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IL FILO ISTRIANO CHE LEGA MARCHIONNE E MARIO ANDRETTI

(31/7/2018) – ISTRIA, THE THREAD THAT BLINDS MARCHIONNE AND MARIO ANDRETTI. Non molti lo sapevano bene, ma la vita e il destino di Sergio Marchionne sono stati segnati dall’Esodo al quale furono costretti gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Sì, proprio quello che è successo alla famiglia Andretti da Montona, raccolta prima in un campo profughi a Lucca e poi trasferitasi in America, dove Mario è diventato adulto e campione inimitabile di automobilismo.
Piano piano, dopo la sua morte, i giornali hanno ricostruito e resa nota la storia della famiglia del manager FCA nato a Chieti, in Abruzzo, e cresciuto in Canada. Una storia, però, che affonda le radici in Istria e che purtroppo che ha conosciuto l’orrore delle Foibe e l’onta dell’esodo dalla penisola italiana passata alla Jugoslavia di Tito. La madre, Maria Zuccon, era di Carnizza (Pola), città nella quale il padre Concezio, abruzzese, era stato chiamato a dirigere la stazione dei Carabinieri: per questo si conobbero (la famiglia Zuccon, per la precisione, era originaria di Zucconi, oggi nota come Cokuni, nei pressi di Pola). Ma i tempi erano cupi, difficili, quelli del periodo successivo all’Armistizio del 1943. Come tanti altri civili, vittime di una pulizia etnica abbietta, cieca, ingiustificata, anche nonno Giacomo, padre della mamma e titolare di un emporio, fu gettato nelle famigerate Foibe – quelle di Terli – dalle truppe comuniste titine. Triste sorte toccò anche allo zio Giuseppe, scomparso e mai più rinvenuto.
A Maria Zuccon e Concezio Marchionne non rimase altro che fuggire precipitosamente in Abruzzo, regione adriatica dove furono sbarcati numerosi esuli che si imbarcarono sulla nave Toscana, privati di ogni bene. Quando l’adolescente Sergio aveva 14 anni, la decisione di emigrare in Canada e da lì, come Mario Andretti, la scalata sociale e professionale ma con un anima: “Giustizia, onestà, rispetto per gli altri: questi sono i valori che mia madre mi ha trasmesso”, dichiarò una volta.

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