aver “capito” gli errori commessi va ricordato che, tra questi, c’è anche la mancata razionalità di certe scelte, cosa denunciata da molti osservatori esperti del mondo racing. Portare avanti due programmi come F1 e Indy, non prevedere la partecipazione a tutto il campionato americano, affidarsi a un team esperto ma non di ovali – come lo era Andretti Autosport nel precedente tentativo – avere sì il grande Alonso ma un po’ “confuso” tra guidare un prototipo WEC, effettuare i test F1 e voci di una partecipazione alla Dakar se non di un rientro nella massima formula, non è il mix ideale per affrontare una gara così particolare e rischiosa come la 500 Miglia. Continua la “strana” carriera di Fernando…
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MOTOR VALLEY FEST, UN PROGRAMMA DA MODENA CAPITALE

(16/5/2019) – C’era una volta il Motor Show a Bologna e c’è, da oggi a domenica 19 maggio a Modena, la prima edizione diMotor Valley Fest, presentato come “il primo festival diffuso a ingresso libero”. Le adesioni di grandi case delle due e quattro ruote, Ferrari, Maserati e Lamborghini in primis (giocano in casa) non mancano, e la formula che ormai si va diffondendo di  ‘motor experience’, dovrebbe senz’altro attirare e accontentare il pubblico di appassionati e non. Inoltre, sabato 18 maggio è previsto il sempre spettacolare passaggio delle vetture della 1000 Miglia. Ampio spazio sarà inoltre dedicato anche alle nuove tecnologie del settore automobilistico grazie a una serie di eventi coinvolgenti e interessanti. Motor Valley Fest è realizzato da Regione Emilia Romagna – APT Servizi, Comune di Modena, Bologna Fiere con Edimotive Motor1, Meneghini & Associati, Associazione Motor Valley Development, Vision Up e ACI Modena, con il contributo di Camera di Commercio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmi di Modena, Bper Banca e finanziato nell’ambito dei Fondi Europei 2014-2020 della Regione Emilia Romagna – Por Fesr.

Ma ecco, da comunicato degli organizzatori, cosa viene proposto e…che la festa sia con voi!

IL PROGRAMMA – Motor Valley Fest si articola su tre ‘pilastri’: Innovation & talents, Expo e Adrenalina. A dare il via ufficiale oggi il convegno “Il futuro dell’automotive” cui ha fatto seguito il taglio del nastro all’interno del Villaggio Motor Valley allestito nella prestigiosa cornice del cortile d’onore del Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare di Modena. Il pillar Innovation & Talents, con sede nel Laboratorio Aperto (Ex Centrale AEM), coinvolgerà le più grandi aziende del settore, ben 35 startup selezionate fra le migliori sul territorio nazionale e internazionale e numerose università italiane, al fine di coltivare un fertile ambiente di scambio di idee di business all’avanguardia. Un’occasione imperdibile per i giovani talenti, grazie ai numerosi talk introdotti da importanti aziende del settore come Hpe Coxa, Dallara, Ducati, Bosch, Lamborghini, Accenture, Continental e Pirelli. Il pillar ‘Expo’ permetterà ad appassionati e curiosi di immergersi nel centro della città di Modena per ammirare modelli all’avanguardia e gioielli senza tempo della tradizione automobilistica italiana. Esposizioni come quella del Museo Alfa Romeo e del Museo Stanguellini, oltre alle imperdibili mostre del Museo Enzo Ferrari dedicata ai “capolavori senza tempo” del cavallino rampante, e al Museo Ferrari di Maranello, dedicata ai 90 anni della Scuderia. Ad animare l’Autodromo di Modena sarà il pillar ‘Adrenalina’ che coinvolgerà i visitatori nella travolgente mondo delle auto da corsa con entusiasmanti dimostrazioni e test drive con l’evento Motor1Days, in calendario sabato 18 maggio. L’Autodromo ospiterà inoltre la tappa italiana della Roborace, il primo campionato al mondo di auto a guida autonoma, che si esibiranno per il pubblico sabato 18 e domenica 19 maggio. E nella pista allestita all’esterno del Pala Molza, i piccoli campioni di domani potranno sperimentare l’emozione di salire a bordo di go kart per bambini, con corsi di guida sicura. nGrande attesa per le Ferrari di F1, Ferrari XX e Ferrari Challenge al Parco Novi Sad dove, sabato 18 maggio dalle 14.30, sarà allestito il grande Paddock del Cavallino Rampante. E per provare il brivido delle piste da corsa, al Motor Sim Show in Piazza Sant’Agostino sarà possibile cimentarsi a bordo di simulatori virtuali di F1, supercar e rally per divertirsi e vivere esperienze adrenaliniche, in compagnia di grandi nomi delle piste da corsa.La Motor Valley Fest accenderà anche le serate modenesi, con la Notte dei Motori, venerdì 17, e Nessun Dorma, la notte bianca di sabato 18. Per l’occasione, le vetrine cittadine rimarranno aperte oltre l’orario di chiusura, proponendo insieme alle associazioni culturali tante attività per tutti i gusti: esposizioni artistiche, proiezioni, musica live, food truck, animazioni per bambini, artisti di strada, esibizioni di danza. Anche i Musei cittadini prolungheranno l’orario di apertura fino a mezzanotte. P.S.: Non solo motori: Modena è anche sinonimo di buona tavola!
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HAPPY BIRTHDAY / LUIS PEREZ SALA 60 ANNI, IN F1 CON LA MINARDI

