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Mese: Marzo 2019
(30/3/2019)- Ecco un anniversario due volte triste: 50 anni fa, il 30 marzo 1969, in un incidente durante un test sul circuito di Le Mans moriva Lucien Bianchi, prozio di Jules Bianchi in quanto fratello del nonno (Mauro) dell”altrettanto sfortunato pilota di Nizza. Lucien aveva 34 anni ed era al volante di un”Alfa Romeo TT33 sulla pista dove l”anno prima aveva toccato il cielo con dito grazie alla vittoria della leggendaria 24 Ore insieme a Pedro Rodriguez su Ford GT40. Una carriera veloce e sostanziosa, quella del pilota nato a Milano ma poi belga, perche così aveva voluto il destino che da bambino lo aveva portato a seguire nel paese delle Ardenne il padre, meccanico automobilistico al seguito dell”asso locale Johnny Claes.Da lì a prendere il volante,il passo fu breve ma la consacrazione avvenne nel 1957 grazie alla vittoria del Tour de France insieme a Olivier Gendebien su Ferrari 250 GT, gara che conquisteranno altre due volte. Fu subito la volta della F1 (Cooper, Lotus) dove però non ottenne grandi risultati mentre un”altra perla la infilò con la vittoria della 12 Ore di Sebring del 1962. Si distinse ugualmente come alfiere Citroen nei rally e nel 1968 riuscì anche a salire sul podio F1 classificandosi terzo al Gp di Monaco su Cooper (in quell”anno vinse anche la 6 Ore di Watkins Glen). Altre soddisfazioni sembravano alla sua portata ma un palo del telegrafo pose fine tragicamente alla sua intensa e breve vita.
(28/3/2019) – iXOOST, azienda modenese che firma esclusivi sistemi audio costruiti interamente nella capitale dei motori con le stesse tecniche, gli stessi materiali e la stessa passione con cui vengono realizzate le supercars più famose del mondo, torna a stupire e lancia il primo sistema audio ispirato alla Lamborghini Huracán Performante. Si chiama AVALÁN, una meticolosa realizzazione che richiama immediatamente lo stile della Lamborghini Huracán nella versione, appunto, Performante.
AVALÁN è un impianto audio di piccole dimensioni che racchiude un motore con l’ultima tecnologia Bluetooth® 4.0 con aptX® decoding ed è equipaggiato con due driver da 4 pollici “made in Italy”, posizionati lateralmente al cabinet e in grado di regalare un’esperienza stereo unica. I due tweeter da un pollice posizionati ai bordi, infine, riproducono tutti i meravigliosi dettagli della musica con una distribuzione uniforme dell’audio.
AVALÁN è stata costruita come una super sportiva: cofano in monoscocca in carbonio polimerizzato in autoclave a 6 bar, sistema di scarico originale Lamborghini con controllo della pressione bas reflex e griglia frontale a disegno esagonale ricavata dal pieno. Ogni componente del sistema audio è stato realizzato rigorosamente a mano dai migliori artigiani, quelli che hanno fatto la storia della Terra dei Motori e che ancora creano le supercars del presente e del futuro.
