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MASERATI REGINA A INDIANAPOLIS 80 ANNI FA CON WILBUR SHAW

(30/5/2019) – Sono passati 80 anni: domenica 30 maggio 1939 la Maserati 8CTFcon al volante il 27enne Warren Wilbur Shaw otteneva una clamorosa vittoria alla 500 miglia di Indianapolis tagliando il traguardo dopo una corsa di 4 ore e 20 minuti alla media di oltre 115 miglia orarie (pari a 185 km/h). Ancora oggi Wilbur Shaw, pilota dell’Indiana, è tra i 5 piloti più vincenti della storia ad Indianapolis con 3 vittorie (1937, 1939 e 1940, le ultime due a bordo di una 8CTF) e 3 secondi posti (1933, 1935 e 1938) per un totale di 13 partecipazioni.

Per Maserati non era la prima esperienza americana: già nei primi anni 30 Alfieri Maserati era stato invitato dagli organizzatori ad assistere ad alcune gare nel continente americano. Successivamente la cessione del pacchetto azionario dell’azienda al Gruppo Orsi del maggio 1937 aveva permesso ai fratelli Maserati di concentrarsi sulla progettazione di nuove vetture da competizione. L’autorità sportiva internazionale in quel periodo aveva stabilito di modificare il regolamento tecnico per le vetture da Gran Premio: a partire dal 1938 sarebbero state introdotte norme più restrittive e la cilindrata non sarebbe più stata libera bensì regolata in funzione del peso della vettura per un massimo di 3000 cc per i motori dotati di compressori. Ernesto Maserati, basandosi su questa nuova normativa, impostò lo sviluppo e la realizzazione di una nuova vettura denominata 8CTF.

Il telaio riprendeva la classica struttura delle monoposto dell’epoca, con due longheroni in profilati d’acciaio e traverse, un motore a 8 cilindri verticali in linea, costituito da due gruppi di 4 fusi in blocco unico con la testata: da qui la sigla 8CTF: 8 cilindri, testa fissa. La cilindrata era di 2991,4 cc, il rapporto di compressione di 6,5:1 e l’alimentazione era forzata, con due carburatori e due compressori volumetrici. La distribuzione, a due valvole per cilindro disposte a V di 90°, era comandata da due alberi a camme in testa.

La Maserati 8CTF arrivava ad Indianapolis dopo aver partecipato ad alcune corse nel 1938 dove aveva dimostrato il suo grande potenziale: il Conte Carlo Felice Trossi aveva condotto al comando alcuni giri nel GP di Tripoli e aveva ottenuto la pole position nella Coppa Ciano. Il mitico Luigi “Gigi” Villoresi si era aggiudicato il giro più veloce alla Coppa Acerbo. Questi risultati avevano attratto diversi clienti che avevano richiesto di acquistare la vettura. Fu così che Maserati cedette alla scuderia statunitense di Chicago – Boyle Racing Headquarters, di proprietà dell’irlandese Michael Joseph “Mike” Boyle – una Maserati 8CTF.  Boyle, appassionato di corse automobilistiche fin da ragazzo, aveva come obiettivo quello di vincere la più famosa corsa d’America, la 500 Miglia di Indianapolis, con una vettura da lui finanziata e gestita dalla sua scuderia. Prima di acquistare la Maserati 8CTF, Boyle aveva partecipato a diverse edizioni della corsa con altre vetture: Summers, Cooper, Smith, iscritte via via come Boyle Products/Henning, Boyle Motor Products, IBEW Boyle Racing, ma sempre con scarsa fortuna. All’inizio del 1939 il team manager delle squadre di Boyle, Harry W. “Cotton” Henning, arrivò a Bologna per comprare dalla Maserati un esemplare di 8CTF. La vettura, una volta arrivata in America, fu allestita per la corsa con ruote maggiorate e pneumatici Firestone; venne adottata la livrea di colore amaranto che caratterizzava la Boyle Racing Headquarters. Iscritta come “Boyle Special”, la guida fu affidata a Warren Wilbur Shaw che, il 30 maggio 1939, partito con il terzo tempo di qualifica ottenuto a quasi 129 miglia orarie (pari a 207.7 km/h), si aggiudicò la gara, con 51 giri in testa dopo una dura lotta con la Stevens-Winfield di Louis Meyer e la Adams-Sparks di Jimmy Snyder. Per Maserati si trattava di una vittoria storica, era infatti dal 1919 che un’auto europea non riusciva a vincere nel “catino” dell’Indiana.

