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POST CHINESE GP / MERCEDES DA 1000 E UNA (BUONA)NOTTE FERRARI

(15/4/2019) – La realtà è quella che è, incontestabile. In Cina la Mercedes non solo ha centrato il GP numero 1000 della F1 ma soprattutto la terza doppiettastagionale su tre gare mentre la Ferrari si deve accontentare con Vettel di un podio e di un quarto posto in classifica generale a ben 31 punti di distacco dal leader Hamilton. Per dire: nonostante proclami, rivoluzioni interne e indubbiamente tanto lavoro il risultato continua a non cambiare e cioè si festeggia a Stoccarda/Brackley, ci si arrovella su come migliorare a Maranello. C’è poco da fare, non è andata bene. meglio di Melbourne ma molto peggio di Shakir. Shanghai, quindi, è da archiviare. La Ferrariha di fatto “sacrificato” uno dei due piloti, in questo caso Leclerc alla fine solo quinto, al quale prima è stato imposto di far passare Vettel per poi fargli effettuare un pit-stop ritardato che ha contribuito un po’ a frenare Bottas – che si è ritrovato il monegasco davanti – ma ha dato modo a Verstappen di agguantare almeno il quarto posto. Insomma, a detta dei suoi protagonisti il Cavallino ha ancora da trottare mentre le frecce d’argento macinano record su record. Vettel: “Nel complesso non possiamo dirci soddisfatti del tutto perché oggi eravamo troppo lenti”; Binotto: “Bisogna guardare al campionato affrontando una gara alla volta perché ogni Gran Premio fa storia a sé. Abbiamo bisogno di sviluppare ulteriormente la macchina e cercare di capirne i limiti per provare a presentarci a Baku al massimo del potenziale”. 

 

IN & OUT A SHANGHAI – Hamilton dal canto suo ha fatto una gara inspired. Secondo in griglia di partenza dietro il compagno Bottas, ben deciso a ripetere l’operazione Melbourne, sapeva di giocarsi tutto allo start e non lo ha sbagliato. Da lì, massima concentrazione, nessuna sbavatura, dritto al bersaglio grosso, impeccabile: chapeau. Nel dopo gara il finlandese masticava amaro, conscio di aver perso una grossa chance ma attenzione: è un Bottas determinato, rinnovato, che non farà l’errore di deprimersi per…un errore. A Baku, prossima gara, tra l’altro ha da prendersi una bella rivincita dopo la foratura che l’anno scorso gli ha negato la vittoria. Detto di Verstappen, che ha fatto di tutto per salire sul podio ma che paga ancora qualche difetto progettuale di troppo della RB15, sembra che Gasly stia migliorando per quanto l’olandese sia avanti anni luce e il punto del giro più veloce – test alla quale la squadra lo ha, come dire, sottoposto nell’ultimo giro – è stato superato. Primi punti in Renault per Ricciardo, davanti a Hulkenberg anche in qualifica, ma l’australiano è lontano dal rendimento auspicato mentre continua a battere colpo un vecchietto di nome Raikkonen che regala gara per gara punti pesanti all’Alfa Romeo Racing mentre Giovinazzi, comunque penalizzato in qualifica, a detta degli osservatori ora deve alzare il passo e allora Baku è l’ideale banco di prova per lui (vedi show con Gasly GP2 2016). Come Kimi in AR Racing, per ora è Perez che tiene alto l’onore in Racing Point mentre Stroll soffre ancora. Driver of the race è stato giustamente Alexander Albon, il rookie della Toro Rosso che dopo il botto in qualifica ha risposto alla grande cogliendo il punto del decimo posto. Qualcuno (Jacque Villeneuve) già prospetta che se Gasly dovesse deludere potrebbe essere “retrocesso” a Faenza dando subito una chance in Red Bull all’anglo-thailandese. Fanta-F1? Successe così tra Verstappen e Kvyat il russo che, per la verità, nell’anno del rientro non sembra troppo in palla. Le Mc Laren hanno corso ad handicap dopo la carambola iniziale e quindi sono da rivedere, le Haas entrambe fuori zona punti hanno francamente deluso mentre prosegue il calvario Williams con Russell che si prende la magra soddisfazione di continuare a stare davanti a Kubica. A Baku!

