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NISSAN HA UNA NUOVA AMBASCIATRICE DEL BRAND: NAOMI OSAKA


(14/9/2018) – NISSAN: NAOMI OSAKA NEW BRAND AMBASSADOR. Nissan ha una nuova ambasciatrice del brand: è la tennista Naomi Osaka, la prima giocatrice giapponese a vincere, lo scorso 8 settembre a New York, un torneo singolare femminile del Grande Slam, gli US Open. Ha battuto la favoritissima Serena Williams. L’annuncio è avvenuto presso la sede centrale di Nissan a Yokohama.
Nata in Giappone…ad Osaka il  16 ottobre 1997, da madre nipponica e padre haitiano-americano, Osaka si è trasferita negli Stati Uniti all’età di 3 anni e attualmente vive in Florida. “Questa settimana è un sogno che è diventato realtà. Sono veramente onorata di rappresentare il Giappone e ora anche Nissan su un palcoscenico mondiale. – ha dichiarato – Ho scelto di collaborare con Nissan per il suo DNA giapponese e per lo spirito di competizione internazionale. È un brand sempre pronto a superare le sfide e non vedo l’ora di trasmettere questa visione improntata all’innovazione e al piacere di guida a nuovi clienti in tutto il mondo.” Naomi Osaka comparirà quindi nelle promozioni e nelle campagne pubblicitarie globali di Nissan che, a sua volta, sosterrà le attività tennistiche della nuova ambasciatrice che guiderà i veicoli a marchio Nissan durante i tornei. “Con il suo mix di grinta e grazia, Naomi Osaka non ha paura di sfidare le migliori giocatrici della nostra epoca e batterle. – è il commento di Asako Hoshino, Senior Vice President di Nissan Motor Co., Ltd. – Questo spirito sportivo è lo stesso che Nissan mostra nella sua lunga storia e si riflette anche nella nuova Nissan LEAF, il veicolo elettrico più venduto al mondo. Come per Naomi, anche per Nissan questo è solo l’inizio”. Forte di un servizio imprendibile, Osaka è ora in settima posizione nella classifica mondiale.

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GP NUVOLARI 2018, 300 EQUIPAGGI ISCRITTI

(13/9/2018) – La 28aedizione del Gran Premio Nuvolari (14-15-16 settembre) ha il pregio di far rivivere ogni anno il mito del grande Tazio attraverso un viaggio straordinario a bordo di veri e propri capolavori di storia, meccanica e design. Organizzata da Mantova Corse insieme a Automobile Club Mantova e Museo Tazio Nuvolari, la manifestazione di regolarità è riservata ad automobili d’interesse storico costruite tra il 1919 e il 1972, secondo le normative F.I.A., F.I.V.A., ACI StoricoACI Sport. Le vetture, eccellenza della produzione mondiale dell’automobile, si ritrovano dunque nella storica Piazza Sordello, cuore culturale di Mantova, in una delle gare più affascinanti del mondo. Le presenze 2018 testimoniano l’attrazione: 300 gli equipaggi, due terzi dei quali stranieri, provenienti da Europa, Asia, America e Australia. 20 i paesi rappresentati, un record di questa edizione: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Messico, Olanda, Polonia, Principato di Monaco, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Spagna, Svizzera, USA. 43 le case automobilistiche in gara: dalle italiane Maserati, Fiat, Lancia, Alfa Romeo, OM e Ferrari alle inglesi Triumph, Jaguar, Aston Martin e Bentley; dalle statunitensi Ford, Chrysler e Chevrolet, alle tedesche Mercedes, BMW e Porsche fino alle pursang francesi firmate Ettore Bugatti. Il Gran Premio Nuvolari è da sempre affiancato da prestigiosi sponsor: da quest’anno Maserati è “Main Partner” della gara, l’intramontabile fascino della Casa del Tridente si unisce così a Red Bull “Special Partner”, Eberhard & Co. “Official Partner & Timekeeper” e Banca Generali – “Official Partner & Private Bank”.

