(3/4/2019) – Antonio Giovinazzi guarda già al GP di Cina. Sicuramente immaginava un inizio di stagione F1 2019 diverso e invece dopo due gare da pilota titolare con l’Alfa Romeo Racing, in Australia e in Barhain, non ha ottenuto score mentre il compagno di squadra Raikkonen in entrambi gli appuntamenti è entrato sia in top ten che in zona punti. Ieri Antonio era ancora sul circuito di Shakir dove ha effettuato i programmati test facendo segnare il 10° miglior tempo su 13 vetture in pista (2 erano laboratorio Pirelli). Domenica scorsa, ha sfiorato il decimo posto e quindi il primo punto nella massima formula ma la safety car ha reso impossibile qualsiasi velleità finale. Questo è quanto per ora: il feeling con la C38 e con i nuovi pneumatici Pirelli non è ancora ottimale ma Giovinazzi deve solo stare calmo ed essere se stesso: “Ora devo rimanere concentrato e continuare a lavorare per la prossima gara a Shanghai”, ha ben detto. Lui è così e si evince bene nel libro che gli ho dedicato:
Guarda avanti. Non si fa travolgere. Resetta e analizza accuratamente i dati e il suo rendimento. Si rilancia senza timore. Non è, di massima, uno che fa il botto subito (anche se ne è capacissimo: vedi gara veni-vidi-vici di F4 a Monza nel 2012). In Formula Pilota China, campionato d’esordio in monoposto, ha vinto la prima gara al terzo appuntamento. In FIA F3 nella prima annata ha dovuto penare. In GP2 2016, nei primi due round a Barcellona e Montecarlo ha sofferto, poi è arrivata Baku e…lo spettacolo ha avuto inizio! Certo, c’erano anche problemi tecnici delle auto poi superati ma, insomma, gli va dato il tempo necessario per adeguarsi e per spingere a dovere, come sa fare benissimo. Non ho dubbi che ciò avverrà. In Cina, il 14 aprile, avrà anche un altro motivo per far bene: due anni fa, lì ebbe la sua più cocente delusione. Nel 2017, al secondo gran premio con la Sauber in sostituzione dell’infortunato Pascal Werlhein, sia in qualifica che in gara Antonio fu purtroppo protagonista di un doppio crash sul rettilineo d’arrivo che, come ammise più tardi, gli servì da severa lezione sul tipo di approccio delle fasi calde di qualifica e gara. Poi sono scorsi molti altri chilometri in qualità di tester Ferrari, Sauber e Haas, fino all’attuale consacrazione. Dunque, calma e avanti Antonio: siamo tutti con te!