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INTERVISTA A CESARE FIORIO: “ARRIVABENE NE CAPIVA POCO…”

(13/4/2019)Cesare Fiorio, alla vigilia degli 80 anni, sarà il testimonial di lusso per la sesta rievocazione del Gran Premio di Bari, gara di regolarità per auto storiche in programma nel capoluogo pugliese dal 26 al 28 aprile prossimi. Si è detto onorato di questo e, a testimonianza di quanto lo spirito racing continui ad albergare in lui, in sede di presentazione ha auspicato che l’appuntamento copi un po’ la famosa kermesse di Goodwood dove le macchine effettuano una gara vera! Vedremo se sarà possibile in riva all’Adriatico ma intanto abbiamo colto l’occasione per un’intervista sulla F1 oggi.

Fiorio, anche in Cina si ripropone il solito testa-a-testa Mercedes-Ferrari, ma non è un pò penalizzante per la massima formula?
La F1 ha sempre avuto una squadra che dominava ma questo non ha mai generato gare noiose. Anzi, quest’anno i protagonisti sono tre e le competizioni divertenti.
Può essere la volta buona per la Ferrari?
E’ riuscita a risalire un po’ nei confronti della Mercedes e questo grazie a Binotto che ha sostituito Arrivabene che, a quanto ne so io, ne capiva poco. Mattia è uno che progetta le macchine, le evolve, che pensa tutte le notti quali modifiche fare per poter primeggiare.
I due ruoli, DT e Team principal, possono “distrarlo”?
Come progettista e responsabile tecnico è uno di grande esperienza ed è in Ferrari da tanti anni per cui può affrontare i problemi con grande conoscenza. Non ha esperienza da Team Principal ma, essendo molto esperto, è cosa che può compensare anche perché in ogni momento sa suggerire la mossa da fare, quindi è una cosa ben fatta.
Magari il problema sarà quello di saper gestire due piloti come Vettel e Leclerc
A mio giudizio, il problema più grave è quello di recuperare le prestazioni di questo Vettel che l’anno scorso ha commesso molti errori e compromesso la possibilità della Ferrari di affermarsi e quest’anno ha trovato questo compagno di squadra più giovane che in Australia lo ha raggiunto e in Barhain ha fatto la pole ed è stato in testa mentre Vettel si è girato inutilmente. Sta un po’ soffrendo la sua presenza.
Torni DS e dica come gestirebbe lei la cosa
Io sono dell’idea che un DS in questi casi non deve intervenire. Bisogna star vicino a Vettel, valorizzare quello che riesce a fare e non farlo sentire in crisi: è la cosa più complicata da fare. Però è un anno e mezzo che il tedesco commette tanti piccoli errori che ne stanno squalificando le prestazioni.
Veniamo a Mick Schumacher: ultimamente è stato un po’ severo con lui…
Beh, compare su tutti i giornali come se fosse il fenomeno e il Messia di questo sport e invece non lo è. In F2 è finito ottavo alla prima gara e sesto in Gara 2 nonostante fosse partito in pole per l’inversione in griglia dei primi otto, per cui si tratta di prestazioni abbastanza modeste. Lasciamolo crescere e fare la sua strada non presentandolo come l’unico futuro dello sport automobilistico.
Vuol dire che è stato prematuro da parte della Ferrari avergli offerto il volante nei recenti test di Shakir?
In questo ha un po’ sbagliato perché prima di mettere un giovane su una Ferrari questo deve essersi meritato i galloni. Basti pensare alla trafila di Giovinazzi che pure era bravissimo e vinceva ma prima di metterlo al volante ha lavorato molto al simulatore. Quindi la prova di Mick mi è sembrata un po’ prematura però magari crescerà e farà bene anche lui.
A proposito di Giovinazzi, di cui lei è un mentore della prima ora, in questo inizio di campionato sta avendo tanti problemi: che succede?
Non direi che è in difficoltà. In Barhain ha sfiorato la Q2 e poi si è classificato undicesimo, non malissimo. Lasciamogli fare altre gare, altra esperienza e poi vedremo se Raikkonen gli starà ancora davanti.
Monza, ancora una volta l’organizzazione del Gp d’Italia in Brianza è in forse. Va difesa strenuamente?
In Italia abbiamo 2-3 circuiti di grande importanza e tradizione che potrebbero ospitare tranquillamente la F1. Però Monza ha fatto molto bene ed è il circuito più veloce per cui non la metterei da parte. Sicuramente ha tutte le possibilità di ben figurare e io mi auguro che questa ricorrente messa in discussione finisca come è sempre finita.
  
