(14/12/2018) – Oggi Antonio Giovinazzi compie 25 anni: buon compleanno! Il pilota di Martina Franca per la prima volta festeggia con in tasca un contratto da titolare in F1, quello con l’Alfa Romeo Sauber. Se calcolate che è su un kart dall’età di tre anni e che da quel momento magico non ha avuto praticamente altro in testa se non arrivare proprio in F1, ebbene sono occorsi ventidue intensi anni per coronare il sogno. Dopo il kart, il trasferimento in Indonesia e la vittoria nel campionato Formula Pilota Cina, tre stagioni in F3 (compreso il Masters di Zandvoort trionfalmente conquistato), il secondo posto in GP2 con gare memorabili (Baku e Monza su tutte), l’emozionante impegno quale terzo pilota Ferrari, belle esperienze in DTM, ELMS, Asian Le Mans Series, WEC, Formula E, fino alla agognata consacrazione che lo porterà il 17 marzo a Melbourne a far parte del ristretto club di piloti del Circus. Come si vede, una lunga strada, densa di sacrifici, anche delusioni, ma soprattutto di meritate soddisfazioni.
Il suo carattere mite, la ferrea determinazione sono ben noti a Michele Palmisano, il titolare del kartodromo Touch & Go di Martina Franca dove un bambino di nome Giovinazzi effettuò i primi giri di pista che lo hanno portato molto, molto lontano…
Signor Palmisano, forse lei è tra le persone meno sorprese del fatto che Antonio sia arrivato in F1
Direi di sì: lo ricordo quando ha iniziato con noi, sul primo kart, all’età di tre anni. Il papà voleva regalargli una ferrarina ma io lo convinsi ad acquistare un kart per bambini, un Puffo da 38 cc. E così fu. Poi è salito di categoria ottenendo subito risultati di rilievo e infine, con il passaggio sulle monoposto, ha dimostrato tutte le sue grandi qualità.
Lei ha avuto modo di valutare tanti giovani piloti: in cosa si è distinto Antonio?
Ho visto tanti ragazzi che hanno anche dimostrato doti velocistiche non indifferenti ma dove Antonio ha fatto la differenza è stata la testa. Ha un carattere diverso da tutti gli altri che magari cominciano a sognare troppo dopo qualche vittoria: lui invece è una persona sempre molto umile e lo è rimasto anche ora che è arrivato in F1. E’ una persona educata, pacata pure nelle interviste, sempre col sorriso. Non l’ho mai sentito alzare la voce con un meccanico e anche quando le cose non andavano bene lui era sempre tranquillo.
Come definirebbe il suo stile di guida?
Molto veloce, pulito, poche sbavature. Inoltre ha sempre dimostrato nei vari passaggi di categoria di sapersi adattare molto rapidamente.
E’ un pilota che si è costruito anno dopo anno o sapeva dove voleva arrivare?
Fin da bambino ha sempre detto che voleva correre in F1 con la Ferrari. E ci è riuscito! E’ stata una conquista a suon di sacrifici. A 15 anni è andato via da casa, in Indonesia, allontanandosi da genitori e amici. Non è una cosa facile. Certo, ha conosciuto una persona importante ma anche altri hanno avuto opportunità simili e non hanno saputo sfruttarla. Lui, invece, piano piano è arrivato dove voleva.
Avete sperato che la Ferrari lo confermasse titolare?
Beh sì, poteva succedere. Poi la Ferrari ha optato per Leclerc ma l’importante è che nel 2019 Antonio sia in F1 e che tramite lui l’Italia ritorni finalmente ad avere un proprio pilota nella massima formula. Poi penso che l’Alfa Sauber, anche grazie al supporto dell’esperto Kimi Raikkonen, potrà fare buoni risultati. Lo stesso Leclerc, l’anno scorso, ha già dimostrato che è possibile qualificarsi in posizioni importanti e ora, con un lavoro ancora maggiore, penso che riusciranno a fare un salto avanti.
Due aggettivi per definire Antonio Giovinazzi pilota e ragazzo.