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ALONSO, DUBBIO 2019 MA NEL 2020 LA FORMULA E…

(31/10/2018) – Fernando Alonso dovrebbe svelare a breve i progetti 2019. Ancora due gran premi e il campione spagnolo abbandonerà la F1, non senza accenni polemici. Ha già fatto sapere che porterà a termine la Super Season del WEC con la Toyota (Le Mans compresa?) e che non si sente in grado di affrontare l’intera stagione della Indy Car. Gli interessa, però, un eventuale ritorno solo alla 500 Miglia di Indianapolis, dato che il sogno è sempre quello della Triple Crown. Sul sito Change.org è addirittura partita una petizione per “imporlo” di nuovo alla Ferrari, quale unico pilota capace di riportare alla conquista del titolo il Cavallino!Questo è quanto, al momento, ma il rammarico di vedere un talento del genere, a 37 anni compiuti, estromesso dal massimo palcoscenico automobilistico è grande.
FORMULA E APPETIBILE – Ma è dalla Formula E che le sirene si fanno forti e chiare: Agag lo ha invitato pubblicamente ad unirsi al Circus elettrico e anche la new entry Felipe Massa caldeggia l’arrivo dell’ex compagno di squadra a Maranello. Quanto è concreta questa possibilità? Alonso ha già risposto al quotidiano spagnolo AS: al momento non è nei piani. Ma le cose potrebbero cambiare. Mettiamo che nel 2019 Fernando corra ad Indianapolis e vinca (ma anche no). Fermo restando che, a fronte di una proposta vincente, tornerebbe certamente in F1 – d’altronde Raikkonen non correrà fino all’età 41 anni ? – nel 2020 la Formula E vedrà l’ingresso ufficiale di Mercedes e Porsche. Quest’anno inoltre sono sbarcati Massa, Werlhein e Vandoorne e probabilmente altri piloti di primo piano seguiranno rendendo la competizione sempre più di alto livello. Il contesto si farebbe, dunque, allettante e anche una vittoria nella formula del futuro che in molti danno addirittura in grado di soppiantare l’ibrida F1 potrebbe convincere l’asturiano. Vuoi mettere, poi, il “sadico” piacere di contribuire, con la sua bravura e celebrità, a fare potente ombra a quella ingrata F1 che si è permessa di chiudergli tutte le porte??

PROBLEMI DAL 2007 – Eh, buon Fernando: pensare che tutto è nato dalla sua (incauta?) decisione di lasciare la Renault con cui aveva vinto nel 2005 e 2006 per approdare alla Mc Laren nel 2007. Ma lì c’era uno spigoloso quanto talentuoso emergente, tal Lewis Hamilton. La lotta intestina tra i due, che oggi si scambiano reciproci attestati di stima, ha deviato la linea del destino di Alonso. Molti lo criticano, ma a suo favore, c’è la testimonianza dell’ex meccanico di Woking, Marc Priestley che nel libro The Mechanic. The secret world of the F1 pit lane”, testimonia la predilezione di Ron Dennis per il suo giovane pupillo inglese a scapito dell’affermato campione spagnolo. Nel 2007 ne approfittarono Raikkonen e la Ferrari, undici anni dopo il dissidio fa sentire ancora i suoi nefasti riverberi.
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30 OTTOBRE 1988: 30 ANNI FA IN GIAPPONE INIZIO’ LA LEGGENDA DI SENNA