La F1 va verso un nuovo Patto della Concordia. Pensa si arriverà davvero a una limitazione dei costi?
Quella del price cap è una grossa bufala. Lo stesso per quanto riguarda le limitazioni in fatto di pneumatici e motori: non è lì che si fa risparmio perché i costi di progettazione aumentano. E’ una roba politica, bisogna solo vedere chi prevarrà.

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CHE E-PRIX: ROMA LEGENDS VS NAZIONALE PILOTI. E TOTTI PROVERA’ UNA FORMULA E !

(10/4/2019) – Stadio Tre Fontane, domani giovedì 11 aprile alle ore 18.00: l’e-prix di Roma, in programma sabato (partenza ore 16.00), avrà un ghiotto prologo con la partita di calcio tra la Nazionale Piloti e Roma Legends. Il ricavato sarà devoluto in favore dell’Associazione “Andrea Tudisco” Onlus, che opera per tutelare il diritto alla salute dei bambini che hanno bisogno di essere curati nei reparti specializzati degli ospedali romani, e di “Roma Cares”, la Fondazione dell’AS Roma impegnata in progetti di rilevanza sociale. Tra i giallorossi non poteva non esserci Francesco Totti (anche un attore, Edoardo Leo) mentre tra le fila dei piloti “elettrici” già scalpita il capitano veterano Felipe Massa e si aggregherà Giancarlo Fisichella. Me ecco le liste complete dei “convocati” ricordando che il match sarà trasmesso in diretta sugli account Facebook e Twitter dell’AS Roma:

ROMA LEGENDS = Francesco Totti; Marco Amelia; Andrea Borsa; Bruno Conti; Alessio Scarchilli; Odoacre Chierico; Giampiero Maini; Edoardo Leo; Carmine Gautieri; Marco Quadrini; Simone Perrotta; Max Tonetto; Marco Delvecchio; Alessandro Cucciari; Vincent Candela; Federico Balzaretti; Marco Cassetti.



NAZIONALE PILOTI = Felipe Massa (Venturi Formula E Team); Giancarlo Fisichella; Edoardo Mortara (Venturi Formula E Team); Jean-Eric Vergne (DS Techeetah);  Sam Bird (Envision Virgin Racing); Robin Frijns (Envision Virgin Racing); Stoffel Vandoorne (HWA Racelab); Gary Paffett (HWA Racelab);  Pascal Wehrlein (Mahindra Racing); Oliver Turvey (NIO Formula E Team); Tom Dillmann (NIO Formula E Team);  Oliver Rowland (Nissan e.dams); Alex Lynn (Panasonic Jaguar Racing).

Sabato 13 aprile, inoltre, sarà l’occasione per vedere Francesco Totti in casco e tutta sfrecciare sul circuito dell’Eur a bordo della Gen2, la monoposto elettrica di seconda generazione in pista da quest’anno. Gongola Alejandro Agag, Presidente di Formula E: “Essere parte di questa iniziativa per Formula E è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. La nostra storia, seppur giovane, è fatta di piccoli grandi progetti che lasciano una traccia positiva per le comunità delle città coinvolte. Vorrei ringraziare l’AS Roma per aver reso possibile questo evento di grande sport e solidarietà che anticipa il Geox E-Prix di Roma”.