Il trionfo del 1939 diede grande notorietà a Maserati sul piano internazionale e all’edizione successiva della 500 Miglia di Indianapolis, oltre alla vettura di Shaw, furono iscritte altre 3 esemplari della Casa del Tridente. Wilbur Shaw si impose anche nel 1940, confermando la superiorità della 8CTF per doti velocistiche, affidabilità sulla lunga distanza e ottima tenuta di strada. Queste vittorie sulla storica pista statunitense, conferirono alla Casa del Tridente un prestigio unico, accresciuto dal fatto che nel dopoguerra le 8CTF, in livree tipicamente americane, furono protagoniste non solo nel “catino” dell’Indiana ma su tutte le piste ovali degli Stati Uniti.

La straordinaria carriera della 8CTF, una delle più lunghe e gloriose che possa vantare una monoposto da competizione, terminò nel 1950 dopo che Bill Vulcanich non si qualificò alla 500 Miglia di Indianapolis di quell’anno. La HVA (Historical Vehicle Association) degli Stati Uniti nel 2014 ha registrato la leggendaria Maserati 8CTF come la prima automobile di produzione non americana ad entrare permanentemente negli annali della Biblioteca del Congresso USA. Registrata fra gli “Standard for Heritage Documentation” del Ministero degli Interni, la documentazione fa parte del NHVR (National Historic Vehicle Register) e dell’HAER (Historic American Engineering Record). Uno dei tre esemplari costruiti, numero di telaio 3032, quello che con Wilbur Shaw ha trionfato nelle 500 Miglia del 1939 e del 1940, è stato riconfigurato con la livrea di quei giorni di gloria ed è attualmente esposto all’Indianapolis Speedway Museum.

Principali caratteristiche tecniche Tipo 8CTF:
Motore: otto cilindri verticali in linea
Cilindrata: 2991 cm³
Potenza: 350 CV; 365 CV dal 1939
Cambio: Meccanico a quattro velocità + retromarcia
Telaio: longheroni e traverse in lamiera di acciaio stampata con sezione a C, uniti per chiodatura
Peso: 780 kg
Velocità massima: 290 km/h
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HAPPY BIRTHDAY / DIETER QUESTER 80 ANNI, RE DELLE GARE TURISMO

(30/5/2019)L’Austria, terra di grandi piloti, ha tributato ieri l’ultimo saluto a Niki Lauda. Oggi celebra gli 80 anni di un’altra sua leggenda: Dieter Quester. Non è stato un pilota di F1, a parte una sporadica presenza nel 1974 – dopo l’esperienza in F2 e un Campionato Europeo Turismo già conquistato nel 1968 e 1969 – al gran premio di casa al volante di una Surtees noleggiata per l’occasione, ma ha legato il suo nome alla nobiltà delle gare Turismo, delle quali è un’icona, segnatamente marchiato BMW e Team Schnitzer. Con la Casa bavarese, infatti, fin dal 1965 ha colto i più grandi successi a livello mondiale ed europeo. Tra questi, a conferma della sua estrema versatilità, la 24 Ore di Spa (tre volte), la 1000 Km del Nurburgring e di Zeltweg, il Tourist Trophy, la 24 Ore di Dubai. Per otto volte ha corso anche la 24 Ore di Le Mans, dove nel 1978 fu protagonista dell’incidente più grave della sua carriera per fortuna con poche conseguenze, e ha partecipato alla 24 Ore di Daytona e a quella del Nurburgring nonché al campionato ProCar. E’ stato campione europeo ancora nel 1977 e 1983. Una carriera iniziata nel 1958 nella Motonautica e, come si vede, condotta ad altissimo livello con grande successo che ne fa, ancora oggi, uno dei piloti più titolati e rispettati.


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NUOVA FERRARI SF90 STRADALE: IBRIDA PLUG-IN ESTREMA IN TUTTO

(30/5/2019) – Mentre la Ferrari SF90 stenta in F1 arriva la nuova SF90 Stradale – che richiama alla celebrazione dei 90 anni della Scuderia – che annuncia meraviglie sulle strade di tutti i giorni: è stata presentata la prima vettura ibrida PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) di serie (sito dedicato: sf90stradale.com) con numeri che per la prima volta nella storia della Ferrari permettono ad una vettura equipaggiata con motore V8 di porsi al vertice della gamma. A Maranello non usano mezzi termini: è una vettura estrema in ogni sua parte e rappresenta una svolta epocale perché offre livelli di prestazioni finora mai visti su una vettura di serie. Eccoli: 1000cv di potenza massima, un rapporto peso/potenza di 1.57 kg/cv e 390 kg di carico aerodinamico a 250 km/h.