(27/3/2019) – L’attesa news è arrivata. La Corte d’Appello della Federazione Motociclistica Internazionale ha emesso il verdetto: la Ducati non ha barato, l’ormai celebre dispositivo agganciato al forcellone è legale e quindi la vittoria di Andrea Dovizioso in Qatarè confermata. Respinto il ricorso presentato da Aprilia, Honda, Suzuki e KTM, anche se queste Case hanno ancora possibilità entro cinque giorni di fare appello al TAS. Questo è quanto alla vigilia del secondo appuntamento di campionato in Argentina ed è bene da parte di tutti farsene una ragione. Il clima, però, risulta – irrimediabilmente? – deteriorato e questo è un gran peccato. Non si tratta di essere pessimisti ma di considerare seriamente le posizioni espresse ne nei giorni scorsi. Basti pensare solo alle ultime esternazioni del manager KTM Mike Leitner che dava invece per visibile e scontata la irregolarità della soluzione applicata sulle moto di Borgo Panigale e che irrideva Gigi Dall’Igna: “Si crede il più intelligente….”. L’AD Ducati Domenicali, a sua volta, si è tolto i sassolini dalle scarpe: “Nelle ultime settimane molte persone hanno detto che noi stavamo imbrogliando. Ora speriamo rimangano in silenzio e cerchino di batterci in pista”. A questo punto occorrerà adeguarsi e val bene la dichiarazione dell’AD di Aprilia Massimo Rivola: “Suggerisco di fare regolamenti un po’ più chiari: le aree grigie ci saranno sempre ma fissare dei limiti soprattutto in fatto di aerodinamica è quanto mai necessario”. Speriamo si trovi un accordo e torni il sereno. COME PER LA F1 IN MALESIA 1999 – Chi l’avrebbe mai detto che in MotoGp si sarebbe arrivati ad una diatriba uguale a quella che dilaniò la F1 in Malesia nel 1999, ricordate? Il ferrarista Irvine era in piena lotta con Hakkinen per il titolo e a Sepang si avvalse del ritorno in pista di Michael Schumacher definitivamente ripresosi dalle conseguenze del grave incidente di Silverstone dell’11 luglio. Fu apoteosi: il tedesco, scatenato, lasciò la vittoria all’irlandese e la Mc Laren del finlandese venne relegata sull’ultimo gradino del podio. La doccia fredda arrivò nel post-gara: il delegato tecnico FIA Jo Bauer riscontrò l’irregolarità dei deflettori laterali di entrambe le F399 di Maranello. Dieci millimetri di troppo e scattò la squalifica che significava, ad una gara dal termine del campionato, mondiale matematicamente assegnato ad Hakkinen. Apriti cielo: il Presidente Montezemolo gridò come forse mai in vita sua, fu presentato ricorso, gli avvocati Ferrari ebbero un gran da fare e, infine, il Tribunale riconobbe la difformità entro i limiti legali restituendo primo e secondo posto agli alfieri del Cavallino. Tutto fu rinviato al Giappone, ma che acredine, che crisi, che sfiancanti contrapposizioni! Non ripetiamole!
(26/3/2019) – Una vittoria emozionante, inaspettata, storica: il 26 marzo 1989 – 30 anni faesatti- la Ferrari guidata da Nigel Mansell vinse il Gran Premio del Brasile, gara inaugurale della stagione al Jacarepagua. Cosa c’è di così insolito, dirà qualcuno? Tanto. Era un periodo difficile per la Scuderia di Maranello orfana dall’agosto 1988 dell’inimitabile fondatore Enzo Ferrari. Un vuoto pericoloso per gli equilibri interni. Il mondiale era lontano dal 1979 e Williams e Mc Laren dettavano legge lasciando le briciole agli uomini del Cavallino. Nel 1989, le redini della Gestione Sportiva vennero affidate a Cesare Fiorio, uomo di fiducia degli Agnelli, reduce dai grandi successi nei rally. Per quanto riguarda i piloti, finita l’era Alboreto e confermato Berger, ecco arrivare il baffuto e roccioso inglese Nigel Mansell. La monoposto? Rivoluzionaria: la 640 progettata da John Barnard – soprannominata quanto ad estetica la “papera” – era dotata del cambio sequenziale al volante, una raffinata novità assoluta, poi adottata da tutti, che oggi è assoluta norma. Da quell’anno, inoltre, vennero banditi i motori turbo e ufficializzati i rifornimenti. Insomma, tanti cambiamenti e tanti interrogativi che trovarono risposta nel trionfo assolato di Mansell, al debutto sulla Rossa.
