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POST RUSSIAN GP / BOTTAS FA VEDERE FANGIO AD HAMILTON

(1/10/2018) – Il Gran Premio di Russia ha messo in luce le contraddizioni di questa F1. Primo Hamilton, poi Bottas, Vettel, Raikkonen. Le prime quattro posizioni ricalcano quelle guadagnate in qualifica ma se alla fine di una gara l’argomento di analisi è solo l’ordine box che ha consentito ad Hamilton di superare un Bottas, in stato di grazia a Sochi, e di involarsi indisturbato verso la terza vittoria consecutiva e probabilmente verso il record di Fangio (5 titoli), beh c’è qualcosa che ancora difetta in questa categoria che viene presentata come il massimo dello spettacolo.
La Ferrari paga ancora dazio – come sono lontani i bei tempi di Spa – ma la Mercedes non concede sconti e Toto Wolff, sia pur in maniera sofferta, ha ritenuto di dover prendere esempio da Jean Todt e Ross Brawn – vedi GP Austria 2002, Barrichello che regala la vittoria a Schumacher – e ancora una volta di sacrificare la prestazione di Bottas per garantire bottino pieno all’inglese. Giusto, sbagliato? Vincere il titolo mondiale è l’obiettivo e quindi occorre fare di tutto per riuscirci ma…perseverare è diabolico. Soprattutto quando le condizioni non lo consigliano in maniera assoluta. Già in Ungheria Wolff aveva plaudito all’azione di squadra definendo Bottas un valido “wingman”, scudiero. A Monza Arrivabene disse che i piloti – i suoi, ma valeva per tutti – non sono “maggiordomi”.  La psiche di un pilota non può essere violentata a ripetizione, pena la sua demolizione morale e sportiva.

Ieri il finlandese si aspettava di riottenere la leadership e la sua domanda radio “Come finiamo la gara?” lo dimostra. Non è andata così e Wolff gli spiegherà le sue ragioni così come Hamilton, seppur non trionfante, ha tutto sommato incassato con soddisfazione l’aiuto perché vede avvicinarsi il record di Fangio. Per un pilota conta solo vincere, il resto viene solo dimenticato. Molto in fretta.

P.S.: un ultimo appunto. Nei commenti post-gp si è da più parti sottolineato, sia pur a denti stretti, che gli ordini di scuderia ci possono stare perché la F1 è uno sport di squadra. Ok, ma allora l’altra grande contraddizione che emerge sta nel fatto che si tratta dell’unico sport di squadra che non consente di “allenarsi” (vedi prove private vietate)…