La SF90 Stradale è dotata di un motore endotermico turbo a V di 90° in grado di erogare 780 cv, la potenza più alta mai raggiunta da un 8 cilindri nella storia della Ferrari. I restanti 220 cv sono forniti da ben tre motori elettrici, uno al posteriore, che deriva dall’applicazione in Formula 1 e per questo ne eredita il nome MGUK (Motor Generator Unit, Kinetic), collocato tra il motore endotermico e il cambio doppia frizione a 8 rapporti di nuova generazione, e due sull’assale anteriore. La complessità di un tale sistema non si traduce in complicazione per il pilota, che anzi non deve fare altro che selezionare una tra quattro modalità di utilizzo della power unit e concentrarsi sulla guida: al resto ci pensa una sofisticata logica di controllo che supervisiona la gestione dei flussi di energia tra motore endotermico, motori elettrici e batterie.


La SF90 Stradale è anche la prima sportiva Ferrari ad essere dotata di trazione integrale, uno step necessario per sfruttare appieno l’incredibile potenza messa a disposizione dal moto-propulsore ibrido e per diventare il nuovo riferimento per la partenza da fermo: 0-100km/h in 2.5 sec, 0-200km/h in appena 6.7 secondi. I tecnici Ferrari hanno potuto ampliare ulteriormente lo spettro dei controlli dinamici tramite l’assale elettrico anteriore, denominato RAC-e (Regolatore Assetto Curva Elettrico). Oltre a svolgere la funzione di propulsione esclusiva in marcia elettrica, i due motori elettrici anteriori controllano indipendentemente la coppia erogata alle due ruote, completando ed estendendo il concetto del Torque Vectoring. Integrato nei controlli dinamici di veicolo, il RAC-e gestisce la coppia istante per istante permettendo così al pilota di raggiungere il limite con maggiore semplicità e sicurezza.

Lo sviluppo di una vettura ibrida come la SF90 Stradale ha comportato la ricerca di una serie di soluzioni aerodinamiche innovative. Degno di nota è l’innovativo shut-off Gurney, un sistema attivo brevettato che, regolando i flussi che investono la parte alta della carrozzeria al posteriore, permette di ridurre la resistenza nelle situazioni di marcia rettilinea o con minimi angoli di sterzo, massimizzando invece il carico verticale in caso di frenata, cambi di direzione o in percorrenza di curva durante l’impiego prestazionale della vettura.

Tra le maggiori innovazioni introdotte, il volante è dotato di una serie di comandi touch che permettono di controllare virtualmente ogni aspetto della vettura tramite i due pollici, mentre il cluster centrale è ora completamente digitale e dotato di schermo curvo ad alta definizione da 16’’ (prima assoluta sul mercato) completamente configurabile e controllabile agendo sui controlli al volante.

Per quanto riguarda il tunnel centrale, il miglioramento dell’ergonomia si fonde con il richiamo ad un elemento del passato: i comandi per la gestione del cambio automatico sono ora gestiti tramite un elemento a griglia che rievoca il mitico cancelletto di selezione delle marce, una vera e propria icona delle Ferrari a cambio manuale. Passato e presente si fondono insieme e proiettano la nuova Ferrari verso il futuro.


Sulla SF90 Stradale debutta una nuova chiave di accensione disegnata per essere introdotta in tutti i modelli di gamma con una personalizzazione legata al nome della vettura. La chiave è stata interamente riprogettata per funzionare in modalità full keyless, ossia per consentire non solo l’accensione, ma anche l’apertura delle portiere senza essere estratta dalla tasca. Dal punto di vista stilistico, ispirandosi al Trade Mark Ferrari, la nuova chiave assume un significato simbolico senza precedenti e grazie ad un apposito alloggiamento nel tunnel centrale, e diventa parte integrante dello stile della vettura.

Oltre alla versione sportiva, che riproduce nella forma e nei colori il caratteristico logo rettangolare delle vetture stradali Ferrari con il Cavallino Rampante, la chiave sarà proposta anche in una versione più elegante, in tinta metallo.