(15/5/2019) – Quando Luis Perez Sala esordì in F1 con la Minardial Gran Premio del Brasile 1988, Fernando Alonso aveva appena sei anni. Oggi il pilota nato a Barcellona compie 60 anni – buon compleanno! – ed è stato un precursore, dopo il periodo Emilio de Villota, della “scuola” spagnola nella massima formula. Certo, meno fortunato o talentuoso dell’asturiano ma Sala con i mezzi a sua disposizione ha dimostrato di possedere buone qualità. Dopo il kart, nel 1985 era sbarcato in Italia per disputare brillantemente il campionato tricolore di F3. Nel 1986, quasi naturale il passaggio in F.3000 e anche qui ottime performances con le vittorie di Birmingham e Pergusa mentre nel 1987 fu l’acerrimo rivale del nostro Stefano Modena, alla fine vincitore del titolo continentale. Giancarlo Minardi si accorse di lui e gli fornì l’agognata chance. Ottavo al GP del Portogallo 1988 e sesto, un punto conquistato, al GP di Gran Bretagna 1989: questi i suoi migliori risultati – purtroppo anche qualche non qualificazione – nei due anni di militanza alla corte faentina in coppia con Pier Luigi Martini. A fine ’89 fu sostituito da Barilla. Dopo la F1 si è dedicato al Turismo spagnolo e lì si è imposto nel 1991 e 1993, con un “ritorno” estemporaneo – era dicembre 2003 –  alla Formula 1 in veste di Team Principal della scuderia spagnola HRT però ormai in crisi irreversibile. Luis era presente al recente Historic Minardi Day a Imola: la passione non è scemata.


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F1, CHI FERMERA’ LA MERCEDES?

