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NIKI LAUDA 70 ANNI (E 7 VITE)

(22/2/2019) – E’ un vero peccato che Niki Lauda non possa celebrare oggi i suoi 70 anni dove è naturale: in pista, con le cuffie alle orecchie come ieri con il casco in testa. Oltre 45 anni di passione pura trascorsi non invano: quando dici Lauda dici F1. Niki è storia. Niki è leggenda. Niki è competenza e serietà. Come è noto, il pilota austriaco, tre volte campione del mondo di F1, ex ferrarista e attualmente presidente non esecutivo di Mercedes AMG F1, è tuttora in cura a seguito del trapianto di polmone al quale è stato sottoposto in estate al General Hospital di Vienna. Il decorso post-operatorio, segnato da un’influenza che ha riportato un po’ indietro le cose, è ancora lungo e delicato e proprio l’altro ieri il secondo figlio Matthias (Lucas il primo) ha dato le ultime notizie: “le cose stanno migliorando” e lui, come sempre, “lotta come un leone” ma ci vuole tempo affinchè il “corpo riacquisti le vecchie forze”. Molto difficilmente, come auspicava lui stesso, sarà in Australia per il gran premio inaugurale della stagione 2019 ma sarebbe fantastico rivederlo nel paddock nel corso dell’anno, senza fretta. Lo vogliono tutti: è l’esperto di settore, l’amico prodigo di consigli.
Lauda, come tutti i giovani e ambiziosi piloti, è stato duro, egoista, finanche spietato con ogni possibile avversario sulla strada del successo e dell’autodeterminazione, da colui che l’aveva segnalato a Maranello, e cioè Clay Regazzoni, fino alle sue donne Mariella Reininghaus e poi Marlene Knaus. Oggi è felicemente unito a Birgit Wetzinger, la donna che nel 2005 gli donò un rene (e poi i gemelli Max e Mia). Lo chiamavano il pilota-computer ma non è stato perfetto – Forghieri ritiene Clay miglior collaudatore, il drammatico incidente del Nurburgring gli viene imputato – bensì capace come pochi di massimizzare ogni opportunità fidando nelle sue superiori capacità di elaborazione delle situazioni. Discorso valido, per quanto possa ancora bruciare, anche in relazione al famoso abbandono del Fuji nel 1976. Ha lasciato improvvisamente la mitica Ferrari, sorprendendo anche un navigato patron come il Drake. Ha avuto un altro grande amore: gli aerei, il volo che non gli hanno impedito di tornare a correre, nel 1982, e di fare il tris iridato nel 1984. Per raggiungere il top, sono ricorsi alle sue doti manageriali, seppur con alterni risultati, la Ferrari, la Jaguar, infine la Mercedes (anche per il test dell’alce…). Un cappellino pubblicitario sulla sua testa vale ancora molto. Perché Lauda è un’icona, è infinito. Perché a 70 anni Lauda è sette vite (ad maiora), ECCOLE:


1975 – CAMPIONE DEL MONDO CON LA FERRARI, IL PRIMO TITOLO PER LUI. LA CONSACRAZIONE DEL PILOTA-COMPUTER, DA UN SOLO ANNO ALLA CORTE DI MARANELLO >>


1976 – IL TERRIBILE INCIDENTE AL NURBURGRING: TRA LA VITA E LA MORTE. 40 GIORNI DOPO SARÀ IN PISTA A MONZA >>


1976 – IL CORAGGIO DELLA PAURA AL FUJI: “LA VITA È PIÙ IMPORTANTE DI UN TITOLO MONDIALE” >>


1977 – BIS MONDIALE, MA IL RAPPORTO CON LA FERRARI È ROTTO: SI ACCORDA CON LA BRABHAM MA SI RITIRERÀ A FINE 1979 >>




1982 – TORNA CON LA MC LAREN E VINCE DUE GRAN PREMI: LONG BEACH E BRANDS HATCH. E’ SEMPRE LUI >>


1984 – BEFFA PER MEZZO PUNTO IL COMPAGNO DI SQUADRA PROST ED EGUAGLIA STEWART E BRABHAM. LEGGENDA >>


2012 – PRESIDENTE ONORARIO NON ESECUTIVO DI MERCEDES AMG F1. CONVINCE HAMILTON A LASCIARE LA MC LAREN >>


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