Per la prima volta su una Ferrari, viene proposto un allestimento specifico per quei clienti che vogliono accentuare ulteriormente l’impostazione racing della propria vettura. L’allestimento Assetto Fiorano si differenzia da quello standard per gli ammortizzatori speciali Multimatic derivati dalle gare GT, per gli ulteriori alleggerimenti, grazie all’impiego di materiali ad alte prestazioni come la fibra di carbonio (pannelli porta, fondo) e il titanio (molle, linea di scarico completa) che hanno permesso una riduzione di peso di 30 kg, e per lo spoiler posteriore ad alto carico in fibra di carbonio, in grado di generare 390 kg di carico a 250 km/h. L’equipaggiamento Assetto Fiorano include pneumatici Michelin Pilot Sport Cup2 appositamente studiati per migliorare la performance in pista in condizioni di asfalto asciutto. Sono dotati di una mescola più morbida e un numero inferiore di scanalature rispetto a quelli offerti con l’equipaggiamento base.


SCHEDA TECNICA >>>>

Motore Endotermico                       
Tipo                                                   V8 – 90° – turbo – carter secco
Cilindrata totale                                3990 cm3
Potenza massima*                             780 cv @ 7500 giri/min
Coppia massima                               800 Nm @ 6000 giri/min
Potenza specifica                               195 cv/l
Regime massimo                               8000 giri/min
Rapporto di compressione               9.5:1
Sistema Ibrido                       
Potenza massima motori elettrici     162 kW
Capacità batteria                              7,9 kWh
Autonomia massima in elettrico       25 km
 

Dimensioni e peso                


Lunghezza                                          4710 mm

Larghezza                                           1972 mm
Altezza                                                           1186 mm
Passo                                                  2650 mm
Carreggiata anteriore                         1679 mm
Carreggiata posteriore                       1652 mm
Peso a secco**                                  1570 kg
Distribuzione dei pesi                                    45% ant – 55% post
Capacità vano baule                          74 l
Capacità panchetta posteriore         20 l
Capacità serbatoio benzina              68 l (2 riserva)
 
Pneumatici                  
Anteriore                                            255/35 ZR 20 J9,5
Posteriore                                          315/30 ZR 20 J11.5
Freni               
Anteriore                                            398 x 223 x 38 mm
Posteriore                                          360 x 233 x 32 mm

Trasmissione e cambio                   Cambio F1 a doppia frizione 8 marce
 
Controlli elettronici                         eSSC: E4WD (eTC, eDiff3), SCME-Frs, FDE2.0, EPS, ABS/EBD prestazionale con recupero di energia
 
Prestazioni                 
Velocità massima                               >340 km/h
0-100 km/h                                        2.5 s
0-200 km/h                                        6.7 s
100-0 km/h                                        <29.5 m
Peso secco/potenza                           1.57 kg/cv
Tempo giro di Fiorano                      79s
 Consumi ed emissioni                      
In fase di omologazione
  
*          Con benzina a 98 ottani
**        Allestimento con contenuti opzionali

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HAPPY 80th BIRTHDAY TO AL UNSER SR, LEGEND OF MOTORSPORT

(29/5/2019) – Oggi è il giorno di Alfred “Al” Unser from Albuquerque:  il mitico quattro volte vincitore della 500 Miglia di Indianapolis compie infatti 80 anni. Per tutti gli appassionati rappresenta una leggenda del motorsport, pur avendo svolto tutta la sua carriera nella sua America, ma è icona di passione, coraggio, dedizione alla “causa” della velocità. Anche di tradizione dato che quella degli Unser è una vera e propria dinastia che ha anche immolato delle vite sulla strada delle corse: era pilota il padre Jerry Unser e lo erano gli zii Louis e Joe; sono stati piloti i fratelli Jerry e Bobby come pure i nipoti Johnny e Robby fino al figlio Al Unser Junior, due volte trionfatore della 500 Miglia, che proprio nei giorni scorsi ha dato un dispiacere al celebre papà facendosi arrestare (poi rilasciato) per guida in stato di ebrezza. Come detto, Al Unser Sr è di quei piloti dalla tempra robusta. In pista con i roadster e midget fin dal 1957 (18 anni di età), l’ultima 500 Miglia l’ha vinta nel 1987 alla bella età di 47 anni. La prima nel 1970, due anni dopo l’affermazione del fratello Bobby, statisticamente una chicca, ripetendosi l’anno successivo come in pochi sono riusciti a fare. Primo ancora nel 1978 e nel 1987, quando sostituì l’infortunato Ongais, impreziosendo così una carriera strepitosa. Nel 1983 provò l’emozione di vedersela in pista contro l’altrettanto coriaceo figlio Al Junior. Campionissimo USAC e CART ha poi continuato sui catini americani fino al 1994, quando capì che era arrivato il momento di appendere il casco al chiodo. Ricchissimo, la continuità sta nel museo generazionale voluto nella sua Albuquerque, New Mexico. C’è molta storia. Happy Birthday!