(30/10/2018)JAPANESE GP, 30 YEARS AGO THE SENNA’S LEGEND BEGAN. Era notte fonda in Brasile quando il 30 ottobre 1988, 30 anni fa, Ayrton Senna vinse il Gran Premio del Giappone a Suzuka e, soprattutto, il suo primo titolo mondiale a 28 anni. Alla sua prima stagione in un top team come la Mc Laren – Honda, il pilota di San Paolo centrò l’obiettivo massimo battendo, tra l’altro, un campione arcigno e ferrato come Alain Prost. L’inizio della loro storica rivalità.  Tutto il campionato si giocò tra i due alfieri del team capitanato da Ron Dennis che aveva fortemente voluto Ayrton, da tre anni in forza alla Lotus, chiaro talento già dai tempi dell’exploit di Montecarlo 1984 con la Toleman. La sua classe, la sua determinazione ebbero progressivamente la meglio sull’esperienza e lo stile di guida di un pezzo da novanta come Prost. Solo che quell’anno Senna si complicò la vita prima con l’inspiegabile uscita di pista a Montecarlo, mentre conduceva indisturbato, e poi a Monza quando un’incomprensione alla prima chicane con Schlesser gli costò il ritiro. Prost, sornione, rinvenì anche psicologicamente trionfando in Portogallo e Spagna rimandando così la chiusura dei giochi in Giappone, seppur penalizzato dalla regola dello scarto dei punti.
LA GARA – Prost 84 punti, Senna 79. A Suzuka, intanto, la qualifica fu affare tra loro due e Senna prevalse per soli 324 millesimi. Ma allo start che la situazione prese una piega imprevista. Il brasiliano, infatti, fece clamorosamente spegnere il motore che per fortuna riprese “vita” ma quando ormai una pletora di monoposto aveva sopravanzato il poleman che si ritrovò quattordicesimo! Una condizione potenzialmente devastante a tutti i livelli ma fu qui che venne fuori la tempra di Ayrton, la sua forza, la sua capacità di fronteggiare le negatività, e anche la sua proverbiale fede. Ritrovata la calma interiore, Senna cominciò una rimonta epica che assume ancora più valore se si pensa che dal 15° giro una pioggerella sempre più intensa non fece altro che complicare l’impresa. Non per lui.

Dopo tre giri era già molto avanti. Poi, uno dietro l’altro, superò Patrese, Nannini, Boutsen, Alboreto. Capelli, che con la Leyton House era riuscito a portarsi in testa, si ritirò. Non rimaneva che l’ultimo ostacolo, il più coriaceo: il compagno di squadra Prost alle prese con problemi al cambio. Su pista ormai bagnata e approfittando di una serie di doppiaggi problematici, Senna completò l’incredibile rincorsa infilando con decisione Alain che, guardingo sulla pista viscida, non fu più in grado di insidiarlo. Rimangono nella memoria quell’ultimo emozionante giro del brasiliano, ormai consapevole della vittoria, e il giro di raffreddamento con le lacrime agli occhi, felice di aver realizzato il suo sogno e fatto felici milioni di fans in Brasile e in tutto il mondo.

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POST MEXICO GP / HAMILTON, VETTEL, RICCIARDO: PILOTI IN AGRO-DOLCE

(29/10/2018) – MEXICO GP, SWEET AND SOUR. Il Gran Premio del Messico fa capire che, evidentemente, la F1non è una…Formula matematica. Ne sanno qualcosa Hamilton, Vettel e il povero Ricciardo.


Intanto, complimenti a LEWIS HAMILTON che raggiunge Fangio a quota cinque titoli mondiali. Però…Però questa storia dei fori nei cerchioni degli pneumatici posteriori è un po’ indigesta. Sollecitato in proposito, il team principal Ferrari Arrivabene preferisce non infierire: “Lascio giudicare a voi”… Beh, una volta chiusi quei fori, a Austin e Città del Messico la Mercedes è andata in crisi con le temperature. Tanto nettamente che Hamilton ieri ha rischiato di essere doppiato!  E questo è quanto… Ma il campionato non verte su due gare e Lewis, sia chiaro, ha dimostrato di essere il migliore, il più furbo, il più freddo.






