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CAPELLO, VILLENEUVE, TARQUINI: TRIS D’ASSI SENZA ETA’

(9/4/2019) – Dindo Capello sbanca, Jacques Villeneuve sbanda, Gabriele Tarquini la sfanga. Mettiamola così per riassumere lo scorso week end di gara tra Monza e Marrakeck che ha visto impegnati tre grandi dell’automobilismo: il primo, 55 anni il prossimo 17 giugno, tre volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, ha vinto la gara-sfida all’esordio del campionato italiano TCR DSG Endurance; il secondo, campione del mondo F1 1997 e vincitore 500 Miglia di Indianapolis 1995 – oggi compie 48 anni, auguri! – ha dovuto alzare bandiera bianca solo per un problema elettrico nel GT Italiano; il terzo, 57 anni, campione in carica WTCR, ha vinto Gara 2 nel primo appuntamento stagionale in Marocco. Niente male, questi tre “vecchietti”!
Il piemontese Capello aveva appeso il casco al chiodo nel 2015 ma dopo un test a Misano con l’Audi ha ripreso gusto e a Monza si è imposto nella gara-sfida che prevede, dopo il primo turno di qualifiche, la disputa di una vera e propria gara per la conquista di punti importanti in ottica campionato ma anche la pole position per la gara endurance del giorno seguente. Dindo, che corre in equipaggio con il driver romano Nicola Guida, alla fine del primo giro era già al comando: “A parte la partenza che ho ‘ciccato’ in pieno, perché ho scoperto stamattina che si sarebbe partiti da fermi e non lanciati e non avevo mai provato, ho perso due posizioni. Mi hanno aiutato i piloti alle mie spalle perché si sono trovati ai ferri corti fra di loro e io ne ho approfittato”, ha detto alla fine.

Jacques Villeneuve insieme a Giancarlo Fisichella e Stefano Gai al volante della Ferrari 488 di Scuderia Baldini 27 è stata la “star” del GT Italiano. La GT di Maranello partita dietro la safety car a causa della pioggia è stata la prima a rientrare ai box per montare le slick: scelta  vincente ma purtroppo un problema elettrico nell’ultima mezz’ora di gara con Fisichella al volante ha vanificato l’impresa costringendo il romano al rientro ai box.

Un quarto e un quinto posto, ma anche una vittoria in Gara 2 infine per l’abruzzese Tarquini, alfiere Hyundai per il BRC Racing Team, del tutto intenzionato a infrangere nuovi record di longevità e velocità al volante. Ecco il suo indomito grido di battaglia: “Sarà una stagione molto competitiva, e lotteremo per difendere il titolo. Abbiamo tutti lavorato durante l’inverno, abbiamo nuove regole, nuovi piloti, e un nuovo circuito su cui batterci prima della fine della stagione”!


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FLASHBACK / GP USA-WEST 1979. VILLENEUVE – SCHECKTER, A LONG BEACH DOPPIETTA E BIS FERRARI T4

(8/4/2019) – Long Beach, 40 anni fa: Gilles Villeneuve come Leclerc, ma a lieto fine. L’8 aprile 1979 al Gran Premio USA-Ovest anche il canadese della Ferrari era davvero imbattibile: pole position, vittoria e giro più veloce ma a differenza del monegasco formato Barhain l’affidabilità non tradì. Per il Cavallino, inoltre, la festa fu completa perché al secondo posto si classificò l’altro pilota di Maranello e cioè Jody Scheckter, a conferma che la T4, che un mese prima aveva esordito in Sudafrica col medesimo risultato, era monoposto vincente, da battere. Più forte della Ligier, regina d’inizio campionato, e più forte della Lotus campione in carica, in California da prima fila con Reutemann. Quella domenica, però, non ci fu davvero storia e il canadese non ebbe alcun problema ad involarsi in solitaria cavalcata dallo start alla bandiera a scacchi issandosi alla testa della classifica dopo quattro prove con già il pensiero all’appuntamento seguente in Spagna.