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FITTIPALDI E ANDRETTI, 30 E 50 ANNI FA GRANDI VITTORIE ALLA 500 MIGLIA DI INDIANAPOLIS

(28/5/2019) – Complimenti a Simone Pagenaudche domenica ha vinto la 500 Miglia di Indianapolis ed è entrato di diritto nella storia della mitica maratona dell’Indiana ma anche dell’automobilismo. Un privilegio unico, già toccato a due mostri sacri come Emerson Fittipaldi e Mario Andretti che quest’anno celebrano l’anniversario della loro vittoria, rispettivamente, 30 e 50 anni fa

FITTIPALDI 30 ANNI FA – Proprio il 28 maggio, ma di 30 anni fa – era il 1989 – Fittipaldi consolidò la sua classe e grandezza vincendo la 500 Miglia sulla Penske del team Patrick Racing dopo un duello all’ultimo sorpasso e all’ultima “sportellata” con Al Unser Junior. Tra l’altro, il campione brasiliano fu il primo straniero ad aggiudicarsi la prestigiosa gara dall’affermazione di Graham Hill nel 1966 ed inoltre, altro particolare piuttosto interessante, il primo a mettere in saccoccia il previsto montepremi da un milione di dollari! Emerson era sbarcato nel 1984 nella CART americana dopo la delusione dell’operazione Copersucar in Formula 1 – 5 anni infruttuosi – ma da bi-campione del mondo (1972 e 1974) ritenne di avere ancora qualcosa da dire nel mondo delle corse e l’esperienza a stelle e strisce  lo confermò. Proprio nel 1989, infatti, si laureò campione della categoria e divenne definitivamente idolo delle folle americane.

ANDRETTI 50 ANNI FA – Il 30 maggio 1969, 50 anni fa, invece, fu Mario Andretti a coronare un sogno da bambino. L’italo-americano, profugo istriano, già rookie of the year 1965, si impose nella leggendaria competizione al volante della Brawner Hawk – Ford STP arancione di Andy Granatelli, dando alla sua carriera già avviata un formidabile boost che l’avrebbe portato fino alla agognata F1 e al titolo mondiale. Quella domenica, ma per la verità per tutta la fase di avvicinamento alla 500 Miglia, Mario fu decisissimo e in pista ebbe la meglio sull’avversario principe e cioè quel AJ Foyt alla ricerca della quarta affermazione! Non solo: nel corso delle prove libere fu vittima di un brutto incidente che gli causò anche delle bruciature ma soprattutto mise ko la monoposto. Ebbene, Mario si qualificò in prima fila con un’auto di scorta e portò a termine la gara in testa per 116 dei 200 giri in programma! Per lui, per quell’impresa che gli ha cambiato la vita, è stato predisposto un apposito

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JEAN TODT A CHE TEMPO CHE FA

(27/5/2019) – Dopo Lewis Hamilton, il conduttore televisivo italiano Fabio Fazio ha portato ieri negli studi di Milano della trasmissione di Rai1 “Che tempo che fa” il presidente della FIA Jean Todt, al suo terzo mandato che scade nel 2021. Una vecchia promessa dell’ex DS Ferrari mantenuta dopo aver presenziato al Gran Premio di Monaco e che, in una ventina di minuti, ha dato modo agli appassionati di rivivere 16 anni di epopea ferrarista. Il Napoleone di Maranello, infatti, fu ingaggiato dal Presidente Montezemolo nel 1993 e il rapporto con la Scuderia si interruppe solo nell’aprile del 2009 dopo aver scritto pagine di storia sportiva memorabili soprattutto grazie alla straordinaria sequenza di stagioni vincenti firmate da un suo grande amico, Michael Schumacher. Ma questa è storia nota.