PERCORSO – L’edizione 2018 propone un nuovo percorso di 1.070 km in tre tappe. Prima tappa: da Mantova, attraverso la Pianura Padana e gli Appennini, fino alla Riviera Adriatica. Alle ore 11:00, da Piazza Sordello al circuito Nuvolari di Mantova per disputare le prove cittadine prima di proseguire il viaggio per i colli emiliani e arrivare alla Riviera Romagnola. La prima tappa si concluderà con la cena al Grand Hotel da Vinci di Cesenatico. Seconda tappa: la giornata più intensa del Gran Premio. Dopo la partenza da Rimini, i concorrenti attraverseranno le bellezze di Toscana, Umbria e Marche, transitando per i centri storici di Siena, Arezzo, Città di Castello e Urbino e ritorneranno a Rimini. La giornata si concluderà nelle affascinanti sale del Grand Hotel di Rimini per la serata ufficiale in onore di Tazio Nuvolari. Terza tappa: per l’ultimo sprint, gli equipaggi partiranno da Rimini per le ultime prove cronometrate, transitando da Cesena, Meldola, Forlì e Faenza, ospiti della Scuderia Toro Rosso. Dopo le prove del Circuito Ariosteo di Ferrara, il rientro a Mantova, città natale di Tazio Nuvolari, dove i vincitori sfileranno sul palco di piazza Sordello. Una gara nella gara sarà costituita dalla Coppa Nuvolari – Maserati Tribute nella quale si confronteranno 10 Maserati costruite tra il 1973 e il 2018.

MASERATI, VIP, TORO ROSSO  – La mitica Maserati 6C-34, progettata da Ernesto Maserati, con la quale nel 1934 Tazio Nuvolari vinse sul Circuito di Modena e si aggiudicò la Coppa Principessa di Piemonte sul Circuito di Napoli, appartenente alla Collezione Umberto Panini di Modena, sarà esposta per i tre giorni di gara in piazza Sordello. Sull’equipaggio targato Banca Generali correrà il testimonial Adriano Panatta, il più grande tennista italiano di tutti i tempi, al volante di una Jaguar XK120 OTS del 1952 con il numero 116, sarà accompagnato dalla gentile consorte Per Eberhard tornerà il mitico pilota di rally, due volte campione del mondo, Miki Biasion, che guiderà, con il numero 190, un’Alfa Romeo 1900 C Super Sprint del 1956, a fianco di Mario Peserico, Direttore Generale Eberhard & Co Con Red Bull alla Scuderia Toro Rosso a Faenza: come l’anno scorso, i “bolidi di ieri” del Gran Premio Nuvolari sfileranno accanto alle modernissime vetture della F1. Domenica 16 il percorso toccherà infatti Piazza del Popolo, nel centro di Faenza, per il controllo timbro tra le F1 che negli ultimi 10 anni hanno vestito i colori della Scuderia Toro Rosso



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SINGAPORE, DIECI ANNI DI F1 (NEL 2008 IL CRASHGATE)

(13/9/2018) – Il Gran premio di Singaporepuò piacere o no ma quest’anno festeggia i dieci anni di presenza nel calendario della F1 e, corsi e ricorsi storici, anche i dieci anni dal famoso “crashgate” che coinvolse Briatore, Nelsinho Piquet e la Renault. La gara di Marina Bay Street Circuit è stata la prima del massimo campionato a disputarsi in notturna – poi seguita dal Barhain – e questo, in qualche modo, ha accentuato il suo fascino. Per i piloti, poi, una nuova Montecarlo, almeno nel senso che l’assenza di vie di fuga fa pagare caro ogni errore.
SCANDALO CRASHGATE – Ne sa qualcosa Nelson Piquet junior che, nell’edizione inaugurale del 28 settembre 2008, al volante di una Renault, fu protagonista di un incidente dai successivi inquietanti risvolti. Il testa-coda alla curva Raffles Avenue, con conseguente schianto sul muretto, causò infatti l’entrata in pista della Safety Car e, a trarre indubitabile vantaggio dal trambusto, fu il suo compagno di squadra Fernando Alonso. L’asturiano, tornato alla Renault ma a secco di vittorie dopo i problemi con Hamilton alla Mc Laren, nel frattempo era stato autore di un pit-stop anticipato che, praticamente, gli permise di bruciare sul tempo tutti gli altri che si precipitarono al box appena appena la Direzione gara diede il via libera. Solo l’anno dopo, il giovane rampollo del grande Piquet, licenziato dall’allora Team Principal Renault Flavio Briatore, fece scoppiare il cosiddetto “crashgate”. L’incidente, raccontò il pilota brasiliano, fu “richiesto” dal manager di Cuneo per favorire Alonso che in effetti vinse davanti alla Williams-Toyota di Nico Rosberg. L’indagine della FIA condannò alle loro responsabilità Briatore, il DT Pat Symond, e la stessa Renault – poi riabilitati – ma il risultato della gara rimase omologato. Una brutta pagina per la F1, dopo la spy story dell’anno prima.

