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W SERIES, W POWER: L’OPPORTUNITA’ CHE MANCAVA

(21/11/2018) – L’incidente di Macao a Sophie Floersch, operata e fortunatamente fuori pericolo paralisi, ha acceso i riflettori sulle donne pilota tra l’altro in un momento di grande rilancio della loro presenza sulle griglie di partenza. Tatiana Calderon ha appena girato a Fiorano con la Sauber F1 e farà parte, per i colori della DS Techeetah, dei test-drivers della Formula E impegnati il 16 dicembre in Arabia Saudita  insieme alla inglesina Jamie Chadwick (NIO), a Simona De Silvestro (Venturi), Carmen Jorda (Nissan), alla veterana Katherine Legge (Mahindra), a Beitske Visser (BMW I Andretti Autosport) e alla prima donna-pilota araba Amna Al Qubaisi (Virgin Racing). E’ un esercito! Agguerrito!

Il dubbio è sempre lo stesso: sono idonee all’automobilismo? Perché non dovrebbero esserlo, dico io! Hanno tutto il diritto di assecondare la loro passione e di cimentarsi in questo sport esattamente come tante ragazze fanno in altre discipline, boxe compresa tanto per dirne una. Un tempo, la loro naturale costituzione fisica ne rendeva la partecipazione veramente ardua ma oggi la guida di una monoposto risulta molto più abbordabile grazie a vari sistemi quali servosterzo e cambio al volante ed inoltre il DNA umano è generalmente molto migliorato forgiando esseri uomo/donna molto più robusti (e poi la palestra fa miracoli se frequentata con sacrificio e professionalità). Si dirà: ma non hanno mai avuto successo. Intanto non è del tutto vero: Lella Lombardi è andata a punti in F1 e si è distinta con le Sportcar, Danica Patrick a momenti nel 2005 vinceva la 500 Miglia di Indianapolis e comunque è riuscita a imporsi in una gara Indycar e a far bene nella Nascar, per non parlare della competitività di Michelle Mouton, regina dei rally.



La svolta definitiva, in grado di aumentare il numero e la preparazione delle “pilotesse”, verrà forse con l’ultima iniziativa e cioè l’organizzazione del nuovo campionato tutto femminile W Series, al via dal maggio 2019, al momento solo su piste europee (6 appuntamenti-sprint da 30’). E’ l’uovo di colombo: monoposto identiche (Tatuus F3), iscrizione gratuita, montepremi da 1,5 milioni di dollari e 500mila dollari per la vincitrice, selezione affidata a David Coulthard, l’ex manager F1 Dave Ryan e al ben noto Adrian Newey, questi ultimi due, rispettivamente, DS della W Series e membro del Comitato consultivo. Coinvolto anche il grande Matt Bishop, ex capo della Comunicazione Mc Laren.

Funzionerà? Sul web impazzano i pareri contrastanti. C’è chi parla di “ghettizzazione” e chi parla di ottima “opportunità”. Certo, sarebbe stato fantastico la concomitanza con i week end della F1 ma anche il DTM offre visibilità e attenzione da parte degli addetti ai lavori e dopotutto si è appena all’inizio di questo viaggio. La filosofia della W Series è quella di offrire opportunità a capacità già esistenti: “Creare un habitat competitivo e costruttivo in cui i piloti saranno in grado di dotarsi delle competenze necessarie per fare il passo successivo nelle categorie più importanti e confrontarsi alla pari con i loro rivali maschili”. Catherine Bond Muir, CEO della W Series, promoziona bene il tutto: “La nostra missione è importante: pensiamo che chiunque abbia talento, passione e impegno debba avere una chance nel motorsport e questo campionato nasce per dare questa opportunità. Le donne che correranno nella W Series diverranno delle superstars globali, modelli di riferimento e di ispirazione per le donne di tutto il mondo. Ogni organizzazione, azienda, sponsor e singola persona che aiuterà le vincitrici della W Series a raggiungere il successo internazionale si garantiranno un successo duraturo in tutto il mondo”. Che dire, good luck!

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