Ecco alcune dichiarazioni interessanti e curiose di Jean Todt:


A 13 anni già guidavo l’auto di mio padre: sono nato con questa passione che ho tuttora.


Scegliendo me Montezemolo prese il rischio di affidarsi a uno straniero con poca esperienza di F1.

Lauda, all’epoca consulente Ferrari, fu il primo collegamento con la Scuderia. Primadi Montezemolo incontrai lui al quale esposi la mia visione della F1.


Vincere è molto difficile. Quando arrivai a Maranello gli ingredienti non erano messi bene quindi preparai un piano di riorganizzazione e formai un gruppo potente a tutti i livelli. Una squadra forte, unita e competente può fare miracoli e sono stati fatti.

La Ferrari è un mito, una religione. Lo è sempre stato e lo è sempre. Gode di un affetto unico al mondo grazie alle sue auto da sogno e alle corse. L’Italia, poi, è un popolo di passione.

La Ferrari oggi ha due piloti molto bravi ma, come detto, tutti gli ingredienti devono essere a posto. Per tornare a vincere manca un po’ di sale e pepe ma sono convinto che ci riusciranno.

Con Michael Schumacher entrai in grande confidenza. Il 4 giugno 2004 incontrai per la prima volta Michelle, la mia attuale signora, e glielo raccontai. Lui mi disse che dovevo insistere, inviarle dei messaggi e mi insegnò come fare a mandare sms. Voglio ricordare che nel 2006 Michael aderì al progetto della fondazione medica ICM e per raccogliere fondi accettò di prendere parte con me al film “Asterix ai giochi olimpici”.

Mick Schumacher ha vinto nel 2018 il campionato di F3 ed è al primo anno di F2, molto difficile. Ha talento ma dobbiamo dargli tempo.

Sono scaramantico: porto sempre con me una scatoletta di legno porta fortuna.

Io vivo per il 25% del tempo a Ginevra, per il 25% a Parigi e per il 50% in viaggio.

 
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POST MONACO GP / VERSTAPPEN FA SUDARE UN GRANDE HAMILTON. LA FERRARI RESPIRA

(27/5/2019) – Il Gran Premio di Monaco 2019, vinto magistralmente dal solito Hamilton, ha fornito due consolazioni: non si è verificata la sesta doppietta ammazza-campionato da parte della Mercedes (Bottas terzo) e, per fortuna, a rendere animate gare scontate c’è Max Verstappen. Un finale quasi alla Lauda-Fittipaldi del 1975, tanto per ricordare il grande pilota austriaco. Magari c’è anche una terza consolazione: nonostante un week end quanto mai pasticciato, la Ferrarimette in saccoccia un secondo posto insperato con Vettel che può così far leva su un po’ di ottimismo. Questa la sintesi di Montecarlo 2019 che, però, non può prescindere dalla forzata assenza dalla lotta di vertice di un protagonista annunciato e cioè Charles Leclerc, letteralmente stordito dalla inaudita abulìa strategica del muretto in occasione delle decisive qualifiche del sabato. Il monegasco, relegato in ottava fila, ha sprigionato in gara tutta la sua rabbia sportiva e fatto vedere di cosa è capace con i sorpassi a Norris e all’esterrefatto Grosjean ma gli spazi angusti del circuito salotto non perdonano e una sbavatura nell’ennesimo tentativo di sopravanzare la Renault di Hulkenberg ha posto fine alla prima esperienza con la tuta del Cavallino sulle strade della sua città. Leclerc deve certamente fare ancora esperienza ma, dopo aver mancato la vittoria in Barhein solo per problemi tecnici e dopo aver obbedito già più volte a indigesti ordini di Scuderia, non meritava di rimanere invischiato in questa situazione che Hamilton ha bollato come “cattiva organizzazione”. Ne riparleremo.
Intanto, come detto, onore a Max Verstappen che fino all’ultimo ha insidiato la vittoria “virtuale” (era penalizzato di 5”) a King Lewis ma vien da pensare se dopo il traguardo tra i due ci sarebbe stato tanto fair play se alla chicane l’olandese avesse buttato fuori l’inglese nel suo ultimo disperato tentativo di sorpasso. E’ vero che Max è maturato ma non smentisce mai la sua natura irruente e ieri stava per regalare la vittoria a Vettel ed inoltre ripartendo dai box ha inutilmente stretto Bottas beccandosi il penalty che lo ha messo giù dal podio. Il fatto è che la sua Red Bull-Honda, soprattutto su questo tipo di circuiti, è molto vicina alla stratosferica Mercedes e lui dà il 100%, a volte il 101%… Quindi complimenti a Hamilton che dopo Baku ha deciso di non concedere neanche un centimetro al sempre più attapirato compagno Bottas e…complimenti a George Russell che è riuscito a tirare fuori la Williams dalle abituali secche degli ultimi posti piazzandosi 15°.
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CESARE FIORIO COMPIE DOMANI 80 ANNI: AUGURI!