CLAMOROSO ERRORE AL BOX FERRARI – Quella sera, tra i piloti in qualche modo coinvolti negativamente, anche il ferrarista Felipe Massa, in piena bagarre per la vittoria della corsa e del titolo, insidiato dall’astro emergente Lewis Hamilton della Mc Laren-Mercedes. Purtroppo il precipitoso ai box e la tensione giocarono un brutto scherzo agli uomini del Cavallino che, nelle fasi di effettuazione del rifornimento, diedero luce verde di ripartenza troppo presto. L’esito fu disastroso: Massa ovviamente scattò via ma si tirò dietro la pompa della benzina per fermarsi, incredulo, a fine corsia raggiunto dai meccanici – uno rimase lievemente ferito – che non potettero far altro che riportarlo indietro. La gara fu compromessa e probabilmente anche la corsa al titolo poi definitivamente perso per un soffio a Interlagos.
ALBO D’ORO SINGAPORE GP

2008 – Fernando Alonso (Renault)
2009 – Lewis Hamilton (McLaren)2010 – Fernando Alonso (Ferrari)2011 – Sebastian Vettel (Red Bull)2012 – Sebastian Vettel (Red Bull)2013 – Sebastian Vettel (Red Bull)2014 – Lewis Hamilton (Mercedes)2015 – Sebastian Vettel (Ferrari)2016 – Nico Rosberg (Mercedes)2017 – Lewis Hamilton (Mercedes)

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LA FERRARI 2019 NON ASPETTA; ARRIVA LECLERC, RAIKKONEN TORNA ALLA SAUBER !

(11/9/2018) – Clamoroso a Maranello! La Ferrari non ha aspettato l’esito dell’imminente Gran Premio di Singapore né il palcoscenico del successivo Capital Market Day e, come d’altronde ampiamente previsto, ha annunciato l’ingaggio di Charles Leclerc al fianco di Vettel per la stagione 2019. Di prammatica il ringraziamento a Kimi Raikkonenche però non abdica e anzi rilancia: il finlandese ha firmato due anni di contratto alla Sauber! Mano alle anagrafiche, Leclerc sarà il secondo pilota più giovane a guidare una Rossa, poiché a Melbourne avrà solo 21 anni (Ricardo Rodriguez resta imbattibile, esordì sul Cavallino a 19 anni), mentre Raikkonen a 41 anni (nel 2020) sarà ancora al volante di una F1. L’operazione Sauber, dove Kimi ritroverà quale DT l’ex ferrarista Simone Resta, ha un che di amarcord: proprio con la compagine svizzera il futuro Iceman esordì nel 2001 in F1 dopo aver folgorato Peter Sauber nel corso di un test al Mugello e per l’autorevolezza dimostrata in Formula Renault. A quell’età, senza essere passato da F3 o F.3000, gli occorse una Superlicenza provvisoria  poi resa definitiva subito dopo Melbourne dove, tra l’altro, si piazzò subito gran sesto andando quindi a punti.

Ma bando al passato: ha fatto bene la Ferrari? Certo, il cambio viene annunciato in un momento caldo del campionato e, soprattutto, dopo le “incomprensioni” di Monza. Da un lato, la Mercedes può contare su un Bottas già confermato e fiero secondo di Hamilton mentre alla Ferrari il ruolo di Raikkonen non sembra ben definito. Ma l’impressione è che un “accordo” sia stato trovato e il fatto che Kimi, che dopotutto è l’ultimo campione del mondo Ferrari (2007), sia approdato alla Sauber motorizzata Ferrari con Alfa Romeo quale title-sponsor significa qualcosa. Ricordo inoltre che Marchionne, nell’annunciare l’abbinamento con il team svizzero, precisò che l’accordo prevede che dal 2021 “l’Alfa Romeo possa andare da sola”.
Infine Leclerc. Il monegasco ha bruciato le tappe e…anche le ambizioni del terzo pilota di Maranello, Antonio Giovinazzi. Dopo il titolo GP3 e F2 e un solo anno di “purgatorio” nella massima formula Charles approda alla Scuderia dei sogni e con una Ferrari di nuovo stabilmente super competitiva non gli è precluso nessun obiettivo. Buon per lui. Da gioiello della Ferrari Driver Academy, praticamente gli è riuscito il percorso che non si è potuto concludere con Jules Bianchi, del quale è ammiratore. Riuscirà a stabilire un buon rapporto con Vettel che spingeva per la conferma di Raikkonen? Come si comporterà sottoposto alla fatidica abnorme pressione di ogni pilota Ferrari? Queste le domande alle quali dovrà presto rispondere. Giovinazzi, da parte sua, vede occuparsi il secondo ambito cockpit Ferrari e nel contempo venir meno un posto in Sauber, altra sua meta naturale dopo due anni di panchina. Marcus Ericsson, espressione della proprietà del Team, verrà meno? Antonio si era detto fiducioso, speriamo lo sia ancora anche oggi.