 

LA GARA – L’unico vero problema per Villeneuve fu la partenza che regalò attimi di concitazione. Al termine del  giro di ricognizione, durante il quale Reutemann fu vittima di noie elettriche che lo costrinsero subito ai box, nessun commissario attendeva in pista i piloti. Dopo un fugace sguardo tra Gilles e Depailler, i due decisero di effettuare un altro giro di riscaldamento (il ferrarista verrà multato per questo)  ma subito, colpo di scena, la Ligier di Laffite si intraversò col cambio bloccato mettendo il francese praticamente fuori gioco nonostante il successivo ritorno in pista. Alla prima staccata al tornantino un altro brivido: le due Ferrari in testa svoltarono appaiate e Scheckter si ritrovò con un baffo dell’alettone anteriore svirgolato (la cosa comunque, a detta del sudafricano, non influì sulla prestazione). Subito dietro, la Mc Laren di Tambay decollò sulla testa di Lauda (Brabham) mettendo fine alla gara dell’austriaco e dell’olandese Lammers su Shadow. Per Villeneuve nessun’altra emozione se non quella di tagliare il traguardo con l’ottima Rossa di Forghieri e agguantare quel successo svanito sulla stessa pista l’anno prima solo a causa di un “malinteso” con Clay Ragazzoni. Secondo, a quasi 30 secondi, Jody che, a differenza del canadese, aveva montato gomme più dure e l’alettone posteriore avanzato (stile Montecarlo) e che aveva dovuto attendere le sfuriate di Depailler e Jarier su Tyrrell. Sul podio, terzo, Alan Jones per l’ultima volta su Williams FW06. Con la nuova FW07 diventò l’avversario più temibile delle Rosse.
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MICK WEEK, SE E’ SCHUMACHER FIORIRA’


(5/4/2019) –  E’ stata la settimana di Mick Schumacher e merita una piccola gallery. Il figlio del 7 volte campione del mondo Michael ha vissuto due giornate da sogno in Barhain e chissà se avrà avuto modo di raccontare sensazioni e speranze all’illustre padre. Prima in tuta rossa Ferrari, poi bianco-rossa Alfa Romeo, per il tedeschino due intense sessioni di prove che, in verità, hanno impressionato per la scioltezza con la quale il 20enne ha inanellato giri su giri e fatto segnare tempi davvero molto interessanti. Alla fine della sua prima giornata in Formula 1 ha registrato un totale di 56 giri pari a 303 chilometri, un giro in meno della distanza del Gran Premio di domenica; il suo miglior giro di giornata è stato 1’29”976. Nella seconda giornata, invece, 70 giri pari a 379 chilometri e miglior tempo in 1’29”998.


Ma ovviamente, più dei pur importanti riscontri in pista, la due giorni medio-orientale ha rappresentato molto di più per l’ambiente della F1. C’era mamma Corinna, il nome Schumacher sulla carrozzeria della Ferrari, altri personaggi della golden-age schumacheriana e si sono visti tanti, tanti sorrisi. Non di circostanza, ma quasi di avvenuta riconciliazione con la malasorte e con il tempo. La perenne circolarità della vita ha ritrovato il punto di congiunzione, anche in questa disciplina sportiva così ritmicamente travolgente. Qualcosa di intimo tanto che Mick ha detto: “In garage mi sono sentito come a casa fin dal primo momento visto che ero circondato da molte persone che mi conoscono fin da quando ero molto giovane”. Stesso discorso nell’altro box: “È stato molto bello lavorare con il team di Alfa Romeo Racing, conquistando la fiducia della vettura e migliorando costantemente. Ritornerò sicuramente con alcuni ricordi bellissimi e non vedo l’ora di riprendere i preparativi per la prossima gara di F2 a Baku”. Di sicuro, ha ora a disposizione un boost di entusiasmo da utilizzare in Azerbaijan.