(25/5/2019) – HAPPY 80th BIRTHDAY TO CESARE FIORIO. Probabilmente in questi momenti Cesare Fiorio starà masticando amaro. No, non perché domani 26 maggio compie 80 anni – buon compleanno! – ma per la figuraccia della Ferrari a Montecarlo dove, nelle qualifiche, ha pasticciato parecchio relegando il povero Leclerc in ottava fila! Nel Gran Premio di casa! Assolutamente inaccettabile per un perfezionista come lui, ex Team Principal del Cavallino dal 1989 al 1991. Ma ormai, anche se la passione è sempre intatta, può vivere questi eventi in maniera meno invasiva. Da un po’ di anni ha fatto la sua scelta: vive in Puglia nella quiete della Valle d’Itria, nelle campagne di Ceglie Messapica dove ha avviato resort e un agriturismo. Da quelle parti è fortunatamente scampato, dopo giorni di coma ad un incidente, vittima di un pirata della strada…E’ però sempre ricercatissimo per commenti e valutazioni ed inoltre ha preso a cuore la carriera del pilota locale Antonio Giovinazzi sul quale scommette ad occhi chiusi.

Una carriera straordinaria quella di Cesare Fiorio, sotto il robusto ombrello torinese della FIAT ma condotta con grande sagacia e autonomia. Quell’autonomia che lo portò a chiedere a Enzo Ferrari in persona il motore 6 cilindri Dino per equipaggiare la formidabile Lancia Stratos che dal 1972 dominò la scena dei rally. Una sua idea che, insieme all’amico Sandro Munari, diede vita ad un connubio sensazionale. Forse troppa autonomia: nel 1990 era riuscito ad ottenere la firma niente meno che di Ayrton Senna per correre dal 1991 in Ferrari ma invidie e gelosie varie che squassavano la Maranello del dopo Drake – presidente era Fusaro, il pilota di punta Alain Prost – non solo stopparono l’operazione, un vero colpaccio, ma gli costarono addirittura il defenestramento a metà stagione. 1991 Esperto ed innovatore, aveva poi un “debole”: prediligeva i piloti italiani. Insieme a Senna avrebbe portato in Ferrari Riccardo Patrese. Il padovano aveva fatto parte dello squadrone Lancia nell’Endurance, quando fu allestita la bellissima Beta: con lui Alboreto, De Cesaris, Fabi, Martini, Nannini, Cheever, Ghinzani. Il meglio del vivaio tricolore che, se supportati adeguatamente, non avevano nulla da invidiare ai celebrati campioni britannici. Comunque, 18 titoli mondiali tra rally e campionato Endurance sono per lui in fiore all’occhiello. 

Recentemente è stato testimonial alla rievocazione del Gran Premio di Bari e gli ho chiesto se può ritenersi soddisfatto e quanto gli manca la vincita di un titolo anche in F1. “Sono stato in tante squadre, vinto tanti mondiali e insegnato un po’ a tutti come si faceva l’automobilismo: questa è una grande soddisfazione. Adesso è un momento in cui si prende tutto con un po’ di calma. Nel 1990 eravamo più veloci della Mc Laren che allora era molto competitiva. Il problema era Prost che non azzeccava partenze molto buone e invece a Suzuka ne fece una formidabile e si presentò in testa alla prima curva. Se avesse concluso il primo giro davanti avremmo vinto gara e campionato: Senna lo sapeva e alla prima curva lo spinse fuori e purtroppo tutto finì lì”. Un vero peccato ma il successo che più lo inorgoglisce sapete qual è? Il record (ancora imbattuto) della traversata dell’Oceano Atlantico alla guida del Destriero nell’agosto 1992: 58 ore, 34 minuti, 50 secondi per percorrere oltre 3000 miglia. Cento di questi (e quei) giorni, Cesare!

https://motor-chicche.blogspot.com/2019/04/intervista-cesare-fiorio-arrivabene-ne-capiva-poco.html