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MONZA 1978: L’INCIDENTE, LA MORTE DI PETERSON, LE POLEMICHE

(10/9/2018)MONZA 1978: THE CRASH AND THE DEATH OF PETERSON. Nel ripensare, 40 anni dopo, all’incidente che funestò il Gran Premio d’Italia del 10 settembre 1978 a Monza e causò la morte di Ronnie Peterson non si può non essere ancora presi dalla stessa sensazione di sgomento e di sconforto. Tutto quello che poteva andare storto, quella brutale domenica andò storto.
La partenza data dal direttore di gara Gianni Restelli con le macchine indietro nello schieramento ancora in movimento – anche se in quegli anni tale procedura era un comune malvezzo – Peterson alla guida della recalcitrante Lotus 78 di riserva dopo l’uscita di pista con la 79 nel warm up mattutino, l’incredibile carambola tra circa una decina di monoposto all’altezza dell’imbuto in prossimità del raccordo con la pista Junior, il completo sbriciolamento dell’avantreno della monoposto dello svedese rimasto poi intrappolato nel fuoco per diversi interminabili secondi prima di essere estratto da alcuni colleghi (Hunt, Regazzoni, Depailler, Daly, Merzario) con l’aiuto decisivo dei soccorritori della CEA. Il coinvolgimento di Vittorio Brambilla, colpito alla testa da uno pneumatico volante e rimasto in coma per diversi giorni. Il caotico ricovero all’Ospedale Niguarda di Milano, la morte di Peterson la mattina del giorno dopo (11 settembre) per un’embolia gassosa con Colin Chapman che dirà polemicamente: “Non credevo si potesse morire per una gamba rotta”. Anche Lauda avrà parole dure contro l’operato dei medici milanesi accusati di averlo curato in modo sbagliato.


 Poi l’antipatica caccia alle streghe. Le riprese TV viste e riviste. La colpevolizzazione di Riccardo Patrese e la sua esclusione dal successivo Gran Premio negli Stati Uniti. A deciderlo, ingiustamente, un gruppo di piloti-senatori: Lauda, Fittipaldi, Scheckter, Hunt. In realtà, si accerta che proprio quest’ultimo è il protagonista del contatto con Peterson che ha spedito la nera Lotus dello svedese contro il guard-rail con tutte le conseguenze sopra esposte. Il padovano della Arrows, al secondo anno in F1, prima stagione completa, non ha invece toccato nessuno e le foto che man mano vengono pubblicate lo dimostrano. La punizione. però, resta anche se “il capo di imputazione” diventa la serie di incidenti dei quali l’allora 24enne pilota si era reso protagonista (l’ultimo in Olanda, violento contatto con la Tyrrell di Pironi).  Per lui arriva anche quello che oggi chiamiamo avviso di garanzia per l’accusa di omicidio colposo. L’incriminazione non avrà seguito.

 Col tempo, tutto si sgonfia e cala un velo di mesta rassegnazione per una drammatica fatalità. “La colpa non è del circuito ma della scarsa professionalità di noi piloti”, affermò Arturo Merzario.  Un incidente alla partenza certo evitabile ma molto comune che ha privato l’automobilismo di uno dei suoi più eccezionali cavalieri,  34 anni, 10 vittorie, vice campione del mondo nel 1971 e postumo nello stesso 1978.
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UN DIRETTORE SPORTIVO PER LA FERRARI (TAMBAY, BERGER, CAPELLI, IRVINE?)