VETTEL ha fatto incaxxare parecchi con i suoi errori (Hockenheim, Monza, Giappone, Austin) ma quando lo si dava in totale disarmo, ecco che ieri è tornato impeccabile. La verità è che Seb non è pilota da gruppone, deve stare davanti, deve sapere di avere una macchina capace di sostenerlo. Negli ultimi tempi non è stato così e lui ne ha risentito, forse più del dovuto. Ma che volete: il suo grande rivale, Hamilton, stava per superarlo anche in fatto di numero di titoli vinti (per non parlare di Gp e pole position) e l’ego teutonico gridava di dolore. Ora è 5 a 4 per l’inglese, tra l’altro in un anno nel quale la SF71H è chiaramente nata meglio della Mercedes che però ha saputo recuperare mentre la Ferrari ha pasticciato in cerca di nuovi sviluppi (non trovati). Il faccione mesto e soprattutto risentito del tedesco a fine gara la dice lunga. “Lewis è stato super-forte, più forte di me e di noi”, e sottolineo “noi”. Poi, un po’ di speranza: Oggi non è un giorno felicissimo per me, ma una cosa è essere giù e un’altra non riuscire a rialzarsi: e io so che in due settimane sarò di nuovo in forma e pronto a fare del mio meglio per finire bene la stagione e lottare per il Campionato Costruttori. Se l’ambiente di Maranello, che viene dato per parecchio agitato – conseguenza del dopo Marchionne – non si rasserena e non ritrova il bandolo della matassa, la depressione di Vettel è destinata a perdurare con tutto ciò che ne consegue.
 
Infine DANIEL RICCIARDO. Si diceva: dopo la vittoria di Montercarlo non gli è andato bene nulla. Dopo l’annuncio del suo passaggio alla Renault gli è andata anche peggio! La sua Red Bull sembra diventata uno di quegli elettrodomestici a durata predeterminata mentre, nello stesso tempo, la monoposto cosiddetta gemella del compagno di squadra Verstappen marcia come un orologio e gli consente di furoreggiare anche nei confronti di Mercedes e Ferrari. Come la mettiamo? Ricciardo non ne può più e a poco servono le scuse di Horner. Ieri  l’australiano ha addirittura detto di volerla finire lì, senza patire altre cocenti delusioni in Brasile e Abu Dhabi. E’ un vero peccato che un pilota come lui debba arrivare a simili livelli di mortificazione ma è veramente disdicevole che in una scuderia di tal blasone possano verificarsi siffatte situazioni.
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TOYOTA, LAMBORGHINI O ASTON MARTIN PER FAR FINIRE LA CRISI MC LAREN

Test Mc Laren Lamborghini 1993

(27/10/2018) – Mc Laren, va bene la nuova Speedtail (vedi foto sotto) ma in F1 neanche una soddisfazione… Mentre Red Bull e Renault stessa in Messico si godono giornate di riscatto, l’altro team motorizzato Renault, brancola nelle posizioni di retrovia dello schieramento. Come è lontano quel “Now we can fight” pronunciato da Alonso via radio con molto ottimismo durante il gran premio inaugurale della stagione 2018. Il passaggio dal propulsore Honda a quello francese secondo il team di Woking avrebbe messo le monoposto arancioni almeno al livello delle Red Bull, tenuto conto del valore aggiunto garantito da un manico come Fernando Alonso. Invece… Un’altra stagione fallimentare che, addirittura, ha fatto scappare il campione spagnolo dalla F1 e crollare la quotazione di un talento come Vandoorne. All’orizzonte, poi non si vedono grandi sponsor ai quali la casa inglese era abituata, né prospettive migliori anche perché la Renault, persa la Red Bull, ha fatto sapere che si concentrerà molto su se stessa. Allora? Per quanto riguarda i piloti l’investimento mè stato effettuato ma a Woking dovranno fare affidamento su uno nuovo, Sainz, che dovrà comunque acclimatarsi e un debuttante, Norris, che dovrà imparare.