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HAPPY BIRTHDAY / LUKAS LAUDA 40 ANNI, IL PRIMO FIGLIO DI NIKI

(5/4/2019) – Oggi compie 40 anni Lukas Lauda, il primo figlio di Niki, leggenda della F1. Era il 5 aprile 1979 quando Marlene Knaus diede alla luce quello che, probabilmente, molti immaginarono subito come l’erede del pilota-computer. “Se sarà come me, sarà difficile impedirglielo“, disse Niki con riferimento alla sua testardaggine. Gli fu dato lo stesso nome di un grande amico di Niki e cioè Luca Montezemolo, il quasi coetaneo Direttore Sportivo col quale condivise felicemente i primi due eccezionali anni di esperienza in Ferrari.
Dopo un’adolescenza spensierata trascorsa per lo più nella casa di Ibiza, invece Lukas ha percorso, sempre molto defilato, altre strade preferendo dedicarsi ad attività di sport management e supportando così le velleità corsaiole dell’altro fratello, Mathias. Lauda, divorziò nel 1996, ma i rapporti con i suoi due primi rampolli erano e sono rimasti eccellenti. Lukas si offrì per donargli un rene quando il padre necessitava del trapianto, ed è stato tra i pochi invitati al matrimonio con Birgit Wetzinger, l’ex hostess della sua compagnia aerea sposata nel 2008 (che gli ha dato altri due figli, Max e Mia). Inoltre, in questo periodo delicato, dopo il trapianto del polmone, è sempre con lui.

LUKAS 1979 – Un colpo di fulmine ad un party di Curd Jurgens, allora compagno della modella. Dopo due mesi Niki Lauda sposò Marlene Knaus in gran segreto l’11 marzo del 1976, da campione del mondo di Formula 1 con la Ferrari e mentre stava dominando anche il campionato di quell’anno. L’incidente del Nurburgring rovinò i piani sia per la riconquista del titolo, sia – chissà – per avere prima la gioia di diventare padre. L’austriaco, salvo per miracolo, si riprese, vinse nel 1977 ma abbandonò polemicamente la Ferrari per accasarsi alla Brabham-Alfa. Un 1978 difficile, con due vittorie viziate (Svezia e Monza). Un 1979 molto peggiore. “Tra due anni vedremo dove sarò io e dove sarà la Ferrari”, aveva detto. Ebbene, Lucas nacque tra il week end del Sudafrica dominato dalle debuttanti Ferrari T4 e quello di Long Beach dove le rosse diedero trionfale bis. Il mondiale lo vinse Scheckter, Niki non pervenuto, tanto da gettare la spugna (e i guanti) addirittura nel corso delle prime prove del Gran Premio del Canada, a fine stagione. Il suo primo ritiro. Questo il contesto temporale della venuta al mondo di Lukas Lauda.

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FORZA GIOVINAZZI, LA CINA E’ VICINA

(3/4/2019)Antonio Giovinazzi guarda già al GP di Cina. Sicuramente immaginava un inizio di stagione F1 2019 diverso e invece dopo due gare da pilota titolare con l’Alfa Romeo Racing, in Australia e in Barhain, non ha ottenuto score mentre il compagno di squadra Raikkonen in entrambi gli appuntamenti è entrato sia in top ten che in zona punti. Ieri Antonio era ancora sul circuito di Shakir dove ha effettuato i programmati test facendo segnare il 10° miglior tempo su 13 vetture in pista (2 erano laboratorio Pirelli). Domenica scorsa, ha sfiorato il decimo posto e quindi il primo punto nella massima formula ma la safety car ha reso impossibile qualsiasi velleità finale. Questo è quanto per ora: il feeling con la C38 e con i nuovi pneumatici Pirelli non è ancora ottimale ma Giovinazzi deve solo stare calmo ed essere se stesso: “Ora devo rimanere concentrato e continuare a lavorare per la prossima gara a Shanghai”, ha ben detto. Lui è così e si evince bene nel libro che gli ho dedicato:

Guarda avanti. Non si fa travolgere. Resetta e analizza accuratamente i dati e il suo rendimento. Si rilancia senza timore. Non è, di massima, uno che fa il botto subito (anche se ne è capacissimo: vedi gara veni-vidi-vici di F4 a Monza nel 2012). In Formula Pilota China, campionato d’esordio in monoposto, ha vinto la prima gara al terzo appuntamento. In FIA F3 nella prima annata ha dovuto penare. In GP2 2016, nei primi due round a Barcellona e Montecarlo ha sofferto, poi è arrivata Baku e…lo spettacolo ha avuto inizio! Certo, c’erano anche problemi tecnici delle auto poi superati ma, insomma, gli va dato il tempo necessario per adeguarsi e per spingere a dovere, come sa fare benissimo. Non ho dubbi che ciò avverrà. In Cina, il 14 aprile, avrà anche un altro motivo per far bene: due anni fa, lì ebbe la sua più cocente delusione. Nel 2017, al secondo gran premio con la Sauber in sostituzione dell’infortunato Pascal Werlhein, sia in qualifica che in gara Antonio fu purtroppo protagonista di un doppio crash sul rettilineo d’arrivo che, come ammise più tardi, gli servì da severa lezione sul tipo di approccio delle fasi calde di qualifica e gara. Poi sono scorsi molti altri chilometri in qualità di tester Ferrari, Sauber e Haas, fino all’attuale consacrazione. Dunque, calma e avanti Antonio: siamo tutti con te!
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HAPPY BIRTHDAY / STEVE SALEEN 70 ANNI, LEGGENDA AUTOMOTIVE

(2/4/2019) Ricordate la bellissima Saleen S7-R, la ultrafilante e potente supercar biturbo in pista nel FIA GT nei primi anni 2000 ? (la guidò anche Montermini). Il suo “papà”, il californiano Steve Saleen oggi compie 70 anni. Happy birthday a questo grande appassionato di auto e di motorsport, le cui auto hanno sempre fatto sognare per prestazioni e design: Saleen Mustang, Sportrucks, Saleen SSC, S351, S281. Francamente, lo avevamo un po’ perso di vista ma al recente Los Angeles Auto Show le luci dei riflettori si sono riaccese sulla nuova Saleen 1, una accattivante GT tutta in fibra di carbonio spinta da un motore turbo a 4 cilindri da 2.5 cc da 450 cavalli.

La vettura sarà la protagonista di un monomarca, la Saleen 1 Cup Series(www.SaleenCup.com), che da giugno ad ottobre consentirà a fedelissimi, estimatori e nuovi adepti della marca di divertirsi in pista. Cinque eventi “arrive-and-drive” – 20 vetture pronte, dopo l’iscrizione solo da guidare – organizzati in collaborazione con SRO Motorsport Group, che affiancheranno le prove del Blancpain GT World Challenge America. Per i partecipanti un surplus di adrenalina sarà garantito dalla chance di poter agguantare un posto sulla GT4 per tutta la stagione entrante 2020. “Le corse sono nel DNA di tutto quello che facciamo”, dice oggi il CEO e fondatore di Saleen Automotive che, nel contempo, promette un’esperienza indimenticabile a chi si metterà al volante. La serie sarà curata dal direttore motorsport della Saleen Gabriele Cadringher, ex direttore tecnico e consulente FIA nonché Grand-Am e si snoderà secondo il seguente calendario: Sonoma Raceway 7-9 giugno; Portland International Raceway 12-14 luglio; Watkins Glen30 agosto – 1 settembre; Road America 20-22 settembre; Gran Finale (Las Vegas) 18-20 ottobre.



Ma torniamo alla leggenda dell’uomo Steve Saleen, un visionario delle quattro ruote, accomunato per questo a mostri sacri come Enzo Ferrari e Ferdinand Porsche. Folgorato sulla via dei motori dal giorno dell’acquisto da parte del padre di una fiammante Porsche che lo ha proiettato verso il mondo racing. Saleen è stato infatti pilota vincendo la prima gara nel 1973 su Shelby Mustang e poi gareggiando nel 1980 in F. Atlantic insieme a Jacques Villeneuve e nella Pacific Coast Championship. Dal colpo di fulmine per l’altra supercar della sua vita, la Ford Mustang, la realizzazione della Saleen Mustang nell’ambito della costituita Saleen Autosport: la nascita della sua squadra corse da allora caratterizzata dalla ricercata aerodinamica e le elevate performances. Tre figli e sette nipoti: la storia continua.