(25/3/2019) – En attendant Giovinazzi, oggi ricordiamo una grande Italia nella F1 di 35 anni fa, 25 marzo 1984, Gran Premio del Brasile al Japarepagua: in pole position di Elio De Angelis, su Lotus-Renault, secondo tempo e prima fila anche per Michele Alboreto, su Ferrari. Grandi! Da gonfiare il petto. Elio aveva 25 anni – il compleanno il giorno seguente – ed era al quinto anno con la Lotus ben deciso a riscattare un 1983 deludente – solo un quinto posto a Monza – e a rintuzzare l’arrembante compagno di squadra Nigel Mansell. Michele, allora 27 anni, debuttava invece con la Ferrari n° 27 e naturalmente era carico al massimo per l’abbinamento da sogno tutto tricolore, sfumato fin dal 1982 e che a Maranello non si verificava dal 1973, quando c’era Merzario.
P.S.: per la cronaca, fu la gara d’esordio in F1 di due manici da urlo: un certo Ayrton Senna da Silva (Toleman) e un roccioso tedesco, Stefan Bellof (Tyrrell).
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QUESTO ERA IL TEMPO DI JOS E MAX VERSTAPPEN |
(22/3/2019) – La WSK Super Master Series edizione 2019 è alla tappa decisiva, al traguardo ultimo: Sarno. Iscritti in 300 baby drivers di kart distribuiti tra le classi OK, OK Junior e 60 Mini, fino alla KZ2. Nulla è ancora deciso nelle classifiche, molto si può conquistare sulla strada della carriera. Figli d’arte compresi. E’ per questo che tanti papà si sono affacciati a vista Vesuvio per supportare i loro pargoli, molti dei quali figli d’arte. C’è stato il tempo di Jos Verstappen per il suo stellare Max, di Jean Alesi per il rampante Giuliano e di Michael Schumacher per l’erede Mick, già alle porte della F1. Guardate le foto per capire la nouvelle vague: ora tocca a Riccardo Patrese con il piccolo Lorenzo, pilota in OK Junior; poi Jarno Trulli, già campione del mondo kart Formula K nel 1991, seguire con attenzione il suo Enzo; infine, al debutto, Alexander Wurz accanto al figlio Oscar, pilota classe 60 Mini e l’ex collaudatore Ferrari e campione italiano classe 100 Internazionale Luca Badoer consigliare il giovane Brando, anche lui impegnato nella OK Junior. Con guide come queste, i vantaggi sono tanti ma occorre lavorare molto su se stessi, senza crogiolarsi sulla resa automatica dei cromosomi. Buona fortuna a loro, dunque, tenendo presente che la pista non fa regali.
L’appuntamento,per tutti, è per le ore 10.00 di domenica 24 marzo, orario di partenza delle Prefinali, dal live streaming di wsk.ite dal live Facebook sulla pagina di WSK Promotion. Si presenta in testa in classe OK lo scozzese Dexter Patterson (KR-Iame-Bridgestone) con 239 punti, davanti al friulano Lorenzo Travisanutto (KR-Iame) che ne ha 201 e all’inglese Taylor Barnard (KR-Iame) con 158. In OK Junior è favorito il bolognese Andrea Kimi Antonelli (KR-Iame-Vega), al comando con 215 punti, davanti all’olandese Thomas Ten Brinke (FA Kart-Vortex) e al russo Nikita Bedrin (Tony Kart-Vortex), a pari merito con 154 punti. Leader in 60 Mini è il belga Ian Eyckmans (Parolin-TM-Vega) con 227 punti, davanti all’emiratense Rashid Al Dhaheri (Parolin-TM) che ne ha 189, mentre terzo è il giamaicano Alex Powell (Energy-TM) con 185 punti. Nella conclusiva tappa della KZ2, l’olandese Bas Lammers comanda sul francese Adrien Renaudin (entrambi su Sodikart-TM-Bridgestone) per 91 punti a 89. L’olandese Marijn Kremers (BirelArt-TM) è terzo a 67 punti.