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L’OMAGGIO DI LECLERC A BIANCHI, CINQUE ANNI FA A PUNTI A MONACO

(23/5/2019) – Il Gran Premio di Monaco è il gran premio di Jules Bianchi e Charles Leclerc lo omaggia con il casco. Perché Jules era di Nizza, ad un tiro di schioppo dal Principato, e perché cinque anni fa a Montecarlo il pilota scomparso nel 2016, ottenne un brillante e prezioso nono posto al volante della scarsa Marussia motorizzata Ferrari. Un giorno di grande orgoglio. Era il 25 maggio 2014 e furono i primi punti iridati per la Scuderia perennemente in crisi di risultati e per egli stesso – alla fine, purtroppo, gli unici –  membro della Ferrari Driver Academy e in pectore per, un giorno, prendere il volante della Rossa di Maranello dove era tenuto nella massima considerazione. Un lustro dopo, l’onore è toccato a Charles Leclerc e il pilota monegasco, per la prima volta impegnato sul circuito di casa con la tuta rossa, ha pensato bene di dedicare una parte del casco all’amico sfortunato. Sul lato destro, infatti, è possibile rivedere l’ultima grafica che appariva sul casco di Bianchi mentre sul lato sinistro i colori sono quelli del casco appartenuto al padre di Charles. Un omaggio che conferma la sensibilità di Leclerc e il forte sentimento di amicizia che sempre lo lega al pilota vittima dell’assurdo incidente di Suzuka.

JULES BIANCHI, PRIMI E UNICI PUNTI IN F1 A MONTECARLO 2014

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NIKI LAUDA E’ MORTO, LA F1 E’ FERITA

(21/5/2019) – Questa volta Niki Laudanon ce l’ha fatta. Come comunicato dalla famiglia, il campione austriaco è morto nella notte di lunedì, sopraffatto da problemi ai reni per i quali era stato portato in un centro specializzato in dialisi in Svizzera. Ancora una volta la F1, come 25 anni fa per Senna, si ritroverà tutta a Montecarlo per commemorare e omaggiare questo grande pilota al quale il Circus deve moltissimo, quanto l’austriaco ne deve a esso. Tutti avevano sperato che dopo il trapianto di polmone a seguito delle complicanze venute fuori ad agosto scorso, il decorso potesse assicurare un sia pur lento ritorno alla normalità, restituendo Niki a quel paddock rombante del quale è stato protagonista per anni, prima come pilota e poi come manager. Invece, purtroppo, la tempra che gli aveva consentito nel 1976 di sopravvivere allo spaventoso rogo della sua Ferrari al Nurburgring e alla inalazione dei gas velenosi, non ha retto alla nuova batosta. La sua intensa storia, che ha prodotto migliaia di articoli di stampa, documentari, film cinematografici, libri, gadget e quant’altro, è in questo link preparato solo tre mesi fa, il 22 febbraio, in occasione del suo compleanno numero 70.

https://motor-chicche.blogspot.com/2019/02/niki-lauda-70-anni-e-7-vite.html



Oltre al dispiacere umano per la sua scomparsa del grande Niki, quello che vien da pensare è il nuovo deficit di popolarità alla quale la F1 di oggi va incontro. Sì, ci sono i campioni di oggi, da Hamilton a Vettel, a Verstappen e Ricciardo, fino alle ultime giovani speranze, ma, scusate, è ancora poca cosa rispetto ai Lauda, Hunt, Villeneuve, Piquet, Prost, Senna, Schumacher. Non per niente, la F1 non fa a meno della presenza costante di un altro mostro sacro dell’automobilismo al massimo livello come Jacky Stewart, una delle ultime grandi stelle di un passato pioneristico che ai tifosi manca molto.

La Ferrari, alla quale lauda ha legato indissolubilmente, grande parte della sua carriera e della sua celebrità ha commentato così: Oggi è un giorno triste per la F1. La grande famiglia della Ferrari apprende con profonda tristezza la notizia della morte dell’amico Niki Lauda, tre volte campione del mondo, due con la Scuderia (1975-1977). Resterai per sempre nei cuori nostri e in quelli dei tifosi. #CiaoNiki.

Per finire, ecco il comunicato diramato dalla famiglia col quale si conclude l’esistenza terrena di uno dei più forti piloti della storia dell’automobilismo. Con profonda tristezza annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia accanto lunedì. I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”.