(18/3/2019) – La verità su valori in pista 2019 la sapremo solo al Gp d’Australia, dicevano tutti al termine dei test pre-campionato di Barcellona. Ebbene, ecco la verità: Mercedesimbattibile, prima e seconda con il “boscaiolo” Bottase Hamilton, Ferrari quarta e quinta, fuori da podio, a 57 secondi con Vettel seguito da Leclerc, entrambi in costante affanno. Sempre il tedesco, terzo in qualifica a 7 decimi. Un’eternità. Davanti a loro la Red Bull, terza con l’indomito Verstappen che porta la Honda per la prima volta sul podio dal suo rientro. Il responso di Melbourne fa paura perché qui, signori, il rischio è che a Brackley abbiano sfornato la freccia d’argento più performante dell’era ibrida (e non solo) mentre, ahimè, a Maranello pare che qualcosa di importante sia sfuggito. Va bene, va bene, calma: è solo la prima gara e il campionato finisce a dicembre ma che volete, continuo a pensare che il buongi0rno si vede dal mattino.

Ora, da un lato la Mercedesha sfoggiato la solita, accentuata capacità di reazione immediata – il che significa anche copiare subito soluzioni altrui – e riserva di potenza illimitata; dall’altro, la Ferrarisi è progressivamente inabissata nella voragine del “dobbiamo capire, ma la macchina è buona”. La situazione è critica. L’esame Barhain, tra 15 giorni, è già di quelli probanti. Binotto & C. sono chiamati ad un pronto riscatto altrimenti vi anticipo i tormentoni dagli esiti devastanti: “Binotto non può fare insieme il Team Principal e il Direttore Tecnico”, “La SF90 è un progetto sbagliato”, “Vettel è demotivato, vuole andare via dalla Ferrari”, “Leclerc è troppo acerbo, sarebbe stato meglio Ricciardo”. Ok, mi sono spinto al limite mentre, francamente, ho una certa fiducia sul fatto che il rendimento scialbo delle Rosse di Melbourne possa tramutarsi in rinnovata competitività. All’Albert Park le Pirelli 2019 hanno denotato importanti differenze di rendimento – sulla Rossa le medie hanno sofferto mentre le dure garantivano più velocità, mah… – e quindi quest’anno occorrerà prestare ancora maggiore attenzione alla scelta degli pneumatici e alle finestre di utilizzo ed è lì, soprattutto, che la Ferrari deve capire e lavorare. Non resta che aspettare pochi giorni e poi, con un Bottas così grandioso, per il momento sarà difficile che Hamilton – che rimane il favorito – vada in fuga. Anzi, potrebbe addirittura disunirsi…
NOTE LIETE, NOTE STONATE – Cos’altro ha insegnato il GP d’Australia? Tra le note liete il deb della Mc Laren Lando Norris, 19 anni. Dico la verità: lo immaginavo più in difficoltà invece, sia in qualifica che in gara, è stato ottimo, concreto. Complimenti. Bene anche la Haas, sesta con Magnussen, che ha dimostrato di poter stare stabilmente nella top ten, ma incredibilmente auto-lesionista con quell’ennesimo guaio al pit stop che ha costretto al ritiro un pimpante Grosjean. Primi punti all’Alfa Romeo Racing grazie ad un simpatico ma esperto vecchietto di nome Raikkonen e primi punti anche per l’ambiziosa Renault ad opera del volitivo Hulkenberg che dopo la delusione del doppio mancato accesso alla Q3 ha così sopperito al week end infelice dell’atteso beniamino di casa nonché nuovo alfiere della Regie Daniel Ricciardo. Punti preziosissimi e gratificanti a livello personale, infine, quelli raccolti da Lance Stroll sulla Racing Point e dal coriaceo Kvyat di ritorno alla Toro Rosso.

Note stonate invece per il resto della truppa. Gasly, sulla ambita Red Bull, ha pagato a caro prezzo l’errore del Team in qualifica e la partenza nelle retrovie lo ha fortemente penalizzato. Da rivedere. L’esperto Perez, dopo qualifiche e inizio gara promettenti, ha pagato dazio al più giovane compagno di squadra. Non buono. Trasferta proprio da dimenticare per Sainz, prima rimasto indietro in qualifica e poi col motore a fuoco in gara. Senza infamia e senza lode il debutto di Albon con l’altra Toro Rosso. Ci si aspettava molto di più ma purtroppo è rimasto indietro, 15°, il nostro Antonio Giovinazzi, al debutto-bis in Australia: nel 2017 si classificò 12° con la Sauber. A parte l’ala danneggiata, la strategia di gara francamente è sembrata sbagliata e anche lui ha pagato lo scotto della difficile interpretazione delle mescole degli pneumatici, prima con le poco performanti Yellow e poi la Red. Kimi può attingere dalla sua enorme esperienza ma lui e il Team devono imparare in fretta. Che dire delle Williams? Inesistenti. La FW42 è nata male, malissimo e sia Kubica che Russell non possono fare niente. Metterci mano? L’unica cosa sarebbe ripartire il prima possibile da un foglio bianco… Si salvi e migliori chi può e arrivederci in Barhain!