(22/3/2019) – Mick Schumacher compie oggi 20 anni di età (è nato in Svizzera, a Vufflens-le Chateau). Il 29 e 30 marzo esordirà nel FIA F2 inBarhain. Poi porterà avanti il programma Ferrari Driver Academy, la porta di accesso al mito di Maranello. Rumors, a breve chiariti, lo danno quale rookie driver già nei test post Shakir con l’Alfa Romeo. Accidenti, che prospettive! D’altronde, essere figlio di una leggenda della F1, del massimo alfiere del Cavallino, ed essere sui kart fin dall’età di 9 anni (quando si presentava col cognome della madre, Betsch), pone davanti ad una strada obbligata o quanto meno segnata. Lui ha deciso di percorrerla e non si ha motivo di dubitare quando afferma che non sente nessuna pressione ma che, anzi, naturalmente, è onorato di dover misurarsi con il blasone di cotanto padre. Il migliore. E’ perfettamente conscio, altresì, che ora la pista è in salita ma ci sono tutti gli elementi per affrontarla al meglio. Dopo il trionfo nel FIA F3 Championship, eccolo in F2 nel rassicurante Team Prema, seguito, coccolato dagli uomini Ferrari che sanno qual è il destino finale. Mick ha preferito la Ferrari alla Mercedes e ora tocca agli uomini del Cavallino preparare le condizioni affinchè esso si compia nella maniera più positiva e anche eclatante possibile. Binotto ha già fatto professione di fede: “Per qualcuno come me che lo ha conosciuto fin dalla nascita, non c’è dubbio che accogliere Mick in Ferrari abbia un particolare significato emotivo, ma lo abbiamo scelto per il suo talento e le qualità umane e professionali che l’ho già distinto nonostante la sua giovane età”.
Mick, dal canto suo, profonde calma e serenità: “Sono felicissimo di avere raggiunto un accordo con Ferrari e del fatto che il mio prossimo futuro nelle competizioni automobilistiche sia in rosso, entrando a far parte della Ferrari Driver Accademy e così anche della famiglia della Scuderia Ferrari. Questo è un altro passo nella giusta direzione e potrò solo beneficiare dell’immensa competenza che c’è lì. Sicuramente farò di tutto per poter apprendere tutto ciò che mi può aiutare a raggiunger e il mio sogno: correre in Formula 1. E’ più che ovvio che Ferrari abbia un posto enorme nel mio cuore fin da quando sono nato e in quello della nostra famiglia, sono felice anche a livello personale per questa opportunità. Vorrei anche ringraziare la mia famiglia, gli amici e i partner che mi hanno supportato e aiutato ad arrivare a questo punto”. Fin qui la storia recente e le legittime aspettative, dal prossimo fine settimana i responsi del cronometro. Mick dovrà vedersela in F2 anche con gli altri giovani “cavallini” FDA e cioè Callum Ilott e Giuliano Alesi, tutti all’esordio nella categoria.
(20/3/2019) – Idee e progetti innovativi per la mobilità, l’assistenza alla persona e alla casa, prodotti e servizi per la terza età e, più in generale, ogni iniziativa finalizzata a semplificare e migliorare la qualità della vita: è la “Start-up Challenge”, selezione lanciata dalla FIA – Federazione Internazionale dell’Automobile e promosso in Italia dall’ACI. Le candidature vanno presentate entro il 31 maggio su www.fiastartup.eu.
Le Start-up interessate potranno presentare il loro progetto, che sarà esaminato da una commissione di esperti di innovazione di alcuni Club della FIA Regione I, che comprende 105 Automobile Club di Europa, Medio Oriente e Africa, in rappresentanza di oltre 35 milioni di soci. Le idee migliori verranno presentate a Vienna il 22 ottobre prossimo, durante il Marketing and Management Workshop FIA, dalle stesse Start-up selezionate, e approderanno, poi, all’Assemblea FIA in programma il 6 dicembre a Parigi, con l’opportunità di instaurare sinergie e partnership a livello internazionale.
