(8/11/2018) – F1, MORE APPEAL: SIMPLE SOLUTIONS. La F1 guarda al futuro 2019 e sbarca in Vietnam a partire dal 2020. Servirà ad aumentare l’appeal della massima formula automobilistica? Liberty Media fa sapere di essere impegnata nella regione asiatica nell’ambito di una strategy di “lungo termine” e per “raggiungere nuovi segmenti di pubblico in tutto il mondo”. Peccato che molti segmenti di pubblico abbiano dovuto invece rinunciare alla F1 – qualcuno si è definitivamente allontanato – da quando le gare in TV si possono vedere in diretta solo dietro corresponsione di un canone alle pay-tv. Tornando all’Asia, poi, c’è da rilevare statisticamente che laddove manca la cultura e la tradizione motoristica ben difficilmente il nostro sport fa proseliti e mette radici. India, Corea e Malesia hanno già salutato il Circus e addirittura la Cina, per dirla alla Woody Allen, non sta molto bene. Il rischio è quello di ragionare sempre più come Tour Operator e di confezionare eventi turistici più che sportivi, il che significherebbe la morte della F1. Come accade spesso si ricercano arditi colpi ad effetto mentre la soluzione è lì a portata di mano, semplice come l’acqua.
Ecco qualche proposta, appunto, semplice che aumenterebbe subito “l’appeal” della F1 (proposte non a livello tecnico, altra materia comunque dove si dovrebbe fare immediato ricorso alla semplicità pur non abbandonando la strada del progresso).
PILOTI – Dopo aver colmato la lacuna italiana con Giovinazzi, occorrono piloti titolari di nazionalità brasiliana, giapponese e americana. Paesi grandi bacini di appassionati ma incredibilmente senza il loro idolo locale, decisivo per creare un forte legame. E si dia un volante all’amatissimo Robert Kubica e a una donna!
GRAN PREMI – Gran Premi in Asia? Vabbè, si provi ma sarebbe meglio tornare, sull’esempio di quanto fatto con il mitico Paul Ricard, a Imola e Zandvoort. Non operazioni amarcord ma autentici attrattori di pubblico anche in virtù, rispettivamente, delle bandiere Ferrari e Verstappen. Poi l’America: giusto puntarci molto ma allora si guardi a New York o Los Angeles, città cosmopolite che quindi moltiplicherebbero la passione.
TEAM – Ad eccezione della Haas, i team sono tutti europei. Se proprio si deve guardare all’Asia andrebbe incentivata la costituzione di una squadra – che tra l’altro porterebbe al giusto numero di 22 i piloti in lizza – con proprietà, base e personale in quella parte di mondo. Questa sì che sarebbe propedeutica alla formazione di una vera cultura motoristica, l’inizio sempre eccitante di una nuova storia. Forse c’è già un (noto) candidato: Theodore Racing.
Una risposta su “F1 FUTURO, SOLUZIONI SEMPLICI PER AUMENTARE L’APPEAL”
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