(4/9/2018) – La mezza débâcle Ferrari a Monza continua tenere banco. Le riunioni post-gp del lunedì a Maranello sono state spesso infuocate. Con il Drake c’era da tremare. Montezemolo strillava parecchio. Marchionne arrivava al dunque in pochi secondi. Non so come è andata dopo la frittata di domenica ma i grandi capi del Cavallino devono riflettere molto su quanto accaduto e soprattutto sul da farsi, a sette gare dal termine del campionato e a 30 pesantissimi punti dall’attuale leader Hamilton. Forse, in prospettiva, ripristinare la figura classica del Direttore Sportivo. Vediamo.

Ora le decisioni da prendere sono: 1) confermare o no Kimi Raikkonen anche per il 2019? Nel primo caso, il gioco di squadra – leggi Kimi in aiuto a Vettel – freddamente messo in atto dai rivali della Mercedes sul circuito brianzolo può e deve diventare obbligatorio nelle restanti gare, nonostante Arrivabene pensi che i piloti non siano maggiordomi. Dice giusto, infatti non lo sono, ma l‘obbiettivo che il Team Principal di Maranello è tenuto a perseguire è quello della vittoria del titolo piloti nonchè Costruttori e una delle sue armi a disposizione sono proprio gli ordini di scuderia che, ricordiamo, sono ammessi. Ma non voglio sembrare categorico. Arrivabene non è un fesso e infatti a Monza ha precisato che certe operazioni si possono fare ma è meglio attendere l’andamento della gara. Monza ha però dimostrato che non è il caso di usare il fioretto ma la sciabola.

 

CI VUOLE UN DIRETTORE SPORTIVO EX PILOTA – L’altra decisione da prendere è, soprattutto se il finlandese non venisse confermato e quindi, secondo la tesi portata avanti da Jarno Trulli, diventerebbe difficile ottenere obbedienza: 2) responsabilizzare i piloti stessi che, ricordiamo anche qui, sono pur sempre dipendenti della Ferrari e tenuti a lavorare per il bene ultimo dell’”Azienda” che li stipendia abbastanza profumatamente. Magari i due, visto che Vettel non perde occasione per sottolineare quanto si trovi bene con Raikkonen,  dovrebbero parlarsi, spiegarsi, capirsi, per un finale di campionato che faccia sognare e non avere incubi ai costernati tifosi della Rossa.

Ma forse al muretto box della Ferrari manca una figura diversa, un direttore sportivo magari ex pilota ferrarista che possa comprendere certe dinamiche/diatribe, che sappia leggere le gare in tutte le sue sfaccettature e gestire con cognizione di causa le aspettative legittime (o no) dei piloti che sono pur sempre uomini, a volte fragili come dimostrano gli errori del tedesco Vettel. Quindi ok Arrivabene Team Principal supervisore e detentore dell’ultima parola, ma che ne dite di avere una figura come descritta sopra che risponda, per esempio, a uno dei nomi sotto con qualche possibilità di effettiva disponibilità?

Chi scegliereste come DS tra:

 
PATRICK TAMBAY – GERHARD BERGER – IVAN CAPELLI – EDDIE IRVINE
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VETTEL-HAMILTON COME SCHUMACHER-MONTOYA NEL 2003, MA….

(3/9/2018) – Quello che, alla variante della Roggia di Monza, non è riuscito a Sebastian Vettel nei confronti di Lewis Hamilton, con tanto di incidente, riuscì invece a Michael Schumacher nel rintuzzare l’attacco forsennato di Juan Pablo Montoya. Gran Premio d’Italia 2003, Monza 14 settembre: pronti-via e il ferrarista partito dalla pole position si ritrova nei tubi di scarico la Williams-BMW gommata Michelin del colombiano che aveva eletto Schumacher a “preda” eccellente, puntandolo con veemenza ad ogni gara. La scena la potete rivedere e gustare dal video di You Tube:

https://www.youtube.com/watch?v=wvx0xcrWwUk

Juancho si incolla alla F2003 GA gommata Bridgestone, al Curvone entra decisamente in scia, Schumi copre la parte interna e il sudamericano non disdegna di affondare il colpo all’esterno. Appaiati, vicinissimi, affrontano la seconda variante del circuito brianzolo. Montoya sembra decisamente più lanciato e lo sopravanza di un niente ma con uno scatto ulteriore e molta determinazione, Schumi non molla e resta al fianco del pilota di Sir Frank che, forse sorpreso, deve alzare un attimo il piede, tanto da consentire al ferrarista di sfilare e restare davanti.
Arriveranno al traguardo nella stessa posizione: quel confronto durissimo e ardimentoso, senza contatto, consentì a Michael di tenere a bada il focoso Montoya sia in pista che in classifica. Non è andata così ieri.
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POST ITALIAN GP / DELUSIONE FERRARI A MONZA, TUTTO DA RIFARE