Tre le aree di interesse: il miglioramento della mobilità extraurbana, con particolare attenzione alle aree rurali; lo sviluppo di programmi e servizi di assistenza alle persone, indipendentemente dalla loro auto; iniziative per migliorare la qualità della vita delle persone anziane. C’è poi una quarta categoria “aperta”, pronta ad accogliere le idee più innovative per il rinnovamento dell’offerta e dell’immagine degli Automobile Club territoriali, chiamati a spostare il loro baricentro strategico dai veicoli agli utenti della mobilità, in particolare per quanto riguarda viaggi, turismo, tempo libero, leisure.
(18/3/2019) – La verità su valori in pista 2019 la sapremo solo al Gp d’Australia, dicevano tutti al termine dei test pre-campionato di Barcellona. Ebbene, ecco la verità: Mercedesimbattibile, prima e seconda con il “boscaiolo” Bottase Hamilton, Ferrari quarta e quinta, fuori da podio, a 57 secondi con Vettel seguito da Leclerc, entrambi in costante affanno. Sempre il tedesco, terzo in qualifica a 7 decimi. Un’eternità. Davanti a loro la Red Bull , terza con l’indomito Verstappen che porta la Honda per la prima volta sul podio dal suo rientro. Il responso di Melbourne fa paura perché qui, signori, il rischio è che a Brackley abbiano sfornato la freccia d’argento più performante dell’era ibrida (e non solo) mentre, ahimè, a Maranello pare che qualcosa di importante sia sfuggito. Va bene, va bene, calma: è solo la prima gara e il campionato finisce a dicembre ma che volete, continuo a pensare che il buongi0rno si vede dal mattino.
Ora, da un lato la Mercedes ha sfoggiato la solita, accentuata capacità di reazione immediata – il che significa anche copiare subito soluzioni altrui – e riserva di potenza illimitata; dall’altro, la Ferrari si è progressivamente inabissata nella voragine del “dobbiamo capire, ma la macchina è buona”. La situazione è critica. L’esame Barhain, tra 15 giorni, è già di quelli probanti. Binotto & C. sono chiamati ad un pronto riscatto altrimenti vi anticipo i tormentoni dagli esiti devastanti: “Binotto non può fare insieme il Team Principal e il Direttore Tecnico”, “La SF 90 è un progetto sbagliato”, “Vettel è demotivato, vuole andare via dalla Ferrari”, “Leclerc è troppo acerbo, sarebbe stato meglio Ricciardo”. Ok, mi sono spinto al limite mentre, francamente, ho una certa fiducia sul fatto che il rendimento scialbo delle Rosse di Melbourne possa tramutarsi in rinnovata competitività. All’Albert Park le Pirelli 2019 hanno denotato importanti differenze di rendimento – sulla Rossa le medie hanno sofferto mentre le dure garantivano più velocità, mah… – e quindi quest’anno occorrerà prestare ancora maggiore attenzione alla scelta degli pneumatici e alle finestre di utilizzo ed è lì, soprattutto, che la Ferrari deve capire e lavorare. Non resta che aspettare pochi giorni e poi, con un Bottas così grandioso, per il momento sarà difficile che Hamilton – che rimane il favorito – vada in fuga. Anzi, potrebbe addirittura disunirsi…
NOTE LIETE, NOTE STONATE – Cos’altro ha insegnato il GP d’Australia? Tra le note liete il deb della Mc Laren Lando Norris, 19 anni. Dico la verità: lo immaginavo più in difficoltà invece, sia in qualifica che in gara, è stato ottimo, concreto. Complimenti. Bene anche la Haas , sesta con Magnussen, che ha dimostrato di poter stare stabilmente nella top ten, ma incredibilmente auto-lesionista con quell’ennesimo guaio al pit stop che ha costretto al ritiro un pimpante Grosjean. Primi punti all’Alfa Romeo Racing grazie ad un simpatico ma esperto vecchietto di nome Raikkonen e primi punti anche per l’ambiziosa Renault ad opera del volitivo Hulkenberg che dopo la delusione del doppio mancato accesso alla Q3 ha così sopperito al week end infelice dell’atteso beniamino di casa nonché nuovo alfiere della Regie Daniel Ricciardo. Punti preziosissimi e gratificanti a livello personale, infine, quelli raccolti da Lance Stroll sulla Racing Point e dal coriaceo Kvyat di ritorno alla Toro Rosso.