(14/5/2019)WHO WILL STOP MERCEDES? E’ la domanda del momento : chi fermerà la Mercedes? Chi e come riuscirà a porre fine a questo dominio che dal 2014 inchioda la F1 sulla via di Stoccarda e Brackley? Non è una questione di poco conto: le frecce d’argento sembrano non conoscere flessioni sportive e, altresì, accumulano crediti commerciali e di marketing enormi. Quindi, come confermato da Toto Wolff, l’intenzione è quella di continuare ancora a lungo. Curioso: a suo tempo Bernie Ecclestone sparava contro le grandi Case automobilistiche ree di abbandonare il campo appena raggiunto il successo, mentre oggi segretamente – o neanche tanto – in tanti auspicano che la grande abbuffata contenti la Mercedes e che magari si dedichi anima e corpo alla Formula E dove debutterà nella prossima stagione. Nel contempo, però, l’esito dei campionati che si succedono appare tristemente scontato fin dal risultato della prima gara con la conseguenza di mortificare gli sforzi tecnici ed economici del resto del lotto e di far affievolire l’interesse e l’entusiasmo del pubblico pagante e televisivo (pagante anche quello…). La Ferrari e la Renault, Case in grado di fruire di budget importanti e quindi di contrastare a dovere l’armata teutonica, purtroppo si dibattono in problematiche tecniche che sembrano non trovare mai adeguata risoluzione mentre il talento di Verstappen non può essere esaltato ai massimi livelli dall’attuale Red Bull – Honda. Morale: Mercedes uber alles. E allora? Bisognerebbe imparare da loro.
Ola Kallenius, nuovo CEO Mercedes
La nuova Mercedes Formula E
L’organizzazione è perfetta, impeccabile, in stile germanico. Una macchina oliata e ben definita, nei minimi particolari, che ha permesso di dare il meglio a tecnici invece giubilati a Maranello come Aldo Costa e Allison. Strategie chiare e uso di tecnologie sofisticate e all’avanguardia, sempre un passo avanti alla concorrenza. Lauda, a suo tempo, individuò poi nell’ingaggio del pilota di punta la chiave di volta per la svolta: parlò con Hamilton e lo convinse a lasciare la Mc Laren. Scommessa vinta.
INDUSTRIA – La Mercedes è una potenza e come tale fa gola ai cinesi (la Cina è il primo mercato per la Stella): nel capitale Daimler è già presente la Geely proprietaria di Volvo e Lotus ma ora preme alle porte anche lo storico costruttore asiatico BAIC, con il quale Stoccarda ha  comunque già una datata e avviata joint venture. Insomma, il destino della Mercedes F1 è anche legato alle dinamiche industriali ed è quello che dovrà vagliare il nuovo CEO che dal prossimo 22 maggio prenderà il posto del baffuto Zetsche: lo svedese Ola Kallenius, 50 anni il prossimo 11 giugno, primo non tedesco a ricoprire tale carica. Pare che le sue priorità saranno, oltre alle possibili alleanze, la riduzione dei costi e il passaggio alla gamma elettrica. Che ruolo avrà la F1 nella sua visione?
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POST SPANISH GP / MERCEDES IMPERIALE, FERRARI NEL PALLONE: GIOCHI FATTI IN F1?

(13/5/2019) – La batosta di Baku e la pole a Barcellona ad opera del ritrovato Bottasdevono aver fatto veramente incavolare Lewis Hamilton che ha dominato in lungo e largo il Gran Premio di Spagna di F1 fin dallo scatto imperiale allo start. Chapeau a lui e alla Mercedes che, alla quinta doppietta stagionale consecutiva, saluta così la gestione di Dieter Zeitsche che lascia l’incarico di Amministratore Delegato della Stella e che, giustamente, è stato celebrato come mai  sul podio . Spaventosa la macchina da guerra d’argento da lui varata, finanziata, sostenuta. Di contro, dispiace molto constatarlo, al Montmelo, la Ferrari nemmeno sul podio scalzata dal solido Verstappen su Red Bull, ha alzato bandiera bianca. Cosa altro è quanto affermato dal DT e TP Mattia Binotto? Leggete: “Non abbiamo una risposta precisa su quale sia il nostro problema o limite”, oppure “Stiamo crescendo, c’è molto da imparare” o ancora “Per ora non resta che constatare che gli altri sono più forti su questo tipo di tracciato o di curve”. Amen. Il pacchetto di novità portate al Montmelo – aerodinamica e motore – hanno, sempre secondo Binotto, avuto riscontro positivo in pista ma, risultati alla mano, evidentemente gli altri sono già più avanti. Molto più avanti.


TEST E MONTECARLO, ULTIMA CHANCE – No, così non va e ora tocca sperare che i due giorni di test sulla pista spagnola, domani e mercoledì, possano rivelarsi utili a dare una svolta. Ma sarà difficile, a breve: la SF90 soffre di accentuato sottosterzo nè regala ai volenterosi piloti sensazioni di equilibrio generale che consenta di spingere a fondo. A Maranello Presidente e Amministratore Delegato masticano amaro, a febbraio si nutrivano ben altre speranze e subire tristi paghe del genere con una macchina intitolata a 90 anni di storia del Cavallino viene malamente accettato. Si è letto che John Elkann abbia avvicinato Lewis Hamilton, mentre Camilleri ha manifestato apertamente la sua insoddisfazione. Il rischio è, se si continua così, che la Ferrari sprofondi in uno dei suoi periodici buchi neri che hanno per risultato il continuo rimescolamento di cariche e uomini e l’allontanamento dagli obiettivi sportivi. Un’ultima chance è l’imprevedibile Montecarlo con l’esuberante Leclerc che gioca in casa e la Red Bull di solito a suo agio nel Principato, ma con le vetture e le regole e attuali la vera gara sarà la qualifica di sabato 25 maggio. Per il bene del campionato, speriamo che non sia una prima fila tutta d’argento.
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JACK BRABHAM, 60 ANNI FA LA PRIMA VITTORIA A MONTECARLO