Mc Laren Peugeot 1994
UN MOTORE NUOVO A TUTTI I COSTI – Tutti gli sforzi e l’influenza – quella che rimane, almeno – di questo team storico devono ora necessariamente essere indirizzati verso il reperimento di una nuova motorizzazione. Facile a dirsi, ma non impossibile. Papabili importanti come BMW e Porsche, sembrano aver decisamente puntato le loro carte sulla Formula E mentre la Hyundai pare continuare a prediligere i Rally e la categoria Turismo e la Peugeot. vecchio partner Mc Laren nel 1994, avere altri obiettivi sportivi. Il “colpaccio” quindi potrebbe necessariamente essere un accordo con la Toyota, impegnata anche in WRC ma che ormai ha centrato l’obiettivo Le Mans in un campionato WEC che perde colpi. La Casa nipponica già usufruisce dei servigi di Alonso, che non ha escluso un suo ritorno, e la Mc Laren è cliente del wind tunnel giapponese si Colonia. Altra possibilità è rappresentata dalla Lamborghini – il Gruppo VW ha sempre accarezzato l’idea della F1 – che fu molto vicina all’accordo già ai tempi di Senna. Infine, potrebbe essere considerata un’abbinata tutta inglese con Aston Martin. Quest’ultima, attualmente title sponsor Red Bull, da tempo si dichiara disponibile a realizzare un propulsore per il 2021 – se le regole FIA renderanno meno costoso il progetto – in collaborazione con la mitica Cosworth. Con l’arrivo in casa Red Bull dei giapponesi della Honda non ha più molto senso la permanenza di Aston Martin che invece potrebbe trovare nella Mc Laren l’ideale vettore commerciale e di marketing. Davvero non vedo altro modo per uscire da questa incredibile crisi.

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IRVINE, 25 ANNI FA A SUZUKA DEBUTTO E PUGNI CON SENNA!

(24/10/2018) – IRVINE,  25 YEARS AGO IMPRESSIV DEBUT AND QUERREL WITH SENNA AT SUZUKA! Quando si dice debutto col botto: 24 ottobre 1993, 25 anni fa l’irlandese Eddie Irvine cominciava la sua avventura in F1, dieci anni dopo i primi chilometri in Formula Ford. Ad offrirgli l’occasione, fu il connazionale Jordanche gli affidò la propria monoposto per il Gran Premio del Giappone. A Suzuka, il futuro ferrarista non solo andò subito a punti ma fu protagonista di un memorabile litigio con tanto di pugno con Ayrton Senna! Cosa successe per arrivare a questo?


Eddie era gasatissimo. Aveva gareggiato per Jordan nel 1990 in Formula 3000 ma dall’anno successivo si trasferì in Giappone per disputare il campionato di F. Nippon dove si era appena classificato secondo in campionato. A Suzuka, pista che quindi conosceva benissimo, impressiona fin dalle qualifiche chiuse con l’ottavo tempo, migliore di quello del compagno di squadra Barrichello, dodicesimo. In gara, la pioggia scombina i piani e i pit-stop creano confusione. Con Senna e Prost davanti, Damon Hill, precedentemente coinvolto in un incidente con Schumacher e Berger, rimonta fino alla quarta piazza e intrattiene una bella battaglia proprio col debuttante terribile Irvine. Nella bagarre tra i due, Arriva Senna e il doppiaggio diventa difficile. Anzi, su pista ancora bagnata che ti fa l’irlandese? Si sdoppia innervosendo chiaramente il campione brasiliano che, a fine gara, va nel box Jordan a chiedere spiegazioni. La risposta che riceve da parte dello scanzonato, per qualcuno strafottente, Eddie è semplicemente: “Se eri più veloce di me perché non mi hai superato?”. Ayrton, spiazzato da tanta sufficienza e furioso, spintona il pilota Jordan e, “completely out of control”, gli assesta anche un pugno e solo l’intervento dei presenti evita il peggio (verrà squalificato per 2 GP, pena condonata)! Insomma, questo era, è e sarà Eddie Irvine (che tre anni dopo era al volante di una Ferrari!!!).
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ANNIVERSARY / 15 ANNI FA LA MORTE DI TONY RENNA A INDIANAPOLIS