Note stonate invece per il resto della truppa. Gasly, sulla ambita Red Bull, ha pagato a caro prezzo l’errore del Team in qualifica e la partenza nelle retrovie lo ha fortemente penalizzato. Da rivedere. L’esperto Perez, dopo qualifiche e inizio gara promettenti, ha pagato dazio al più giovane compagno di squadra. Non buono. Trasferta proprio da dimenticare per Sainz, prima rimasto indietro in qualifica e poi col motore a fuoco in gara. Senza infamia e senza lode il debutto di Albon con l’altra Toro Rosso. Ci si aspettava molto di più ma purtroppo è rimasto indietro, 15°, il nostro Antonio Giovinazzi, al debutto-bis in Australia: nel 2017 si classificò 12° con
(15/3/2019) – Il nome della nuova monoposto Ferrari, SF90, è stato scelto per celebrare i 90 anni dalla fondazione della Scuderia, ma la a Casa di Maranello ha deciso di onorare questa ricorrenza in maniera ancora più evidente già a partire da Melbourne. Durante il weekend del Gran Premio d’Australia, infatti, sulla livrea della Rossa, sulle tute dei piloti e su alcuni equipaggiamenti di pista sarà presente il logo celebrativo dei 90 anni della Scuderia. E’ comunque solo l’inizio perché le iniziative proseguiranno durante tutta la stagione di Formula 1 e nel resto delle attività sportive della Casa del Cavallino. A maggio, inoltre, al Museo Ferrari di Maranello è prevista l’inaugurazione di una mostra dedicata all’anniversario che permetterà ai tifosi quello che viene annunciato come uno straordinario excursus nella storia di una delle più incredibili realtà del mondo dello sport. Per la cronaca, quest’anno scoccano anche i 50 anni dall’acquisizione della Casa da parte della Fiat.
UNA GRANDE STORIA DA RACCONTARE – Nell’attesa degli eventi, ecco un riassunto di grande storia che provvederemo a raccontare meglio nei prossimi mesi. La Scuderia Ferrari nasce il 16 novembre 1929 nello studio del notaio Della Fontana di Modena come Società Anonima Scuderia Ferrari, con sede in via Trento e Trieste. L’omologa del tribunale avviene il 29 novembre ed è da quel momento che la società può effettivamente operare. I soci erano: Alfredo e Augusto Caniato, Enzo Ferrari e Ferruccio Testi. Parteciparono anche Alfa Romeo e Pirelli. Il debutto avvenne nella Mille Miglia del 1930 e la prima vittoria si verificò alla Trieste-Opicina del 15 giugno di quello stesso anno grazie al grande Tazio Nuvolari. Nella storia della Scuderia, dal 1932 al 1934, c’è stato spazio anche per le moto e proprio al 1932 risale la prima apparizione del Cavallino Rampante sulla livrea delle Alfa Romeo iscritte da Ferrari. Il simbolo ereditato dall’eroe di guerra Francesco Baracca, incastonato in uno scudetto su fondo giallo, colore della città di Modena, debuttò con una vittoria nella 24 Ore di Spa grazie ad Antonio Brivio ed Eugenio Siena. La Scuderia Ferrari, prima con vetture di marca Alfa Romeo, e a partire dal 1947 con le auto costruite in proprio, è diventata nel corso del tempo la squadra più vincente nella storia, capace di conquistare migliaia di vittorie nelle gare più prestigiose del mondo tanto in Formula 1, dove ha conquistato 16 titoli Costruttori e 15 Piloti, così come nelle competizioni di durata (nove vittorie alla 24 Ore di Le Mans, due a Daytona, cinque titoli mondiali FIA WEC) e persino nei rally.