(10/5/2019) – 60 YEARS AGO, THIS DAY, JACK BRABHAM WON HIS FIRST GP. Campionato del mondo di F1 1959, gara iniziale, 10 maggio, Montecarlo: 60 anni fa la prima vittoria di un riservato quanto efficace pilota australiano, Jack Brabham. Un caso? No, quattro anni dopo il suo esordio al GP di Gran Bretagna 1955, alla fine il titolo sarà proprio suo ai danni, ancora una volta, del favoritissimo Stirling Moss. Ma l’altra grande notizia sta nella contestuale affermazione della Cooper-Climax, prima monoposto a laurearsi campione col motore posteriore centrale. Una svolta per la Formula 1 alla quale tutti dovettero adeguarsi, compresa la Ferrari dei “buoi davanti al carro”, come il Drake voleva e credeva fermamente. Brabham, tra l’altro tecnico sopraffino, si amalgamò alla perfezione alla piccola e scattante T51 inglese, più leggera, col baricentro più basso data l’assenza dell’albero di trasmissione, più aerodinamica, in grado di scaricare bene a terra la potenza del motore e preservare meglio gli pneumatici anteriori. 

In ogni caso, quel 1959 era evidentemente destinato a lui. Già a Montecarlo, ereditò la prima posizione e la vittoria dal sempre poco fortunato Moss che, da poleman e leader della gara, dovette ritirarsi a meno di venti giri dal termine per problemi alla trasmissione. Secondo, ma staccatissimo, fu Tony Brooks su Ferrari. “Black Jack”, come venne soprannominato il pilota dell’Oceania, quell’anno vinse ancora solo ad Aintree ma la sua condotta regolare lo portò in cima a tutti nonostante un brutto incidente in Portogallo e gli ultimi metri dell’ultimo gran premio in calendario, a Sebring, a spinta per la mancanza di benzina. Il quarto posto gli assicurò i punti necessari a precedere Brooks e Moss e a dare il via alla sua saga che lo vide ancora campione l’anno successivo e poi nel 1966 questa volta al volante della monoposto motorizzata Repco che portava il suo nome. Il 19 maggio prossimo saranno 5 anni dalla scomparsa di questo grande pilota e costruttore, Sir Jack.

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F1 FUTURE, IMOLA HA DIMOSTRATO CHE SI DEVE CAMBIARE

(7/5/2019) – Il grande successodi pubblico ed entusiasmo dell’ultimo Minardi Historic Day e al successivo Ayrton Day deve (dovrebbe) far riflettere il mondo della F1. A Imola è stato il tripudio dell’automobilismo popolare mentre oggi la massima formula sembra diventata l’esaltazione di un motorismo virtuale. Tanto turbo per niente, o per poco. Servono protagonisti assoluti, riconoscibili, amati – Senna per esempio era un personaggio in pista, ai microfoni, nella vita privata, per la solidarietà – e occorre pathos, incertezza, duelli alla Villeneuve-Arnoux 40 anni fa. Invece si va per “ere”: prima quella Ferrari-Schumacher, poi quella breve Renault-Alonso, quindi il granitico blocco Red Bull-Vettel e ora l’inscalfibile dominio Mercedes-Hamilton. I piloti, poi, sono letteralmente ingabbiati tra PR e DT, con tanti saluti alla spontaneità. Prevale il progetto, l’intuizione tecnica, con il pilota chiamato più che altro a confermare la bontà ingegneristica del Team e, talvolta, a dare sfoggio di aggressività. Se poi esagera, ci sono le “strategie” a mortificare ogni risveglio di verve kartistica.
Per non parlare dell’importanza decisiva degli pneumatici. Intendiamoci, sono stati sempre alla base delle migliori performances ma anche qui, forse, si è arrivati all’esagerazione. In questo senso, una voce di protesta si è levata: Gunther Steiner della Haas, pur riconoscendo che la squadra deve impegnarsi di più, ha detto chiaramente: “Con queste gomme non è più F1”. Un grido di allarme che non deve (dovrebbe) passare inascoltato, ma c’è poco da sperare, si vedrà nel 2021 con i nuovi cerchi da 18” e il divieto delle termo-coperte. Intanto la F1 ha trovato o cerca nuovi approdi, sulla carta discutibili: Hanoi, Miami, Pechino, Zandvoort (circuito da rivedere, ora lì non si supera più) mentre se ne va Città del Messico che con la sua tribuna-anfiteatro restituiva un’immagine imolese: folla festante, tifo caldo. Insomma, si cerca l’evento e qualcuno, sconsolato, ormai dice: lo show con la F1 a far da contorno.