(22/10/2018) –  15 YEARS AGO, TONY RENNA PASSED AWAY. Si infrangeva 15 anni fa, il 22 ottobre 2003, contro il muro dello speedway di Indianapolis, il sogno di Tony Renna. Appena ingaggiato dal super Team di Chip Ganassi, il pilota americano di 26 anni rimase vittima di un incidente mortale durante un test alla guida della G-Force Toyota del futuro compagno di squadra Scott Dixon, campione in carica della categoria. Tony aveva preso il posto di Tomas Scheckter che era passato al team Panther Racing. Dopo pochi giri, di prima mattina, l’incidente alla curva 3, per cause mai ben accertate, mentre procedeva ad una velocità stimata di oltre 350 km/h. Inutile ogni soccorso. Nel 2004 avrebbe disputato l’intera stagione IRL – Indy Racing League, finalmente in un team di primo piano.
Tony Renna era una grande speranza dell’automobilismo a stelle e strisce. Correva dall’età di 6 anni, tra go-kart, midget, Skip Barber Formula Ford Series, dimostrandosi subito assai prolifico in fatto di vittorie: ben 252. Trascorse un periodo anche in Europa, disputando la F3 inglese. Di nuovo a casa, Renna si impegnò con successo nella Barber Dodge Pro Series per poi approdare in Indy Lights, dove conquistò la sua prima vittoria in Michigan. Nel 2000 Renna e Dixon erano compagni di squadra, con il primo che giunse quinto e l’altro che vinse il campionato. Dal 2002 in Indycar con Kelley Racing, per Renna sembrò mettersi bene grazie ad una serie di positivi  piazzamenti nei primi dieci – 4° in Michigan, il  migliore – e un settimo posto alla 500 Miglia di Indianapolis 2003 che convinsero Chip Ganassi a concedergli una chance. Sfortunatamente, non ha potuto sfruttarla. 

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POST USA GP / FERRARI OK, GRANDE RAIKKONEN. ALLORA IL PROBLEMA E’ VETTEL?

(21/10/2018) – FERRARI OK, GREAT KIMI. SO, IS VETTEL THE PROBLEM? Cosa insegna il GP Usa? Forse la Ferrari ha puntato sul pilota sbagliato… Vabbè, non esageriamo ma la vittoria esemplare di Kimi Raikkonen a Austin e, contemporaneamente, l’ennesimo errore di Vettel fanno riflettere. Intanto, chapeau al finlandese che torna al successo dopo cinque anni (Australia 2013 con la Lotus, 113 gare fa) e dopo nove anni l’ultima affermazione con la Ferrari(Belgio 2009). Tra l’altro, il primo posto di ieri è un mega-spot pubblicitario per la Rossa in quella America che è il suo primo mercato. Poi Vettel che col quarto posto, appena dietro Hamilton, tiene aperto il mondiale, ma là davanti con la Ferrari ritrovata, doveva esserci lui. Invece in prova si è fatto penalizzare sulla griglia per non aver rallentato in regime di bandiera rossa. Recidivo: in Austria non si era accorto dell’arrivo di Sainz. In gara ha sbagliato (due volte) l’attacco a Ricciardo e si è girato rovinando fatalmente il suo gran premio. Recidivo: era appena successo con Verstappen a Suzuka, per non parlare del fattaccio di Monza con Hamilton. Chissà come avrebbe commentato Marchionne… Insomma, mentre Iceman si conferma tale nel bene e nel male, Seb ha ceduto mentalmente? 