(3/9/2018)MONZA, DISAPPOINTMENT FERRARI. La sensazione del dopo Monza è la stessa di Singapore 2017. Cioè quella di un incredibile harakiri Ferrari. Nel Gran Premio di casa!  Dalla prima fila! Non è il caso di girarci troppo attorno: la delusione è enorme. Anche qui, veniamo subito al dunque. Raikkonen e Vettelhanno inopinatamente battagliato dallo start fino alla variante della Roggia con l’unico risultato di aver favorito Hamilton, uscito indenne dal contatto con il rivale tedesco. L’accusa: perché non è stata concordata una strategia di iniziale contenimento del duo Mercedes alle spalle? La risposta di Maurizio Arrivabene: “Abbiamo piloti, non maggiordomi e poi è pericoloso dare ordini nella fase di partenza”. Su questo posso concordare, nel senso che frenare troppo presto per far passare subito il compagno può comportare il rischio che si infilino anche gli altri. Ma, scattando entrambi dalla prima fila, bastava fare ricorso ad una ragionevole regola spesso applicata in F1: chi parte meglio non deve essere attaccato nel corso del primo giro. E poi: quante volte alla Mercedes gli stessi Hamilton e Bottas – in passato Rosberg – hanno fatto muro alla prima curva per vedersela tra di loro successivamente? Più indietro nel tempo, a fare ottima barriera post start mi vengono in mente lo spigoloso Berger a favore di Senna o il deciso Coulthard a supporto di Hakkinen. Questa storia degli ordini di squadra chissà perché solo a Maranello è una tragedia: dall’ambiguo “slow” esibito a Imola nel 1982 che portò alla assurda diatriba Villeneuve-Pironi, fino al “Rubens, for the championship”, supplicato da Ross Brown per indurre Barrichello a far passare Schumacher in Austria nel 2002. Mah!

 

LE TROPPE PECCHE DI VETTEL – Invece in Casa Cavallino è successo il contrario. Raikkonen si è portato in testa ma Vettel lo ha immediatamente attaccato alla prima chicane. Il finlandese ha resistito a ruota anteriore sinistra fumante e il tedesco ha subìto un lieve colpo da parte di Hamilton. Stesso copione alla Roggia: anche qui Kimi non ne ha voluto sapere di alzare il piede e Vettel, tutto a sinistra, ha gentilmente (e ingenuamente) lasciato aperta la porta ad Hamilton pronto a  infilarsi all’esterno beffando il ferrarista che si è ritrovato ultimo dopo il contatto. Pazzesco. Un frastornato Vettel probabilmente si aspettava collaborazione dall’amico Kimi: “Ho cercato di superare Kimi nelle curve 1 e 4, ma non ci sono riuscito. Lui ha mollato i freni, come era suo diritto, io mi sono spostato di lato e così facendo ho aperto un varco per Lewis. A quel punto non ho avuto spazio e non c’era più niente che potessi fare”. Secondo Jarno Trulli, su TV8, se non sono stati dati ordini di scuderia a Raikkonen vuol dire che è già un ex ferrarista, che il contratto non sarà rinnovato. Chissà, certo che il divario, nonostante le ottime premesse monzesi, si è allargato a 30 punti e ora solo una per il momento non prevedibile crisi Mercedes potrebbe rimettere Vettel in gioco per la vittoria del titolo. Quel Vettel che dopo la penalità di Le Castellet (tamponamento a Bottas), la leggerezza in qualifica allo Spielberg (ostacolato Sainz)  e il fuoripista di Hockenheim (ritiro mentre era in testa) sta attirando critiche come il miele con le api. L’ultima è di Nico Rosberg che su Sky ha apertamente “richiamato all’ordine” un campione come il tedesco: “L’incidente? E’ colpa sua al 100%. Ogni volta che ha una enorme opportunità per far male a Lewis la spreca. Il mondiale è nelle sue mani perchè ha la macchina più forte. Tocca a lui fare i risultati.