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FLASHBACK / 6 MAGGIO 1989. ANTONIO TAMBURINI RE F3 A MONTECARLO

(6/5/2019) – Un dolce ricordo per Antonio Tamburini: 30 anni fa esatti vinceva trionfalmente il prestigioso Gran Premio di F3 a Montecarlo sulla gialla Reynard-Alfa Romeo del Team Camel Prema Racing (compagno di squadra era un baby Jacques Villeneuve). Una gara dominata dalla pole position, ottenuta precedendo l’altro italiano Morbidelli, alla vittoria a braccia alzate (alla James Hunt) davanti ad un coriaceo Andrea Montermini, staccato alla fine di un solo secondo; terzo lo svedese Rikard Rydell (quel giorno c’era in pista anche Alex Zanardi). Poteva essere il trampolino di lancio verso una carriera da F1 ma le cose andarono diversamente. Oggi l’ex pilota toscano di Cortona, 52 anni, opera nel settore auto quale grande concessionario Alfa Romeo ma anche Jeep e Kia Motors per le aree di Arezzo e Camucia. Un legame forte e solido quello con la casa del Biscione della quale Tamburini è stato superbo interprete nel Superturismo italiano e spagnolo dopo una bella esperienza con le ruote scoperte.


























CARRIERA – Formatosi sui kart – in pista a 12 anni, nei primi anni ’80 diventa Campione Italiano classe 100 Intercontinentale – nel 1987  esordisce nel Campionato Italiano di F3 con la Reynard-Alfa  Romeo del Team Coloni per poi passare sulla Dallara-Alfa Romeo del Team Venturini. Nel 1990, dopo il trionfo monegasco, debutta in Formula 3000 su una Reynard 90D Cosworth del Team Roni Motorsport. Nel 1991 è la volta della Reynard del Team Pacific Racing. Svanita la possibilità Larrousse-Lamborghini, nel 1992 disputa il Campionato Italiano di Superturismo con il Jolly Team al termine del quale si classifica al quarto posto per poi passare alla Nordauto Engineering sempre al volante dell’Alfa 155 TS. Nel 1993 ritorna alla Formula 3000 con il Team Morninghoff alla guida di una Reynard 93-D per impazzare fino al 1997 di nuovo con l’Alfa fino all’addio al mondo delle corse e l’inizio della sua attuale attività mettendo a disposizione – ci tiene a sottolineare – tutta l’esperienza e il patrimonio di conoscenze tecnologiche accumulate durante anni di competizioni sportive di tutta Europa.





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SENNA NON QUALIFICATO, IMOLA 1984: INCREDIBILE MA VERO!

(3/5/2019) – Incredibile ma vero: Ayrton Senna, nella sua lunga e ricca carriera, annovera anche una sola mancata qualificazione. Il pilota brasiliano, del quale ricorrono i 25 anni della morte, proprio a Imola, il 5 maggio 1984, ebbe forse la sua prima (e ultima) cocente delusione non riuscendo a portare la sua Toleman-Hart tra i magnifici 26 al via del Gran premio di San Marino (insieme a lui Piercarlo Ghinzani su Osella-Alfa Romeo). Ma fu davvero una parentesi: il futuro campione, al debutto in F1, veniva da due sesti posti da incorniciare in Sudafrica e in Belgio al volante di una monoposto non certo al top e a distanza di un mese, il 3 giugno seguente, sarebbe “esploso” al famoso Gran Premio di Monaco sotto la pioggia, quando arrivò ad insidiare la Mc Laren TAG Porsche di Alain Prost e solo la bandiera rossa sventolata da Jacky Ickx impedì il colpaccio.