LE SPINE DI VETTEL – Ora è giù di morale: “Sono deluso per la mia gara e per aver deluso il Team”. Magari smentirà tutti domenica prossima in Messico con una gara da leone ma il rammarico è grande per quello che poteva essere e non è stato. Soprattutto pensando alla SF71H vista ieri, di nuovo incollata alla super Mercedes in qualifica e assolutamente in grado di giocarsela in gara visto che è stato sopravanzato anche un sempre più tristanzuolo Bottas. Ma cosa è successo alla Rossa che sembrava aver abdicato anche a livello tecnico? Lo hanno dichiarato i piloti: è stato fatto qualche passo indietro rispetto alle specifiche introdotte probabilmente tra Spa e Monza. In sostanza,  gli sviluppi tecnici non hanno funzionato a differenza di quelli targati Mercedes anche se, ultimamente, si discute molto di quello che è legale o no. Hamilton festeggerà il titolo a Città del Messico come l’anno scorso? La Ferrari, questa Ferrari, e Vettel, il vero Vettel, hanno il dovere di provare a farlo attendere ancora.
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ANNIVERSARY / 20 OTTOBRE 1978. LA MORTE DI GUNNAR NILSSON, LA SOLIDARIETA’ NEL SUO NOME

(20/10/2018) – Gunnar Nilsson lasciò questo mondo 40 anni fa, il 20 ottobre 1978, ricoverato presso l’ospedale Charing Cross di Londra, dove il pilota svedese tentava di combattere il tumore che lo aveva aggredito. Il suo destino, però, era segnato da tempo. Nel 1977 la sua prima e unica vittoria in F1 con la Lotus (vedi link sotto): rotto il guscio, sembrava avviato verso una carriera degna della tradizione dei suoi connazionali predecessori – era grande amico di Ronnie Peterson – invece il male ebbe progressivamente la meglio e fece strame delle aspirazioni di quello svedese atipico, mediterraneo, legatissimo alla famiglia e alla fidanzata Christine .
https://motor-chicche.blogspot.com/2017/06/gp-belgio-1977-prima-vittoria-gunnar-nilsson.html
Per il 1978 dovette rinunciare al contratto con la Arrows e sparì dalla circolazione. Ben presto la verità venne a galla e Gunnar si sottopose alle terapie del caso. Fece una fugace apparizione al GP d’Inghilterra ma il la situazione fu chiara ed evidente a tutti in occasione del funerale di Peterson, rimasto vittima dell’incidente di Monza. Nilsson si presentò irriconoscibile, debole, paurosamente smagrito e completamente calvo, a causa delle sedute di chemioterapia. Era metà settembre. Un mese dopo toccò a lui, dopo aver rifiutato la morfina e cure palliative. Le sue spoglie riposano nel cimitero della città natìa, Helsingborg. Fece in tempo a lanciare una Fondazione per la raccolta di fondi per sostenere la lotta al cancro. In Italia, il settimanale Autosprint, diretto dall’indimenticabile Marcello Sabbatini, con grande sensibilità promosse e raccolse una discreta cifra destinata all’acquisto di un macchinario medico. Qualcuno possiede ancora l’adesivo di partecipazione all’iniziativa: il vostro Blogger è uno di quelli.

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HAPPY BIRTHDAY / ENRIQUE BERNOLDI 40 ANNI. AUGURI ANCHE DA COULTHARD? (VEDI MONACO 2001)

(19/10/2001) – Oggi compie 40 anni Enrique Bernoldi, brasiliano di Curitiba, origini italiane, ex pilota di F1, nel 2001 e 2002, al volante della Arrows motorizzata Asiatech. Diciamo subito che nella massima formula non ha lasciato traccia – mai in zona punti – ma ad onor del vero quella Arrows era in disarmo. Va altresì detto che non è proprio esatto dire non ha lasciato traccia… Nella memoria rimane il Gran Premio di Monaco 2001 quando ad appena 22 anni fu protagonista di un aspro duello in pista e fuori con l’allora pilota Mc Laren-Mercedes David Coulthard. Lo scozzese, quell’anno, si configurò come l’avversario principe di Michael Schumacher un anno prima divenuto campione del mondo con la Ferrari. L’altro alfiere delle monoposto anglo-tedesche, Mika Hakkinen, sembrava infatti aver perso motivazione.

