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POST BRAZIL GP / VERSTAPPEN VS OCON, ARSENICO E VECCHI…SBERLEFFI

(12/11/2018) – VERSTAPPEN VS OCON, ARSENIC AND OLD…JEERS. E’ un peccato che un Gran Premio del Brasile così bello (non per Vettel…) sia stato rovinato da un episodio come quello dell’incidente tra Verstappen e Ocon. Togliamoci subito il dente: di chi la colpa? Mi sa che il francese l’ha fatta grossa. Insistere per sdoppiarsi alla curva S di Senna dopo non esserci riuscito, se proprio riteneva di doverlo fare, in rettilineo, tra l’altro ai danni del leader della corsa e noto osso duro come l’olandese, significava assumersi la responsabilità di innescare un possibile incidente che infatti si è puntualmente verificato. Verstappen ha perso la gara per tale condotta. Detto questo, anche Max merita una reprimenda: Uno: non credo non l’abbia visto ancora praticamente al suo fianco alla famosa S, eppure ha chiuso con decisione senza cercare di evitare quindi il contatto e di metterselo definitivamente e facilmente dietro dopo poche centinaia di metri. Due: capisco perfettamente il nervosismo, ma l’aggressione a Ocon a suon di spintoni davvero no, resa dei conti o vecchie ruggini dal tempo dei kart che sia. Verstappen deve capire che ora è in F1 e pertanto il suo comportamento ha una risonanza e rilevanza mondiale a livello di immagine della categoria e di influenza nei confronti delle giovani leve dell’automobilismo.

 

Va aggiunta infine un’altra considerazione relativa ai “toni” alti di questa polemica che coinvolge, guarda caso, due piloti non nuovi ad atteggiamenti “border line”. Prendiamo Ocon, già malizioso protagonista di spigolosi confronti con il suo compagno di squadra Perez (altro tipetto…), e la sua condotta di gara a Montecarlo dove diede strada senza lottare a Lewis Hamilton. Giustificazione: “Io sono un pilota Mercedes”. E’ chiaro che da allora, e soprattutto in questo momento difficile per il prosieguo della sua carriera che dipende totalmente dalla Mercedes, aleggia il sospetto che le sue azioni siano improntate ad attirare le benemerenze del Team tedesco… Marko nelle dichiarazioni post-gp lo ha fatto intendere chiaramente. Poi Verstappen. Va bene: è forte, è veloce, è determinato. Però, francamente, c’è qualcosa che non va se ogni volta che qualcuno entra nel suo raggio di azione con altissima probabilità rischia di pagare un prezzo molto alto (alettone divelto o ritiro). Magari si può capire una lotta spasmodica negli ultimissimi giri (vedi Villeneuve-Arnoux a Digione 1979) ma, insomma, tutti gli altri piloti dimostrano di rendersi ragionevolmente conto di quando è possibile resistere ad un attacco o viceversa se sussistono le condizioni per attaccare mentre con lui sembra vigere una (inammissibile) regola ferrea: io o nessuno. E’ corretto così?

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