Dunque cosa successe ad Ayrton quel sabato pomeriggio in riva al fatidico Santerno? La sessione fu indubbiamente rovinata dal meteo ballerino che praticamente consentì l’utilizzo delle gomme slick sono in un concitato finale dal quale il paulista rimase escluso anche a causa di gravi problemi all’alimentazione del motore. Il suo compagno di squadra, Johnny Cecotto, riuscì però a qualificarsi bene, strappando la 19^ piazza. Ma soprattutto, la Toleman era in forte conflitto con il fornitore di pneumatici, l’italiana Pirelli. Lamentava un trattamento non idoneo e inoltre esisteva una querelle economica di 250mila dollari che il team inglese pretendeva in relazione alle spese sostenute per i test di Kyalami. A causa del dissidio la Toleman non potè prendere parte alle prime prove del venerdì e solo l’intervento di Bernie Ecclestone riuscì ad appianare le cose almeno per quella gara. A partire dal GP successivo in Francia, infatti, la Toleman passò alla Michelin ma per Senna rimane questa piccola “macchia”. Proprio questa delusione accelerò i contatti con la Lotus con la quale nel 1985 vinse la sua prima gara e che gli assicurò il decollo definitivo verso la grandezza.
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AYRTON DAY, 25 ANNI DOPO LA TRAGEDIA ANNUNCIATA

(1/5/2019) – Oggi dunque l’Ayrton Day a Imola, 25 anni dopo l’incidente del 1994 che ha privato la F1 del pilota più grande e masse enormi di fans del proprio idolo. Furono giorni di dolore, incredulità, tristezza, ma anche di polemiche. Perchè successe? Si poteva evitare? A distanza di tempo, è impossibile non ripercorrere le settimane precedenti il terribile crash al Tamburello senza considerare le grida di allarme inascoltate e i tanti segni precursori della tragedia. Come noto, la F1 affrontava la nuova stagione in base ai nuovi regolamenti che in pratica privavano le moderne monoposto di tutte le diavolerie elettroniche, sospensioni attive in primis, che avevano reso la massima formula troppo sofisticata e soprattutto troppo monopolizzata dalla Williams-Renault che meglio di tutti aveva interpretato il passo tecnologico imperante. Il passaggio, però, si rivelò ben presto troppo brusco con gli ingegneri dei team impegnati a non stravolgere le funzionali vetture 1993 dovendole nel contempo adattare al ritorno al passato. Il risultato fu devastante.


Gennaio 1994, test a Silverstone: la Benetton B194 di JJ Letho finisce fuori pista alla Stowe a 250 Km/h. Soccorso privo di conoscenza, se la cavò con danni alle vertebre cervicali. Ritornerà proprio a Imola dove fu protagonista della tremenda tamponata al primo start da parte della Lotus di Lamy (in pratica, la fine della sua esperienza in F1).
Test all’Estoril: Senna rileva con sorpresa che la sua posizione di guida è troppo sacrificata, non sta letteralmente dentro la FW16 che inoltre gli trasmette sensazioni sgradevoli tanto che alla fine dirà: “Quest’anno ci saranno dei capottamenti…”. Macchina complicata, quella Williams: il DT di allora, Adrian Newey, dichiara oggi di aver completamente sbagliato l’aerodinamica anche se, nonostante le risultanze processuali, ancora non crede al cedimento del piantone dello sterzo per quanto ammetta di avervi apportato una modifica inappropriata per venire incontro alle esigenze di Ayrton che a Imola era ben deciso a pretendere dei cambiamenti.


Altro segnale: test Ferrari al Mugello dopo il GP del Brasile. Jean Alesi esce rovinosamente di pista alla prima curva dell’Arrabbiata. La 412 T1 incontrollabile, velocità 260 Km/h, ospedale, schiacciamento della 5^, 6^ e 7^ vertebra cervicale: salterà Aida e Imola.
Ma torniamo alla Wiliams. Prima e dopo il GP del Brasile furono effettuati test a Jerez per venire a capo dei tanti problemi: la macchina, rigidissima, risultava inspiegabilmente e pericolosamente sottosterzante e sovrasterzante, senza criterio, senza preavviso (c’è anche il drammatico frame nel film Senna in cui il pilota brasiliano illustra attonito questa anomalia). Prima di Imola, ultimo collaudo a sorpresa con Damon Hill Nogaro dove Newey capì di dover intervenire anche sulle fiancate. Insomma, una monoposto da ripensare. 
Infine Imola: le gibbosità dell’asfalto con le sue “pezze” di asfalto qui e là e la fatalità della sospensione penetrata nel casco del paulista completarono il tragitto della morte che in quel week end pazzesco, dopo aver insidiato Barrichello e falcidiato il povero Ratzenbeger , ancora oggi, a ripercorrerlo, fa stringere lo stomaco.