https://www.youtube.com/watch?v=c_8EFr7DFng


MONACO 2001: I FATTI – A Montecarlo, Coulthard si giocò tutto in qualifica e ottenne la pole position, una quasi garanzia di vittoria sul circuito cittadino monegasco. Un problema tecnico, però, lo fece piantare sulla griglia, con tanto di sguardo infuriato verso i meccanici accorsi. La monoposto si riavviò e per Coulthard non rimase altro che inventarsi una clamorosa rimonta dall’ultimo posto, finchè non arrivò alle spalle dell’indomito Bernoldi, non doppiato. Il brasiliano difese la posizione e per 33 giri tenne caparbiamente dietro lo scozzese, sempre più nervoso, al limite dell’ira. Solo la sosta ai box sbloccò la situazione ma ormai era tardi per ottenere di più: David, alla fine, si classificò quinto, Bernoldi nono. Apriti cielo! Coulthard ebbe parole dure contro Enrique – lo avrebbe volentieri strozzato – e il boss Mc Laren Ron Dennis minacciò di farlo estromettere per sempre dalla F1! Enrique dirà: Se uno non riesce a sorpassarmi con una macchina più veloce di 2,5”al giro, il problema è suo”. Nel 2002 la sua carriera in F1 terminò per la “dipartita” della Arrows e riuscì a riassaporare la F1 ma solo in veste di collaudatore BAR e Honda. Auguri, Enrique!

 


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HAPPY BIRTHDAY / CHARLES LECLERC, 21 ANNI: TUTTO FERRARI E FIDANZATA

 

(16/10/2018) – Probabilmente oggi Charles Leclerc riceverà molti auguri di buon compleanno in più rispetto al solito perché fa parte della storia che conta. Nato a Montecarlo, compie 21 anni ma questa volta in veste di pilota di F1 edlla Ferrariin pectore: non più solo membro della grande famiglia del Cavallino via Driver Academy, bensì titolare di un volante 2019 al posto di Raikkonen, scelto dalla nuova triade al comando a Maranello: John Elkan, Louis Camilleri, Maurizio Arrivabene. Il compito che lo attende è di quelli da alta tensione: dovrà confermare, e subito, al mondo di aver meritato tale chance agognata da tutti i piloti, dovrà assumere nel contempo il miglior atteggiamento nei confronti del nuovo compagno di squadra, il blasonato (ma nervoso) Sebastian Vettel. Né troppa reverenza, né troppa arroganza sportiva se vuole “quagliare” qualcosa. Infine, dovrà dimostrare di saper reggere la pressione inevitabilmente superiore a quella fin qui subita in team non di primo piano.

Campione GP3 2016 con la ART Grand Prix, campione F2 2017 con la Prema Powerteam, Charles così giovane è già all’apice della carriera ma il bello viene adesso. Il talento è innegabile ma c’è chi dice non sia ancora maturo, pronto per un impegno di simile portata. Alla Sauber ha patito un inizio di stagione, quella del debutto in F1, difficile ma poi ha saputo adattare il suo stile alla monoposto e i risultati si sono visti. Ora gli verrà richiesto di essere stabilmente in zona podio, cosa non riuscita a Kimi Raikkonen, e dovrà darne conto. La Ferrari vuole competere anche per il campionato costruttori.
La sfida è tutta qui, e scusate se è poco. Arrivabene stravede per lui, tanto da averlo paragonato a Senna, e se lo tiene stretto “almeno fino al 2022, ha precisato.
Nato a Montecarlo, viso pulito da bravo ragazzo, a quattro anni già sui kart, esperto di PlayStation (Montreal il suo circuito simulato preferito), parla perfettamente italiano, appassionato da sempre della Rossa, il papà che tanto credeva in lui perso a 54 anni, grande amico di Jules Bianchi, seguito dal manager Nicolas Todt, fidanzato con la bella italiana Giada Gianni. In sintesi, questo è il buon Charles che ha accettato la sfida e ora si apre al mondo.