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POST BARHAIN GP / LECLERC DA SOGNO, FERRARI DA INCUBO. E HAMILTON GODE

(1/4/2019) – Charles Leclerc, 21 anni, è stato grande, straordinario, imponente. Il vincitore morale del Gp del Barhain. Ma quello che è successo alla Ferrarinumero 16 è stato grave. Un problema di combustione su un cilindro ha tolto sia potenza al motore di Maranello e sia la gioia della prima vittoria al monegasco. Leclerc l’aveva voluta e meritata fortissimamente fin dalle prove libere, anzi fin dal giorno dopo l’Australia quando sentiva di non aver potuto esprimere il suo enorme potenziale. Nessuno, compreso il compagno di squadra sulla stessa monoposto, è riuscito a destituirlo da tale proposito, tranne l’affidabilità. Incredibile: quella affidabilità che era stata cercata e trovata nei test di Barcellona, che comunque non era mancata a Melbourne e che, infine, è venuta meno proprio nel giorno del riscatto e  in fase di dominio. Ripeto: per un team come la Ferrari è grave e d’altronde, a caldo, il Team Principal Mattia Binotto non ha sminuito l’accaduto: “In qualche modo – ha detto – questo non è accettabile”. Si indagherà sul propulsore di ritorno a Maranello ma forse la ritrovata, netta superiorità delle Rosse dopo i balbettii australiani, ha presentato subito il conto. O forse, è questo sarebbe ancora più grave, ancora una volta si è trattato di un pezzo difettoso, un mancato controllo di qualità che all’epoca del Gp di Malesia 2017 indusse l’allora presidente Marchionne a una decisa riorganizzazione interna.


VETTEL DA RIVEDERE – Ormai è andata e almeno il terzo posto, più il punto giro più veloce mitigano un po’ l’amarezza. Ciò non vale però per Sebastian Vettel che è in un momento difficile. In Barhain è stato surclassato dal giovane Leclerc alla seconda gara in un top team ma soprattutto il tedesco – “la vettura era estremamente difficile da guidare” – ha nuovamente “perso” il duello con il rivale di sempre e cioè Lewis Hamilton. La lotta è stata bella ma il testa-coda di Seb – che ha ammesso di aver sbagliato – è ancora una volta qualcosa che non ti aspetti da un quattro volte campione del mondo. Nel corpo-a-corpo c’è ancora qualcosa che non va dopo gli errori e i contatti dello scorso anno. Il quinto posto, con una ritrovata SF90, è davvero poca cosa e infatti sempre Binotto ha parlato di “doppietta mancata”. Insomma, a Maranello c’è da essere soddisfatti per l’immediata reazione ma anche da correre immediatamente ai ripari in fatto di affidabilità e di tenuta psicologica dei suoi piloti.

Complimenti, infine, a Lewis Hamilton arrivato alla sua 74^ vittoria. Sapeva fin da venerdì di dover pagare dazio rispetto alle Ferrari in fatto di prestazione complessiva ma non ha mai mollato. E’ stata la sua forza. La strategia di gara, con l’undercut che gli ha rimesso le Pirelli red, sembrava sbagliata e invece gli ha consentito di non essere mai troppo staccato da Vettel e quindi, dopo aver domato di prepotenza il Cavallino tedesco, di poter approfittare di una eventuale defaillance dell’imprendibile Leclerc. Cosa che è puntualmente avvenuta e che, insieme al “ridimensionamento” post-australiano del compagno Bottas, lo pongono come sempre al top dei favori per il campionato mondiale.

Un bravo lo meritano, infine, Norris che ormai è una felice certezza come pure la Mc Laren rispetto al low standard al quale aveva abituato, Raikkonen che a quasi 40 anni si diverte come un ragazzino e garantisce punti all’Alfa Romeo Racing, al volitivo Albon che ha conquistato i primi punti in carriera come pure il finora sfortunato Gasly e, infine, al sempre utile Perez che dona consistenza alla Racing Point. Degli altri, ne riparleremo.