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CESARE FIORIO COMPIE DOMANI 80 ANNI: AUGURI!

(25/5/2019) – HAPPY 80th BIRTHDAY TO CESARE FIORIO. Probabilmente in questi momenti Cesare Fiorio starà masticando amaro. No, non perché domani 26 maggio compie 80 anni – buon compleanno! – ma per la figuraccia della Ferrari a Montecarlo dove, nelle qualifiche, ha pasticciato parecchio relegando il povero Leclerc in ottava fila! Nel Gran Premio di casa! Assolutamente inaccettabile per un perfezionista come lui, ex Team Principal del Cavallino dal 1989 al 1991. Ma ormai, anche se la passione è sempre intatta, può vivere questi eventi in maniera meno invasiva. Da un po’ di anni ha fatto la sua scelta: vive in Puglia nella quiete della Valle d’Itria, nelle campagne di Ceglie Messapica dove ha avviato resort e un agriturismo. Da quelle parti è fortunatamente scampato, dopo giorni di coma ad un incidente, vittima di un pirata della strada…E’ però sempre ricercatissimo per commenti e valutazioni ed inoltre ha preso a cuore la carriera del pilota locale Antonio Giovinazzi sul quale scommette ad occhi chiusi.

Una carriera straordinaria quella di Cesare Fiorio, sotto il robusto ombrello torinese della FIAT ma condotta con grande sagacia e autonomia. Quell’autonomia che lo portò a chiedere a Enzo Ferrari in persona il motore 6 cilindri Dino per equipaggiare la formidabile Lancia Stratos che dal 1972 dominò la scena dei rally. Una sua idea che, insieme all’amico Sandro Munari, diede vita ad un connubio sensazionale. Forse troppa autonomia: nel 1990 era riuscito ad ottenere la firma niente meno che di Ayrton Senna per correre dal 1991 in Ferrari ma invidie e gelosie varie che squassavano la Maranello del dopo Drake – presidente era Fusaro, il pilota di punta Alain Prost – non solo stopparono l’operazione, un vero colpaccio, ma gli costarono addirittura il defenestramento a metà stagione. 1991 Esperto ed innovatore, aveva poi un “debole”: prediligeva i piloti italiani. Insieme a Senna avrebbe portato in Ferrari Riccardo Patrese. Il padovano aveva fatto parte dello squadrone Lancia nell’Endurance, quando fu allestita la bellissima Beta: con lui Alboreto, De Cesaris, Fabi, Martini, Nannini, Cheever, Ghinzani. Il meglio del vivaio tricolore che, se supportati adeguatamente, non avevano nulla da invidiare ai celebrati campioni britannici. Comunque, 18 titoli mondiali tra rally e campionato Endurance sono per lui in fiore all’occhiello. 

Recentemente è stato testimonial alla rievocazione del Gran Premio di Bari e gli ho chiesto se può ritenersi soddisfatto e quanto gli manca la vincita di un titolo anche in F1. “Sono stato in tante squadre, vinto tanti mondiali e insegnato un po’ a tutti come si faceva l’automobilismo: questa è una grande soddisfazione. Adesso è un momento in cui si prende tutto con un po’ di calma. Nel 1990 eravamo più veloci della Mc Laren che allora era molto competitiva. Il problema era Prost che non azzeccava partenze molto buone e invece a Suzuka ne fece una formidabile e si presentò in testa alla prima curva. Se avesse concluso il primo giro davanti avremmo vinto gara e campionato: Senna lo sapeva e alla prima curva lo spinse fuori e purtroppo tutto finì lì”. Un vero peccato ma il successo che più lo inorgoglisce sapete qual è? Il record (ancora imbattuto) della traversata dell’Oceano Atlantico alla guida del Destriero nell’agosto 1992: 58 ore, 34 minuti, 50 secondi per percorrere oltre 3000 miglia. Cento di questi (e quei) giorni, Cesare!

https://motor-chicche.blogspot.com/2019/04/intervista-cesare-fiorio-arrivabene-ne-capiva-poco.html

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